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Occhi a mandorla all'ITC Cosentino
Mezzoeuro Anno IX num. 21 del 29/05/2010)
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Rende, 27 maggio 2010
Studenti e professori a cena al ristorante cinese
prima di partire
A conclusione del primo anno scolastico si tirano
le prime somme di un esperimento pilota che potrebbe avere importanti effetti
anche sull'Unical
Zhengbin aveva un'aria visibilmente soddisfatta mercoledì sera. Il
Ristorante Pechino di Rende era pieno: un'intera sala era occupata da un folto
gruppo di studenti cinesi e di professori con il dirigente dell'Istituto
Tecnico Cosentino di Rende, Mario Nardi.
Zhengbin Wu è un nome sconosciuto perché tutti lo chiamano Gino. E' il
proprietario del locale, conosciuto per la sua faccia paciosa eternamente
adornata da un sorriso contagioso. Non sa più neanche lui se considerarsi
calabrese dopo tanti anni, o mantenere la sua origine, difendere la sua
cinesità. Quella sera era una serata speciale. La cena di commiato dei primi
studenti cinesi venuti a frequentare il triennio delle superiori proprio qui in
Calabria. Provengono tutti Changzhou, una "piccola" città della provincia di
Jiangsu, che ha come capitale Nanchino. Conta solo 3.570.000 abitanti!
Sono qui da settembre scorso e tra qualche giorno torneranno a casa
finalmente. Ma saranno di nuovo qui per riprendere gli studi a fine
settembre.
Come sono arrivati qui e perché? Si può raccontare la storia burocratica,
soffermarsi sui commi e le istruzioni ministeriali che hanno consentito questo
esperimento. Ma forse tutto risulta più semplice colloquiando con Mario Nardi,
un professore gentile, orgoglioso della sua canizie, che gli conferisce
autorevolezza, un simbolo di saggezza antica molto rispettata in Oriente. Nella
sua lunga carriera ha curato i rapporti internazionali con l'Ufficio IV della
Direzione generale del Ministero della Pubblica Istruzione che si occupa dei
rapporti di collaborazione con gli istituti scolastici esteri. Ha partecipato
per anni ai seminari del Consiglio di Europa discettando sui problemi della
scuola. Questo speciale suo rapporto con il Ministero consente all'ITC
Cosentino di entrare da subito nel gruppo degli istituti selezionati per gli
scambi interculturali con la Cina. Una rete identificata con il nome in codice
di "Il Milione", in onore di Marco Polo. Il suo istituto diventa capofila de
"Il Milione di Calabria".
Quest'anno è arrivato il primo gruppo di studenti, che hanno seguito la
terza classe del commerciale e proseguiranno per altri due fino al
conseguimento del diploma. Per fare il punto su questa esperienza, abbiamo
organizzato un forum con Mario Nardi e con Attilio Clausi, un docente dello
stesso istituto oggi in pensione che però continua a collaborare per questo
progetto con grande entusiasmo. Entrambi hanno visitato più volte la Cina.
Mario Nardi e Attilio Clausi sono tornati da qualche giorno da Changzhou, dove
si sono recati per il reclutamento del prossimo gruppo di studenti che saranno
ospiti dall'Istituto Professionale di Cirella, poiché non si è riusciti a
trovare una soluzione logistica ai nuovi che arriveranno nell'area urbana.
Piccoli cinesi crescono.
Intervista a Mario Nardi, dirigente scolastico
dell'ITC Cosentino di Rende e Attilio Clausi, docente dello stesso istituto.
- Come nasce questa singolare esperienza?
- Nardi - La cooperazione internazionale con la Cina nasce da un
protocollo d'intesa firmato già prima del 2000 dalle autorità cinesi e
italiane per consentire agli studenti cinesi di poter studiare nelle
università italiane e viceversa. Qualche anno dopo, due dirigenti
scolastici veneziani, il Prof. Rocco Fiano rettore del Convitto Nazionale
“M. Foscarini” e Prof. Renzo Meloni dell'Istituto professionale "A.
