Miracolo a Lametia. C'è qualcosa che funziona

Mezzoeuro Anno IX num. 27 del 10/07/2010)

Rende, 9 luglio 2010

Ricerca di alto livello, pare, alla Fondazione Terina. Il biologo giapponese Nayto San vuol sperimentare un muovo rivoluzionario concime proveniente dal Solo Levante. Ma il Centro Agroalimentare resta, comunque, un carrozzone senza futuro. In ogni caso.

Con un intollerabile ritardo, dovuto soprattutto alla non eccellente diffusione/distribuzione del periodico sul quale autorevolmente scrive, mi permetto di muoverLe alcune osservazioni in merito ad un suo pezzo del 9 ottobre 2009 dal titolo -“ La Calabria avrà la sua protesi”- che ho avuto modo di scovare casualmente attraverso una navigazione abbastanza perigliosa sul pansofico web.

I punti dell'articolo meritevoli di riflessioni sono tanti e per questo meriterebbero più che una risposta epistolare un vero e proprio dibattito.

Il loro assemblaggio, altresì, mi permetta di dirglielo, profuma di una cognizione non diretta di quello che è il caso del Centro Agroalimentare, oggi Fondazione Mediterranea Terina, ente in house alla regione Calabria per effetto di una delibera di giunta regionale del primo settembre 2009.

Avesse avuto contezza piena della realtà in questione, Le garantisco che non avrebbe commesso almeno due errori.

Il primo: l'essere caduto nel pregiudizio secondo il quale tutto ciò che appartiene alla pur nutrita pletora degli enti sub-regionali o strumentali della regione sia sic et simpliciter una sorta di “ magna magna” a spese del contribuente.

Mi creda, non è così, e non glielo dico per una sorta di spirito di appartenenza alla scuderia teriniana.

Basterebbe che Lei facesse un giro nei laboratori del “Centro” per rendersi conto della sua quotidianità.

Vi operano, invero, una ventina tra biologi, chimici, tecnici di ricerca e agronomi, tutti laureatisi nelle nostre università ( e Lei sa bene che significa in tempi di fughe di cervelli).

Fanno sperimentazione; tracciano i prodotti del “paniere agroalimentare calabrese”; verificano attraverso l'ausilio di sofisticate strumentazioni come il “naso elettronico” (siamo gli unici ad averne un esemplare insieme a Parma) se un salume, un vino, un olio, un latticino e quant'altro sia stato prodotto seguendo le giustamente rigide direttive europee in tema di sicurezza degli alimenti.

Le sembra poco, in tempi di sofisticazione e adulterazione di ciò che mangiamo?

Ma Lei sa che in Cina per aggirare i pur tardivi divieti comunitari posti contro l'esportazione in Europa di discutibili prodotti alimentari, pare addirittura siano arrivati a costruire una sorta di new town e l'hanno chiamata “Parma” per potervi imprimere il marchio sui cosciotti dei suini ivi allevati e trasformati in salumi dalla dubbia qualità?

A fronte di ciò, un paese e una regione che si rispettino non possono rimanere inermi, ma agire : sferrare un'offensiva del sapere applicato per ridurre tutti i rischi che derivano dal taroccamento di quello che mangiamo.

La Calabria, nonostante mille distrazioni, sottovalutazioni e pregiudizi che arrivano addirittura a contagiare non sono il politicume ignorante, ma anche le menti piu' brillanti come la Sua , si è comunque dotata di laboratori all'altezza che operano nell'ex Centro agroalimentare , ora “Terina”.

E' questa la mission che portiamo avanti, quotidianamente, non senza subire ostracismi inverecondi da Mamma-Regione, ma sarebbe piu' giusto definirla “Matrigna”, considerando le scarsissime risorse che destina alla struttura; risorse ridicole se paragonate alle provvidenze finora elargite un po' a casaccio.

Quel che ci serve per vivere, riusciamo a reperirlo grazie a finanziamenti comunitari e a partnership virtuose con vari atenei su specifici programmi e progetti che attuiamo al millimetro.

E Dio solo sa, egregio Dottore, quanto noi si fatichi- spesso invano- per riuscire ad ottenere un misero spazietto sui quotidiani regionali per illustrare alla Calabria i nostri risultati; quelli dei quali le giovani professionalità che lavorano nei laboratori della Terina - dal lunedi al venerdi, dalle 8 alle 18 - vanno fieri.

Ma è una fierezza limitata a pochi, perché la scienza non fa notizia. Ne prendiamo atto : la cosa non frena il nostro lavoro.

Ad ogni buon conto, sul discorso finanziario mi premurerò, magari di persona, di farLe leggere le evidenze contabili di modo che possa rendersi conto di quanto questo ente regionale sia assolutamente non considerato da chi l'ha partorito e quindi di quanto sia ineziale il suo peso sull'ipertrofico bilancio regionale.

E veniamo al secondo errore. Lei parlava di noi come espressione del potere loieriano nel suo pezzo. Evocando Totò - che mi sembra di capire Le sia molto caro- mi vien voglia di dirle “Ma mi faccia il piacere!”.

