Un Natale particolare

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 51 del 24/12/2011


Rende, 19/12/2011


Le feste nel nuovo centro abitato

Cavallerizzo è in festa. Per la prima volta dopo la drammatica notte che lo aveva cancellato ritorna a vivere. La piccola comunità si ricompatta e cerca di riconquistarsi la normalità perduta tra speranze e sospiri di un tempo e di un luogo perduto.


“Mi sento ancora estranea a casa mia” dice Assunta. I lavori sono finiti da qualche giorno. È arrivata la cucina nuova ed è stata sistemata da poco. Luccica dappertutto e profuma di pulito. “Ma non ho ancora niente, devo fare la spesa e poi mi mancano tante cose. L’origano, le patate, i peperoncini piccanti, l’aglio fresco. Tutti quelle piccole cose che rendevano unica la mia casa.

“Oj spandë, interviene Nina, "eravamo abituati ad avere la dispensa sempre piena per affrontare l'inverno: le castagne conservate fresche nella sabbia, vadezë, mele appese nella rete, noci e i vasetti con fagiolini, cetrioli, melanzane, peperoni, olive ... Quest'anno non abbiamo fatto in tempo a preparare tutto perché abiamo dovuto pensare a sistemare la nuova casa".

"È bella la nuova casa, perché c'è. Perché siamo tutti qui ancora una volta insieme, dice Irma. "Quante volte lo abbiamo desiderato in questi anni- Abbiamo vissuto nell'ansia di non riuscire più a costruire un nostro spazio, a stare insieme nei nostri ultimi anni. Ora siamo qui e sembra un sogno".

Sono quasi tutti contenti di essere arrivati alla fine del tunnel. Vi sonon malumori e proteste represse per le piccole o grandi ingiustizie che ciascuno ritiene di aver subito. Nel complesso però prevale un senso di soddisfazione e di sollievo. Se si dimentica per un po' l'aspetto sentimentale, la grande maggioranza degli assegnatari ha oggi una condizione migliore di quella che ha lasciato nel vecchio centro, strade ampie. case raggiungibili, facilità di parcheggio, condizioni igienico-sanitarie certamente più razionali. Ma c'è soprattutto la comunità, questa entità astratta che ti avvolge senza accorgertene, fatta di presenze, sguardi, saluti, pettegolezzi, piccole emozioni quotidiane. Ora à di nuovo lì tra quelle mura pinte e immacolate on ancora ingiallite dal tempo. Una asetticità fredda interrotta dai vasi di fiori che sporgono da finestre e balconi e dalla luminarie che interromponon la monotonia delle facciate.

Oggi lunedì 19 l'intero paese si prepara a ricevere la visita del capo della Protezione Civile Franco Gabrielli che ha sostituito Guido Bertolaso, rimasto nel cuore della gente per la sua affabilità, per aver saputo interpretare il bisogno comunitario. Si è evitata la costruzione di un ghetto. Oggi rivive un intero paese e di questo gliene sono riconoscenti. Avrebbero voluto che fosse qui a godere di questo momento di celebrazione a presciendere dagli eventi che lo hanno investito.

Il 31 ottobre si è definitivamente conclusa la fase di assegnazione delle case a tutte le famiglie. Un grande successo poiché solo quattordici abitazioni non sono state consegnate, appartenenti a sei o sette famiglie che non hanno voluto aderito alla permuta nei tempi previsti dalle Ordinanze. Una piccola ferita che ancora sanguina per il sacrificio di aver dovuto abbandonare il vecchio centro abitato, seppellire tra le mura i ricordi e le storie familiari. Solo una ha voluto rimanere nella propria casa e abita nel vecchio centro abitato ormai completamente abbandonato, abbarbicata a un passato che non vuole passare, ostinata a vivere i disagi della solitudine piuttosto che affrontare il peso della perdita della memoria.

