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Toh! Si rivede il PSDI
di Oreste Parise
Mezzoeuro Anno X num. 12 del 26/3/2011
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Rende, 24/3/2011
Antonio Chiappetta è il neo segretario del PSDI che sta per Partito
Socialista Democratico Italiano. Dopo l'esperienza nell'Idv tenta la strada
internazionale con un inedito aggancio con l'SPD tedesco
Sulla scena politica appare una vecchia e gloriosa sigla, il PSDI, che ha
scritto la storia della prima repubblica partecipando a tutti i governi di
centro-sinistra. Un partito minoritario che ha costruito un grande potere per
la sua condizione di minoranza in grado di garantire la governabilità di un
sistema instabile.
Intervista ad
Antonio Chiappetta
- Non è una sigla troppo antica quella del PSDI, troppo..... sorpassata?
Non è tardi per un ritorno al passato?
- Niente affatto. A parte che è proprio grazie a quella sigla e agli
uomini che ci hanno creduto, a cominciare da Saragat, che l'Italia si è
saldamente inserita nel mondo occidentale. Se la immagina una situazione
italiana come quella della Polonia attuale, che sta ancora scontando i
disastri del comunismo? E poi il senso vero della socialdemocrazia è
europeo. Pensi che noi suggeriamo ai nostri iscritti la doppia tessera:
del Psdi italiano e della SPD tedesca.
- Una doppia tessera, per una appartenenza a una formazione
politica lontano mille anni luce dalla nostra concezione di politica?
- Proprio così. Tenga conto che non solo abbiamo chiesto di diventare una
sezione della Socialdemocrazia tedesca, ma ci risulta che non esistano
altri esempi, in Italia, di adesioni al partito di Willy Brandt, al
partito dei costruttori dell'unità europea.
- Magari ne avrete anche importato il programma.
- Esattamente. Sarà visibile a giorni sul nostro sito in italiano, esiste
in tedesco e in inglese, e dice cose assolutamente di sinistra: come una
vera uguaglianza sociale, il rispetto della natura e di ogni diversità,
il reddito minimo di cittadinanza, la cogestione delle aziende, una sana
politica dell'accoglienza eccetera. Insomma il contrario di quello che fa
questo governo di stampo leghista. E le assicuro che in Germania ed in
Europa non si tratta solo di parole. Occorre fare uno sforzo per
applicarle anche in Italia, ma mi sembra che i tempi siano ormai
maturi.
A me sembra che in Italia prevalgano fortemente i partiti leaderistici,
come il PDL. Ma, in fondo, anche FLI, l'IDV e perfino Casini sono partiti
fondati sul carisma dei leader. Il PD non è esente da questo virus, ma
non riesce a trovare un capo carismatico.
Infatti, ed è di tutta evidenza il baratro nel quale siamo sprofondati:
morale prima ancora che economico. Una logica conseguenza della eccessiva
personalizzazione della politica. In Francia c'è qualcosa di vagamente
rassomigliante con Sarkozy, ed anche lì non sono mai stati peggio.
- In Germania invece c'è il trionfo del grigiore.
- Si, ma ci sono anche un sistema sociale solidissimo, gli stipendi più
alti del mondo, un clima sociale eccellente.
- Sembra che lei descriva l'Eden politico. Ma cosa caratterizza il sistema
tedesco che lo rende così efficiente?
- Perché in Germania prevalgono le idee e non gli interessi personali. Lì
uno come Berlusconi non sarebbe stato nemmeno concepibile. Quel fenomeno
politico sarebbe stato stroncato sul nascere. In Germania c'è Schultz,
quello che Berlusconi lo ha messo alla berlina. E che noi proveremo ad
invitare a Cosenza.
- A proposito di Cosenza, vi siete schierati immediatamente a sinistra,
senza se e senza ma.
- Esiste un patto federativo con il Partito Democratico a livello
regionale, che non poteva essere disatteso. Poi, per esempio, abbiamo
subito intravisto in Vittorio Cavalcanti la migliore soluzione possibile
per Rende.
- Per il Comune di Cosenza invece, la scelta è stata più tormentata.
- Qui il centrosinistra era assai più frammentato. Comunque, il sindaco
uscente, un galantuomo, noto per le sue eccellenti capacità professionali
oltre che per una indubbia attitudine all'ascolto e alla duttilità,
appariva forse meno adatto di altri al governo di una città “dura” e
forse un po' “cattiva” come il capoluogo.
- Forse non è stato ben consigliato.
- È molto probabile. È chiaro comunque che ora molte cose stanno per
cambiare. Ed Enzo Paolini rappresenta una perfetta sintesi tra le
esigenze della città e i bisogni della gente e il necessario equilibrio
di una coalizione composita.
- Addirittura! Il confronto però è molto incerto, in tutte le realtà
provinciali.
- Sicuramente. Siamo impegnati, insieme con i molti compagni che si
stanno avvicinando, per poter ripresentare il nostro simbolo
dappertutto.
(OP)
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