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Ma il Mezzogiorno deve trovare da solo le risorse per lo sviluppo

Mezzoeuro Anno IX num. 22 del 5/06/2010)

Rende, 04 giugno 2010

Il governatore Draghi approva la manovra

Prevista la possibilità di una legge regionale basata sul regime "de minimis" per le imprese per concedere fino a 500.000 euro ad impresa nel triennio. Il provvedimento va finanziato con il bilancio regionale

"L’evasione fiscale è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga; riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti", si legge nelle "Considerazioni finali" lette da Mario Draghi il 31 maggio. " Stretta è la connessione tra la densità della criminalità organizzata e il livello di sviluppo: nelle tre regioni del Mezzogiorno in cui si concentra il 75 per cento del crimine organizzato il valore aggiunto pro capite del settore privato è pari al 45 per cento di quello del Centro Nord", prosegue Draghi.

La condizione del Mezzogiorno risulta più evidente se la confrontiamo con le aree più disagiate del resto di Europa, che costituisce il nostro sistema di riferimento e sono quelle che ci contendono il sistema di aiuti. Antonio Frenda, un ricercatore della Banca d'Italia, in un articolo pubblicato su "LaVoce.info", ha scritto: "Dal punto di vista del prodotto interno lordo, già nel 2005, il Mezzogiorno aveva un Pil pro-capite, a parità del potere di acquisto, simile a quello della Střdní Čchy e della Jihozápad (regioni della Repubblica Ceca), a quello della Mazowieckie (regione polacca) e dell’lgarve (Portogallo) e non lontano da quello della Bucureşi-Ilfov (regione rumena che comprende Bucarest); la Közép-Magyarország (in Ungheria) presentava già valori superiori (Fonte: Eurostat)". Siamo, insomma, al di sotto delle regioni meno sviluppate dell'Unione, con la differenza che esse possono disporre di un lungo periodo di aiuti e di meccanismi di spesa sicuramente più efficaci poiché molto minore è il dualismo interno. Sono inoltre in una fase di crescita che moltiplica i benifici degli investimenti.

La nostra situazione è caratterizzata da un tasso di rassegnazione che impedisce di utilizzare le energie positive che pur sono presenti nel Mezzogiorno, con risultati a volte paradossali. La Calabria è la regione il tasso di occupazione femminile più basso in Europa, lavorano solo il 31% delle donne, ma il tasso di disoccupazione femminile è molto basso poiché la maggioranza delle donne disoccupate rinunciano a cercare un lavoro. Questo ha fatto si che l'Europa escludesse la Calabria dalle regioni svantaggiate e meritevole di un aiuto per la politica di pari opportunità.

Una manovra finanziaria che non consideri il Mezzogiorno come il problema prioritario per lo sviluppo del Paese è sicuramente inadeguata. Nessuno sviluppo è possibile in Italia se non si affronta adeguatamente l'annoso ritardo di una area importante del sistema economico, dove si concentrano i maggiori difetti nel quasi totale disinteresse dello stato.

Il Sud ha una economia assistita che vive di trasferimenti pubblici. Al di fuori del sistema pubblico, la quasi totalità dell'economia è sommersa in maniera più o meno totale. Né sarebbe possibile altrimenti. La maggioranza degli imprenditori calabresi sarebbero probabilmente più che felici di adempiere al loro dovere di contribuenti, a dispetto dell'enormità della pressione fiscale. Il peso maggiore è infatti costituito dal balzello da pagare alla criminalità organizzata, frutto di un sopruso e di una violenza, dall'inefficienza della pubblica amministrazione, dallo stato deplorevole delle infrastrutture.

L'evasione fiscale è un elemento strutturale dell'economia meridionale che contribuisce in maniera determinante a reggere il sistema determinando un circolo vizioso che è difficile da spezzare poiché in questo meccanismo perverso si inserisce il peso dell'economia criminale. L'eccessivo peso della pressione fiscale e contributiva induce a trovare soluzioni nel sommerso, che restringe l'ammontare delle risorse dello Stato per il pagamento del debito pubblico, delle spese di funzionamento della burocrazia. Alla politica di sviluppo non restano che le briciole, insufficienti a rompere questa meccanismo.

