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C'è del marcio in Danimarca

di Oreste Parise (Mezzoeuro Anno IX num. 11 del 20/03/2010)

Rende, 16 marzo 2010

Una regione che fa notizia solo al negativo, la 'ndrangheta, il sottosviluppo, i dannati di Rosarno

Ogni tanto spunta qualche eccezione

Come Gianfranco D'Atri, un docente Unical che rovina le notti di Tronchetti Provera

"C'è del marcio in Calabria!" Troppo banale per diventare una notizia. Calabria, terra del male o del maligno. Dove si annida l'organizzazione criminale più potente d'Europa. La corruzione più devastante. La classe dirigente più incompetente. E si potrebbe continuare "ad libitum" con una sequela di altri fatti aberranti, primati negativi. Si può personalizzare a piacere pescando in un ricco repertorio.

La notizia è quando Shakespeare scopre che questo può avvenire anche in Danimarca. Oppure, come per miracolo, dal letamaio spunta qualche "coprinus comatus" o una "rosa fresca aulentisima".

Si trovano storie incredibili come quella di Daniele Calabrese. Da Cosenza si ritrova a San Francisco a fondare Soundtrckr, la prima "geosocial music company", come lui stesso la definisce: un'azienda che ha avuto apprezzamenti in tutto il mondo per il carattere innovativo. A quanto a dir cos'è, è cosa dura ... Per fortuna che c'è google e ognuno può acculturarsi secondo la propria necessitade.

Los Angeles regala la sorpresa di un Mauro Fiore che vince l'Oscar per la miglior fotografia per il film Avatar. Un Marzi ... ano tra di noi! Ma ce ne siamo accorti dopo.

E poi c'è Gianfranco D'Atri, docente all'Unical che d'un tratto lo troviamo ad aver ingaggiato una furente pugna contro i mulini a vento della Telecom, guadagnando gli onori della cronaca nazionale. Davide contro Golia, persino senza la fionda. Uno di quelli che in gergo vengono classificati come "disturbatori di assemblea", che vanno in giro a porre domande scomode. Usano poco il pullman o il treno, evidentemente. "Non parlate all'autista". "Non disturbate il manovratore". Loro i megamanager lavorano per noi. Per un misero stipendio di qualche milione l'anno. Se qualche bilancio è falso è un falso di necessità, che richiede un intervento di condono piuttosto che una condanna.

Emanuele Cipriani, l'uomo dell'archivio Zeta, lo chiama in causa direttamente come "quello là", il calabrese che il "dottore patisce". Il grande dottore è Tronchetti Provera, patron della Telecom, uno che appartiene di diritto al Gotha del potere.

Lo pedinano, lo controllano, scavano negli anfratti della sua vita privata. "Si andava a vedere se c'era qualcosa di negativo su di loro". "Li analizzavamo da cima a fondo", dice Cipriani di tutti questi disturbatori di professione della quiete societaria. Arrivano persino a carpirgli in anticipo le domande che farà in assemblea.

Orrore. Non trovano nulla su di lui. Una escort che gli allieti le serate, un trans che lo fustighi a dovere, uno spinello fumato in salotto, una telefonata di sfuggita con qualche 'ndranghetista di successo. Porca puttana niente. Non lo sorprendono neanche a pulirsi una caccolina in assemblea. "Ma tu vedi se doveva capitare proprio a me un calabrese anomalo!" avrà pensato il grande capo.

Gliela fanno pagare lo stesso, perché il cattivo dietro l'angolo c'è sempre. Esposti anonimi, qualche ispezione della Finanza. Qualcosa si trova di sicuro per entrare nel labirinto del castello kafkiano. E poi gli interrogatori, con stuoli di avvocatoni pronti a sbranarti. Un incubo da ripercorrere ogni notte passata insonne.

Per saperne di più, lo abbiamo "interrogato". Si è seduto rassegnato sul banco degli imputati, in attesa del terzo grado di giudizio ...