Il sindaco Giuseppe Rizzo ha voluto arricchire questa giornata con altri eventi per ribadire il "comune" impegno contro la criminalità organizzata aderendo alla iniziativa del Consiglio Regionale. Nell'entrata della sede municipale è stata affissa la targa "Qui la 'ndrangheta non entra" istituita dalla commissione regionale antimafia. La cerimonia si è svolta alla presenza dell'on. Salvatore Magarò, presidente della commissione antimafia regionale, dell'assessore provinciale alla viabilità Arturo Riccetti e tutte le forze armate, il prefetto Raffaele Cannizzaro, il vicequestore, il comandante forestale, carabinieri, comandante provinciale dei vigili del fuoco. Una sfilata di autorità giustificata dalla eccezionalità della "normalità" nella realizzazione dell'opera. In una regione addidata come prigioniera della mafia si tratta di un grande successo. Nel corso degli anni qualche nebbia sembrava offuscare l'esecuzione dei lavori. Qualche episodio subito isolato che non ha turbato il ruolino di marcia dell'impresa. Era anche presente Raffaele Zinzi, l'impreditore titolare della “Costruzioni Zinzi srl” e tutto lo staff tecnico: la progettista Annalaura Spalla, il direttore dei lavori ing. Franca Vampo e l'ing. Francesco Trecroci, Responsabile Unico del Procedimento che ha seguito l'iter amministrativo dell'intera pratica della ricostruzione.

L'impresa Zinzi è stata premiata dall'ANCI per l'attribuzione del prestigioso premio “Sostenibilità Ambientale e Sociale", per le modalità di progettazione e di realizzazione nella ricostruzione della frazione di Cavallerizzo. Un progetto complesso che prevedeva la rilocalizzazione di un nuovo insediamento per 564 abitanti con 264 unità abitative, sei piazze, una scuola e una chiesa. La stessa amministrazione comunale di Cerzeto ha voluto testimoniare la sua riconoscenza nei confronti dell'impresa Zinzi. Insieme al capo della Protezione Civile Gabrielli il sindaco ha consegnato una targa dal comune come protagonisti della ricostruzione.

Anche l'ing. Vampo è stata premiata. Il Prefetto di Cosenza le ha assegnato una medaglia al merito della Repubblica ricordando nella motivazione la direzione dei lavori di ricostruzione dell'abitato di Cavallerizzo.

Il progetto originario resta in parte incompiuto, poiché manca la scuola e la chiesa e la sistemazione degli spazi pubblici come le piazze e i numerosi reliquati di terreno che attendono di essere adornati con piante e fiori per ingentilire il centro abitato. La fioritura di medaglie e riconoscimenti testimonia l'eccezionalità del caso. Un progetto realizzato a dispetto della crisi e delle difficoltò burocratiche che in tutta Italia ne ostacolano la realizzazione.

Particolarmente sentita l'assenza di un luogo di culto che costituisce un centro di aggregazione della comunità nei momenti topici, come nascita, matrimoni e morti. Nel caso di Cavallerizzo assume un significato particolare poiché la comunità si è identificata con la sua chiesa e il santo protettore San Giorgio. All'arrivo degli albanesi sul finire del XV secolo si chiamava Cavalato o San Giorgio di San Marco e la devozione del santo costituiva un importante momento identitario. Oggi questo fattore centripeto si è trasformato in una occasione polemica con la statua del santo rinchiusa nella sua vecchia chiesa quale simbolo di resistenza di un mondo che non vuole rassegnarsi a rinascere. La Curia arcivescovile di San Marco Argentano è sempre assente nei momenti più significativi di ricostruzione della comunità e lo era anche in questa occasione. Non ha mai manifestato alcun interesse a un ruolo di ricucitura di questa mini frattura che si è prodotta nella comunità e recuperare il luogo di culto che potrebbe rappresentare un significativo passo in avanti nella formazione della nuova identità comunitaria. La mancata realizzazione dell'opera è dovuta alla mancata copertura finanziaria, ma un ruolo più attivo della Curia potrebbe sbloccare la situazione. Allo stato delle cose il nuovo centro abitato potrebbe diventare un centro attrattore e frenare, almeno in parte, il calo demografico del comune che ha il più elevato tasso di spopolamento dell'intera provincia. Si è aperto il bar, una pizzeria, un negozio di alimentari e forse anche qualche studio professionale. Un successo insperato solo qualche mese fa.

