Agenzia delle Entrate, la centralizzazione federaleAnno IX num. 27 del 10/07/2010) |
Rende, 9 luglio 2010
Un palazzo unico dove sono concentrate tutte le funzioni, dal catasto all'Ufficio del Registro. L'Agenzia delle Entrate si razionalizza ma non riesce a diventare "user friendly". Una concentrazione di potere che si presta ad arbitri e abusi.
di Oreste Parise
Non tutti se ne sono accorti ma dalla scorsa primavera una rivoluzione in gran silenzio è arrivata nel cuore del mondo del fisco. Non senza ombre e inquietudini sullo sfondo, come è normale che avvenga dalle nostre parti. Da fine marzo non sono più infatti i distretti locali a poter decidere in merito alle ispezioni, ai loro relativi risultati, a proposito delle carte da tenere nei cassetti e quelle invece da rispolverare in gran fretta. Tutto, ma proprio tutto invece, come e più di prima, è passato nelle mani delle agenzie provinciali territoriali che d'improvviso sono diventate una sorta di Vaticano in materia. In tutti i sensi. Poi una mente perversa ci mette due secondi a capire che se dai tutto il potere a chi già lo gestisce da anni ne viene fuori un capolavoro (in negativo ovviamente) ma è il minimo che poteva capitare con l'aria che tira.
Mezzoeuro inizia con questo numero un viaggio nelle agenzie territoriali provinciali della regione partendo ovviamente, e prossimamente, da quella di Cosenza che fa la voce grossa in materia.
Per chi avesse sottovalutato la faccenda stiamo parlando di un'autentica macchina da guerra, l'agenzia appunto. È qui che si decide quali aziende mandare gambe all'aria, quale professionista affermato o sfortunato mettere sotto pressione, quale disgraziato contribuente (o non contribuente) mettere sotto tiro. La partita è alta perché ha che fare con il recupero dell'evasione che è ormai al primo punto nella voce d'entrata di ogni governo, stante il chiaro di luna progressivo in materia di Pil. E allora le agenzie territoriali fanno il bello e il cattivo tempo. A loro tocca rispolverare la cartella giusta così come tocca invece non toccare quelle che non si devono toccare. È storia di tutti i giorni del resto e alle nostre latitudini, quando prendi il caffé da 40 anni con le stesse persone quando finisci di lavorare, tutto può accadere. Ma proprio tutto.
Strano Paese il nostro, del resto. Nel bel mentre il federalismo fiscale costituisce il primo punto dell'agenda politica, si attua una centralizzazione selvaggia, eliminando tutti i riferimenti territoriali. Non si tratta di privati o enti locali, ma è lo stesso Stato che disfa con la mano sinistra quello che costruisce con la destra. Il caso di Cosenza è emblematico. C'è da dire che non è un caso particolare perché si sta cercando di attuare la stessa politica su tutto il territorio nazionale. Ma l'uniformità di comportamento spesso costituisce una ingiustizia di fondo, quando le condizioni di partenza sono notevolmente diverse. È un po' come voler far gareggiare un diversamente abile insieme agli altri.
Si è, infatti, deciso di concentrare tutti i servizi sul territorio in un unico organismo provinciale. Vi sono degli ovvi vantaggi, poiché non si deve più andare a zonzo per la ricerca del catasto o dell'ufficio che si occupa dell'imposta sulle successioni. Il fisco con tutte le sue mille implicazioni sta in quel palazzo giallo in Via Popilia, maledetto dai più. La concentrazione in un unico edificio di tutti i servizi fiscali non si è limitato a eliminare tutte le sedi sparse per la città, ma si è colta l'occasione per chiudere anche tutte le rappresentanze sul territorio. L'Agenzia delle Entrate serve così l'intera provincia. Da Roseto Capo Spulico a Tortora da Amantea a Campana devono tutti recarsi lemme lemme a Cosenza per il disbrigo delle proprie pratiche, con un viaggetto di un centinaio di chilometri, che paiono molti di più per lo stato delle strade, le frequenti interruzioni e così via. Come succede a Vibo e Crotone, dove le distanze massime sono più che dimezzate. Una eguaglianza diseguale.
Poiché il rapporto con le tasse è sempre assai traumatico dal tempo dei pubblicani ed anche oltre. È difficile creare un rapporto “user friendly” quando si è consapevoli che si va li fondamentalmente per essere tosati. E in Italia non è certo una scherzo se siamo il Paese con la pressione fiscale più elevata e la peggiore qualità dei servizi pubblici. Ma questo non è certo colpa dell'Agenzia.
