La Calabria ha bisogno dei suoi giovani

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 40 dell'8/10/2011


Rende, 6/10/2011


Doris Lo Moro, deputata lametina parla della politica e della Calabria. In Consiglio Regionale siedono i fautori della sconfitta del Centrosinistra e impediscono di creare una alternativa. Senza un progetto la regione è destinata a un lento e inesorabile declino


Intervista di Oreste Parise e Piero Maida.

Oreste Parise - Credo che alla maggioranza del popolo di centrosinistra non interessa quello che fa Berlusconi, piuttosto sono preoccupati per l’incapacità di prospettare un alternativa, di mostrare di avere un credibile progetto di governo”…

Doris Lo Moro - A me sembra un falso problema. Non nego che la sinistra abbia i suoi problemi a livello nazionale, ed anche in Calabria e a Lamezia. Molto dipende dalla nostra incapacità di far conoscere quanto sta avvenendo nel partito. Siamo una realtà dialettica e il nostro elettorato è estremamente critico e molto esigente. Ha il palato fine e esprime apertamente il suo dissenso. Nel partito vi un dibattito interno molto intenso e vivace segno di una democrazia ancora viva. A volte si manifesta in maniera un po' esasperata, ma questo non incide affatto sulla qualità della nostra opposizione. La nostra debolezza sta nei numeri in Parlamento che non ci consentono di tradurre in provvedimenti concreti le nostre proposte. Questo che oggi appare come una debolezza ci consente di predisporre gli strumenti per una efficace azione di governo.

Parise - Io faccio una semplice constatazione. In primavera abbiamo avuto una tornata elettorale amministrativa ed una forte risposta civile ai referendum, con una partecipazione che nessuno aveva sospettato. Si è manifestata una voglia reale di cambiamento nel Paese. Tanta gente ha cominciato a fare politica in modo partecipato, soprattutto i giovani, è scoppiata l’ironia della “rete”. Si è raggiunto il quorum al referendum dopo più di tre lustri, la presenza di tanti giovani ha prodotto una circolazione delle idee. Una mobilitazione straordinaria, che ha dato un segnale forte alla classe dirigente della sinistra. Quel segnale non è stato colto, non vi è stato alcun segno di autocritica per la timidezza della proposta politica. Quel segnale sembra essersi spento. Si è tornati alla logica di una classe politica autoreferenziale, incapace di rinnovamento, di affrontare i problemi reali.

Piero Maida - Sembra quasi che i politici si perdano in colpevoli distrazioni, assecondando i gruppi d’interesse privato, dimenticandosi del mandato popolare, che di fatto non esiste più per effetto delle liste bloccate. La politica sembra avvivata su sé stessa, occupata in giochi di sopravvivenza e di lobbismo. L'attività a servizio della collettività, della gente, diventa un momento marginale dell'azione politica. La cosa preoccupante è che politici ben intenzionati con un senso civico sviluppato, una volta sentite le sirene della “scalata sociale” tendano più a mediare con quei poteri, che provare soddisfazione nel fare crescere la società nel suo complesso. Certo ci stanno degli esempi di persone oneste, ma queste sembrano essere emarginate dai loro stessi partiti. La disaffezione alla politica è dovuta a questa mancanza di risposte, allo scarso impegno sociale. In questo contesto trovare persone che fanno politica in modo onesto, con spirito di servizio, diventa quasi commovente. Ma noi dovremmo avere la normalità di comportamenti virtuosi, non l’eccezionalità.

Lo Moro - Indubbiamente c’è un grande problema dovuto a un generale discredito della classe politica. Noi dobbiamo essere in grado di rinnovare la classe dirigente. Bisogna però evitare le generalizzazioni. La rappresentanza politica è una espressione della società e ne esaspera pregi e difetti. Anche oggi in questa classe politica vi sono le sensibilità giuste. Magari minoritarie, ma esistono e spesso vengono mortificate in ruoli marginali. Tocca alla parte migliore della società riconoscere queste personalità, premiarle, fare percorsi comuni.

