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Cetraro investe nel suo porto, Intervista a Giuseppe Aieta, sindaco di Cetraro

Mezzoeuro Anno IX num. 24 del 19/06/2010)

Rende, 18 giugno 2010

Il 22 giugno una importante regata velica

Abbiamo avuto anni bui, ma ora siamo riusciti a invertire la tendenza. Non siamo più una città di mafia, ma crediamo nel nostro futuro, a dispetto della Cunski.

Cetraro nell'immaginario collettivo rappresenta una città in mano alla criminalità organizzata, sotto la cappa di una ben nota cosca che continua a occupare la cronaca locale.
Purtroppo questa è una immagine che ci portiamo dietro dal passato e noi ne paghiamo ancora il prezzo. Qualche anno fa abbiamo presentato i dati di una ricerca di un osservatorio sulla legalità istituito dal Consiglio comunale. Ne è uscito un quadro non rassicurante certo ma che evidenzia che vi è una chiara inversione di tendenza rispetto agli anni ottanta. E' chiaro che la tensione deve restare alta. Abbiamo messi in campo strumenti i grado di arginare la criminalità e impedire di tornare agli anni ottanta.
Proprio parlando di nautica di diporto, non si può non parlare del mare, il boss incontrastato è il re del pesce. Il mare a Cetraro è mafioso. Vi sono garanzie che la gestione del porto sia libera da condizionamenti?
Non è più così. Quando due anni fa abbiamo costruito il porto con circa quattro milioni di euro di finanziamenti della Regione Calabria, insieme al Prefetto di Cosenza abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa per arginare possibili infiltrazioni mafiose. La ditta che ha realizzato il porto ha impiegato otto mesi, quando la storia di questa struttura è fatta di interruzione dei lavori, situazioni farraginose, insabbiamenti… Perché non partiva il porto? Perché il porto era una zona franca dove vi era la completa assenza dell'autorità dello Stato. Ebbene sul porto ormai da quattro anni abbiamo portato magistrati, questori, prefetti, la forza dell'ordine. Abbiamo riportato quell'area sotto la sovranità dello Stato, la cui presenza si sente ora proprio sul piano fisico, una presenza avvertita in tutte le manifestazioni che si fanno sul porto.
Il porto è specializzato nella nautica da diporto o viene utilizzato anche per la pesca?
Ha la duplice funzione, anche perché la stagione nautica occupa la stagione estiva, mentre il resto dell'anno l'attività prevalente diventa la pesca. Abbiamo una discreta marineria, un'arte che si tramanda di padre in figlio, che da lavoro a tanti giovani che hanno investito sulle piccole e a volte anche sulle grandi barche. Dall'anno scorso il comune gestisce la darsena turistica. Abbiamo fatto un bando andato deserto e abbiamo deciso di gestire in proprio la struttura. Quest'anno la gara è stata vinta da una società che gestirà la darsena per un anno. Si tratta di imprenditori locali insieme a imprenditori dell'area cosentina e del vibonese che hanno già esperienza nella portualità.
Come si impediscono possibili infiltrazioni della malavita organizzata?
Non dimentichiamoci che nel porto vi è la Capitaneria, che costituisce una ulteriore presenza dello Stato.
La presenza della Capitaneria è storicamente consolidata, ma sembra che questo abbia rappresentato un freno alla diffusione della delinquenza.
Questo è un aspetto molto dibattuto ed ho una spiegazione per questo. Una delle principali cause del rallentamento di qualsiasi attività è stata il groviglio di competenza tra Stato, regione. Capitaneria, privati. Uno stato di fatto che frenava qualsiasi decisione e impediva una pronta realizzazione dei lavori. Una situazione ingestibile che offre molte attenuanti alla Capitaneria inviluppata in lacci e laccioli, la sua impotenza è comprensibile. Oggi la situazione è totalmente diversa. Oggi il comune ha la concessione di tutta l'area e deve assumersi la responsabilità delle scelte. Abbiamo dotato il porto di un sistema di video sorveglianza tra i più avanzati al mondo. Attualmente la migliore funzionante nei porti italiani.
Può fare un bilancio di un anno di attività nella gestione della darsena?
È una esperienza che può considerarsi totalmente positiva. L'anno scorso non abbiamo avuto alcun problema, non abbiamo avuto alcun disturbo da parte della criminalità organizzata. Abbiamo fatto un report con un questionario distribuito ai diportisti e abbiamo avuto una ottima risposta. Mi rendo conto che questa macchia di città di mafia non ce la toglieremo mai o sarà comunque molto difficile. Esalto ed esulto per qualsiasi iniziativa che coinvolga il porto, perché questo crea un movimento, genera un'attenzione, segna una presenza. Il 22 di questo mese è prevista la regata velica che sarà un'altra occasione per portare qui il prefetto, ancora una volta dopo cinque mesi, con tutto il seguito di forze dell'ordine una presenza sempre importante per rimarcare l'interesse dello Stato a riappropriarsi del territorio.