L'economia criminale ha assunto una importanza spropositata. Non si tratta solo delle attività illegali che generano un circuito sicuramente perverso con l'esercizio di attività come la prostituzione o lo spaccio di stupefacenti, che avviene in maniera totalmente nascosta al fisco. Una parte importante del sistema economico legale è in un modo o nell'altro collegato con la criminalità che ha una forte capacità di investimento, un controllo capillare delle attività. La maggior parte degli interessi economici delle organizzazioni criminali si concentrano all'estero, come dimostra in modo plateale l'episodio di Duisburg, diventato un luogo simbolo della nuova guerra di 'ndrangheta. Forti interessi si concentrano anche nell'Est europeo. Le misure più efficaci per combattere la criminalità si sono rivelate essere proprio quelle di natura economica e patrimoniale, la lotta al riciclaggio di denaro, la confisca degli investimenti effettuati con i proventi degli illeciti. In questa manovra ci si è limitati a scendere a 5mila euro il limite di utilizzo del contante per la tracciabilità dei pagamenti. Molte delle capitali sono diventate il terminal della tratta delle schiave. Piuttosto che sciuparle nelle strade sono state utilmente organizzate in lussuosi bordelli per soddisfare le voglie dei vecchi ricchi europei e dei nuovi e giovani della "Cindia". Se consideriamo il tasso di illegalità, la spaccatura tra le due aree del paese è molto più marcata di quanto risulti dall'analisi di qualsiasi altro indicatore. Mentre nel Nord, il 9% degli occupati è irregolare, ne Sud questa percentuale sale al 20%, senza considerare il numero di coloro che sfuggono a qualsiasi rilevazione, anche di stima. La rivolta di Rosarno, ha dimostrato che il numero degli extracomunitari era presenti nel ghetto smantellato era superiore a qualsiasi ipotesi che si era fatta in precedenza.

La presenza di una criminalità organizzata nel sistema economico contribuisce a indebolirlo e costringere gli imprenditori a cercare soluzioni nella compressione dei costi soprattutto del personale. Il risultato è che la Calabria si è trasformata in un regione improbabile, il cui futuro è legato al caso. Il regno dell'incertezza e della precarietà, i cui giovani hanno la sola alternativa di diventare sudditi di qualche potente locale elemosinando un posto di usciere. E sarebbe un miracolo che che farebbe di lui un fortunato condannato a vita ad un rapporto di sudditanza. Quelli che rifiutano questo aiuto generoso e disinteressato pagano con l'esilio la loro testardaggine. Se hanno l'avventura di avere successo questa terra crudele e generosa li accoglie con feste faraoniche. Vi sono numerosi talenti calabresi sparsi nel mondo, nel campo della moda, dell'arte, della scienza e della cultura. Nella settimana appena trascorsa tutta Marzi si è mobilitata per festeggiare il suo conterraneo Mauro Fiore, insignito dell'Oscar per la fotografia del film Avatar. Una grande festa organizzata dal sindaco Rodolfo Aiello, alla quale hanno preso parte Giuseppe Scopelliti e Mario Oliverio. «La notizia del premio Oscar a Mauro Fiore – ha detto il Presidente della Regione – inorgoglisce tutta la nostra regione". Anche Sandra Savaglio, l'astrofisica che ha meritato la prima pagina del prestigioso settimanale americano "Time", ha dovuto cercare fortuna altrove. "Quando mi sono laureata a Cosenza, la mia città, il relatore mi disse con chiarezza che se volevo avere sviluppi interessanti nella mia carriera sarei dovuta andare all’stero", ha dichiarato in una intervista a Wired di qualche anno fa. Non ha avuto festeggiamenti plateali, solo un invito da parte dell'Università dove si è laureata poiché le star hollywoodiana sono molto più attraenti delle stelle del firmamento, il gossip è più popolare dei misteri dell'universo. Entrambi dimostrano l'incapacità della regione di investire sui propri talenti: qui possono nascere e formarsi dei geni, ma il successo lo devono cercare altrove. E' un dramma che si recita da un secolo e mezzo senza che si intraveda alcuna soluzione all'orizzonte. Nella manovra si è tentato di favorire il rientro degli studiosi sparsi nel mondo con incentivi fiscali ai ricercatori residenti all’estero che tornano a svolgere la loro attività in Italia acquistando la residenza fiscale. Una misura certamente inefficace poiché presuppone che essi riescano a ottenere un contratto con qualche ente di ricerca superando clientelismo e nepotismo. Ma sono soprattutto sono le condizioni di lavoro, la disponibilità risorse e di laboratori a costituire la discriminante maggiore. Un nodo che non è stato affrontato.