Se non riusciamo proprio a immaginare che l'agente fiscale sia un amico, almeno ci accontenteremmo di trovare efficienza, competenza e professionalità. Servizi veloci, risposte pronte in modo da risparmiare l'unica cosa che non costa nulla, il tempo e la nevrosi da fila. Ma questo non ci è stato risparmiato, a Cosenza. Le attese sono endemiche, le file chilometriche, il disbrigo delle pratiche lento e macchinoso. Con la soddisfazione dei professionisti o delle agenzie specializzate che nella disfunzione esaltano il loro ruolo, sarebbe forse più appropriato dire la tasca, ma è preferibile un livello aulico per volare in alto.
La centralizzazione dei servizi ha comportato la conseguenza di concentrare nelle mani del responsabile dell'ufficio un potere enorme e largamente discrezionale. E spesso la discrezionalità si fa sentire in maniera nefasta per il cittadino, il quale viene sapere di essere stato fucilato quando è già morto. Chissà perché nel mondo degli umani conosciamo il telefono, l'email, gli sms, il megafono, il tam tam per comunicare e nel mondo del fisco sono totalmente sconosciuti. Non capita mai di ricevere una comunicazione per avvertire che è già pronto il plotone di esecuzione, almeno per prepararsi psicologicamente.
La discrezionalità si trasforma in vero e proprio abuso “legale”, come nel caso delle cartelle pazze che arrivano senza preavviso. Fulmini a ciel sereno che provocano un vero e proprio trauma.
In recente incontro tra I'Agenzia delle Entrate ed Equitalia Etr spa, si è discusso, come si legge nel comunicato stampa diffuso a conclusione della “collaborazione strutturata, concepita per rafforzare iniziative tese a garantire lo svolgimento di tutte le attività necessarie a tutelare adeguatamente la pretesa erariale” e qualche brivido ghiacciato percorre la schiena a leggere che “si intende assicurare un servizio da rendere al cittadino contribuente nel rispetto delle prerogative di legge”.
Quello che si vorrebbe è una gestione a tutela del cittadino nei confronti delle pretese del fisco, un confronto sereno. Ma presto andremo a fondo in materia.
Egregio direttore,
le scrivo, in qualità di responsabile della direzione provinciale di Cosenza, a proposito dell'articolo, pubblicato sul suo giornale in data 17 luglio, dal titolo “Cartelle da affossare e cartelle da rispolverare” sicuramente annoverabile per l'inventio letteraria contenuta ma non certo per l'oggettiva e accurata informazione veicolata al lettore.
L'articolo, con non poche affermazioni arbitrarie e argomentazioni approssimative, offende, pesantemente e gratuitamente, l'Agenzia delle entrate, quale ente pubblico preposto a funzioni e compiti, attribuiti dalla legge in materia di entrate tributarie, e improntati ai principi della legalità, imparzialità e trasparenza e, nello specifico, la Direzione provinciale di Cosenza quale espressione organizzativa a livello provinciale e tutti i dipendenti che quotidianamente, con impegno e professionalità, pur con i limiti umanamente ammissibili e comprensibili, esplicano un servizio alla collettività e, quindi, a tutti i cittadini nel cui interesse, costituzionalmente garantito, l'Agenzia svolge la sua attività.
L'impostazione ed il contenuto dell'articolo riconducono, al contrario e in maniera caricaturale, l'attività dell'Agenzia delle entrate a quella di uno Stato vessatorio, autocratico, tiranno ed ingiusto, frutto di un retaggio di tempi lontani, diffondendo inoltre un'immagine della Dp cosentina del tutto scollegata dalla realtà concreta.
Il dovere alla chiarezza e l'interesse a non alimentare la confusione del lettore/cittadino mi impone di interrompere un cortocircuito informativo, come quello in cui si afferma testualmente “si è infatti deciso di concentrare tutti i servizi sul territorio in un unico organismo provinciale” e ancora “la concentrazione in un unico edificio di tutti i servizi fiscali non si è limitato a eliminare tutte le sedi sparse in città ma si è colta l'occasione per chiudere anche tutte le rappresentanze sul territorio”.
Se il giornalista si fosse documentato e avesse opportunamente verificato i fatti, così come l'etica professionale richiede, avrebbe evitato di confezionare un prodotto fortemente condizionato dalla carenza di circostanze comprovate e se ella, direttore del giornale, avesse chiesto al giornalista conto della fondatezza delle informazioni, avrebbe prima della pubblicazione sfrondato l'articolo di quelle banali quanto svianti riflessioni offerte ai lettori.
