Con la spada di Damocle sul collo

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XI num. 03 del 21/01/2012


Rende, 20/01/2012


È arrivata la Commissione di Accesso al Comune di Reggio Calabra

Il prefetto Luigi Varratta costretto a intervenire per verificare le condizioni finanziarie e le infiltrazioni mafiose nel comune dello Stretto che potrebbe essere sciolto. A rischio anche il potere Regionale.


Reggio Calabria è oggi la vera “capitale” della regione. Capitale politica, capitale economica, capitale morale (!!!), capitale mancata, capitale frustrata. Reggio Calabria ombelico di un corpo ormai esangue, incapace di progettare il proprio futuro. I giovani più dinamici fuggono, quelli che rimangono inseguono il sogno di una sistemazione clientelare e corteggiano il potente di turno.

Reggio Calabria che fa impallidire la Catania di Scapagnini con i suoi 140 milioni buco in bilancio coperto con i fondi FAS, cioè con i soldi destinati allo sviluppo del Mezzogiorno. Il comune non è stato costretto a dichiarare bancarotta per il provvidenziale intervento del governo Berlusconi, al quale il noto luminare e politico aveva diagnosticato l’immortalità. Con il nuovo governo Monti e la politica di rigore che intendono portare avanti, una soluzione di questo tipo oggi non è neanche ipotizzabile. Sarà Reggio Calabria il primo comune di una certa dimensione a dichiarare bancarotta? Un nuovo non invidiabile primato in una regione che ha il primato dei primati alla rovescia …

Qual è la salute dell'ente, e non solo da un punto di vista finanziario?

Nella interrogazione parlamentare dell’on. Marco Minniti al Ministro dell’Economia e Finanza del 21 dicembre scorso si legge:

“Tra le più macroscopiche criticità rilevate dal MEF, oltre al mancato raggiungimento dell’equilibrio di parte corrente in sede di predisposizione dei bilanci di previsione per gli esercizi finanziari 2007 e 2008 ed alla persistente difficoltà nella riscossione delle entrate iscritte in bilancio, spiccavano:

- la rilevante esposizione debitoria del comune nei confronti delle società partecipate dall’ente comunale, i cui crediti sono stati parzialmente soddisfatti attraverso l’illegittima imputazione in conto competenza di oneri propri degli esercizi finanziari precedenti;

- una serie di irregolarità varie nella gestione dei servizi per conto di terzi;

- l’esposizione di un risultato d’amministrazione (avanzo) non veritiero, laddove la reale situazione contabile evidenzia un disavanzo pari a circa 140 milioni di euro al 31 dicembre 2009 e circa 170 milioni al 31 dicembre 2010;

- l’Amministrazione comunale ha omesso di contabilizzare a bilancio una enorme posta debitoria nei confronti della Regione Calabria (circa 80 milioni di euro) e della Sorical, Società idrica della Calabria (20 milioni di euro), per un totale complessivo di circa 100 milioni di euro relativi alla fornitura del servizio idropotabile.

- una serie di gravi anomalie nella gestione di cassa dell’ente in termini di: a) irregolare contabilizzazione della anticipazione di tesoreria tra i servizi per conto di terzi; b) non corretta gestione delle entrate a specifica destinazione; c) superamento dei limite massimo previsto dalla legge per l’utilizzo dell’anticipazione di tesoreria;

- l’omesso versamento di ritenute fiscali operate nei confronti dei dipendenti, in relazione alle quali i residui passivi evidenziano un debito, al 31 dicembre 2010, pari a complessivi euro 20.881.582,95, con conseguente aggravio di spese per interessi”.

La gestione del comune – a quanto dichiarato dal noto esponente del PD reggino - rappresenta un inventario inesauribile dei sistemi di gestione clientelare, di tutte le possibili irregolarità amministrative ascrivibili all’arroganza di un potere senza limiti e senza controllo. Forse sarebbe necessaria una qualche riflessione sull'abolizione dei Co.Re.Co. (Comitato Regionale di Controllo). Prima del 2001 era un organo istituzionale e non politico avente il compito di verificare la legittimità degli atti degli enti locali e accertarne anche l'efficienza e la qualità dell'attività dell'ente. La famosa riforma del Titolo V della Costituzione che ha riformato “in senso federale (sic!)” il potere degli enti locali, ha cancellato qualsiasi possibilità di controllo su di essi in nome della loro conclamata e costituzionalizzata autonomia giuridica e amministrativa: sono diventati dei veri e propri piccoli feudi dove si vanno formando i nuovi baroni. Abolito il sistema di controllo preventivo, è possibile solo un intervento ex post nel caso sia accertato un comportamento illegittimo o per il perseguimento di reati commessi nell'azione di governo.

