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La Sila sbianca

(Mezzoeuro Anno IX num. 15 del 17/04/2010)

Rende, 16 aprile 2010

Cade anche la roccaforte rossa di San Giovanni in Fiore

Le due più popolose città silana investite dal vento di destra

Il turno di ballottaggio ha dato un ulteriore elemento di riflessione sull'esito complessivo delle elezioni amministrative. E' cambiato il vento per il centrosinistra. Si potrebbe dire più esattamente che è stato il Pd ad aver perso tutto il suo potere di attrazione. La Sila rossa improvvisamente si ricopre di un manto bianco. Nei comuni più grandi si salva solo Lametia Terme. Gianni Speranza ha avuto un plebiscito di consensi. Hanno premiato la sua diversità, l'ostracismo della classe dirigente del suo stesso partito che teme la sua anomalia, si preoccupa della sua indipendenza, teme la messa in discussione dei suoi precari equilibri. In una città dove vi è una forte presenza del centrodestra che regala più del 60% a Scopelliti, dove le liste a sostegno di Ida d'Ippolito sfiorano il 50% dei consensi, è quasi un miracolo. E ora avrà pure la sua maggioranza consiliare per effetto del premio di maggioranza. Il caso di Lametia mette in chiara luce che vi è un serio problema di classe dirigente nel partito, che gli elettori giudicano a distanza e non sono più classificabili in casta. Vogliono una discontinuità, non accettano nepotismo e clientelismo. Un dato che contrasta in maniera violenta con la geografia degli eletti, che sono sempre le solite cariatidi. L'apparato di potere crea un recinto che resiste alle intemperie, ma che costituisce un muro invalicabile. Loiero, Bova, Adamo hanno vinto la loro battaglia personale, ma con loro non si costruisce alcun futuro poiché hanno lasciato un segno indelebile nell'immaginario collettivo.

Perché crolla la fortezza rossa di San Giovanni, perché ad Acri trionfa il centrodestra? Non occorre ricordare il significato simbolico di questo evento. San Giovanni rappresenta da oltre un ventennio la roccaforte del potere rosso nella provincia: ha espresso gli ultimi presidenti della provincia, consiglieri regionali, deputati e senatori. Che sia un segnale di fumo per una resa di conto interna?

Si possono trovare mille spiegazioni. Non si può però sottovalutare il peso che hanno fattori come i lavoratori forestali, i temporanei dell'ARSSA, i socialmente utili, i portantini degli ospedali. Questi grandi paesoni hanno dato un grande contributo all'emigrazione, si sono spopolati più volte perdendo la componente più attiva e dinamica della sua gente. Quelli che sono rimasti non hanno trovato alcun sollievo al bisogno, solo occupazione precaria da elemosinare di volta in volta con il potente di turno.

Un sistema messo in discussione in una notte buia e tempestosa di qualche anno fa. Sembra un secolo, ma era soltanto il 2007, con il famoso emendamento Adamo-Chieffallo alla finanziaria, si decideva di cancellare ARSSA, AFOR e l'accorpamento delle ASL. Un riforma al buio, sia in senso reale che metaforico. In assenza di qualsiasi straccio di piano, di qualche idea sulla sorte riservata ai lavoratori, la destinazione del patrimonio, la riorganizzazione dei servizi, la sistemazione dei precari.

Nonostante il tempo trascorso da allora non si è fatto alcun passo in avanti, si è proceduto a forza di proroghe dello stato di liquidazione. Un caos indescrivibile che ha trasformato i lavoratori, che già godevano la fama di una scarsa produttività, in nullafacenti forzati. Eppure si tratta di una gran massa di lavoratori: un migliaio quelli dell'ARSSA, novemila all'AFOR e lasciamo stare gli addetti alla sanità. Sono numeri riferiti all'intero territorio regionale, ma nei due paesi silani hanno una presenza consistente e possono decidere l'esito elettorale. A scanso di equivoci, si deve sottolineare che l'urgenza di riforme è una esigenza avvertita da tutti, ma che queste possano essere realizzate in questa maniera caotica e disorganizzata appare quanto meno inopportuno. Si possono anche chiudere di due ospedali di San Giovanni e Acri, ma nel quadro di un piano di razionalizzazione della spesa. Il taglio nella sanità è stato deciso contemporaneamente alla defenestrazione dell'assessore competente e del suo piano di riordino.

Tra accelerazioni e rinvii, gli operai si sono sentiti turlupinati poiché si è andati avanti a furia di promesse e rinvii. Fino alla beffa finale della stabilizzazione dei lavoratori ARSSA degli impianti di risalita. Un luce in fondo al tunnel? Non proprio. Secondo l'emendamento pre-elettorale approvato agli inizi di quest'anno, doveva avvenire attingendo al bilancio dello stesso ente finanziato dalla stessa Regione, che decide nella stessa sede di congelare lo stanziamento. Insomma, trovate voi la soluzione ma soldi non ce ne sono. Senza sordi nun si cantunu missi, figuriamoci se si possono stabilizzare precari! Un soluzione molto pilatesca che tentava una malriuscita “captatio benevolentiae”. Un pasticcio senza fine al quale non si è neanche tentato di dare una soluzione in tutto quest'anno.

Non sarà certo l'unico motivo di una sconfitta, poiché le ragioni locali nelle elezioni comunali hanno un peso molto rilevante, ma hanno avuto un peso decisivo e per incrementare la percentuale degli astenuti e per punire l'arroganza di una scelta sconsiderata.

In extremis si è tentato di abolire l'abolizione con un emendamento blitz preparato e rimasto dans la plume. Un esorcismo satanico per resuscitare i morti. Alla fine la maggioranza non se l'è sentita di sconfessare sé stessa in maniera così clamorosa. Si è preferito coltivare il caos.

Il neo-eletto presidente invita tutti i rappresentanti degli enti a rassegnare le dimissioni, poiché seguendo il rito ormai consolidato dello spoil system paesano. Fin qui non vi sono stati orecchie attente. Tutti hanno finto di ignorare l'invito, aspettando di essere giubilati magari per poter promuovere una bella vertenza. Soprattutto negli enti disciolti. L'avv. Carratelli, sub commissario all'ARSSA, sembra essersi dimenticato della nomina. Nessuno lo ha mai visto aggirarsi nei paraggi della sede in viale Trieste. Chissà se avrà anche dimenticato di farsi accreditare il suo piccolo appannaggio.

Diventa più urgente che mai l'esigenza di una rigenerazione della politica. Magari buttando a mare il bambino con l'acqua sporca. Con questa classe dirigente sarà una partita persa anche quando si vince. Loiero docet.


C O P Y R I G H T

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