Pippo Callipo di nuovo in pista

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 37 del 17/09/2011


Rende, 15/9/2011


Non è mai troppo tardi.

Con Montezemolo e le Ferrari sullo sfondo l’imprenditore vibonese ritenta l’avventura.

In sala però un buon numero di soliti volti, buoni per tutte le stagioni: Stefania Covello, Paolo Naccarato e Mario Muzzì...


Un risultato in chiaroscuro quello di Pippo Callipo alle scorse elezioni regionali. Un successo per l’IdV che lo sosteneva che ha visto aumentare il suo potere nella regione, sia in termini percentuali che di rappresentanza. Una beffa personale poiché dopo l’impegno profuso in una estenuante maratona si ritrova a non aver il diritto neanche di sedere tra i banchi del Consiglio. Una conseguenza di una correzione dell’ultima ora voluta da Agazio Loiero per scoraggiare candidature indipendenti che possono alterare il confronto tra i duellanti veri. Nella logica di un potere consociativo, si può sopportare la sconfitta poiché vi è sempre una via d’intesa con l’avversario. Il vero dramma sarebbe trovarsi un outsider al potere, con il quale è difficile trovare degli interessi comuni da difendere.

In questo Pippo Callipo si è mostrato granitico, e non ha ceduto alle sirene che lo volevano coinvolgere a vario titolo nel governo della Regione. Ha preferito un mantenere un profilo tecnico istituzionale accettando l’ingrato compito di commissario alla Confindustria di Reggio Calabria. Un incarico scomodo in questa convulsa fase politica, soprattutto nell’area dello Stretto dove vi è il fulcro del potere. Tutto ruota intorno al Governatore. Un potere granitico con qualche vistosa crepa prodotta dall’azione della DIA, che sembra sempre sul punto di assestare un pericoloso uppercut che si perde nell’aria. Si narra che abbia vissuto dei momenti di sconforto per la difficoltà di imporre il rispetto delle regole, interpretate in maniera alquanto elastica.

La sua condotta adamantina gli è valsa l’amicizia stretta con Cordero di Montezemolo e questo legame non ha tardato di tradursi in un rinnovato impegno politico per continuare l’avventura iniziata in solitario. È diventato il referente di Italiafutura in Calabria e, in questa veste, ha organizzato una convention a Lametia Terme per presentare il nuovo movimento e tastare gli umori della gente.

A livello nazionale si respira un’aria di fine impero e vi è una gran bisogno di aria nuova e Pippo Callipo non è certo un politico usurato, anzi ha accumulato in questi mesi un patrimonio di credibilità per l'intransigenza della sua condotta. Un po’ com’è successo a Emanuela Arcuri, il cui rifiuto alle lusinghe arcoriane gli hanno fatto guadagnare un’enorme popolarità.

La riunione lametina è stata certamente un successo, poiché spira un’aria di cambiamento. Gli indignatos manifestano in tutti i modi possibili il loro malcontento e spingono per il rinnovamento della classe politica. Vi sono molte insidie sul cammino del nuovo movimento. Vi è tanta curiosità, una enorme aspettativa, ma anche diffidenza. Non si è certo dimenticato il precedente berlusconiano di voler fare una rivoluzione liberale per ridursi al riciclaggio della terza fila della defunta classe politica. Viviamo i colpi di coda di una promessa mancata, di un sogno infranto e non si ha più tanta voglia di affidarsi al caso, alle mirabilia dell’antipolitica. Si cerca concretezza, un progetto serio e una classe politica rinnovata. Nel profondo.

Vi sono due ostacoli sulla strada di Pippo. Intanto, gli imprenditori calabresi, i più significativi, vivono in simbiosi con la politica, ne cercano i favori, si accaparrano le migliori opportunità e non hanno alcuna voglia di giocare una partita al buio. Molto più comodo posizionarsi centralmente fra i due poli per avere sempre dei solidi interlocutori nella stanza dei bottoni. Per avere successo non può contare sul mondo delle imprese, ma deve sapere coinvolgere la società civile, il mondo del lavoro, gli impiegati pubblici, i professionisti, il mondo della scuola. Una pedissequa applicazione della teoria montezemoliana sarebbe fallimentare qui in Calabria.

Il secondo ostacolo era presente in sala, piena dei soliti ronzinanti che hanno perso Don Chisciotte e cercano nuove opportunità per tornare alla ribalta. Che ci facevano, ad esempio, personaggi come Mario Muzzy, che si è ingrassato con il PD come presidente del carrozzone Field? E Paolo Naccarato, ex di qua e di la che ha perso il suo sponsor, ma non la voglia di tornare protagonista in qualsiasi ruolo e veste? E Stefania Covello, confluita nel Pd dopo una militanza in Forza Italia, che ha visto offuscato il sole paterno e cerca nuovi astri cui ancorare il proprio destino? Non erano i soli a tentare di tornare alla ribalta dopo aver girovagato tra i partiti e i movimenti sempre pronti a improvvise conversioni. Ognuno di essi è portatore di una dote elettorale, che potrebbe far gola, ma è anche un emblema del discredito in cui è caduta la classe politica, una evidente dimostrazione di un uso personale e spregiudicato del potere. Il costo da pagare è lo scetticismo di tutti coloro che sono pronti a sostenere il rinnovamento, che dovrebbero costituire la forza del nuovo movimento. Il risultato elettorale non è la somma dei pacchetti di voti, ma un risultato algebrico tra il consenso e il dissenso, che fino a ieri si è manifestato nell’astensionismo, nel voto nullo, nella protesta sterile.

Non si sente alcun bisogno di un altro movimento politico che rappresenti il riciclaggio del vecchio. Ce ne sono già tanti, in tutte le salse. La vera novità è rappresentata da facce nuove e pulite. (OP)

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