New town, questione tecnica o politica?

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno IX num. 39 del 2/10/2010)

Rende, 30 settembre 2010

La polemica sulla ricostruzione non accenna a diminuire

Nell'Almanacco della Scienza del CNR si ricordano i motivi tecnici che hanno indotto la Protezione Civile ad abbandonare il vecchio centro abitato.

Nell'ultimo numero dell'Almanacco della Scienza (N. 10 - 15 set 2010) un periodico edito dall'ufficio stampa del CNR è apparso un articolo a firma di Barbara Pittaluga, dove sono riassunti i risultati degli studi predisposti dalla Protezione Civile per la valutazione della pericolosità e del grado di rischio del vecchio centro abitato di Cavallerizzo, dopo la frana del 7 marzo 2005.

Gli studi sono stati effettuati dai tecnici del Dipartimento, dall'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, dal Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze e dal Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano con la società di spin-off Telerilevamento Europa, con lo scopo di valutare la possibilità di recuperare il vecchio centro abitato.

L'articolo citato (riportato ne riquadro, ed è consultabile in rete al sito http://www.almanacco.cnr.it/ ) riassume i risultati delle indagini effettuate su disposizione della Protezione Civile per decidere le sorti del centro abitato dopo l'evento franoso che lo ha colpito. Il rinnovato interesse per la vicenda è legato, come appare ovvio e inevitabile, alla procedura legale che ha prodotto una serie di sentenze incentrate su aspetti puramente formali. Una eventuale vittoria dei ricorrenti produrrebbe soltanto un ritardo per la necessità di dover porre un rimedio procedurale a qualche disattenzione burocratica.

Non vi è dubbio che maggiore interesse dovrebbe rivestire la risposta ad alcune semplici domande. Vi erano le condizioni per mettere in sicurezza l'abitato e riportare la popolazione negli edifici rimasti in piedi? Sarebbe stato possibile ripristinare la viabilità, i servizi, le infrastrutture come acquedotto, rete fognante, sistema d’illuminazione e così via? Si trattava di un "semplice" problema di soldi - un aspetto tutt'altro che trascurabile in ogni caso - o vi era l'impossibilità tecnica di ripristinare l'abitato?

A queste domande si è cercato di rispondere analizzando i dati disponibili, concentrati soprattutto nel periodo immediatamente antecedente. Quando si è rilevato un chiaro fenomeno di deformazione che viaggia alla velocità di un centimetro l'anno. In venti anni si produrrebbero crepe e torsioni dell'ordine di venti centimetri in grado di squilibrare in maniera irreparabile qualsiasi edificio.

Certamente, lo stesso Cnr, o tecnici che ad esso facevano riferimento, non è forse completamente esente da colpe, se per anni si è continuato a monitorare il territorio senza predisporre alcun piano di azione per evitare l'accumulo di acque meteoriche e di sorgente che hanno dato origine alla formazione di un vero e proprio lago sotterraneo. Un intervento tempestivo avrebbe forse potuto evitare il precipitare della situazione, o almeno spostarlo nel tempo. L'inerzia ha definitivamente compromesso l'equilibrio idrogeologico rendendo inevitabile il "trasloco".

Dopo cinque anni, si può dire che quasi nulla è stato fatto per individuare le cause e accertare le responsabilità. Tutti hanno preferito concentrarsi sul futuro e sulla destinazione dei fondi della ricostruzione. Il terremoto dell'Aquila e le polemiche che hanno investito la Protezione Civile e la sua politica di costruzione di "new town", in luogo della ricostruzione dei centri storici hanno investito anche le decisioni su Cavallerizzo, diventato un ulteriore esempio di una politica considerata sbagliata. Ovviamente non esiste una soluzione unica per tutti i casi. Si presentano condizioni e situazioni molto diversificate che vanno valutate separatamente. Il rischio terremoto investe intere aree e non può essere minimizzato con un trasferimento dei centri abitati di qualche chilometro. La politica corretta è l'adozione di tecniche costruttive idonee. Le fragilità del terreno, le condizioni idrogeologiche, la conformazione orografica sono peculiari del sito. Una valutazione tecnica può dare delle "certezze", per quanto consentito dalle conoscenze scientifiche e dagli strumenti tecnici disponibili in quel determinato momento.

Nel caso di Cavallerizzo, i motivi che hanno determinato la decisione del trasloco sono due (copiate esattamente nei termini in cui appaiono nello studio per evitare di deformare il significato tecnico di quanto riportato nell'articolo):

Ci si può domandare cosa è successo negli anni successivi e se sono state disposte rilevazioni per verificare se la deformazione si è arrestata. Cosa è successo in questo ultimo quinquennio? Si può immaginare che sull'onda dell'emozione è stata presa una decisione affrettata? Apparentemente tutto è rimasto immobile, a dispetto delle pessime condizioni metereologiche degli ultimi due inverni che hanno rovesciato nell'area quantità d'acqua insolitamente elevate.

In assenza di dati, ci si può avvalere di una rilevazione nasometrica, di una osservazione dello stato dei luoghi e dei movimenti rilevabili con una ispezione diretta dei luoghi. Certamente la deformazione rilevata nel periodo precedente è continuata anche negli anni successivi, come testimoniano le crepe che si allargano sempre più in un numero crescente di abitazioni. Si può ragionevolmente sostenere che le tre frane rilevate sono tuttora attive e il terreno non ha ancora trovato un nuovo equilibrio, Neanche oggi si potrebbe immaginare una manipolazione dell'area per il ripristino delle condizioni di agibilità dell'abitato.

Si può considerare definitivamente chiusa la polemica? Si può affermare che da tutto questo si evince con chiarezza che non vi erano le condizioni tecniche per poter mettere in sicurezza il vecchio centro abitato, dotarlo dei servizi necessari, collegarlo con il resto del territorio e consentire agli abitanti di far ritorno alle proprie case, almeno quelle rimaste in piedi dopo quel fatidico 7 marzo? Purtroppo non sarà certamente così, perché al di là dell'aridità dei dati, vi è uno sparuto gruppo di cittadini che continuano a ragionare in termini sentimentali, mossi da emozioni e interessi personali, a dispetto di qualsiasi evidenza tecnica.

La risposta non può però avere né un carattere sentimentale, né una coloritura giuridico-amministrativa. Necessariamente bisogna trovare risposte sul piano scientifico, presentare una ipotesi di ripristino del centro abitato che abbia i requisiti tecnici e le risorse economiche per poter essere realizzata.

L'orologio del cantiere del nuovo centro abitato indica che mancano ormai meno di tre mesi alla consegna delle abitazioni. Se i tempi saranno rispettati, il prossimo anniversario potrebbe trasformarsi in una grande festa, poiché comunque finisce una fase, si completa la ricostruzione. Per la grande maggioranza sarà un grande sollievo, poiché troveranno condizioni certamente più consone rispetto alle sistemazioni provvisorie in cui sono state costrette in questi anni.

Si spegneranno i riflettori sull'evento che diventare solo un caso di studio, lontano dagli interessi della politica. Resteranno tuttavia molti problemi irrisolti, come l'utilizzazione dell'abitato che ancora resiste alle provocazioni della natura e un patrimonio agrario che rischia di essere completamente abbandonato.

In tutti i casi simili, come Laino o Pentadattilo hanno mostrato che è difficile fare piani o inventarsi soluzioni. Sarà l'incuria e l'abbandono a prevalere. In molti resterà nel cuore un velo di nostalgia, una stretta al cuore nel vedere degradare lentamente il luogo dei propri ricordi.


Cavallerizzo, dopo la frana il ‘trasloco'

(Almanacco della Scienza. N. 10 - 15 set 2010, Quindicinale a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche

A seguito della frana del 7 marzo 2005, la Protezione civile ha disposto studi per la valutazione della pericolosità e del rischio nel centro abitato di Cavallerizzo del comune calabrese di Cerzeto. Gli studi sono stati eseguiti sia dalle strutture stesse del Dipartimento che dall'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, dal Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze e dal Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano con la società di spin-off Telerilevamento Europa.

Dai dati raccolti sono emerse condizioni di rischio estremamente elevate per la popolazione della zona, in quanto Cavallerizzo è risultata essere interessata per tutta la sua estensione da tre frane posizionate su una deformazione gravitativa profonda di versante. Inoltre, è stata rilevata una notevole sismicità, dovuta alla faglia San Fili-Cerzeto-San Marco Argentano, che attraversa interamente l'area e che per le sue caratteristiche geologico-strutturali e geomorfologiche è da considerarsi capace di generare terremoti e conseguenti movimenti franosi sismo-indotti.

"In seguito a queste rilevazioni si è deciso, per garantire alla popolazione un adeguato livello di sicurezza, di proporre di spostare l'intero abitato in una zona più sicura", spiega Fausto Guzzetti, direttore dell'Irpi-Cnr. "L'area di Pianette, posta immediatamente a est del centro abitato di Cerzeto, sul versante opposto a quello di Cavallerizzo, prescelta per il nuovo insediamento garantisce condizioni di sicurezza idrogeologica e sismica nettamente migliori e risponde alla necessità, espressa dalla comunità locale, di non distanziarsi eccessivamente dal vecchio centro abitato. Infine, le condizioni geologico-morfologiche dell'area di Pianette risultano idonee alla costruzione di un numero sufficiente di edifici, senza che siano soggetti a pericolo di frana o inondazione".

Gli studi condotti nell'area interessata dallo smottamento hanno incluso indagini geologiche e geomorfologiche di dettaglio, una campagna geognostica con l'installazione di strumentazione di monitoraggio in situ, un'analisi per la valutazione della risposta sismica locale e l'analisi di immagini satellitari radar ad apertura sintetica (Sar) e ottiche ad alta risoluzione, mediante tecniche avanzate di elaborazione dati.

"L'analisi delle immagini Sar riprese nel periodo 1992-2005", conclude il direttore dell'Irpi-Cnr, "ha evidenziato in modo inequivocabile la presenza di movimenti della superficie topografica estesi su tutto il centro abitato, rilevando velocità di deformazione medie dell'ordine di circa 1 cm/anno. I dati ottenuti con il telerilevamento sono stati confermati da sopralluoghi in situ e dal confronto con la rete di monitoraggio a terra installata dal nostro istituto". (Barbara Pittaluga)

Fonte: Fausto Guzzetti, Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica, Perugia, tel. 075/5014413, email fausto.guzzetti@irpi.cnr.it


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