Barbarigo", hanno pensato di estendere questa esperienza alla scuola
secondaria di secondo grado organizzando un viaggio in Cina che ha
consentito loro di stringere accordi con le scuole locali. Iniziò così un
proficuo rapporto di interscambio. Dopo un paio di anni sottoposero
questo loro progetto al Ministero della Pubblica Istruzione che lo sposò
condividendone le finalità e gli obiettivi. Si predispose il progetto "Il
Milione" per estendere la cooperazione all'intero territorio
nazionale.
- Come è avvenuta la selezione degli istituti? Con un
bando, un concorso, una autonoma valutazione da parte del ministero ... ?
- Nardi - Non vi è stato alcun bando, perché in alcuni casi è
necessario assicurarsi che chi si propone sia poi in grado di svolgere il
programma previsto da un punto di vista economico e professionale, per la
presenza di strutture, di risorse umane, per organizzazione
amministrativa. Il ministero ha individuato alcuni istituti che
possedevano i requisiti necessari e li ha contattati invitandoli a
presentare una manifestazione di interesse. Sulla base delle risposte
ricevute ha stilato un elenco nazionale di scuole autorizzate a
organizzare corsi per gli studenti cinesi, tra cui il Cosentino perché
ritenuto idoneo.
- L'Unical ha una esperienza ormai trentennale di rapporti con la Cina, ma
tutto avviene in maniera autonoma, non sembra vi sia alcun raccordo tra le
due esperienze. Come si spiega questa separatezza?
- Nardi - Questo è un problema storico, poiché non vi è mai stata
una comunicazione istituzionale tra l'università e la scuola secondaria.
Oggi qualcosa sta cambiando, ma dieci anni fa quando tutto questo è
iniziato non vi era alcun dialogo.
- La stragrande maggioranza degli studenti presenti oggi nel campus sono
iscritti alla facoltà di farmacia, poiché il preside ha svolto una specifica
attività di promozione. La scuola secondaria rappresenta una scorciatoia
dimenticata. C'è oggi questo collegamento per incanalare i vostri studenti
verso l'Unical?
- Nardi - Non vi è alcun collegamento istituzionale per questo
scopo. Però è non soltanto possibile ma altamente probabile che gli
studenti cinesi che oggi frequentano il nostro istituto proseguano i
propri studi nel nostro ateneo. In Cina non sono riconosciuti i titoli di
studio rilasciati dalle scuole superiori, mentre la nostra laurea è un
titolo legalmente riconosciuto che consente di esercitare la professione.
Il valore attribuito al conseguimento del diploma o della licenza è
legato proprio alla possibilità di poter proseguire gli studi
iscrivendosi ad una università italiana, per conseguire una laurea che
possono utilizzare nel loro paese.
Attilio Clausi - Bisogna aggiungere che in Cina la selezione per
l'iscrizione all'università avviene fin dal momento dell'iscrizione alla
scuola secondaria in base ad una rigida graduatoria di merito. I
prescelti seguono un corso di studio molto più severo con un canale
particolare, poiché vogliono favorire l'eccellenza. I nostri ragazzi non
sono stati selezionati e non possono accedere agli studi universitari in
Cina. Possono utilizzare questa esperienza per superare questo ostacolo.
Vi è un ulteriore vantaggio poiché il triennio delle superiori gli da una
conoscenza dell'italiano che gli permette di seguire più proficuamente
gli studi universitari. Non è un vantaggio da poco, poiché la lingua
costituisce un ostacolo formidabile per l'enorme distanza lessicale e
grammaticale.
- Nardi - Può sembrare strano a noi occidentali, ma la
meritocrazia è fortemente incentivata in Cina.
Clausi - Nel passato abbiamo anche collaborato con l'università.
Abbiamo realizzato un DVD in cinese per promuovere la Calabria in Cina.
Quest'anno abbiamo utilizzato una ragazza cinese iscritta a farmacia come
mediatrice culturale per migliorare la conoscenza linguistica di questi
studenti e assisterli nell'apprendimento delle varie materie, come
diritto o economia.
- Chi sono i cinesi che vengono qui?
- Nardi - Appartengono ad una classe medio alta, a famiglie che
possono sostenere le spese per far studiare i propri figli all'estero,
non provengono da famiglie che sopravvivono con lo stipendio medio
cinese. Sono i figli della nascente medio-alta borghesia.
- Potrebbero rappresentare un canale privilegiato per i futuri possibili
contatti e collegamenti di natura commerciale con la Cina.