Oltre la malavita, la vicenda della Cunski ha rappresentato un altro colpo per Cetraro.
Debbo purtroppo dire che siamo sfortunati, perché questa tegole ci è piovuta in testa proprio mentre stavamo cercando faticosamente di risalire la china. L'attività del porto ci aveva dato un segnale di speranza, la nave dei veleni vi ripiomba negli abissi.
Questa è una vicenda un po' paradossale che assomiglia alla tela di Penelope? E' finita o no questa storia?
Su questo ho la mia idea e parlo della nave al largo della costa di Cetraro, poiché è proprio il mio comune che esce a pezzi da questa situazione. Quest'anno negli alberghi si registra un 30% di flessione rispetto al dato storico degli anni precedenti, un disastro. La crisi c'è e sarà dura da superare perché vi sono famiglie che concentrano le loro entrate nei due mesi estive, senza le quali il prossimo sarà un duro inverno per loro. Bisogna aggiungere che nel passato recente c'era anche la fabbrica che dava lavoro ad ottocento operai e ora anche quella non c'è più. Al momento del ritrovamento del relitto sono stato il primo a capeggiare la protesta, ho portato i sindaci a protestare a Palazzo Chigi, abbiamo fatto grandi manifestazioni sul porto di Cetraro. Bisogna però sottolineare che neanche il Procuratore di Paola ha mai detto che il relitto trovato era la Cunski. Ho fatto visita più volte e mi ha sempre accolto con molta cortesia, ma non lo mai dato per certo.
Ma il relitto era stato indicato dal pentito Fonti.
No, quel relitto non era stato indicato da Fonti, ma è stato ritrovato a seguito delle indagini scaturite dalle sue dichiarazioni. A settembre il Procuratore antimafia, un personaggio autorevole che non posso smentire se non ho prove certe, ha solennemente dichiarato che il relitto ritrovato non è quello della Cunski.
Il destino della mia città non può essere legato ad un pentito che ha avuto un trascorso di mafia. Apprezziamo il suo pentimento, benché tardivo, ma non si possono utilizzare le sue affermazioni come una bomba ad orologeria in attesa dell'esplosione. Già siamo stati condannati dalla pervasiva presenza della malavita, possiamo continuare a scivolare verso il basso senza dare credito al Procuratore Nazionale Antimafia? Questo non succede neanche nei paesi sudamericani.
Quindi questa storia si può considerare archiviata?
Purtroppo no perché continuano ad esserci ricadute pesanti nell'immaginario collettivo. Per quanto il Procuratore Antimafia sostiene che il relitto è quello del Catania questo non ha sortito l'effetto sperato. Al contrario ha alimentato ulteriori dubbi, poiché la risposta non è stata esaustiva.
La domanda rimasta in sospeso è se esista o meno il Cunski da qualche parte. Che fine ha fatto?
Il Cunski è esistito ed è stato demolito nel porto di Alang in India, una sorte di cimitero delle navi. Queste sono le indicazioni che noi abbiamo dai registri, dalle indagini che sono state fatte. Se parliamo delle navi, è certo un fenomeno che merita di essere approfondito, poiché è un preciso dovere dello Stato quello di garantire la salute dei cittadini. Ma ora stiamo parlando di una cosa diversa. Qui si è rotta anche il rapporto con gli ambientalisti. Avremmo dovuto accettare che quella ritrovata è la carcassa del Catania e chiudere la partita di quel relitto. Dopo di che partire con tutte le altre verifiche, continuare con le indagini per fare chiarezza. Se continuiamo ad alimentare dubbi su quella nave, non possiamo più essere d'accordo poiché si provoca un enorme danno alla città senza aggiungere un grammo di verità alle indagini. A quel punto si tratta di confutare le affermazioni non del Ministro, ma del Procuratore Nazionale Antimafia. Questo significa distruggere qualsiasi certezza nelle istituzioni. Sono di ritorno dalla Scuola di Polizia di Roma dove è stato presentato il libro di Andrea Pamparana dedicato a Cetraro, con un capitolo dedicato alla nave dei veleni. Quando sono intervenuto e ho citato il pentito Fonti, mi sono sentito rispondere dal capo della Criminalpol che non è un collaboratore di giustizia e non gode del regime di protezione perché le sue dichiarazioni sono state ritenute inattentibili.
In quei giorni concitati, sono state ipotizzate varie soluzioni, persino il trasferimento di diecimila persone, ricordando Cernobyl, i bambini. Avere un mostro nel proprio mare anche se a venti miglia non è certo molto rassicurante.
L'Assonautica e le manifestazioni connesse possono rappresentare un inizio di riscatto.
Deve essere così, perché abbiamo bisogno di azioni positive. Questo porto è la nostra Fiat.
Non vi è il pericolo che nella portualità si ripeta il clichè tutto calabrese di dispersione di risorse come si è verificato negli ospedali? C'è una chiara valutazione delle potenzialità di questo mercato? Praia a Mare, Scalea, Diamante, Paola, Amantea … ognuno vuole il suo porto.
