La legalità presupposto di sviluppo

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 42 del 22/10/2011


Rende, 19/10/2011


Importanti convegni sulla giustizia a Cosenza.

La settimana scorso si sono svolti due importanti eventi curati dal Centro Studi Regionale G. Lazzati, dall'Associazione Civitas Enotria ai quali hanno partecipato il Consiglio Superiore dell’Ordine degli Avvocati e l'Assindustria di Cosenza


Il problema della giustizia è particolarmente sentito in un contesto come quello cosentino, il cui sviluppo è condizionato dall’esistenza di una normativa, il Codice Antimafia recentemente revisionato, che attribuisce un carattere di specialità non solo normativa, ma sociale. L’esistenza di una legislazione differenziata fornisce agli operatori di giustizia, magistratura e forze dell’ordine, operanti sul territorio strumenti ritenuti più efficaci per combattere la criminalità organizzata. Nello stesso tempo, però, attribuisce un marchio infamante all’intera regione, o all’intero Mezzogiorno dove esso è in vigore, costituendo di fatto una externality negativa che impedisce di cogliere le opportunità di investimento.

Recentemente il codice si è arricchito di un nuovo strumento, la cosiddetta “Legge Lazzati”, fortemente voluta dal giudice Romano De Grazia, che è riuscita a farla approvare dal Parlamento dopo una battagli durata più di tre lustri. Su questa nuova disciplina si è discusso nel Tribunale di Cosenza in un convegno organizzato dal Centro Studi Lazzati, con il patrocinio e la collaborazione dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, “Legalità sviluppo e giustizia sociale (L. n. 17/2010 c,d, Legge Lazzati). Dopo i saluti di Oreste Morcavallo, presidente dell’Ordine degli avvocati di Cosenza, e dell’Arch. Mario Occhiuto sindaco della città di Cosenza, si sono avvicendati molti relatori con contributi di notevole spessore tecnico e culturale. Moderatore l’Avv. Rocco Piergiorgio Lo Duca del Centro Studi Regionale G. Lazzati”,

Francesco Marzano, presidente della IV sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione ha esplorato il mondo della criminalità calabrese con la relazione su “’Ndrangheta e dintorni: la legge della forza e la forza della legge”. L’Avv. Ernesto Ippolito, Presidente emerito Unione Ordini Forensi della Calabria ha messo in risalto le problematicità della giustizia con la nota “1967-2010: quarant’anni di colpevole ritardo del Legislatore”. Il Dott. Fortunato Rosario Barone, presidente Corte d’Assise e d’Appello di Catanzaro, si è intrattenuto su “Forma e sostanza nello stato di diritto: i testimoni ed i collaboratori di giustizia” ed il Dott. Vincenzo Luberto, Sostituto Procuratore Antimafia di Catanzaro, ha illustrato la normativa della legge Lazzati con il suo contributo “Il rilievo penale dell’accordo pre-elettorale politico ‘ndranghetistico”.

Nel dibattito sono intervenuti l’Avv. Vincenzo Belvedere, consigliere ordine degli avvocati di Cosenza, l’Avv. Marcello Manna, Presidente Camera Penale di Cosenza “Fausto Gullo” e ha concluso, con la sua solita verve, il dott. Romano De Grazia, Presidente Aggiunto Onorario Suprema Corte di Cassazione, fondatore Centro Studi Regionale “G. Lazzati”, il quale ha espresso grande soddisfazione per la positiva conclusione del faticoso iter che ha portato all’approvazione della legge, auspicando una rigorosa applicazione che potrebbe fornire un importante contributo per la normalizzazione della nostra regione.

Nel nostro contesto è fondamentale oltre che improcrastinabile spezzare lo stretto, dannoso e annoso legame esistente tra le mafie e la politica, sicché, è in questa direzione che un plauso particolare deve essere rivolto alla tenace volontà del Giudice Romano De Grazia (che saluto), padre della legge n. 175/2010, la c.d. Legge Lazzati approvata quasi all’unanimità dei membri del dal Parlamento Italiano, dopo 17 anni dalla presentazione del primo disegno di legge, e che, colmando un’evidente lacuna legislativa, ha introdotto il divieto, per i sottoposti a misure di prevenzione, i sorvegliati speciali condannati in via definitiva, di svolgere propaganda elettorale in favore o in pregiudizio di candidati o simboli, con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente.