La giornata è proseguita con la inaugurazione delle sedi del COC (Centro Operativo Comunale) e dell'Ufficio Permanente di protezione civile in un edificio rimasto di proprietà del comune per la mancata assegnazione. Successivamente si è svolta la cerimonia della firma della convenzione per la stipula dei rogiti di trasferimento della proprietà effettiva delle nuove case con il Presidente del collegio notarile di Cosenza. E' questo l'ultimo atto della delocalizzazione che dovrà concludersi entro i prossimi sessanta giorni in maniera gratuita per tutti i proprietari.

Franco Gabrielli ha voluto visitare personalmente alcune case di tutte le cinque gjitonie, accolto con grande gioia e simpatia e le consuete tavole imbandite. Una ricognizione che lo ha lasciato completamente soddisfatto del lavoro svolto in perfetta cooperazione tra una squadra di tecnici non calabresi e una impresa calabrese.

Il successo della ricostruzione è stato sottolineato dalla presenza di una rappresentanza dei terremotati dell'Aquila, venuti a verificare un caso di successo nella ricostruzione di un abitato interessato a un fenomeno naturale distruttivo. Sono scesi fin qui per portare la loro amicizia e solidarietà recando in dono un grande abete offerto della Regione Abruzzo e collocato nella piazza principale del nuovo centro abitato. Le luci dell’albero si sono aggiunte a quelle delle case addobbate a festa. Una eccitazione strana attraversa le strade. I volti allegri sprizzano un sentimento di gioia e di serenità dopo tanti anni di mestizia. La cerimonia di accensione dell’albero è stata allietata dalla presenza del gruppo folk di Cerzeto che ha eseguito canti tradizionali e si è esibito in danze e vallje.

Attorno a quell'albero, simbolo di fratellanza tra persone colpite da gravi disastri naturali, si ritrovano tutti con un bicchiere di vino in mano. Gli amici dell’Aquila partecipano con entusiasmo a questo momento di gioia. Sono loro che oggi hanno bisogno di sostegno, di un segno di solidarietà per trovare una via di uscita al loro stato di precarietà. Una condizione molto più difficile poiché è un problema immensamente più grande e che richiede soluzioni opposte. Qui la condizione dei luoghi imponeva una scelta di delocalizzazione, mentre in Abruzzo il problema principale è ilo recupero dell’identità storica, dei monumenti artistici, ridar vita all'Università restituendolo il suo habitat naturale. L’augurio migliore è che tra non molto sarà il comune di Cerzeto a regalare un abete delle proprie montagne come albero di Natale da collocare in Piazza Duomo nel centro storico dell’Aquila.

In tre locali prospicienti la piazza è stato organizzato un sontuoso buffet utilizzando tre magazzini vuoti prospicienti la piazza principale. I tavoli ricolmi di leccornie e specialità preparate dalle famiglie di Cavallerizzo: sformati, primi piatti, carni, formaggi, salumi, polpette, pizze, verdure e tanto altro ben di dio. Il robusto buon vino rosso sparso su tutti i tavoli per dispensare buon umore.

Tra tante ghiottonerie in grado di soddisfare ogni palato, spiccano i tradizionali dolci di Natale, realizzati con ingredienti poveri e molta fantasia nel meticoloso rispetto dell'ortoprassia culinaria tramandata oralmente. I mostaccioli dalla fogge più varie, i kanarikuj che richiedono solo un po’ di olio, vino, zucchero e acqua per impastare la farina da gustare con una copertura di miele di fichi, petulla me patama, kazitele me gjizë e le decorazione con i Natalizet, speciali forme di pane che si preparano in occasione delle festività di fine anno.

Il pane a stella, la pagnotta a forma di mano per il capodanno, a croce per il cenone di Natale e a forma di fiore per la cena della Befana, una delle tredici pietanze che si devono consumare secondo la tradizione. E attenzione ad accudire tutti gli animali. In quella notta magica, mentre la vecchia Befana distribuisce i suoi doni, gli animali si riuniscono in consiglio per valutare il comportamento dei loro padroni. Dalle fontane sgorga il vino e ciascuno ne può bere a volontà. ma i recipienti non si riempiono. Ci si può solo ubriacare fino all'alba.

Si mangi, si beve, si chiacchiera fino a tardi quando i fumi del vino cominciano a rendere lievi i pensiei e a piccoli gruppi si intonona i tradizionale viershë.

“Oj i bukur Kaiveric më ti se hëna
mua sat të godirnja nëng më la furtuna!”


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