Il modello Reggio

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 41 del 22/10/2011


Rende, 20/10/2011


Il comune sull’orlo del precipizio finanziario.

C’è voluto la relazione dell’Ispettorato Generale di Finanza del MEF (Ministero dell’Economia e Finanza) per accendere i riflettori sulla gestione del Comune. Un segreto di Pulcinella che non ha impedito che i responsabili del disastro fossero tutti premiati con incarichi di alta responsabilità. A cominciare dal sindaco diventato Governatore, che ha confermato in Regione la sua collaudata squadra. I risultati saranno evidenti tra qualche anno, quando i calabresi non avranno più lacrime per piangere …


Il comune di Reggio Calabria versa in una condizione di disastro finanziario con un deficit di oltre 170milioni di euro. Non si tratta di una indiscrezione, ma delle risultanze che emergono dalla relazione degli ispettori del Ministero di Economia a Finanza, le cui conclusioni sono pubblicate nel riquadro. Si tratta di una situazione che ha dell’incredibile, anche se l’illustre precedente di Catania ne fa una copia sbiadita di un esemplare comportamento dissipatorio. Di l‡ dagli aspetti tecnici si tratta di una finanza allegra, al di fuori di qualsiasi limite legislativo, come si conviene a una politica del fare che ha bisogno di procedure snelle, di strumenti di promozione e d’incentivazione svincolati dalle pastocchie dei contratti collettivi, dalle procedure concorsuali. Quello che conta è il risultato. Reggio ha potuto godere della sua primavera, della rinascita della città, un modello da imitare e il nome del suo sindaco è scolpito nel cuore di tutti i reggini, un eroe imperituro. Sarà sindaco per sempre per il coraggio di ergersi al di sopra del castello burocratico kafkiano e lasciare un segno imperituro nella sua città. In fondo ha ragione quando dichiara seraficamente che sono “solo questioni tecnico-amministrative”, pastocchie burocratiche. Per la sua amministrazione è stato lodato e premiato non solo dagli elettori reggini, ma da tutti i calabresi che gli hanno affidato il proprio futuro. Non ci volevano certo gli ispettori del MEF per evidenziare una situazione che conoscevano tutti. Non si trattava solo di rumor, di gossip a buon mercato. Ne aveva parlato e scritto Naccari Carlizzi, circolavano in rete tremende notizie sulle situazione finanziaria del comune, ma questo non ha minimamente influito sul giudizio politico. Insieme a Sebi Romeo avevano presentato un esposto nel quale denunciavano l’irregolarità degli emolumenti agguntivi concessi ad Orsola Fallara e le gravi irregolarità di bilancio. A seguito di quella denuncia si è aperta un’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e condotta dai pm Francesco Tripodi e Sara Ombra, che hanno disposto accertamenti tecnici.

A seguito dell’esito ispettivo l’ex sindaco è stato rinviato a giudizio per “il reato di falso in atto pubblico a causa di irregolarità contabili presenti nei bilanci comunali approvati negli anni 2008-2010”.

Questo è proprio il punto più rilevante. Il suo rinvio a giudizio è una ottima occasione per eludere il problema, poiché tutto si trasferice su un piano penale. Come è giusto bisognerà attendere l’armageddon della Corte di Cassazione. Prima di allora nessuno potrà esprimere giudizi sul governatore senza essere tacciato di sciacallaggine. Campa cavallo e campa bene, perché fino ad arrivare al giudizio finale si avrà tutto il tempo per smontare le accuse, aspettare le prescrizioni, trovare cavilli. Non se ne uscirà mai. E saremo di fronte all’ennesimo perseguitato dai giudici.

Che non si tratti proprio di un caso irrilevante è dimostrato dal caso di Orsola Fallara, la dirigente del comune una delle principali collaboratrici del sindaco “suicidata” con l’acido solforico. Una morte atroce, con un sistema che provoca indicibili dolori. Un giallo non ancora risolto.

Quello di cui bisognerebbe discutere è l’aspetto politico, valutare gli effetti di un comportamento amministrativamente irresponsabile che gioca sulla pelle dei cittadini per creare un proprio gruppo di potere. Non bisogna dimenticare che saranno i reggini a dover rimborsare a piè di lista le spese folli dell’imperatore. Non è una specialità di questo governatore. Basti ricordare il felice esordio di Agazio Loiero e la creazione di un partito personale, il PDM (Partito Democratico Meridionale) per difendere e consolidare il suo “entourage”. Forse si potrebbe parlare anche in questo di cricca, come per la Protezione Civile, ma la sostanza non cambia.

