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Siamo le uniche banche calabresi

di Oreste Parise (Mezzoeuro Anno IX num. 4 del 30/01/2010)

Rende, 28 gennaio 2010

Le BCC calabresi si riorganizzano per giocare un ruolo nello sviluppo locale. Il commissariamento delle due banche cosentine costituisce un momento del processo di rinnovamento. La nascita della Banca di Garanzia costituisce una opportunità per rilanciare il sistema, ma occorre anche un grande salto culturale. A Colloquio con Tony Bilotta, presidente della Federazione calabrese delle BCC, della BCC di Maierato e della Vetromed spa. Un imprenditore di successo, trasformatosi in fine banchiere.

Partiamo dalla situazione di crisi che ha colpito le due BCC cosentine. Si tratta di due casi isolati o siamo di fronte ad un cedimento strutturale del sistema del credito cooperativo calabrese?

R – Sono assolutamente due casi particolari che riflettono la difficoltà del passaggio delle vecchie casse rurale gestite da un padre-padrone alla condizione di banca che devono avere tutte le BCC, secondo le nuove disposizioni dell’Organo di Vigilanza. Si è creata qualche difficoltà per problemi gestionali riconducibili alla governance. Le due banche sono state commissariate non perché fossero in difficoltà, ma per imporre il rispetto delle regole. Sia l’una che l’altra avevano problemi che vengono da lontano. La Federazione vuole che il sistema BCC calabrese si uniformi al comportamento delle consorelle operanti sul territorio nazionale ed è vicina ai commissari, e alle due banche; dà il suo sostegno formale perché deve garantire i depositanti, i clienti e l’intero sistema. Le BCC non appartengono al direttore generale o al presidente, ma appartengono al territorio. La Federazione ha interesse a mantenere il servizio per favorire lo sviluppo. Ricordiamo che le casse rurali, da cui traggono origine, hanno svolto un importante ruolo sociale. Nel momento in cui le grandi banche si sono ritirate dall’assistenza economica alle piccole imprese, vi sono rimaste sono le BCC a sostenere il territorio.

Possiamo affermare che vi è stata una certa difficoltà nel superamento della dimensione locale della banca.

R - Certo, si è trattato di integrarsi in un sistema manageriale e abbandonare la logica localistica. Non è stato un passaggio facile, ma la maggior parte di esse sono riuscite a superare brillantemente questa difficoltà.

La qualità della governance ha avuto un ruolo prioritario nella decisione della Banca d’Italia, ma questo ha prodotto un effetto anche sulla qualità del portafoglio crediti.

R – La solidità delle banche non è in discussione. La Banca d'Italia ha evidenziato più volte il problema della qualità della governance sollecitando le banche a procedere ad un rinnovamento degli uomini e dell'organizzazione interna, e le due banche non hanno provveduto ad effettuare i cambiamenti necessari. La Sibaritide aveva già iniziato una operazione di rinnovamento cambiando il presidente e gran parte dei consiglieri e sta continuando su questo cammino. Qualora nel giudizio dell'Organo di Vigilanza non vi fossero i presupposti per un ritorno “in bonis” della banca, il sistema provvede comunque a mantenere gli sportelli con una operazione di fusione, o comunque di acquisizione degli sportelli da una delle altre banche del territorio. Il Fondo di Garanzia ha la solidità necessaria per provvedere a tutte le esigenze di patrimonio di ognuna delle banche associate.

Possiamo assicurare che gli sportelli e la funzionalità della banca resta sempre e comunque sul territorio.

R - Questo noi lo riteniamo un dovere, poiché ogni BCC ha una utilità sociale. I commissari si stanno attivando per ridare piena funzionalità alle sue banche, stanno prendendo contatto con ogni singolo cliente per regolarizzare le posizioni senza alcuna azione di chiusura indiscriminata di conti. Non stiamo certo assistendo alla loro liquidazione, ma semplicemente ad una gestione straordinaria per eliminare qualche disfunzione. Questo deve essere assolutamente chiaro.

In questo momento anche la BCC di Tarsia è sotto l’osservazione della Federazione e si tratta di un caso di scuola per osservarne da vicino il comportamento e le possibili azioni messe in atto per aiutare una consorella a trasformarsi in un’azienda efficiente.

