|
Le ASI in Calabria sono da buttare
di Oreste Parise
Mezzoeuro Anno X num. 13 del 2/4/2011
|
Rende, 30/3/2011
Mario Capalbo, architetto prestato al sottogoverno
come membro del Consiglio di Amministrazione dell'ASI di Cosenza. Dopo aver
visto le carte, si ribella e denuncia i metodi spregiudicati e dichiaratamente
clientelari che ne caratterizzano la gestione. Ma a che servono questi enti e
quali funzioni reali svolgono? Ha risposto con la sua solita schiettezza
...
- Qualche giorno fa lei ha scritto una lettera aperta al presidente della
Regione Calabria per denunciare molteplici disfuzioni riscontrabili all'ASI
di Cosenza. Vogliamo riassumere cosa non funziona in questo ente?
- L'ente non funziona perché l'organo direttivo è completamente
esautorato dalle sue funzioni. Sono quattro o cinque mesi che non viene
convocato, non si riesce a fare una seria organizzazione dei servizi, una
seria politica del personale. Vengono, invece, fatte assunzioni e
nominati consulenti senza aver prima definito la qualità la tipologia e
la quantità dei professionisti necessari e senza alcuna evidenza
pubblica.
- L'ASI è una creatura quasi sconosciuta nella sua fattualità, non appare
mai nel dibattito politico, nella definizione della programmazione
industriale. È un ente fantasma ...
- L'ASI nasce con una legge nazionale ed ha il compito di facilitare gli
insediamenti produttivi, sia di carattere artigianale che industriale.
- Da un punto di vista giuridico e statutario hanno un ruolo ben definito.
Di fatto accade qualcosa di molto simile alle Comunità Montana. A giudicare
dai compiti loro assegnati dovrebbero essere dei soggetti della
pianificazione territoriale per superare le limitazioni dei piccoli comuni.
Nessuno ricorda di qualche opera importante o funzione svolta che possa
giustificare la loro esistenza. L'ASI è un ente inutile?
- Non sarebbe un ente inutile se funzionasse a dovere, poiché dovrebbe
fungere da volano per lo sviluppo industriale, facilitando l'insediamento
delle imprese. La legge consente loro di assegnare alle aziende lotti di
terreno a un prezzo calmierato per rendere appetibile l'investimento sul
nostro territorio.
- Dopo lo sforzo immane e lo spreco di milioni di euro, l'impredintoria qui
non esiste ...
- La struttura industriale è molto debole e lascia chiaramente intendere
che il risultato è stato molto inferiore alle attese e alle risorse
investite. Ma vi sono grandi disfunzioni strutturali nelle aree
industriali: servizi lacunosi o che non esistono affatto, in alcuni casi
non vi sono le fogne, le strade sono ridotte in condizioni miserevoli.
- Ma vi sono in Calabria delle vere zone industriali dotate di
infrastrutture adeguate alle esigenze degli imprenditori, dove questi possano
trovare le condizioni ottimali per il loro investimento?
- Oggi credo che in nessuna delle ASI di Cosenza si trovino zone
industriali aventi le condizioni ottimali per un insediamento. L'area di
Piano Lago, insieme a quella di San Marco Argentano e di Corigliano sono
le più conosciute potrebbe sembrare un fiore all'occhiello. Ma gli
imprenditori che vi operano, vivono quotidianamente varie disfunzioni e
difficoltà.
- La cosa più banale è osservare che non vi è alcun raccordo tra l'area
industriale e l'autostrada. Un autoarticolato trova grandi difficoltà a
manovrare bloccando il traffico della statale.
- Questo non dipende dall'ASI e credo che nel piano di riammodernamento
l'ANAS ha previsto la costruzione di uno svincolo per l'area industriale
che dovrebbe superare questa difficoltà.
- Si trattava di un esempio per dire che se un'area industriale manca
dell'acqua, manca dell'energia elettrica necessaria a far funzionare gli
impianti, manca dell'illuminazione, della rete fognante, del sistema di
depurazione degli scarichi industriali e così proseguendo, che area
industriale è?