Da sindaco non posso che essere cauto nei giudizi. Se dicessi che forse questo piano della portualità da diporto forse esagera potrei passare per un difensore di ufficio del mio porto. Io non temo la nuova costruzione di porti nel cosentino perché questo della nautica è un mercato in espansione e la Calabria ha un numero di posti barca decisamente troppo basso rispetto alla sua potenziale domanda.
Se però costruiamo venti porti quella domanda trova risposte mediocri perché non si hanno le risorse per attrezzarle adeguatamente tutti. Non sarebbe preferibile concentrare le risorse su tre porti e renderli dinamici, efficientissimi, con tutti i servizi e si presentino sul mercato internazionale della nautica da diporto come dei veri e propri gioielli?
Questo è un pericolo. Il porto di Cetraro è stato completato nella darsena, ma tutti i servizi per i diportisti, i club house non ci sono. Abbiamo preparato un progetto che metteremo a bando l'anno prossimo e speriamo di dare una risposta di alta qualità.
Dopo vent'anni a Gioia Tauro i marinai trascorrono le loro giornate di sosta sulle navi perché a terra non sanno cosa fare.
Questo certo è un problema serio, che deve essere affrontato a livello diverso, noi come rappresentanti del comune possiamo solo preoccuparci di fare bene ciò che ci compete. Ognuno deve dare delle risposte adeguate ai vari livelli di responsabilità. Noi abbiamo attrezzato la darsena, adesso metteremo un impianto di distribuzione del carburante, dopo di che abbiamo completato la gamma dei servizi al diportista sulla banchina. Ma chi arriva qui dalle Eolie, e Cetraro è una tappa obbligata, cosa fa? Abbiamo allestito una villetta di legno con le docce, e i servizi igienici. Ma poi sul porto non trova nulla, attività commerciali, bar, ristoranti, night club …
Cosa si va a fare a Portofino? Cercare una darsena che funzioni?
C'è anche la darsena, ma li trova altro. Una gamma di servizi che gli consentono di prolungare il suo soggiorno senza annoiarsi. Per questo aspetto siamo ancora molto lontani, ma abbiamo bisogno dell'imprenditoria privata. Dobbiamo convincere i nostri giovani che in questo direzione possono trovare delle opportunità interessanti. Credo che fino al momento il problema non se lo sia posto seriamente nessuno. Veniamo da una situazione di arretramento culturale rispetto al quale abbiamo fatto passi da gigante, ma gli interventi che si sono fatti non sono certo sufficiente a recuperare interamente il gap.
La dispersione delle risorse impedisce appunto la creazione del back dock, dei servizi a terra.
Intanto l'anno scorso abbiamo avuto già avuto presenze importanti e numeri significativi, se riusciremo a consolidare questo trend provocheremo un interesse all'investimento privato che fa sempre delle valutazioni economiche prima di decidere. Abbiamo messo in moto il meccanismo, ora dobbiamo concentrare gli sforzi. Ma questo è una sfida che va posta a livello regionale.
Cosa avete programmato questa estate per vitalizzare la città ed attrarre il turismo?
Vorrei dare un dato, che è molto significativo poiché da una misura di quello che ha perso Cetraro in tutti questi anni. Nella gestione provvisoria dei quattro mesi l'anno scorso il comune ha introitato 480.000 euro, senza quegli introiti non avremmo potuto fare nulla, manifestazioni sul porto, concerti, sfilate di moda, qualcosa che attraesse il turista.
Ma per la qualità dell'acqua avete fatto qualcosa?
Certo. L'anno del mio insediamento a luglio un sostituto procuratore sequestra il depuratore per mal funzionamento. Ho scoperto che ogni anno su quell'impianto tarato su 15.000 persone si spendevano 150-200.000 euro all'anno, una follia. Ad un rapido calcolo è risultato molto più conveniente investire sulla costruzione di un nuovo depuratore più moderno ed efficiente. Ho tallonato l'assessore dell'epoca, Luigi Incarnato fino ad ottenere un finanziamento di circa quattro milioni di euro. Il mese prossimo entrerà in funzione e sarà chiuso, senza odori molesti e tarato su una popolazione di 40.000 abitanti, superiore alle presenze nel comune nei mesi estivi.
Cosa ne sarà del vecchio impianto?
Lo rado al suolo, senza alcun rimpianto. E' stato collocato sotto la falesia sopra il quale è costruito il centro storico. Lo rado al suolo e illumino tutta la roccia con un progetto dell'Enel. Tutto questo è faticoso perché non stiamo a Portofino. Qui in Calabria si perde tempo con la burocrazia, con le ditte, con gli espropri, con le interminabili discussioni negli organi assembleari. Per realizzare una opera sono necessari degli anni. Noi siamo stati bravi. Abbiamo completato il porto in otto mesi e il depuratore in un anno.

C O P Y R I G H T

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