- Clausi - Questo è un aspetto estremamente interessante, ma di
difficilissima attuazione. Abbiamo provato a coinvolgere in questo
progetto alcune aziende calabresi. Abbiamo cercato di fare capire loro
che abbiamo aperto un canale di comunicazione con una importante scuola
cinese, che è un veicolo importante per farci conoscere. Li non ci
conoscono, letteralmente non sanno che esistiamo. Cercavamo di far
comprendere che noi saremmo andati in Cina, presso un istituto di 5.000
studenti, a presentare questa iniziativa. Era una occasione per
diffondere il nome dell'Italia e della Calabria, dei suoi prodotti, delle
sue eccellenze. Cercavamo sponsor per sostenere l'iniziativa poiché non
avevamo i fondi per finanziare il viaggio in Cina. Non ne abbiamo trovato
uno. La risposta è stata unanime: non siamo interessati.
Nardi - Alla fine le risorse le abbiamo reperite esclusivamente
attraverso canali istituzionali. Voglio subito sottolineare che il
Ministero ha sostenuto e sponsorizzato l'iniziativa, ma non ha stanziato
un centesimo per finanziare l'attività delle singole scuole. Ha promosso
varie iniziative, come i convegni sui rapporti Italia-Cina. Un paio di
anni fa abbiamo celebrato la settimana italo-cinese, che si è concluso
con un grande meeting a Cividale del Friuli. Noi abbiamo dovuto
sobbarcarci il compito di reperire le risorse necessarie, escludendo le
imprese che si sono subito ritirate. Vorrei ricordare e ringraziare la
Fondazione Cosentino, un ente morale che assegna borse di studio agli
studenti meritevoli, che ha fortemente sostenuto la nostra iniziativa
ritenendola meritevole. Ha richiesto, e ottenuto, un contributo alla
Presidenza del Consiglio della Regione Calabria. Qualcosa l'abbiamo
ottenuta dalla Provincia, in misura molto limitata rispetto all'impegno
finanziario necessario.
- Quali sono le attività specifiche legate alla presenza degli ospiti
cinesi?
- Nardi - L'hanno scorso abbiamo presentato ala Direzione Generale
del Ministero un progetto per le aree a rischio a forte processo
immigratorio e ci è stato finanziato. Mi sono avvalso di questa
opportunità per avere un finanziamento per sostenere e potenziare
l'apprendimento della lingua italiana di questi ragazzi, che è
fondamentale per consentirgli di utilizzare proficuamente il loro tempo
presso di noi.
- Ma vi sono state attività specifiche?
- Nardi - Noi li abbiamo coinvolti in tutte le attività
dell'istituto. Li abbiamo portati al cinema per fargli capire il mondo
nel quale si trovano a vivere questa esperienza, li abbiamo coinvolti nei
viaggi di istruzione, perché hanno la necessità di conoscere il
territorio, nelle visite alle aziende, li abbiamo fatti partecipare al
programma integrato ed hanno seguito dei corsi specifici di inglese.
Abbiamo anche organizzato un excursus per approfondire la conoscenza del
territorio cosentino, attività portate avanti in particolare dagli
educatori dell'Istituto Professionale Tommasi, presso il quale sono
ospitati.
- Quello della logistica è uno dei nodi essenziale. Ritenete che la
sistemazione presso il convitto Tommasi sia ottimanale?
- Nardi - Nel resto d'Italia le cose funzionano un po'
diversamente da come sono state risolte qui a Cosenza e Rende. I rapporti
con le scuole cinesi sono di norma intrattenuti dai Convitti Nazionali,
poiché assicurano l'accoglienza e sono in grado di garantire in toto la
logistica. Il rettore del Convitto distribuisce questi studenti nelle
scuole del territorio. Per noi è avvenuto al contrario. Noi non abbiamo
un convitto dove poter ospitare i ragazzi. Ci siamo proposti come scuola
di accoglienza da un punto di vista formativo. Siamo stati noi a dover
trovare sul territorio le strutture idonee ad accoglierli. L'unica che
abbiamo trovato disponibile è stato il Tommasi, per la sensibilità della
dirigente Concetta Smeriglio, oggi in servizio all'Istituto Agrario di
Cirella. Certo il Tommasi non era in grado di ospitare 26 ragazzi,
mancava la sezione femminile, i servizi igienici erano insufficienti e
occorreva una manutenzione straordinaria. La provincia si è dimostrata
molto sensibile e ha effettuato i lavori necessari in tempi rapidi per
rendere idoneo l'edificio. La presenza di questi ragazzi ha provocato
anche una vivacizzazione e del nostro istituto e del Tommasi con la
creazione di qualche posto di lavoro.