"È nostra convinzione che l’unità si celebri progettandone il rafforzamento, garantendone la vitalità e l’desione ai tempi nuovi", dichiara solennemente Mario Draghi. La sua convinzione non sembra essere molto condivisa dal governo che ha un progetto ben diverso che prevede una spaccatura ancora più profonda con l'approvazione del cosiddetto "federalismo" fiscale. Le analisi condotte dalla Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie italiane testimoniano in maniera cruda che il divario tende a crescere e all'interno delle stesse aree anche la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi e della ricchezza che rischiano di produrre un cedimento strutturale del sistema economico. Molte famiglie nel Sud vivono al di sotto del tasso di sopravvivenza e il risparmio accumulato negli anni precedenti non è più in grado di colmare la lacuna.

La risposta della manovra alla difficoltà del Sud è contenuta in una serie di disposizioni. La più importante è la possibilità per le regioni meridionali (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) possono concedere aiuti alle imprese "start-up" in regime "de minimis", per un importo massimo di 500.000 euro per impresa nel triennio dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2010, in base alla decisione della Commissione Ue del 28 maggio 2009, che sarà sicuramente prorogata. Con una legge regionale si può decidere agevolazioni sotto qualsiasi forma (sovvenzioni dirette, contributi in conto interessi, prestiti, aiuti concessi nell'ambito di regimi di garanzia, aiuti concessi sotto forma di misure fiscali, ecc.) tanto per spese di investimento che di gestione. La previsione è molto ampia e consente di modificare le aliquote dell'imposta sulle attività produttive, concedere esenzioni, detrazioni e deduzioni. E' una possibilità molto interessante, già tentata altre volte nel passato e che non ha mai dato risultati eclatanti, ma va nella direzione giusta. Per la nuova giunta regionale si tratta di un appuntamentamento importante per dimostrare che anche in Calabria è possibile accendere un lumicino di speranza.

Per completare il quadro agevolativo è prevista l'istituzione di "zone a burocrazia zero", con un regime amministrativo semplificato, dove gli enti locali sono obbligati a dare risposte entro il tempo massimo di trenta giorni dall'avvio del procedimento, una applicazione generalizzata del silenzio-assenso. Quando la zona a burocrazia zero coincide con una zona franca urbana, il sindaco è tenuto a concedere le agevolazioni previste in favore delle nuove iniziative nello stesso tempo massimo di trenta giorni. Le prefetture, a loro volta, sono chiamate a predisporre piani di sicurezza per garantire le nuove iniziative imprenditoriali. In caso di inerzia della pubblica amministrazione è previsto l'intervento sostituivo del prefetto, attraverso un Commissario di Governo che può convocare apposite conferenze di servizi.

Tra le norme tendenti a combattere l'evasione fiscale, si deve segnalare il ruolo attribuito ai comuni di intervenire direttamente nella attività di accertamento tributario e contributivo e potranno segnalare a Fisco, Guardia di Finanza e Inps eventuali irregolarità contributive e fiscali. Per la loro attività potranno costituire il Consiglio tributario e verrà premiata con l'attribuzione di una quota di un terzo dei tributi recuperati con il loro contributo all'accertamento. Si tratta di un compito difficile e delicato.

Saranno sufficienti queste disposizioni per provocare uno shock al sistema economico meridionale? Tutto dipende dalla capacità delle regioni di predisporre normative realmente efficaci che evitino gli aiuti a piaggia e li concentrino in settori e imprese che siano in grado di stare sul mercato. E' una sfida quasi impossibile da vincere, poiché restano i nodi fondamentali del ritardo infrastrutturale e la pressione delle organizzazioni criminali.