Parise – In Calabria il centrosinistra vive un momento di particolare difficoltà, che è acuita dalla gravità della crisi economica, che è legato a un nome preciso. Agazio Loiero ha ipoteca il futuro, poiché oggi in Consiglio Regionale siedono tutti i responsabili di quella storica sconfitta. Se avesse avuto la capacità di ritrovarsi attorno ad un nucleo nuovo, non si sarebbero sprecati altri cinque anni alla ricerca di una alternativa. Si ha la sensazione che non ci sia più tempo da perdere.

Lo Moro – L'ultima consultazione elettorale è stata realmente disastrosa. Oggi posso rivendicare il merito di aver avvertito per tempo qual'era la reale posta in gioco. Ho ho fatto una battaglia per evitare quella candidatura e sono stata l’unica a sospendermi.

Parise – Oggi Loiero è passato con l'MPA di Lombardo, ma era già chiaro che il suo movimentismo lo avrebbe portato da qualche altra parte: un'ottima sponda per alimentare trasformismi e riposizionamenti.

Lo Moro - Quando si incassa una sconfitta come avvenute nelle ultime elezioni regionali il danno politico è enorme. Non perché abbiamo perso, perché questo sta nella logica delle cose. Il vero problema è che abbiamo candidato una persona che non doveva essere candidata che ha portato con sé i suoi uomini, che oggi sono in consiglio regionale. Sono oggi classe dirigente e pretendono di costruire il futuro. Un po’ come succederà a livello nazionale. Se Berlusconi esce di scena le elezioni, resterà la sua classe dirigente, che condizionerà ancora per anni l'evoluzione del Paese con il potere economico-finanziario, mediatico che possiedono.

Parise - La cosa tragica non è avere perso le elezioni. Se si fossero perse con un rinnovamento della classe dirigente, un punto di riferimento nuovo, magari perché no una donna, oggi sarebbe un'altra storia.

Lo Moro - Io mi sono anche proposta all’epoca, che altro dovevo fare. Pensavo fosse il momento e l'età giusta per un impegno così oneroso. Non siamo eterni, ed io non ho intenzione di fare politica per tutta la vita. In quel momento ero disposta a mettermi al servizio del partito e dei calabresi, ma credo che la prossima volta bisognerà puntare su un rinnovamento. Molta gente, si dovrebbe fare da parte, lasciare spazio ai giovani. Non credo che farò politica ancora per molto, specialmente se non vi sono le condizioni per un impegno serio e rigoroso a favore della collettività. Credo tuttavia che bisogna avere un senso della misura in tutto. Mi domando cosa sarebbe successo se in Italia non avessimo avuto un uomo come Napolitano al Quirinale. L'idea di una rottamazione senza criterio è in sé sbagliata. Bisogna vedere saper individuare le persone e se le idee che si difendono o che si portano avanti, sono valide per la tutela ed il benessere di tutti. Il rinnovamento è necessario perché è fisiologico, è altresì vero che questo non è garanzia di miglioramento. Ci vuole chiarezza quando si fa politica, e questa è una qualità che prescinde dall’anagrafe e si misura con l’esperienza. Un gruppo dirigente non può essere sradicato, ma deve essere aperto alle innovazione ed alla voglia di partecipazione. Bisogna saper valutare cosa possono dare alla causa della politica i nuovi soggetti. Se dovessimo mandare via D'Alema, Veltroni e Bersani, saremmo certamente fuori strada. Non è questo il rinnovamento, il vecchio ed il nuovo si devono miscelare per avere il contributo dell'esperienza e della freschezza e del dinamismo delle idee dei giovani.

Parise - Il rinnovamento dovrebbe essere un processo continuo, non ci dovrebbe essere una rottura. Si arriva alla rottura quando la situazione è completamente compromessa. Come oggi, credo.

Lo Moro - Un altro errore che abbiamo commesso tutti è quello di attribuire tutti i mali alla legge elettorale. Per un verso è assolutamente vero che va cambiata, ma pensare che questa sia all’origine dell’allontanamento della società civile dalla politica è sbagliato. È solo un pezzo di verità, perché i partiti hanno sempre scelto i candidati, soprattutto nei collegi blindati.

Parise - Non sempre è stato così. Possiamo dire senza ombra di dubbio che questa seconda Repubblica è stata la peggiore esperienza politico-amministrativa dell’Italia negli ultimi 150 anni.

Lo Moro - Oggi siamo davanti al fatto che se non cambiamo la legge elettorale non andiamo da nessuna parte. Il che è paradossale e ci da il termine della situazione a cui siamo arrivati.