- Manca soprattutto di un regolamento fatto bene, sebbene sia stato
rivisto qualche anno fa. Ho preso alcuni appunti per annotare i
cambiamenti necessari perché vi sono molti punti fragili. Non si capisce
bene chi è il Consorzio che viene richiamato ad ogni articolo. In teoria
dovrebbe fare molte cose per porre rimedio alle disfunzioni rilevate, ma
non viene mai concretamente definito nei compiti e nelle risorse di cui
può disporre. In queste condizioni è difficile ottenere dei risultati.
- Ritorniamo al punto da cui siamo partiti. A che serve questa ASI?
- In queste condizioni serve effittavemente a poco. Fin oggi il suo ruolo
lo ha svolto poiché ha consentito alle aziende di poter accedere ai fondi
agevolati con la messa a disposizione delle aree necessarie per gli
investimenti. Adesso vi sono dei fondi per le opere infrastrutturali a
valere sulle risorse del POR 2007/13, già previste da qualche anno, anche
non manca chi lo vuole sbandierare come un risultato della propria
azione.
- Partendo da questa considerazione, non sarebbe meglio abolire le ASI e
utilizzare i fondi per la costruzione delle infrastrutture necessarie alle
imprese?
- La sua abolizione potrebbe essere decisa solo in parlamento poiché sono
nate con una legge nazionale. È molto dubbio, tuttavia, che l'abolizione
dell'ASI potrebbe risultare in una maggiore efficienza e consentirebbe di
ottenere anche dei risparmi, poiché comunque occorrerebbe individuare un
soggetto chiamato a realizzare quelle infrastrutture.
- Cerchiamo allora di individuare quali azioni concrete potrebbe effettuare
l'ASI per favorire il sorgere di nuova imprenditoria sul nostro territorio.
- Basta fare un po' di surfing in rete per accorgersi della grande
differenza che vi è tra le varie ASI. Le nostre calabresi si distinguono
per la scarsezza di risultati e la carenza gestionale. Credo che tra i
responsabili va annoverata la politica gestionale della Regione che in
tutti questi anni quale azionista maggioritaria nell'ente ha svolto un
ruolo poco incisivo nella gestione, nel controllo e nella definizione
della normativa interna. Non c'è mai stata l'attenzione che questo ente
avrebbe meritato, altrimenti non si spiegherebbe perché in altre realtà
geografiche anche molto vicine a noi, le ASI hanno funzionato e hanno
funzionato bene. Devo dire però che pur tra tutte le difficoltà, quello
che è stato fatto, è stato fatto esclusivamente con risorse proprie e
della vecchia Cassa per il Mezzogiorno.
- Si tratta pur sempre di fondi pubblici. Come si finanzia un'ASI?
- I ricavi dell'ASI nascono dai servizi e dalla vendita dei lotti. L'ASI
ha un proprio piano urbanistico sovracomunale, che serve a individuare
delle aree dove collocare questi agglomerati e provvede alla
lottizzazione e all'esproprio. A questi fondi bisogna aggiungere gli
introiti dei servizi, come la depurazione, la raccolta delle acque nere,
la distribuzione dell'acqua, l'illuminazione ecc.
- C'è mai stato qualche tentativo di ottimizzazione delle risorse e degli
insediamenti industriali? Tutte queste zone industriali servivano al nostro
territorio o non è stato uno spreco enorme per ragioni puramente clientelari?
- Non so se rispondere come componente del CdA dell'ASI o come urbanista.
Per dare una risposta adeguata dovremmo andare molto indietro nel tempo.
È senz'altro vero che si è realizzato un sistema molto frammentato.
Alcune aree, come quella di Rossano, sono molto piccole, altre
scarsamente infrastrutturare. Ma si tratta di una stratificazione di
decisioni che hanno creato un sistema inefficiente.
- Si è attuata una politica "land consuming", distruggendo territori che
avrebbero potuto trovare una destinazione meno devastante.