Il re è nudo. Intervista a Gianfranco D'Atri

Per quali strane alchimie un calabrese si trova immischiato nell'affaire Telecom?
Mi scopro oggetto di attenzione in un vicenda così complessa per caso, leggendo i giornali. Da una intervista rilasciata da Emanuele Cipriani a "Il Fatto Quotidiano". Rimane un mistero il motivo per cui il mio nome emerge in una intervista e non nell'interrogatorio del giudice. Devo dire che in realtà di calabresi in questa vicenda se ne incontrano due, sebbene la stampa non abbia dato alcun rilievo alla vicenda. Se l'uno sta tra i buoni, l'altro sta tra i "cattivi". Almeno è imputato dal giudice, senza con ciò voler anticipare alcun giudizio che spetta unicamente alla magistratura. E' un commercialista di Cosenza che è stato in carcere a Milano per qualche mese. Un giudice lo definiva la mente di tutta l'operazione da un punto di vista finanziario.
Possiamo riassumere in poche parole che cos'è questo affaire e cosa c'entra lei?
Io seguo per interesse personale e professionale a tutela di alcuni investitori le vicende della società Telecom che è quotata in Borsa. Partecipo alle assemblee dal 1999 nelle varie gestioni che si sono succedute, analizzo i bilanci, i dati contabili e quanto ha a che fare con la gestione poiché ritengo che i soci debbano essere informati di quanto accade nella società.
Chiamiamoli stakeholder, vale a dire uno dei gruppi interessati alla vita di una azienda, insieme ai dipendenti, clienti, fornitori e lo Stato.
Il concetto di stakeholder esisteva da tempo, ma lo si è ignorato. Sta emergendo ora, faticosamente poiché ci si rende conto che una grande azienda non appartiene al suo management, ma coinvolge una serie di interessi molto variegati e ha anche delle responsabilità sociali. I grandi protagonisti della vita economica nazionale continuano a ignorare il concetto. Ritengono che la governance aziendale si esaurisca nel mettersi d'accordo e definire il proprio recinto di potere per arrivare ad un equilibrio, ignorando il vincolo dei risultati. Vi è una "conventio ad escludendum" per respingere tutti coloro che non siano dell'entourage. La partecipazione di un calabrese ad una assemblea è un momento di disturbo, una intrusione indebita in un meccanismo ben oleato.
Prof Gianfranco D'AtriLa Calabria in sé non c'entra niente, è solo il luogo di origine di un "disturbatore di assemblee" che insiste a voler porre domande scomode.
E' evidente che il rinvio alla "denominazione d'origine" ha un intento denigratorio, per la nomea associata alla nostra regione. Voglio però sottolineare un aspetto significativo. E' proprio qui che si è formata una classe di professionisti di alta qualità, che magari non ha trovato molti sbocchi nella regione, ma è andata ad occupare posizione di prestigio in molti campi della vita nazionale. Questo è da attribuire al ruolo svolto dall'università della Calabria che all'inizio era un ateneo innovativo, che ha consentito di aprire interessanti dibattiti, ha formato uno stuolo di laureati con una formazione all'avanguardia, un clima culturale effervescente. Se non ci fossero stati tutti questi giovani e la loro carica di vitalità innovativa, questo non sarebbe potuto accadere.
Possiamo affermare che l'Unical è stato un centro di formazione di una nuova classe di professionisti calabresi che si sono distinti nei loro campi.
Di questo ne sono sicuro. Oserei dire che ci sono stati dei momenti veramente peculiari agli inizi del cammino di questa università in cui si è creata questa voglia di giocare un ruolo nelle sedi economiche nazionali, le grandi aziende, la Borsa ... e io mi sono ritrovato a rappresentare un pivot attorno cui facevano riferimento un certo numero di essi. Abbiamo costituito una Associazione Piccoli Investitori, per spingere ad aumentare la loro azione all'interno delle società quotate, compresa la Telecom, come una grande società. Ma non era certo l'unica.
Cerchiamo allora di chiarire il suo "modus operandi". Di cosa parliamo, di una persona fisica o di un gruppo, una associazione, una società?
Parliamo di un professionista che agisce in rappresentenza di investitori attraverso l'Associazione e una società che si chiamo D&G Governance che studia i bilanci, elabora i documenti contabili delle società come struttura di base per le iniziative da prendere nelle assemblee. Ci occupiamo di tutte quelle aziende che interessano gruppi più o meno estesi di investitori finanziari.