Sono le conseguenze del berlusconismo e di aver voluto pensare l’amministrazione pubblica come un’azienda da gestire in piena autonomia, come cosa propria al di fuori di qualsiasi controllo. L’eletto ha la sacralità dell’investitura popolare per cui non deve rispondere a nessun altro se non al proprio elettorato. Chi si ricorda più dei Co.Re.Co.? Basta uno sguardo a Wikipedia per sciogliere il rebus di un acronimo dimenticato. “I CORECO, sigla che sta per Comitato regionale di controllo, erano, uno per ogni regione italiana, gli enti di controllo dell'amministrazione e della contabilità delle regioni; sono stati aboliti nel 2001 per effetto della L.cost. 18-10-2001, n. 3. Il CORECO, che era un organo istituzionale e non politico, si occupava di accertare anche l'efficienza e la qualità dell'attività dell'ente territoriale”.

Quello che non si dice esplicitamente è che la legge istituzionale che viene richiamata è la famosa riforma “in senso federale” del titolo V della Costituzione, approvato in extremis da un centrosinistra moribondo guidato da Giuliano Amato per bagnare le polveri della Lega Nord ed impedire una deflagrazione scissionista trasformando una boutade in un dramma istituzionale. Tutto l’impianto del federalismo fiscale costituisce un completamento di quella riforma.

Nessuno fa cenno all’esigenza di reintrodurre qualche forma di controllo sulla gestione degli enti locali, almeno per verificare il rispetto della normativa, trincerandosi dietro un rispetto formale della loro autonomia. Si possono imporre limiti e divieti di qualsiasi tipo, dal Patto di stabilità al taglio lineare delle spese, tanto hanno un valore più formale che sostanziale, ma nessuno si azzarda a promorre una qualche forma di controllo per verificare la corretta applicazione della normativa.

I rilievi mossi dagli ispettori del MEF sono di una gravità inaudita, ma giungono tardi dopo anni di allegra gestione che nessuno ha rilevato e ha tentato di arginare in qualche modo. Anzi proprio quella gestione ha consentito di creare un gruppo di potere che ha preso il controllo dell’intera regione.

Il rinnovamento scopellitiano ha provocato una rivoluzione in Regione. Molti giovani rampanti e rapaci sono stati sistemati nei posti chiave e nei curricula l’appartenenza alla scuola reggina ha avuto un ruolo determinante. Questo significa che il “modello” Reggio è stato esportato pari pari nella Regione con tutta la sua carica di discrezionalità e spregiudicatezza tipica del “governo del fare”. Non si è voluto pestare i piedi a nessuno, beninteso. La nuova struttura si è semplicemente affiancata alla nuova lasciandogli prebende e privilegi, ma espropiandoli del potere. Tutti coloro che hanno avuto una formazione nella politica di “deficit spending” sono stati collocati nei posti chiave per poter perpetuare i fasti di quella gestione.

Un esponente della vecchia giunta Chiaravalloti, quando l’odierno governatore era Presidente del Consiglio Regionale, racconta che da solo aveva nominato più consulenti dell’intera Giunta. Un sistema poi esteso al comune forte della raffinata esperienza acquisita.

Un’ultima osservazione. Gli ispettori del MEF hanno analizzato i bilanci del comune, ma nulla è stato detto dei debiti fuori bilancio che non appaiono nei documenti contabili, né è stato fatto alcun cenno al sottobosco di potere, come le municipalizzate dove potrebbero esservi altre sorprese …


Ministero dell’Economia e Finanze, Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, Ispettorato Generale di Finanza, Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica, settore V.

Relazione sulla verifica Amministrativo-contabile al comune di Reggio Calabria eseguita dal 14 giugno all’8 luglio 2011.

Conclusioni

Dall’esame dei comportamenti esaminati sono state evidenziate una serie di problematiche afferenti le materie oggetto di indagine.

Per ciò che riguarda la situazione contabile dell’ente, sono state rilevate pesanti irregolarità, consistenti nella mancata imputazione di oneri agli esercizi di competenza e nella conservazione tra i residui attivi di crediti non supportati da titolo giuridico.