Non mi risulta sia così.Non una proposta progettuale, Dott. Parise, tra quelle da noi presentate e dettagliatamente istruite (mica scopiazzate da google) ha avuto un minimo di riscontro : solo miopia. Mi premurerò di illustrargliele , e si renderà conto .

In compenso - perché Viva Dio esiste una giustizia mediatica che non ha nulla da spartire con la grettezza dell'informazione calabrese- Milena Gabanelli- il cui Report Lei conoscerà meglio di me - ha inviato in Calabria a sorpresa una sua troupe un anno e mezzo fa nell'abito di una trasmissione dedicata proprio alla sicurezza degli alimenti.

Ci siamo trovati, senza preavviso alcuno, un giornalista , che ci ha fatto letteralmente le pulci e poi ha confezionato un servizio dal quale- glielo dico senza enfasi- siamo usciti alla grandissima.

E lei sa benissimo quanto siano severi i vagli di Report sugli enti pubblici. Ebbene, noi siamo l'unica realtà calabrese, di cui Report si sia occupato, ad aver illustrato la Calabria. Altro che potere autoreferenziale; altro che satrapia clientelare, altro che cattedrale nel deserto.

Verificare per credere, egregio Dottore. Verificare anche la centralità della struttura rispetto agli snodi ferroviario, aeroportuale piu' importanti della Calabria.

Se fosse vera la sua asserzione in base alla quale ci troveremmo in un posto periferico e sperduto, mi spiega come mai il nostro calendario degli eventi congressuali e seminariali da qui al 2011 è pieno di richieste e prenotazioni?

Tanto per citarle situazioni recentissime: mi spiega numerose istituzioni scelgono il nostro polo convegnistico per ambientarvi le loro convention? E perché la provincia di Cosenza ha scelto l'agroalimentare per svolgervi la settimana scorsa , peraltro nell'ordine piu' assoluto, un concorso cui hanno partecipato 10881 candidati?

Evidentemente, distare 5 minuti dall'aeroporto internazionale di Lamezia, 7 dalla stazione della medesima città, 5 dallo svincolo autostradale piu' prossimo, 10 da quello di Vibo-Pizzo e appena 6 dalla filiera dei grandi resort calabresi (10mila posti letto tra Club Med, Bravo Village e Garden Resort) qualcosa conterà, non crede?

E visto che la baricentricità del nostro polo convegnistico rispetto a quanto elencatole non è una opinione , ma una evidenza geografica ( di cui l'Inail è ben conscia), avanzammo tempo addietro la proposta al sindaco Speranza di tenere la stagione di prosa nel nostro cine-teatro. Ancora non capiamo perché non passò.

Sappiamo solo che la proposta di Terina avrebbe comportato l'impiego di poche decine di migliaia di euro, per apportare qualche adeguamento ad una struttura già ottima ed in grado di ospitare 800 persone comodamente sedute. Ma non voglio cimentarmi in un tedioso resoconto. Credo che la cosa migliore sia quella di una Sua visita in situ . A sorpresa però.

Venga quando desidera, senza preavviso alcuno: il lavoro nostro non è occasionale o ad pompam, ma quotidiano. Venga a rendersene conto. Troverà materiale umano e competenze per mutare il suo giudizio poco informato sulla realtà di “Terina”. Se venisse in tempi brevi, troverebbe anche il biologo giapponese di fama internazionale, Nayto San, che ha scelto Terina per sperimentare un nuovo rivoluzionario concime proveniente dal Sol Levante.

Perché ha scelto noi? Perché i nostri tecnici , chimici e biologi sono semplicemente e oggettivamente , bravi, come lo sono tanti laureati calabresi attualmente a spasso.

Senza polemica, ma con spirito costruttivo e sportivo.

Avv. Ugo Floro

Resp. comunicazione “Terina”


Egregio Avv. Floro, la ringrazio per la sua email, poiché a prescindere dalle proprie convinzioni credo che un approfondimento delle problematiche sia il metodo migliore per tentare di dare risposte meno approssimative ai bisogni della nostra regione. Non ho alcun pregiudizio nei confronti della Fondazione Terina, né una posizione particolare da difendere. Non esito ad autodefinirmi ignorante, poiché non credo vi sia qualcuno che possa ritenersi un tuttologo. D'altronde nell'economia dell'articolo da lei citato, la vicenda della Terina era solo un accessorio dialettico. Mi considero una testa rotolante - a rolling head - che nel precipitare cerca di cogliere qualche aspetto delle problematiche che incontra nel suo precipitoso cammino. Non pretendo, quindi, di aver scritto l'ultima e unica verità sulla Terina. Mi sono limitato a qualche considerazione generale, d'altro canto, la questione degli enti sub regionali è troppo seria per confinarla negli angusti spazi di una risposta doverosa o di un articolo che necessariamente deve limitarsi a qualche aspetto più importante o appariscente. La condizione in cui è ridotta la Calabria, ultima in tutte le graduatorie virtuose, giustifica qualsiasi giudizio negativo sulla loro gestione. Se prescindiamo per un attimo dalla Fondazione Terina di cui si discute, vorrei qualche esempio di ente sub regionale che possa vantare qualche risultato utile per la regione. La totalità di essi è stata utilizzata per un riciclaggio di politici giunti alla fine della loro brillante carriera (brillante solo per sé stessi …). Lei accennava al grande bidone Field, dove è confluito il meglio del peggio. La cosa strana è che lo spoil system porta a un changez les dames, senza entrare nel merito dell'utilità dell'oggetto. Una volta gratificato un proprio collettore di consensi l'ente diventa intoccabile e le varie grida che continuano a riproporsi sono solo specchietti per le allodole, o per gli allocchi.