Nel Mezzogiorno la crisi è arrivata con qualche ritardo e stiamo vivendo il momento peggiore. Secondo il Rapporto ISAE-SRM, il clima congiunturale della Calabria nel primo trimestre di quest'anno ha fatto registrare un forte calo del clima di fiducia degli operatori economici, famiglie e imprese. "Si arresta, dunque, la ripresa registrata nel quarto trimestre 2009, e l'indicatore si riporta sui valori del periodo luglio/settembre dello stesso anno. La flessione rilevata è in linea con il dato negativo dell'intera area del Mezzogiorno. Il risultato è ascrivibile alla forte riduzione della fiducia dei consumatori calabresi, oltre che al calo della fiducia nei servizi registrato per l'intera ripartizione Mezzogiorno", si legge nel rapporto. Senza una terapia d'urto è molto improbabile che si riesca a invertire questo trend. Qualche segnale di fiducia viene dalle imprese manifatturiere calabresi che registrano una contenuta ma costante crescita del livello degli ordini. Nel resto del Mezzogiorno la tendenza è ancora più accentuata e questo lascia sperare che vi siano ancora ampi margini di miglioramento della performance.

Il fattore critico dello sviluppo è costituito dal credito, come ripetutamente denunciato dal Presidente della Camera di Commercio Pino Gaglioti, che ha deciso di investire la maggior parte del bilancio dell'ente sul progetto della Banca di Garanzia con lo scopo di dare un sollievo alle imprese e aiutarle nel loro difficile rapporto con le banche. Nella manovra, invece, non vi è alcuna traccia della Banca del Mezzogiorno che avrebbe dovuto avere la funzione di aiutare le imprese nel loro rapporto con il sistema creditizio. Dopo il battage pubblicitario è passata nella zona d'ombra.

Lo stesso governatore Draghi afferma che "il credito alle imprese era sceso del 3,7 per cento a dicembre 2009 rispetto a settembre, in ragione d’anno". La contrazione è continuata anche nel primo trimestre di quest'anno anche se in misura meno drammatica. Mentre nel 2008 si registrava una contrazione della domanda di credito da parte delle imprese, nel 2009 sono le banche ad aver assunto un atteggiamento più prudente. Il dato è riferito all'intera collettività nazionale. "La flessione è più forte nelle regioni del Nord, in cui più intensa è l’ttività industriale; i prestiti alle imprese del Mezzogiorno sono tornati a crescere. Il credito alle famiglie continua a espandersi, sebbene a ritmi moderati", si legge ancora nelle "Considerazioni finali". Soltanto poche imprese hanno potuto beneficiare di questo allentamento della morsa creditizia. La maggioranza di piccole e medie imprese continua a soffrire e lamenta la difficoltà di poter avere un sostegno adeguato per superare questo difficile momento. A guardare nelle pieghe dei dati si scopre che sono state le piccole banche ad aver sostenuto lo sforzo maggiore per sostenere le imprese in difficoltà per il rapporto diretto che hanno con gli imprenidotori. Come sottolinea la Banca d'Italia, la recessione peggiora la qualità dei prestiti bancari e le perdite su crediti della maggiori banche hanno assottigliato gli utili che hanno avuto una dimunuzione del 20%. Molto più difficile la situazione dellle BCC. Nella sola provincia di Cosenza ben tre sono state commissariate, e un'altra e sotto osservazione e potrebbe fare la stessa fine a breve.

In un momento difficile, la manovra ha cercato tardivamente di trovare la quadra. Appare chiaro lo sforzo di raschiare il fondo del barile. Non si vede però dove trovare le risorse per finanziare gli interventi di sostegno delle imprese. Le regioni meridionali sono chiamate a produrre una sforzo di fantasia, ma i fondi necessari dovranno reperirle nelle pieghe del proprio bilancio, sempre più magro e affetto dalla cancrena di un debito sanitario debordante.


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