Oggi siamo chiamati a riflettere su problematiche, di ordine generale e tecnico, legate al fenomeno mafioso ed al suo potere di condizionamento dello Stato di Diritto e proprio in occasione della selezione delle sue rappresentanze politiche.

Allontanare il malaffare dalle Istituzioni significa garantire la legalità che è sinonimo di sviluppo e di giustizia sociale, in questo senso, tutti, ed a maggior ragione gli operatori del diritto, sono chiamati a profondere un maggior impegno affinché, nuovamente dal basso, dalla società, si suscitino le umane coscienze, ad ogni livello, e riparta feconda l’affermazione del valore della cultura della legalità come garanzia di giustizia sociale, nella consapevolezza del valore della laicità dello Stato, la costruzione della Città dell’Uomo, a misura d’uomo, ha luogo nella misura in cui si è certi che si lavora sempre per la realizzazione di una società più giusta e più equa.

Valga allora la pena richiamare alla memoria due note citazioni. Sosteneva Giovanni Falcone: "Se è vero, com'è vero, che una delle cause principali, dell'attuale strapotere della criminalità mafiosa risiede negli inquietanti suoi rapporti col mondo della politica e con centri di potere extra-istituzionale, potrebbe sorgere il sospetto, nella perdurante inerzia nell'affrontare i problemi del pentitismo, che in realtà non si voglia far luce sui troppo inquietanti misteri di matrice politico-mafiosa per evitare di rimanervi coinvolti". Scriveva Albert Einstein, “È dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”. Per superare questo momento di difficoltà è necessario creare il presupposto fondamentale dello sviluppo, costituito dalla sicurezza di tutti i cittadini, dalla sconfitta della criminalità organizzato che costituisce il principale ostacolo per un percorso virtuoso.

L’Associazione culturale Civitas Enotria, ha organizzato un dibattito al Cinema Teatro Tieri di Cosenza coordinato dal giornalista Antonlivio Perfetti, come naturale integrazione nel primo, per discutere su “Associazione di tipo mafioso e attività d'impresa”. Dopo i saluti del sindaco Mario Occhiuto, di Oreste Morcavallo, presidente degli organi degli avvocati di Cosenza, Salvatore Magarò, presidente Commissione Antimafia della Regione Calabria, e Annarita Borrelli, presidente Associazione Civitas Enotria e Sante Blase, presidente ANC di Cosenza.

Il professor Mario Caterini, dell’Unical ha parlato de “La contiguità tra mafie e imprese” il professor Alessandro Mazzitelli, anch’egli dell’Unical, “Libertà associativa e iniziativa economica”. Paolo Guido, sostituto procuratore presso la DIA di Palermo e Antonino Di Matteo, sostituto procuratore presso la DDA di Palermo, Franco Vincenzo Locco, Avvocato hanno presentato le loro esperienze processuali svolte in un contesto difficile come quello siciliano.

L’avv. Antonio Feraco ha dissertato su “Considerazione su una patologia del sistema” e

Sebastiano Albanese, avvocato e Giulio Nicola Nardo, professore Unical, su Sequestro e confisca dei beni e del capitale delle imprese riconducibili agli indiziati di associazione mafiosa e tutela dei diritti dei terzi in buona fede nel nuovo codice antimafia

Sono intervenuti nel dibattito Lirio Abbate, giornalista inviato de "L'Espresso", Francesco Feraco, comandante provinciale Arma dei Carabinieri, Renato Pastore, presidente Assindustria di Cosenza, Gilda De Caro, dirigente scolastico, Pippo Callipo, imprenditore e Gianni Speranza, sindaco di Lamezia Terme. Ha concluso Giuseppe Greco, giudice presso il Tribunale di Cosenza.


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