Maida - E’ vero secondo voi che questa legge elettorale ha colpito più l’elettorato di centrosinistra?

Lo Moro - Certo, perché la gente di sinistra è molto più esigente e giudica con occhio molto critico le proposte di candidatura. Spesso il nostro elettorato spacca il capello in quattro, a differenza dell’antipolitica rilanciata da Berlusconi.

Maida - Cosa pensare del movimento Cinquestelle? Anche Grillo è uomo dell’antipolitica”?

Lo Moro – L'ho apprezzato da uomo di spettacolo, quando ha fatto battaglie contro i poteri costituiti, contro le grandi società. Giocava molto bene il suo ruolo di provocatore, di denuncia di protesta. Come politico sfasciacarrozze mi piace un po' meno.

Maida - Interpreta, però, un sentimento esasperato, che sa anche essere propositivo, a differenza della Lega che è invece posizionata al governo con la sua antipolitica.

Lo Moro - L’antipolitica è ormai diventata una forma di politica. Se io vedo Della Valle, o il gruppo dei dirigenti industriali mi chiedo dove hanno vissuto in questo periodo. Mi viene da pensare che sono pronti a creare un altro partito per sostituirsi al berlusconismo e continuarne la politica.

Maida - Onorevole, in Calabria abbiamo il partito commissariato, l’ambiente commissariato, la sanità pure, non riusciamo a utilizzare i fondi europei, eppure l’altro giorno vi è stata una manifestazione a Cosenza dove hanno sfilato circa ventimila adepti pro-Scopelliti.

Parise - Anche negli anni del suo governo Loiero era accolto da folle plaudenti. Questo non gli ha impedito di perdere le elezioni. Intorno al potere si aggrega sempre il consenso.

Lo Moro - Penso che il danno maggiore per la nostra regione è l’emigrazione dei giovani. Mi preme sottolineare che è un fenomeno che si è verificato sia nei periodi del governo di centrosinistra che di centrodestra. C’è una povertà reale e grave ed i giovani stanno emigrando nuovamente ad un ritmo velocissimo. Vi è un impoverimento spaventoso, che è già partito dall’anno scorso, dall’allarme lanciato dalla Banca Italia, dall'ultimo Rapporto Svimez. Oggi l'allarme viene rilanciato dal Presidente della Repubblica, dal Papa.

Parise - Secondo la Svimez, nei prossimi dieci anni due milioni e mezzo di giovani se ne andranno dal Mezzogiorno. Un esodo biblico, praticamente il Sud perderà tutti i suoi giovani.

Lo Moro - Però vede, io credo molto nei giovani. Ho provato a contattarli, fare manifestazioni insieme a loro per ascoltarli. Ma oggi è molto difficile. Se lei prova ad operare in questa direzione, coinvolgerli, non li trova al di là di due o tre persone, perché sono fuori già a 23 anni, se non prima visto che sono in gran parte disillusi dai processi formativi. Se li vogliono fare vanno all’estero, sia per studiare, sia per lavorare.

Maida - I tagli, soprattutto nel campo delle risorse umane, nella scuola, nella formazione, quindi dei giovani, non potranno che aggravare la situazione.

Parise - C’è una disoccupazione crescente che non viene denunciata dalla statistica poiché gran parte dei giovani rinunciano a cercare lavoro. I dati ufficiali non riescono più a segnalare la reale gravità della situazione. Il tasso di disoccupazione appare quasi normale, ma è solo una illusione statistica.

Lo Moro - Il Sud ha dimostrato di non sapere fare, ma il Sud non può ripartire da solo,. Il governo nazionale deve prendere atto che avendo fatto tagli sociali nei gangli vitali della società preclude ogni possibile sviluppo al sud, e costringe a fare tirare la corda tra Lega e Sud. Il Paese cresce tutto intero o non cresce poiché anche la locomotiva settentrionale è in grave affanno.

Parise - La sinistra sembra avere abiurato al suo passato, ha rinunciato a rivendicare senza ambiguità quelle che devono essere le condizioni imprescindibili allo sviluppo. C’è voluto Napolitano per dire delle parole chiare nei confronti di una politica assurda come quella portata avanti dalla Lega Nord. La sinistra non ha più il coraggio delle proprie idee. Aveva ragione Nanni Moretti?

Lo Moro - Per noi Napolitano è un riferimento. Ha l’autorevolezza che gli viene dal non essere un uomo di parte. Però non è così, noi certe cose le diciamo in parlamento, ma essendo parte politica di minoranza veniamo messi a tacere . Altra cosa sono le esternazioni del Capo dello Stato, che deve rivolgersi al governo visto che la situazione del Paese è difficile e solo il governo può determinare scelte di politica economica.

Parise - Perché non si parla di patrimoniale, di progressività delle imposte, della necessità di una patrimoniale?

Maida - In effetti si accenna al più a “una piccola patrimoniale”. Anche questo denota una certa timidezza, un allinearsi sulle posizioni della confindustria, più che su un idea autonoma.

Lo Moro - Ma mi deve dire perché se il governo non parla di patrimoniale. Noi dovremmo dare soluzioni al governo, che sappiamo non l’accetteranno mai, e servirebbero solo a dare una sponda alla demagogia della destra, magari dicendo che la sinistra vuole alzare le tasse?. Il nostro partito ha il suo programma alternativo a quello di questo governo.

Maida - Potrebbe esporlo con maggiore chiarezza ed evitare l'accusa di non avere un progetto alternativo per fare quadrare i conti, facendo pagare di più chi ha un reddito e un patrimonio più elevato. È arrivato il momento che i sacrifici li facciano quelli che se li possono permettere. Parlavamo di povertà ed emigrazione prima.

Lo Moro – Noi abbiamo idee alternative su ogni questione rilevante, dalla legge elettorale, alle nostre posizioni al fisco, alla sanità.

Parise - Quello che passa è l’enorme confusione, non si riesce a dare un messaggio univoco.

Maida - Quello che si diceva prima sulla timidezza della sinistra. Per esempio, anche quando si è stati al governo, non si è attuata una politica incisiva, non si sono creati anticorpi in grado di difenderci una volta tornati all’opposizione. Tant’è che non si sono fatte riforme incisive. Le controriforme sono state sempre più efficaci.

Lo Moro - Vogliamo allora distruggere la classe politica, azzerare tutto? Qual'è l’alternativa politica?Grillo?

Maida - Cosa ne pensa della proposta-provocazione del ministro Brunetta di abolire il certificato antimafia?

Lo Moro - Mi sembra una cosa assolutamente fuori dal tempo. Non è per il fatto, che con i prestanome si potrebbero anche superare simili questioni, ma si tratta di dovere rendere la vita sempre più difficile ad un economia criminale ampiamente diffusa. Un certificato, al di la dell’aspetto burocratico, implica dei paletti che significano rapporti di polizia normali su tutte le attività economiche. Che questo possa essere l’input per dare il via ad investigazioni che normalmente venivano fatte in modo non automatico, o non fatte, indica la messa in campo di una responsabilità istituzionale nel controllo dell’economia. Mettere un paletto in più, credo non possa nuocere ed al contempo può essere un segnale di vicinanza dello Stato verso le realtà economiche sane di questo Paese.

Maida - “Il Lametino” è uscito a tutta pagina sul pericolo della chiusura del Tribunale, ci sarebbe una norma inserita in finanziaria che porterebbe ad eliminare quei tribunali che non rientrino in determinati parametri? Come interpreta questa notizia”?

Lo Moro - Anche qui la norma è poco chiara, sembra più qualcosa messo in campo per scoraggiare l’eventuale scomparsa delle province, che qualcosa di concreto.

Maida - Per concludere, mi permetta una precisazione sui “pianisti”. Riesce difficile capacitarsi che questo possa verificarsi in luoghi simboli della legalità e di comportamenti, arrivando a chiamare “pianismo” la messa in pratica di un esercizio consuetudinario volto ad un'illegale alterazione dei voti in aula, quasi fosse una manifestazione folkloristica, invece che una truffa che andrebbe sanzionata severamente.

Lo Moro - Questo è un fenomeno, per fortuna, finalmente superato alla camera dei Deputati, attraverso l’introduzione di sistemi innovativi che basano il voto al contatto con un impronta digitale. Anche al Senato il problema sta per essere risolto. In effetti, era una cosa inammissibile.


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