La realtà è che dal 15 marzo del 2010, come ampiamente e correttamente riportato sui principali media regionali, l'attivata direzione provinciale di Cosenza, istituita a fronte dei quattro preesistenti uffici locali, si articola in due aree di staff al direttore provinciale, un ufficio controlli, quattro uffici territoriali quali Cosenza, Castrovillari, Paola e Rossano, ubicati nelle sedi degli ex uffici locali.
In particolare, gli uffici territoriali svolgono, limitatamente al territorio su cui hanno competenza, tutte le attività che interessano la generalità dei contribuenti come quelle di assistenza ed informazione, la gestione dei tributi e i rimborsi (quelli Iva, per ragioni di uniformità delle lavorazioni e garanzia dei contribuenti, sono attribuiti in via esclusiva all'Ut di Cosenza) nonché una parte dei controlli fiscali che per le caratteristiche delle fattispecie accertative non sono di norma trattate dai professionisti. È del tutto evidente, pertanto, che “le rappresentanze sul territorio” sono state mantenute.
Soltanto l'ufficio controlli, che si occupa dei controlli fiscali non di competenza degli uffici territoriali, e l'ufficio territoriale di Cosenza, limitatamente ai rimborsi Iva, hanno competenza sull'intera provincia. Tali accorgimenti organizzativi, frutto non di estemporanee iniziative locali ma di provvedimenti varati dagli organi centrali dell'Agenzia delle entrate, nel quadro di una più vasta riorganizzazione dell'amministrazione a livello nazionale, rispondono all'esigenza di razionalizzare e potenziare le attività di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, da un lato e, dall'altro, di presidiare il delicato terreno dei rimborsi Iva con una struttura dedicata, capace di superare i frazionamenti e le possibili disomogeneità di trattamento dei contribuenti che caratterizzavano la precedente organizzazione.
Non è poi dato sapere su quali fatti concreti il giornalista afferma che “non sono più i distretti locali a decidere a proposito delle carte da tenere nei cassetti e quelle invece da rispolverare in gran fretta”, in base a cosa “è qui (Agenzia di Cosenza) che si decide quali aziende mandare gambe all'aria, quale professionista affermato o sfortunato mettere sotto pressione, quale disgraziato contribuente (o non contribuente) mettere sotto tiro” ed ancora “fanno il bello ed il cattivo tempo. A loro tocca rispolverare la cartella giusta così come tocca invece non toccare quelle che non si devono toccare”.
In definitiva, l'Agenzia delle entrate di Cosenza viene rappresentata come un luogo dove l'arbitrio e l'attentato ai diritti dei cittadini costituiscono (illecita) pratica quotidiana senza il benché minimo elemento a supporto.
Restando a disposizione per ogni ulteriore approfondimento sui fatti in questione, La invito a pubblicare le presenti osservazioni nel pieno rispetto del diritto di replica.
Distinti saluti.
Filomena De Franco, Direttore Provinciale Agenzia delle entrate)
Il pezzo a cui fa riferimento il direttore provinciale di Cosenza dell'Agenzia delle entrate, pubblicato da questo settimanale, tutto aveva in programma fuorché fornire un'informazione distorta, peggio ancora contorta, comunque inadeguata ai nostri lettori.
Il direttore De Franco, peraltro con una replica garbata e dobbiamo ammettere dialetticamente di rilievo, ha spiegato nel pezzo che è in pagina perché e soprattutto in quali punti il nostro precedente servizio non è a parer suo adempiente ai canoni d'informazione. Quello che ci sta un po' meno in tutta questa vicenda è il porre l'accento sulla scarsa sensibilità giornalistica nonché professionale dell'estensore del pezzo e del direttore del settimanale, rei entrambi di aver prestato poca attenzione ad alcuni passaggi. Non è andata così o quantomeno se così è apparso al direttore provinciale ce ne scusiamo senza riserve.
Rimaniamo convinti altresì del ruolo fondamentale che gioca l'Agenzia nel territorio provinciale così come eravamo e rimaniamo convinti che chi ha responsabilità al suo interno non difetta certo di competenze e senso civico. Altro è porsi poi alcune domande di carattere gerenale e di interesse comune a mezzo stampa, che è poi il nostro dovere senza peraltro avere la benché minina intenzione di diffamare nessuno. Ne ora né mai.
Mezzoeuro
(Mezzoeuro, num. 29 del 24 luglio 2010)
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