Qual'è la mission della D&G Governance?
Il nostro obiettivo è quello di intervenire in difesa degli investitori che hanno affidato i loro risparmi alle società. In questa fase sono i piccoli investitori che hanno una maggiore esigenza di tutela, perché si ritrovano spesso vittime di vicende che li travolgono all'improvviso, come è avvenuto nel caso della Parmalat o della Cirio, per fare qualche esempio fin troppo noto.
I grandi investitori si tutelano da soli ...
Non è vero e lo dimostra proprio il caso Telecom. Proprio fidandosi della loro capacità di tutelarsi da soli, hanno sistematicamente ignorato i rilievi mossi in assemblea dai piccoli azionisti. Io e altri fornivamo da tempo alcuni flash sulle problematiche esistenti all'interno dell'azienda. Alla fine, si è prodotto un danno enorme per la Telecom, un danno d'immagine, ma anche per le possibili ricadute che potranno avere questi procedimenti giudiziari che Telecom dovrà affrontare e ricadranno anche, se non soprattuto, sui grandi investitori. I piccoli azionisti hanno bisogno di una maggiore e specifica tutela quando vengono ordite trame per sfavorirli, come accade nei grandi movimenti di titoli in occasioni di take-over, o leverage buy-out. Il vero problema è l'adozione di una governance moderna con l'obiettivo di tutelare tutti i soci.
Ritornando alla Telecom, al di là degli aspetti penali riguardanti la fabbricazione di dossier, quali erano i rilievi tecnico contabili che venivano mossi in assemblea.
Il quadro che emerge dalle inchieste è preoccupante e riguarda tentativi di estorsione e di manipolazione delle informazioni. Non posso sapere in che modo tutto questo si intreccia con i nostri interventi in assemblea. Noi abbiamo messo in rilievo che i bilanci della Telecom mostravano una struttura fragile, che non veniva rappresentata per quello che realmente è la realtà aziendale. La Telecom è una somma di tante attività quasi autonome che stanno insieme solo per far muovere grandi numeri di fatturato, ma non hanno delle sinergie industriali, né si muovono in una logica aziendale coordinata. A fronte di un indebitento di circa 30 miliardi di euro, in bilancio viene iscritta una posta della stessa entità per "avviamento aziendale", che è un valore immateriale. La Telecom sta in piedi più per un miracolo, per una ipotesi di valutazione di origine divina. La sua struttura produttiva è intrinsecamente debole. Chiunque si trova a gestire una situazione del genere diventa vittime di quel sistema che deve tenere insieme artificiosamente, poiché è sempre sul ciglio di un potenziale tracollo.
Cosa è successo sul piano personale, quali conseguenze ha avuto per il suo coinvolgimento in questo affaire?
Non è certo piacevole scoprire di essere pedinato, che c'è un dossier con fotografie mie e della mia famiglia. Ci si sente in gabbia.
Qual'è il pericolo D'Atri, perché questi pedinamenti?
Il pericolo di chi dice la verità. Cosa dovrebbe essere il bilancio? La rappresentazione "true and fair" della realtà aziendale. Nel momento in cui nessuno, presidenti, amministratori, collegi sindacali, si adoperano per confezionare di bilanci credibili c'è bisogno di una coltre di silenzio. Oggi si parla di Tronchetti Provera, ma la stessa Consob non può essere considerata esente da colpe. Questi casi mettono in evidenza che la struttura finanziaria è estremamente debole e non riesce ad esercitare una efficace azione di controllo nei confronti della grandi società. Tronchetti Provera si mostrò molto urtato quando quando in una assemblea adombrai l'ipotesi che potessimo trovarci di fronte ad una Telecomlat. Questo ipotesi lo fece andare su tutte le furie. In presenza di forme deboli di controllo tanto all'interno dell'azienda che all'esterno, un qualsiasi cittadino legittimato è in grado di mettere in evidenza delle falle.
Siamo di fronte ad una chiara dimostrazione della banalità del male ...
Si, il re è nudo, ma nessuno osa dirlo. Il bambino che lo grida ad alta voce, scopre una realtà evidente a tutti. Non c'è niente di particolarmente complesso, ci sono realtà molto semplici. La sovrastruttura ha bisogno che non vengano disvelate. Ha bisogno di silenzio.