Il modello reggino assurge a caso di scuola a dimostrazione di come l'autonomia possa scivolare nell'arbitrio. Il deficit complessivo del comune raggiunge cifre da capogiro da far impallidire il precedente catanese: 250/300 milioni di euro. Secondo il sindaco Demetrio Arena si tratterebbe “solo” di un 50/60 milioni. Una bazzecola. Per fare un paragone, ne occorrono 17 per riportare in bonis la BCC di Cosenza, per la quale è in atto una dura lotta sindacale per salvare il posto di lavoro a una quindicina di impiegati che rischiano il licenziamento.

Il sindaco Scopelliti non era certo nuovo a pratiche disinvolte nella gestione pubblica. Racconta un esponente della Giunta Chiaravalloti che quando era presidente del Consiglio Regionale aveva più consulenti esterni di tutti gli assessori messi assieme. Reggini la maggior parte, ovviamente, nominati con criteri dichiaratamente clientelari e premianti la fedeltà e il contributo elettorale piuttosto che la capacità e la competenza. Una organizzazione che gli consentito la gloriosa ascensione allo scranno più prestigioso di Palazzo San Giorno, sede municipale reggina. Una esperienza preziosa, mai dimenticata, tanto nella gestione del comune che nell'attuale carica di governatore.

Nell’ottobre scorso il Tribunale di Catania ha condannato l’ex sindaco della città etnea Umberto Scapagnini a 2 anni e 9 mesi di reclusione; i componenti delle sue due giunte e i dirigenti comunali a pene altrettanto pesanti. Tutti hanno, inoltre, subito le condanne accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici e del pagamento delle spese processuali. Il reato contestato è stato il “falso in bilancio”, mentre è stata archiviato il capo d’imputazione più grave di “abuso d’ufficio” e questo ha consentito l'irrogazione di pene più lievi. A questo bisogna aggiungere i vari procedimenti presso la magistratura amministrativa per danni erariali.

Il caso Catania è un precedente importante che potrebbe costituire un probabile scenario futuro su quanto potrebbe verificarsi a Reggio, con la complicazione ulteriore che gran parte dei responsabili di quelle giunte sotto osservazione oggi occupano posizioni di rilievo nella gestione della Regione. Una domanda che rimane sospesa nell’area è chi sono i creditori dell’ente e quali sono i motivi che hanno indotto a un comportamento così disinvolto i responsabili della gestione, con l'ombra dell'incredibile suicidio con acido muriatico di Orsola Fallara, la dirigente responsabile della gestione finanziaria del comune.

Da quanto emerso sembra strano che non vi sia stato ancora un intervento di tutela da parte del governo. La dimensione del problema impone estrema cautela poiché finora gli interventi nei confronti degli enti locali hanno interessato comuni medio-piccoli. Sarebbe la prima volta che si attua in un comune delle dimensioni di Reggio Calabria. Per i gravi indizi che pendono sul comune il prefetto di Reggio, Luigi Varratta, non può esimersi dall'intervenire con la nomina della Commissione d’Accesso. Ogni cautela oggi appare incomprensibile poiché il caso reggino si riflette direttamente sui massimi livelli del potere politico regionale, considerato, considerata la posizione oggi occupata dall'ex sindaco, cui è da attribuirsi gran parte delle responsabilità e la primogenitura del modello.

L'intervento di tutela appare inevitabile e non ulteriormente procrastinabile per dare serenità all’ente e ripristinare le condizioni di legalità. Tutti i partiti dell'opposizione hanno sollecitato il prefetto e il nuovo Ministro degli Interni ad intervenire. Angela Napoli ha rivolto una interrogazione per sollecitarla ritenendola uno strumento necessario per chiarire la situazione dell'amministrazione comunale reggina e riportare ordine e legalità nella gestione. La nuova inquilina del Viminale, Anna Maria Cancellieri, ha già attivato la procedura dei poteri di controllo e la nomina della commissione potrebbe avvenire nei prossimi giorni.