R – Abbiamo mandato un nostro funzionario come direttore generale e stiamo dialogando con il Consiglio di Amministrazione e tutto il personale perché ha vi è bisogno di una spinta per adeguare la vecchia mentalità alla nuova. Alcuni personaggi, come possiamo vedere da quello che è venuto fuori sulla stampa locale, hanno voluto anteporre i loro fatti personali all’interesse dell’istituto. Questo danneggia la banca. Bisogna dialogare con il territorio e mettere in rilievo che il nostro obiettivo è la creazione di una banca forte, con una gestione manageriale che si mantenga fuori dalle logiche personali e locali. I fatti personali devono essere messi da parte, diversamente si deve prendere atto che non vi è la maturità necessaria per conservare l’autonomia della banca e pensare a soluzioni diverse. Noi faremo tutto il possibile affinché governance, direzione e personale acquisiscano le competenze e l’organizzazione necessaria per ridarle serenità e funzionalità. Bisogna però superare il condizionamento delle vecchie gestioni, dei personaggi che dominano l’assemblea dei soci. Non si può consentire che la gestione della banca sia condizionata da motivi personali, clientelari o politici perché in questo modo non otterremo il necessario placet dell’Organo di Vigilanza.

Al di là del management c'è un problema di metodo, di strumenti di valutazione del credito. Lei sostiene che le BCC sono le uniche rimaste a supportare l'economia calabrese. Ma c'è una specificità che rende difficoltosa l'applicazione delle norme imposte dalla Banca d'Italia e dai principi di Basilea-2 in questo particolare contesto sociale?

R - Non ci sono particolari difficoltà. Noi aggiungiamo al criterio di sana e prudente gestione che ci indica l'organo di Vigilanza la conoscenza del territorio, il rapporto personale e di conoscenza della clientela. Se si sono applicati i criteri tecnici con questo elemento aggiuntivo, la valutazione della rigorosa è avvenuta con un’attenzione particolare ai bisogni del territorio. Tuttavia non possiamo nascondere che ci sono stati casi in cui vi è stata una resistenza all'applicazione dei nuovi principi che ha prodotto una valutazione approssimativa del merito creditizio.

Un elemento spesso richiamato è la difficoltà alla corretta applicazione dei principi di Basilea-2, perché il nostro è un tessuto di micro-imprese con bilanci che riflettono la fragilità della loro organizzazione e questo mette in difficoltà le banche.

R - La micro-impresa richiede un'attenzione particolare e noi siamo chiamati a fare una opera di educazione con un collegamento costante con i professionisti per far capire che oggi non si può più continuare con i vecchi metodi, ma la contabilità deve riflettere la realtà aziendale. Ricordo quando non tanto tempo fa nei bilanci apparivano volumi di magazzini superiore al fatturato per pareggiare i conti, dando una rappresentazione di una impresa in fallimento quando era ben florida. Qualche volta succedeva anche il contrario. Il sistema delle BCC, con l'indirizzo della Federazione nazionale e l'assistenza della Federazione locale, si è attrezzato per operare con i principi di Basilea-2.

Possiamo, quindi, affermare che Basilea-2 è stato ben digerito dal sistema imprenditoriale e non ha prodotto particolari difficoltà. Sono in tanti che sostengono che la sua entrata in funzione ha acuito la crisi del Mezzogiorno.

R - Secondo la mia personale esperienza buona parte delle aziende si stanno adeguando, soprattutto quando sono seguite da professionisti seri scelti per la loro competenza e non per l'abilità di far pagare meno tasse con espedienti vari che alla fine si rivelano sempre molto dannosi. Credo che siamo all'inizio di una rivoluzione che può generare la cultura d'impresa. L'intera organizzazione aziendale non può più essere costruita sul principio dell'arrustu e mangiu, ma in funzione di una proiezione di un'azienda in cui si crede, sulla quale si investe sulla base di un progetto imprenditoriale. Nei primi anni della BCC di Maierato, molti venivano a chiedere venti milioni per aprire un "magazzino", senza alcuna valutazione dei costi complessivi e chiedendo di finanziare l’investimento con una scopertura di conto corrente. Inevitabilmente si creava una immobilizzazione del conto mettendo in difficoltà il rapporto banca-azienda. E' stato molto arduo superare l'improvvisazione e convincere che qualsiasi investimento deve essere programmato e la forma del finanziamento deve essere adeguato nella durata e nella forma tecnica. Oggi abbiamo un sistema di “risk management” che ci consente di valutare costantemente le imprese, abbiamo numerosi archivi informativi come la CAI e la Centrale dei rischi che sono aggiornate in tempo reale. Noi siamo in grado di valutare immediatamente la veridicità delle dichiarazioni e allontanare coloro che volessero fare i furbi. Le BCC si sono assolutamente attrezzate a gestire il credito secondo le norme di Basilea-2 e fanno una opera di “moral suasion” per diffondere questa cultura tra le imprese.