- Non sarebbe possibile una sistemazione presso le famiglie per poterli
immergere nella realtà locale?
- Nardi - Il programma interculturale di scambio di studenti
prevede questa possibilità. Può essere una soluzione di accoglienza, ma
bisogna creare la cultura adeguata anche nelle famiglie ospitanti.
Clausi - Si è creato qualche limitato disagio dovuto al numero
eccessivo di ragazzi che il convitto non era in grado di accogliere, ma
nel complesso la soluzione si è mostrata efficiente, anche grazie alla
dedizione del personale che ha "adottato" questi ragazzi. Questo era il
primo anno e abbiamo voluto assicurare le famiglie che i loro ragazzi
erano seguiti durante tutto l'arco della giornata, nello studio, nelle
attività ricreative ecc.
- Proseguirà questa attività, o è un esperimento unico ed irripetibile?
- Nardi - L'anno prossimo sono in arrivo altri venti studenti
cinesi. Abbiamo un problema di accoglienza logistica, e abbiamo coinvolto
l'Istituto Agrario di Diamante, perché a Cosenza e Rende non siamo
riusciti a trovare delle soluzioni adeguate. In Calabria esiste una rete
di scuole chiamata "Il Milione Calabria", in grado di ospitare studenti
cinesi, nell'ambito della rete nazionale, di cui fa parte anche il
Gioacchinio da Fiore di Rende. Ma l'unica che aveva una struttura di
accoglienza era l'Istituto di Cirella. Il programma prevede un anno di
sospensione ogni due anni per avere un po' di respiro e organizzare
l'accoglienza in maniera ottimale.
- Avete coinvolto le istituzioni per un eventuale crescita della presenza
di studenti cinesi sul territorio? Come la Camera di Commercio, gli stessi
comuni che potrebbero essere interessati per vivacizzare culturalmente
l'ambiente e superare l'handicap logistico.
- Nardi - Ho provato a coinvolgere in maniera più diretta
l'Assessorato alla Regione Calabria, ma negli ultimi anni vi è stato un
certo scetticismo, "perché la Cina è lontana ..." La politica
dell'assessorato procedeve per bandi e privilegiando il localismo. La
nostra è una attività che fuorisce dagli schemi e c'è bisogno di una
condivisione convinta. E' una attività che va sostenuta in maniera
diretta senza aspettare dei bandi. Credo che ci vorrebbe maggiore
attenzione nei confronti delle scuole che realizzano progetti pilota, che
hanno problemi particolari legati alla specificità dell'iniziativa.
- Nell'area urbana cosentina convivono tre realtà cinesi tra loro non
comunicanti: gli immigrati, questi ragazzi e gli studenti universitari. Non
si potrebbero creare delle occasioni di dialogo tra queste componenti?
- Clausi - L'unico contatto che hanno con gli immigrati è quello
di cercare nei loro negozi il cibo cinese,poiché quello alimentare
costituisce un problema serio. Non è facile superarlo, adattarsi a
un'altra cucina.
Nardi - Vi è una rilevante differenza tra lo studente con genitori
immigrati, che vivono questa realtà e loro che sono qui solo per
studiare. Cambiano i bisogni e gli obiettivi. Questa è una scelta delle
famiglie, che investono sulla formazione dei loro figli. Hanno una gran
voglia di studiare, di apprendere e si impegnano molto.
Clausi - Mia moglie insegna in una scuola media dove vi sono molti
figli di immigrati cinesi, che hanno un approccio completamente diverso
nei confronti dello studio. Lo considerano quasi un obbligo inutile,
poiché il loro obiettivo è di lavorare, di guadagnare.
- Non vi è però alcun tentativo di far emergerà la "cinesità" della nostra
società. Vi sono tre realtà che non comunicano tra di loro e non c'è nessuna
occasione di incontro.