La Fondazione Terina è una pezza a un colossale fallimento che si chiama Centro Agroalimentare. E si tratta di un sassolino nello stagno, perché ancora la maggior parte della struttura resta inutilizzata o utilizzata per scopi che nulla hanno a che fare con la sua natura, ancora denunciata dal nome che porta. Le domande che sorgono spontanee sono molto semplici. Come è nato questo mastodontico centro? Quali erano i suoi scopi e le sue funzioni? Quanto è costato e quali sono stati i suoi risultati? Come si è trasformato in un centro convegni? Perché è sempre al servizio del politico di turno? Della sua attività si ricordano i meeting d’incoronazione, ma di risultati legati all'agricoltura non né di ricordo alcuno.

Sono felicissimo che la Gabanelli ne abbia fatto un esempio positivo poiché di figure barbine nei media nazionali ne abbiamo fatte tante, Agazio regnante, che aggiungerne altre non mi sembra proprio il caso.

Credo che la Fondazione sia uno spreco per almeno tre motivi.

Il primo non mi sembra giustificato che una decina di ricercatori abbiano più di mille metri quadrati a testa. È uno spreco enorme, che si cerca di coprire con attività che nulla hanno a che fare con la ricerca, che sarebbe molto più produttiva e utile se svolta in collaborazione con un istituto universitario. Logisticamente non mi sembra il massimo della razionalità avere la Facoltà di Agraria a Reggio Calabria e un centro di ricerca sull'agricoltura a Lametia Terme. Questo è possibile solo perché siamo la regione più irrazionale del mondo. L'unica in Italia ad avere la giunta sparsa in mille appartamenti a Catanzaro e il Consiglio a Reggio Calabria, raggiungibile attraverso il percorso ad ostacoli dell'autostrada jadis dedicata al dio Sole. Vorrei ricordare che la Apple Computer è nata in un sottoscala ed è diventata una delle più innovative aziende del mondo, perché ha potuto concentrarsi sui risultati e non sul pagamento delle bollette. E poi che c'entrano convegnistica, turismo, attività teatrale, e maxi raduni per i concorsi con la ricerca nell'agroalimentare?

Il secondo motivo è proprio l'ubicazione. Certo che Lametia è baricentrica nella regione. Ma la sede del Centro Agroalimentare è ubicata pur sempre in una landa desolata priva di qualsiasi connotazione urbana, di una rete viaria decente, di un collegamento con mezzi pubblici, di servizi di ristorazione, e via dicendo. Mi chiedo se è concepibile creare la sede della Regione in un'altra landa desolata accanto all'Università Magna Grecia e un altro polo di ricerca a pochi chilometri di distanza. Quando avremo una realtà paragonabile ai college di Oxford e Cambridge o alla Facoltà di Agraria di Portici? Non possiamo continuare a confrontarci con il nostro passato, i nostri competitor stanno al Nord, agiscono in una condizione molto più civile, organizzata, efficiente, razionale. Perché gli unici veri calabresi di successo operano altrove?

Il terzo punto è un disappunto per la governance. Potrei riassumere il tutto in uno slogan: "la ricerca ai ricercatori". Qualcuno spieghi che ci fanno dei politici in un centro di ricerca. Pure loro occupati ad acchiappare le farfalle per impedire che rovinino i raccolti, o intenti a crearsi una clientela? Il principio di competenza vorrebbe che ciascuno si occupasse delle cose in cui ha un know-how specifico. E poi credo che se la Calabria è allo stremo, la principale responsabilità è proprio di chi l'ha governata per cui sarebbe logico attendersi che i responsabili fossero prontamente rottamati non riciclati per incarichi spesso ben remunerati dove non hanno alcuna specifica competenza. A prescindere dal compenso, il loro contributo è semplicemnte fallimentare.

Accolgo l'invito per una visita e un approfondimento perché credo sia utile e doveroso, con preavviso perché non credo nei blitz. Le valutazioni devono essere il frutto di un confronto sereno, una "due diligence" basata sui fatti e i risultati senza aver paura delle vacche di Fanfani.

La Fondazione Terina va valutata in un sistema. Presa isolatamente potrebbe anche risultare una idea valida. Credo che abbia un fiato molto corto per arrivare lontano, se non diventa una realtà viva e dinamica in grado di generare ricerca, di provocare spin-off, di liberarsi della cannula dei finanziamenti pubblici per sopravvivere. Ci hanno provato in tanti in Calabria CRAI, CUD, TESI …

Oreste Parise


C OP Y R I G H T

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