C'è un aspetto che viene messo in rilievo che è quello della dimensione delle BCC calabresi, che è micro come il sistema delle imprese nel confronto con le loro consorelle operanti sul resto del territorio nazionale e questo le rende deboli. Una piccola banca ha difficoltà a rispondere a tutti gli adempimenti richiesti dalla Banca d'Italia.

Tony BilottaR - Io ritengo che esse siano dimensionate all'economia locale. Nel Nord-Est hanno una dimensione considerevole poiché devono rispondere alle esigenze di aziende medio-grandi. D’altronde le BCC non operano isolatamente, ma pur rispettando l'indipendenza dei singoli istituti, costituiscono un sistema integrato che è in grado di fornire il supporto necessario ed i servizi richiesti dalla clientela. Direi che la piccola dimensione è un elemento di forza, poiché consente un dialogo proficuo con il territorio. L'entità dell'assistenza creditizia è rapportato al loro patrimonio e il sistema di micro-impresa impedisce una concentrazione del rischio e che possano sbilanciarsi nei confronti di soggetti che potrebbero metterne a rischio la gestione.

Oggi vi sono diciotto BCC in Calabria, e si registra una certa concorrenza tra consorelle che potrebbe provocare qualche difficoltà alle più deboli.

R - La concorrenza è assolutamente necessaria poiché fa bene alla clientela e impone la ricerca dell'efficienza per essere competitivi sul mercato. La Federazione ha predisposto un programma di formazione non solo del personale, ma degli stessi amministratori, per fargli acquisire la “forma mentis” di amministratore bancario. Noi dobbiamo conservare lo spirito delle casse rurale, ma con una metodica moderna.

Un aspetto particolare che le BCC un unicum nel sistema bancario è quello della composizione del capitale sociale, suddiviso tra una miriade di soci che creano un rapporto solido con il territorio. La loro espansione in altre aree non può avvenire solo con un investimento di capitale, ma impone il radicamento sul nuovo territorio con la ricerca di nuovi soci. La delimitazione territoriale della loro attività è connaturale alla loro essenza.

R - L'attività delle BCC viene monitorata per evitare conflitti gestionali che potrebbero rappresentare un pericolo per gli stessi istituti, ma le BCC hanno sempre mostrato un comportamento equilibrato che assicura una sana concorrenza senza arrivare ad episodi autolesionistici.

Vi è tuttavia un particolare aspetto che riguarda la patrimonializzazione degli istituti. Una banca lo chiede al mercato, mentre le BCC lo devono chiedere al territorio con una campagna soci.

R- Questo può avvenire con un aumento del valore delle quote oppure con l'ingresso di nuovi soci.

Una tale operazione è facile quando la BCC è florida, in un momento di crisi potrebbe risultare molto difficile.

R - Vi è la possibilità di ricorrere al prestito subordinato, considerato una posta del patrimonio, che viene concesso dal nostro Fondo di Garanzia. Con questo sistema siamo in grado di patrimonializzare le BCC, aumentarne la capacità operativa e ridar loro funzionalità. Nel caso della Sibaritide, il prestito era già stato deliberato ed ora dobbiamo aspettare le decisioni del commissario.

Uno dei rilievi della Banca d'Italia è lo scarso entusiasmo con cui le banche effettuano le segnalazioni anti-riciclaggio. Quali sono le difficoltà incontrate dalla banca nell'adempiere a queste richieste?

R - Le banche fanno certamente il loro dovere. Le BCC in particolare non hanno molte operazioni di rilevante ammontare e la loro conoscenza del territorio consente di operare una selezione preventiva. In qualche caso potrebbe esserci una certa remora per la pericolosità della criminalità, ma si tratta di casi rari. Non vi è certamente la volontà di non collaborare con gli organi inquirenti, anche perché ormai tutto il sistema bancario è molto aperto e non nasconde nulla. Gli inquirenti hanno accesso a tutte le informazioni ritenute necessarie.

Un problema collaterale è la proliferazione sul territorio di società finanziarie e la diffusione dell’usura, che finanziano operazioni rifiutate dalle banche. Come fare per evitare quella che è una delle piaghe storiche del Mezzogiorno, le BCC sono le naturali candidate a giocare un forte ruolo in tal senso proprio per il legame stretto con il territorio.