- Clausi - Abbiamo tentato di organizzare qualcosa con Gino, che è
il proprietario del Ristorante Pechino di Rende, e anche rappresentante
degli imprenditori cinesi in Calabria. Si è sempre dichiarato molto
disponibile, ma non si è riusciti a organizzare molto.
- Ogni anno si organizza un settembre rendese, ma non vi è mai stato uno
spettacolo cinese, di danza, musica o altro.
- Nardi - Dobbiamo dire che da parte dell'Amministrazione comunale
di Rende abbiamo avuto sempre il pieno appoggio per qualsiasi iniziativa.
La nostra è una iniziativa ancora giovane e va migliorata in tanti
aspetti, ma credo che sia un buon inizio e un messaggio di questo tipo
non cadrà nel vuoto. Tre anni fa abbiamo organizzato nel nostro istituto
la settimana dell'amicizia italo-cinese, con varie manfestazioni e
attività organizzate dalle scuole della rete "Il Milione", che sono state
molto seguite. Le tre scuole cosentine sono intervenute con contributi
molto apprezzati: il Gioacchino da Fiore si è occupato dell'arte, noi del
Cosentino dell'attività turistica e l'Istituto Mancini che si occupato
della cucina cinese.
Clausi - Credo che si potrebbe organizzare il festeggiamento del
loro capodanno che ricade a febbraio. E' la loro festa più importante, un
po' come il nostro Natale. Potrebbe diventare un evento per l'intera area
urbana, con il coinvolgimento di tutta la popolazione.
- Quali sono le impressioni riportate dai vostri viaggi in Cina?
- Nardi - La cosa più impressionante è che la modernità si tocca
con mano, un paese in grande evoluzione che si stenta a riconoscere da un
anno all'altro, sia dal punto di vista delle strutture e delle
infrastrutture che per la rapidità dell'evoluzione sociale, dei
comportamenti individuali. Si ha la percezione di una comunità che
comincia ad avere un livello di vita molto diverso da quello di qualche
decennio fa, anche se persistono differenze profonde tra la campagna e la
città, tra chi ha raggiunto un grande livello di ricchezza e tra chi
ancora è sui limiti della sopravvivenza.
- La Cina per noi è una minaccia o una opportunità?
- Clausi - Secondo Federico Rampini questo sarà il secolo della
Cina e penso che abbia ragione. Per avere una idea di cosa è oggi quel
paese bisogna andare a vedere perché non vi è alcuna possibilità di
descrivere il processo di rapido cambiamento in atto. Già oggi vi sono
ottanta milioni di cinesi altrettanto ricchi degli europei ricchi. Un
mercato enorme che presenta grandi opportunità per le nostre imprese.
Pensiamo per un istante cosa potrebbe significare questo per il turismo
se domani si mettessero in marcia. Germania e Francia sono anni luce
davanti a noi perché sono già pronti ad accogliere questi nuovi turisti.
Dobbiamo convincerci che non abbiamo alcuna possibilità di competere con
le quantità, con la produzione di beni di consumo. Sui numeri siamo
perdenti, ma abbiamo la grande risorsa della qualità che viene molto
apprezzata e può essere l'arma vincente per equilibrare il nostro
rapporto con loro.
È possibile che la Calabria che vuole investire sul turismo non abbia
ancora un sito in cinese? Le località turistiche più rinomate, anche
italiane, lo hanno fatto da tempo e sono pronte ad accoglierli. Noi
calabresi saremo ancora una volta perdenti se non riusciremo a
rinnovarci, a puntare sulla cultura, sull'arte, sul design, sul
know-how.
Nardi - La Cina da un punto di vista economico costituisce un
concorrente molto temibile, ma non possiamo pensare di sopprimerla,
dobbiamo abituarci a dialogare, a convivere con loro e trovare i punti di
convenienza anche negli scambi. Si accennava al turismo, ma anche nel
settore agro-alimentare si apriranno spazi enormi a mano a mano che la
Cina si apre al mondo e viene a contatto con la nostra cultura. Noi
dobbiamo fare ogni sforzo per favorire questa cooperazione. Al Cosentino
abbiamo piantato un piccolo seme, bisogna alimentarlo per far crescere un
albero vigoroso.
C O P Y R I G H T
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