Bisogna ricordare che l'intervento della Commissione di Accesso ha sempre determinato lo scioglimento dell'ente. Solo per il comune di Fondi il governo non ha inteso procedere ed è diventato un caso nazionale, poiché si è avanzata l'ipotesi che si è voluto coprire una amministrazione “amica”. Il suo compito, infatti, è quello di verificare la consistenza degli elementi sui quali fondare la proposta di scioglimento, rappresentati dai vizi e dalle anomalie dell’azione amministrativa dell’ente. Essa nasce a seguito della cessazione delle funzioni dell’Alto Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa, delegando il prefetto a vigilare per impedire che questa possa assumere il controllo della gestione degli enti locali.

A Reggio Calabria non vi sono solo le irregolarità amministrative e i deficit di bilancio (e fuori bilancio) a giustificare l'invio della Commissione di Accesso. Vi sono motivi altrettanto gravi: le indagini della procura reggina sull'assessore Pasquale Morisani per il sostegno avuto da Santo Crucitti nelle elezioni comunali del 2007 in una lista civica a sostegno del sindaco Giuseppe Scopelliti, infiltrazioni della criminalità nella gestione delle società partecipate come dimostrato dall'inchiesta Astrea che ha documentato le infiltrazioni della ‘ndrine nella municipalizzata Multiservizi, arresto del consigliere comunale Giuseppe Plutino.

A questo si deve aggiungere la morsa delle indagini extra moenia da parte della procura di Milano e di Genova che vedono coinvolti personaggi della 'ndrangheta reggina e politici di primo piano della regione. Lo stesso arresto di Franco Morelli, che non è reggino, è avvenuto per i suoi rapporti con le cosche reggine. La Commissione avrà tre mesi di tempo estensibili fino a sei, ma l’auspicio è che possa concludere i suoi lavori in tempi ristrettissimi per porre fine a questa lenta agonia e alla paralisi che la sua presenza provocherà durante la sua permanenza a Palazzo San Giorgio.

La gestione del comune di Reggio Calabria si va trasformando in una metastasi che si diffonde in tutta la regione. Le situazione del comune ha, infatti, pesanti ripercussioni nella politica regionale, che non ha registrato una seria discontinuità con il passato. È prevalsa la pratica spartitoria, un consociativismo di lunga durata. Basta dare una occhiata al gruppo misto per rendersi conto degli equilibrismi dialettici che governano le conversioni politiche, seguire i melliflui dibattiti in consiglio regionale per accorgersi delle mille cautele di una opposizione che gioca ad opporsi a decisioni condivise, come è sempre avvenuto in passato.

Tutti i boiardi del vecchio potere loieriano sono rimasti al loro posto con le loro prebende e privilegi. A questi si sono aggiunti i nuovi pretoriani reggini, lì pronti a presidiare il palazzo in nome e per conto del loro dominus che controlla gran parte del Consiglio in maniera diretta.

Analizzando i risultati delle ultime elezioni regionali del 2010, infatti, emerge che tutti e quattordici i consiglieri (ad eccezione di uno) eletti nella provincia di Reggio sono stati eletti in città, azzerando di fatto il peso resto del territorio provinciale. Uno squilibrio evidente che ha creato molti malumori nella politica reggina che mal sopporta il tutoraggio del governatore.

Anche nelle altre province si respira un aria tutt’altro che serena, poiché il potere scopellitiano prevede uno stretto controllo del territorio con la collocazione dei suoi uomini fidati nei settori chiave e delicati del potere regionale.

Uno spiffero potrebbe aprire una falla e provocare uno tsunami politico. Nel comune di Reggio vi sono in questo momento le fondamenta del potere regionale. I corridoi mormorano di assessori frustrati perché impediti di fatto ad esercitare il ruolo, costretti a approvare a pie’ di lista le decisioni dei direttori generali che rispondono direttamente al dominus. