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I veleni di Shangai

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num 1 dell'8/1/2011


Rende, 5/1/2011

L'expo di Shangai è stato un sicuro successo per il padiglione italiano, un successo calabrese dovuto all'impegno di Beniamino Quintieri e all'estro e all'inventiva di Mario Occhiuto. Un articolo a firma di a firma di Giampaolo Visetti e Carlo Bonini pubblicato su "La Repubblica" del 3 dicembre scorso presenta uno scenario inquietante di gare d'appalto poco trasparenti e favoritismi ai soliti noti. Ma il Commissario straordinario ribatte punto per punto con una nota molto polemica.

Spente le luci sull'Expo di Shangai, il bilancio italiano della manifestazione può dirsi ampiamente positivo per la straordinaria affluenza di pubblico al padiglione italiano. Secondo le statistiche ufficiali si sono registrate 7,3 milioni di presenze controllate attraverso sistema elettronico di rilevazione. Solo il padiglione cinese lo ha superato per numero di visitatori e questo non fa molta meraviglia considerato che giocava in casa e l'universo cinese costituisce un continente che conta tre volte la popolazione dell'intera Europa.

Il 3 dicembre scorso su "La Repubblica" appare un articolo a firma di Giampaolo Visetti e Carlo Bonini che contiene una serie di considerazioni al curaro che gettano lunghe ombre su tutto l'operato del Commissario straordinario che ha curato la manifestazione. Ne segue una piccata risposta dello stesso che si può leggere sul sito del governo italiano.

Il regista dell'intera operazione, definito timoniere nell'articolo citato, è Beniamino Quintieri, "economista di origini calabresi, docente universitario, Cavaliere di Gran Croce della Repubblica, già presidente dell'Ice dal 2001 al 2005, con il primo governo Berlusconi. Le chiavi dell'Expo di Shanghai, organizzazione e cassa, gli vengono consegnate nell'agosto 2007 dal governo Prodi, con la nomina a Commissario straordinario". Beniamino Quintieri è calabrese non solo di origine, ma vive la Calabria ogni qual volta i suoi impegni professionali e istituzionali glielo consentono, ha sempre difeso la sua terra. Il suo operato ha ricevuto nel corso degli anni un apprezzamento bi-partisan e in tutto questo lungo periodo che è rimasto sotto i riflettori della politica non è mai stato sfiorato da alcuno scandalo.

Quali sono le accuse mosse al Commissario nell'articolo? Una gestione che assomiglia molto al metodo della"cricca" Balducci, gare disinvolte per favorire imprese amiche e malleabili, il favoritismo campanilistico-familiare, con conseguente girandola di affari e di soldi. Non vi è dubbio che l'importanza dell'evento ha smosso interessi molto rilevanti, che vanno al di là delle cifre. Secondo i dati forniti dallo stesso commissario, lo stanziamento complessivo ammonta a 32 milioni di euro distribuiti nel quinquennio 2007/11. A consuntivo si è ottenuto un risparmio di tre milioni di euro, e già questo costituisce una novità positiva, considerato che nelle occasioni precedenti riguardanti i grandi eventi, le previsioni iniziali sono risultate sempre inferiore alle spese effettive per importi considerevoli. Il primo giudizio deve essere basato sui risultati, che sono andati oltre ogni più ragionevole aspettativa. L'expo asiatica è risultata una vetrina eccezionale per il sistema paese, un operazione di marketing territoriale che darà certamente i suoi frutti anche sotto il profilo commerciale. Questo è un successo che si deve attribuire a tutto lo staff, ma indubbiamente il merito maggiore va al principale responsabile, che ha saputo coordinare tutta la complessa attività, rispettare i termini di ultimazione dei lavori, fornire servizi apprezzati da tutti i visitatori, risolvere tutte le difficoltà logistiche che si presentavano per la lontananza del sito, le differenze linguistiche e culturali, la complessità legislativa, la rigorosa normativa locale coniugata con la pignoleria orientale.

"L’attività del Commissariato è sempre stata ispirata al rispetto dei principi di trasparenza e buona gestione in ottemperanza sia delle disposizioni nazionali che dei regolamenti cogenti del BIE (Bureau International des Expositions) e delle normative cinesi. Ancorché il Commissariato potesse operare in regime di deroga alle norme di contratti, così come indicato nella legge istitutiva del Commissariato (L.296/06) sono state esperite ben quattro gare europee. Nessun ricorso è stato proposto dai numerosi soggetti che hanno partecipato alle suddette gare, né avverso la formulazione dei bandi, né avverso le procedure di aggiudicazione e ciò è a dimostrazione dell’assoluta regolarità e legittimità degli atti amministrativi posti in essere dal Commissariato" afferma Beniamino Quintieri.

Se in tutte le occasioni dei grandi eventi precedenti si fosse registrato un successo minimamente paragonabile all'Expo di Shangai tutte le polemiche che hanno accompagnato i mondiali di calcio, i summit internazionali e altri simili si sarebbero spente ben presto, poiché i risultati avrebbero parlato da soli. Questo non assolve i responsabili di eventuali reati, ma è un giudizio che deve riguardare la magistratura, chiamata ad esprimersi qualora vi fossero estremi di reato. Nella sua nota il commissario ha difeso con grande passione il suo operato, sottolineando il puntuale rispetto della normativa, che consente una grande flessibilità nel suo operato.

Fino a prova del contrario Beniamino Quintieri gode di una stima generale da parte di chi lo conosce, lontano dal cliché di arroganza e di esibizione di potere e danaro che contraddistingue gli appartenenti ai "furbetti del quartierino" o alla cricca Balducci & C. La sua specchiata moralità, la competenza e capacità ne fanno un testimonial di una Calabria diversa, una terra maledetta capace di produrre uomini di assoluto valore. Nell'articolo citato la "calabresità" assume una connotazione fortemente negativa, un marchio infamante che colpisce chi ne è portatore. E' l'humus culturale della regione che impedisce ai suoi uomini migliori di emergere. Essi sono costretti a esaltare le proprie capacità altrove, liberi dai vincoli e dai condizionamenti di una classe dirigente castale, che mortifica le intelligenze e le capacità. La Calabria non è solo 'ndrangheta, una organizzazione criminale molto pericolosa e ramificata, ma è bene ricordare che è costituita da una assoluta minoranza della popolazione della regione. Non si può ripetere oggi il cliché dei bruzi criminalizzati dai romani per il loro aiuto ai cartaginesi nelle guerre puniche.

Viene additato come uno scandalo l'utilizzo di qualche conterraneo, quasi fossero degli appestati. I risultati conseguiti testimonia che si è saputo creare una squadra vincente, che ha saputo superare tutti gli ostacoli. Delle centinaia di persone che hanno collaborato alla realizzazione dell'evento fieristico vengono ricordati, con evidente giudizio negativo, solo i pochi calabresi. Francesco Paravati, genero dell'ex presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, responsabile dell'ufficio stampa, giornalista pubblicista e avvocato iscritto all’albo professionale dal 2001 il quale ha collaborato con numerosi enti e testate tra cui il Sole 24 ore e Fiera di Roma, selezionato per le precedenti attività svolte sia in Cina che in altri Paesi nell’ambito dell’internazionalizzazione delle aziende italiane.

Ernesto Miraglia, direttore del padiglione che ha due grandi difetti di essere trentaquattrenne e per di più di origini calabresi, la cui nomina è stata sponsorizzata dal ministro Brunetta, accusato di non aver alcuna esperienza nel campo fieristico. "Giova precisare che il Dott. Miraglia, residente da anni ad Hong Kong, vanta un curriculum di tutto rispetto avendo acquisito un’importante esperienza decennale all’estero (in Sud America ed in Asia) ed è anche grazie all’efficienza organizzativa e alle capacità manageriali del Dott. Miraglia che il Padiglione è stato premiato da parte degli organizzatori cinesi come “Padiglione Modello”, nella nota.

Maria Quintieri, figlia del commissario, il quale ha però precisato che "si è affiancata saltuariamente e a titolo completamente gratuito ai numerosi giovani volontari che hanno supportato lo staff del Commissariato Generale durante i sei mesi dell’Expo".

Un altro colpevole di calabresità è l'architetto Mario Occhiuto, che ha realizzato uno degli angoli più suggestivi del padiglione Italia, ed è progettista e direttore dei lavori del padiglione del Giappone, un ulteriore successo italiano. E calabrese, che nell'articolo non vine neanche menzionato. Si è anche preso la briga di inserire Cosenza tra le città rappresentate in maniera molto suggestiva nel "Prisma", da lui ideato e realizzato, un campanilismo di cui sono grati tutti i calabresi.

Altre nomine contestate sono quella dell'architetto ventiseienne Valentina Romano nominata responsabile tecnico del padiglione, poiché è figlia del capo del cerimoniale del Quirinale. "Scelta per il proprio curriculum e la sua attività è stata regolata con un contratto di collaborazione per gli aspetti tecnici. Non ha pertanto mai rivestito, come riportato nell’articolo, il ruolo di “responsabile tecnico del progetto” per il quale è stata incaricata una importante società internazionale operante in Cina, Bureau Veritas Consulting Co Ltd che disponeva delle competenze necessarie per svolgere un compito così complesso", si legge nella nota del commissario. Infine, l'affidamento del servizio di catering a Stefano Russo, genero di Gianni Letta, e alla famiglia Ottaviani cui appartiene la società di catering "Relais le Jardin", che per accendere i fornelli a Shanghai sia costretta ad acquistare le licenze per operare in Cina in fretta e furia dal ristorante "That's amore" dei fratelli Morano. Anche loro di origini calabresi. Anche loro. Ahi!

Anche qualora si trattasse di nomine arbitrarie, il commissario meriterebbe comunque un plauso per aver saputo limitare a un numero così ristretto il richiamo nepotistico, che può ben dirsi inesistente in questo caso considerata il carattere gratuito della presenza della figlia, e resistere al condizionamento del potere. In nessuno dei pur numerosi scandali in tutta la penisola, l'appartenenza territoriale è stata considerata una colpa in "re ipsa", senza alcun riferimento a specifiche contestazioni.

Il successo della manifestazione avrà una lunga coda. A norma di regolamento, i padiglioni dell’Esposizione, tranne quello del Paese ospitante, devono essere smantellati al termine della manifestazione, con spese a carico del paese titolare. Si farà una eccezione per quello italiano, poiché le autorità cinesi hanno manifestato interesse a mantenerlo nella sua interezza e nella sua attuale collocazione per la qualità architettonica e strutturale dell’edificio. Questo consentirà anche un risparmio e resterà un segno indelebile nel panorama urbano di Shangai come simbolo della partecipazione straniera alla più grande esposizione universale mai realizzata. "Inoltre, contrariamente a quanto riportato nell’articolo, il Padiglione non sarà utilizzato ad uso commerciale ma sarà destinato con grande soddisfazione alla promozione del Sistema Paese Italia" precisa il commissario.

C'è da chiedersi qual'è l'interesse a sollevare dubbi e perplessità sulla conduzione di un evento che all'indubbio successo può vantare una grande risonanza positiva che contribuirà all'immagine dell'Italia nel mondo. E' un successo anche calabrese, ma forse da questo la regione ne trarrà ben poco poiché il suo contributo non è stato messo in alcuna evidenza; né vi è stata un qualche interesse da parte del suo sistema produttivo. Si tratta di un successo individuale, ascrivibile ai singoli che vi hanno partecipato poiché non è riuscito ad assumere alcun carattere sistemico con il coinvolgimento istituzionale. Forse una parte della colpa è da attribuire al momento di cambiamento del potere politico e alla mancanza nel periodo di transizione di un una rappresentanza istituzionale in grado di assumere decisioni rapide ed efficaci.

Le critiche mosse nascono dalla ipotesi che la gestione di questo evento sia assimilabile agli altri grandi eventi che sono stati oggetto di una inchiesta giudiziaria ancora in corso. Tuttavia il suo carattere internazionale lo distingue nelle procedure e nei metodi dai grandi eventi gestiti da quella che è stata denominata "la cricca", poiché soggetta ad accordi sottoscritti con le autorità cinesi che poneva una riserva a favore delle ditte nazionale per i lavori più importanti.


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