- Si poteva certamente programmare meglio. Il caso di Rossano è
emblematico poiché nelle immediate vicinanze c'è anche l'area industriale
di Corigliano e si poteva certamente pensare di fare un unico
agglomerato.
- Non vi è solo Piano Lago e San Marco, a queste bisogna aggiungere
Contrada Lecco a Rende ...
- Questa non fa parte dell'ASI, nasce come area PIP voluta dal comune.
L'ASI individua alcuni possibili poli di sviluppo industriale e provvede
all'esproprio su richiesta delle aziende.
- Questo è un punto interessante. Vi è una irrazionalità nell'attribuire
all'ASI la competenza per l'individuazione delle aree industriali e
consentire ai comuni di definirle altre per conto proprio ... Una normativa
che consente sovrapposizioni e conflitti di competenze. Un guazzabuglio.
Quello che manca in questo quadro sono proprio le aziende.
- Per questo dicevo che bisogna fare un passo indietro e ricercare un
equilibrio nella legislazione. È certamente lecito chiedersi cosa servono
i PIP in presenza delle ASI. Certamente sarebbe stato molto più razionale
prevedere un unico canale per lo sviluppo industriale.
- A questa irrazionalità normativa si aggiunge la disfunzione gestionale
che Lei ha denunciato con forza. Da cosa dipende dalla politicizzazione degli
organismi o dall'incopentenza e incapacità del personale scelto per meriti
clientelari?
- Questo è un aspetto che in una maggiore o minore misura coinvolge tutti
gli enti subregionale che hanno una certa valenza politica. Non si può
certo nascondere che la gestione è condizionata dalla politica in maniera
più o meno diretta.
- Sono dei cimiteri di politici cadenti o caduti?
- Questo non lo so, ma alla presidenza sembra che ruotino sempre
personaggi che in qualche modo hanno avuto a che fare con la politica
attiva.
- Di gestione corretta ed efficiente se ne sente parlare poco, anzi
dovunque si scava sotto la superficie vengono alla luce situazione poco
edificanti ...
- Io ho proprio voluto sottolineare il paradosso che qui si ha difficoltà
a riparare una buca nelle aree industriali e poi si sprecano 250mila euro
per consulenze, o vengono attribuiti stipendi che sfiorano i 200mila euro
l'anno, una somma che forse non prende neanche il direttore generale di
un ministero.
- Dobbiamo immaginare che si tratta di super esperti e manager dalla
acclarata competenza e professionalità.
- Io non discuto della professionalità dei singoli, ma dell'utilità del
loro compito. Ad esempio, vorrei che qualcuno mi spiegasse qual'è
l'utilità di tre avvocati. Mi sembra un numero esagerato e una spesa di
novantamila euro l'anno. Credo sarebbe stato più opportuno stipulare
convenzioni caso per caso. E poi denuncio con forza la mancata evidenza
pubblica del procedimento di assegnazione degli incarichi. Il
procedimento dovrebbe iniziare con la verifica della necessità di quel
consulente, della copertura economica e poi stabilire i requisiti
necessari per consentire a tutti coloro che li posseggono di partecipare.
- Cosa chiede al Presidente della regione per ridare efficienza alle ASI?
- Bisogna procedere con immediatezza alla
riforma della legge regionale sulle ASI. E poi gli statuti. Le cinque ASI
della regione hanno cinque statuti diversi. Pensi all'assurdo che a
Cosenza il ministro Tremonti non potrebbe fare il direttore generale
poiché non ha una specifica esperienza in una ASI e quindi non avrebbe i
requisiti. È di tutta evidenza che questo articolato è stato
probabilmente confezionato da chi voleva un vestito su misura e non
voleva interferenze esterne, magari per garantire anche una comodo
successione.
Inizio pagina
C O P Y R I G H T
You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the ©opyright rules included at my home page, citing
the author's name and that the text is taken from the site www.oresteparise.it.
Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli secondo le @ondizioni elencate nella home page, citando il
nome dell'autore e mettendo in evidenza che che il testo riprodotto è tratto da
http://www.oresteparise.it/.
Ultimo aggiornamento del