R – L’usura è una manifestazione dell’economia criminale e deve essere affrontata con metodi repressivi e con strumenti ad hoc predisposti dal legislatore come il Fondo antiusura. Le banche possono fare molto poco in questo senso. L’eliminazione della zona grigia che va dall’attività bancaria all’usura richiede una collaborazione con le istituzioni poiché, mancando i requisiti tecnici, non è un problema che le banche possono affrontare da sole. Esse sono chiamate al rigoroso rispetto delle regole e non possono derogarvi senza snaturare la loro funzione e mettere a repentaglio la stessa loro sopravvivenza. Una difficoltà è costituita dalla debolezza del sistema dei confidi, che potrebbero fornire quel supplemento di garanzia necessaria per rendere possibili molte operazioni che non presentano da sole gli estremi di bancabilità.

La Camera di Commercio di Cosenza, su impulso del Presidente Gaglioti, ha promosso la costituzione della Banca di Garanzia. Potrebbe essere questa una risposta?

R – Ritengo che sia una idea ottima. Come sistema BCC abbiamo aderito subito all’idea della creazione di questo istituto perché ritengo che possa aiutare il debole sistema imprenditoriale a crescere, proprio dove il sistema bancario non può arrivare poiché ormai con i criteri di Basilea bisogna fare i conti con il fatto che i crediti rischiosi minano la patrimonialità degli istituti. La Banca di Garanzia si affianca ai confidi e interviene per limitare questo effetto, anche se non lo elimina del tutto. Laddove non è sufficiente una sola leva, il contributo di un’altra può essere provvidenziale.

Il sistema delle BCC è in grado di fornire alle imprese il sostegno per finanziare gli investimenti necessari a superare questa crisi?

R – Oggi ho risposte da parte di tutti che se non ci fossero state le BCC le difficoltà delle imprese sarebbero state molto maggiori. Dove esse non sono presenti le imprese si sono viste revocare le linee di credito dalla sera alla mattina. Per esempio, la provincia di Reggio, dove opera la sola BCC di Cittanova ha sofferto più di tutte, tanto che ora si registra un notevole interesse per la costituzione di una nuova BCC. Esse non hanno le grandi risorse necessarie per sostenere da sole il peso della ricostruzione del sistema industriale, ma danno un contributo considerevole.

Uno degli aspetti più analizzati della politica bancaria è la cosiddetta forbice dei tassi, ma la questione fondamentale riguarda la qualità e la quantità del credito erogato. Le BCC sono in grado di soddisfare la domanda proveniente dalle imprese calabresi?

R – L’erogazione delle BCC è in costante crescita, l’anno scorso del 6%, e questo significa che cercano di dare una risposta alla sempre maggiore domanda. E parliamo di credito sano.

In Calabria abbiamo l’ultima opportunità di approfittare dei fondi europei per il rafforzamento del sistema industriale. Quale ruolo possono svolgere le BCC in questo settore? Ritiene che la loro organizzazione sia sufficiente per affrontare questa problematica?

R – Quando si tratta di cifre grosse le BCC mostrano i loro limiti poiché non hanno la dimensione adeguata. Nel recente passato nella provincia di Cosenza l’utilizzi dei fondi agevolati ha dato origine a grandi truffe per cui le BCC si tengono lontane da queste operazioni.

Non sarebbe più opportuno giocare un ruolo attivo al fianco delle imprese per selezionare le proposte e fornire una supporto per facilitare la realizzazione degli investimenti di imprese serie?

R – Tra i programmi che stiamo in considerazione vi è quello di mettere in essere una funzione di formazione relativamente al microcredito. Il credito relativo agli investimenti produttivi in relazione all’uso dei fondi agevolati non è un ruolo tipico nostro, significherebbe un voler fare un qualcosa per cui non siamo preparati, e non abbiamo strutture e strumenti tecnici. Potrebbero aderire ad un sistema pubblico, ad un’agenzia regionale, altrimenti tradiremmo la natura di essere al fianco delle piccole industrie.

Infine, possiamo fare qualche previsione sul futuro delle due banche commissariate e sull’intero sistema delle BCC?

R – Il sistema nel suo complesso è solido e non corre alcun rischio di un crollo. Si sta lavorando per rimettere “in bonis” tutte e due. Se prevarrà la ragione e non la logica dello scontro questo obiettivo potrà essere realizzato. Questo è l’impegno della Federazione. Le speculazioni politiche e le ragioni personali arrecano un grave danno all’immagine delle banche e ne ostacolano il processo di rinnovamento.


C O P Y R I G H T

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