Ha mai avuto sentore di cosa le stesse succedendo, hanno mai tentato di avvicinarla?
No. Questo può succedere quando si ha nelle mai qualcosa di particolare, dei dati sensibili che potrebbero far scoppiare uno scandalo. Voglio ribadire, e mi sembra la verità più sconvolgente, è che chiunque avrebbe potuto svolgere quel ruolo servendosi dei documenti ufficiali, a disposizione di tutti. E' sufficiente guardarli con spirito critico senza lasciarsi suggestionare dall'entità degli interessi in gioco.
Vi è qualche legame con lo sperpero di denaro pubblico che si è verificato nelle tlc in Calabria, dove la Telecom è stata sempre al centro di tutte i fallimenti che si sono succeduti?
Una delle domande poste riguardava la Telcal, rispetto alla quale non ci sono mai state risposte, ma solo tonnellate di sabbia. Nel corso degli anni ingenti somme di denaro pubblico sono stati inghiottiti da questi progetti che avevano come momento terminale società del gruppo Telecom, senza lasciare traccia sul territorio. Proprio in questo periodo vi è un bando aperto per progetti di ricerca; 80milioni di euro destinati alle imprese anche in partnership con le univesità. Il tutto avviene quasi in clandestinità. Manca anche in questo caso un'idea di governance. Manca la trasparenza, l'individuazione dei soggetti e degli obiettivi. Quale struttura consente di monitorare l'andamento? L'idea in astratto è valida. I risultati, temo, che non saranno molto diversi da quelli sperimentati nel passato. Possiamo fare una facile profezia. Da quattro o cinque anni si scoprirà che sono soldi buttati nel mare magnum dello spreco.
Come è potuto accadere che tutto è fallito senza che nessuno se ne sia accorto se non dopo il fallimento?
All'interno di Telecom avrà avuto la stessa rilevanza del problema della security. Gli organi apicali non ritengono di avere la responsabilità di dover controllare queste quisquilie. Il progetto Telcal era importante e rilevante per la Calabria, ma un moscerino nel sistema Telecom. Tronchetti Provera ha dichiarato al giudice che non poteva certo occuparsi dei fatti aziendali di secondaria rilevanza.
Nel caso della Telcal il fallimento è il frutto del disinteresse di tutti i soggetti che avrebbero dovuto essere interessati alla realizzazione e al controllo, a partire dagli organi politici e amministrativi.
Io ho cercato di fare la mia parte. E' evidente che il problema della governance non può limitarsi al management aziendale, ma vi devono concorrere tutti coloro che a vario titolo sono interessati al buon esito di un programma. Questo non è avvenuto nel caso della Telcal, ma in tutti gli altri casi di utilizzo di fondi pubblici che sono stati altrettanto fallimentari. La governance deve essere estesa a tutti coloro che dovrebbero beneficiare dei progetti e non limitarsi ai soliti noti responsabili di tanti sprechi. La teoria degli stakeholder è applicabile tanto ai fondi pubblici che a quelli privati. Si mira ad individuare proprio gli interessi connessi con una progettualità per farli intervenire a vario titolo, nella gestione, nel controllo o nell'informazione. La governance si fonda sulla forza dell'informazione, sulla trasparenza. Nella moderna società si è bandita la forza bruta, l'uso di strumenti illegali. La comunicazione deve essere analizzata per poter esprimere dei giudizi sull'operato del management, individuare i punti deboli e proporre i neccessari correttivi. La struttura di spionaggio all'interno di Telecom è, ammettendo la tesi di Tronchetti Provera, una scheggia impazzita. Resta la responsabilità di aver consentito a questa scheggia impazzita di operare, quella che viene definira "culpa in vigilando" che ricade su tutta la struttura aziendale che doveva dedicare tempo e risorse ai sistemi di controllo per impedire degenerazioni.
Nella sua qualità di Braveheart societario che lotta per la trasparenza e la tutela dei piccoli azionisti, dove reputa di poter reclutare la truppa per combattere questa battaglia epocale?
Sono convinto che gli studenti universitari sono un terreno di coltura che può generare copiosi frutti: giovani professionisti con una cultura aziendale in grado di provocare un salto di qualità nella gestione, informazione e controllo aziendale.


C O P Y R I G H T

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