Inoltre, sono stati adottati artifici contabili al fine di occultare la reale situazione finanziaria dell’ente.

Tali irregolarità hanno comportato l’esposizione di un risultato di amministrazione nettamente migliore di quello reale, celando, in realtà, un disavanzo di amministrazione, al 31.12.09, superiore ai 140 milioni di euro. Nell’anno 2010 la situazione finanziaria dell’ente è ulteriormente peggiorata, portando il disavanzo ad oltre 160 milioni di euro.

Si ribadisce, anche in questa sede, che i risultati esposti debbono necessariamente essere considerati approssimati per difetto.

Anche in relazione all’utilizzo delle risorse di cassa sono state rilevate pesanti irregolarità, che hanno portato l’ente ad utilizzare le risorse vincolate e l’anticipazione di tesoreria in violazione alle previsioni del TUEL.

Le irregolarità riscontrate hanno prodotto effetti anche in relazione alle disposizioni relative al patto di stabilità.

Relativamente all’anno 2007, l’ente ha comunicato dati palesemente errati, al solo fine di far figurare il rispetto dei limiti imposti dalle norme di riferimento, che, in realtà, erano stati abbondantemente superati.

Le irregolarità contabili, inoltre, hanno consentito all’ente di far figurare ilrispetto del patto di stabilità per gli anni 2008 e 2010, che, in realtà, è stato violato.

Non avendo rilevato il mancato rispetto del patto di stabilità, l’ente non ha rispettato le sanzioni previste per gli enti inadempienti, consistenti, essenzialmente nell’impossibilità di effettuare assunzioni di personale e di far ricorso all’indebitamento.

In merito a quest’ultimo argomento, nell’anno 2006 l’ente ha posto in essere un’operazione di ristrutturazione, della quale, peraltro, non è stato possibile valutare la convenienza economica, finalizzata a rinviare nel tempo gli oneri del debito.

Inoltre ha fatto ricorso, con la medesima finalità, ad una serie di contratti di interest rate swap. In conseguenza degli stessi l’ente ha sinora ottenuto benefici finanziari, con la prospettiva di dover sostenere nel futuro, in base alle attuali tendenze evolutive dei mercati finanziari, spese di ammontare superiore.

L’esame delle posizioni debitorie accese presso la Cassa Depositi e Prestiti ha, poi, consentito di rilevare come non sempre l’indebitamento sia stato utilizzato per il finanziamento di spese d’investimento, in violazione del principio dettato dall’art. 119, comma 6, della Costituzione.

L’esame delle problematiche concernenti il personale ha evidenziato numerose criticità, sia per ciò che riguarda la costituzione dei fondi per il trattamento accessorio che il loro utilizzo.

Vanno inoltre riviste le modalità di utilizzo delle progressioni orizzontali, che non risultano conformi alla normativa di riferimento.

Anche relativamente alla gestione del personale dirigente sono state rilevate numerose problematiche, in particolare per ciò che riguarda le risorse inserite nel fondo per il trattamento accessorio.

E’ stata, inoltre, riscontrata l’erogazione di somme, in violazione del principio di onnicomprensività della retribuzione, sia al personale dirigente che al personale del comparto.

Quest’ultima problematica impone una profonda revisione dei comportamenti gestionali, finalizzata a riportare le procedure amministrative nell’ambito della regolarità. In particolare, si segnala come qualsiasi incarico svolto nell’interesse dell’ente rientri nel normale rapporto di lavoro intercorrente tra le parti, senza che possa in alcun casi dar luogo all'erogazione di compensi non previsti dai contratti collettivi nazionali.

Ulteriori irregolarità sono state rilevate in relazione al conferimento degli incarichi dirigenziali a tempo determinato. I dirigenti sono stati individuati in assenza di una specifica procedura selettiva debitamente pubblicizzata ed in numero superiore ai limiti previsti dall’art. 19, comma 6, del D. Lgs. N. 165/01.

Roma, 19/08/2011


Inizio pagina


C O P Y R I G H T

You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the ©opyright rules included at my home page, citing the author's name and that the text is taken from the site www.oresteparise.it.

Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli secondo le @ondizioni elencate nella home page, citando il nome dell'autore e mettendo in evidenza che che il testo riprodotto è tratto da http://www.oresteparise.it/.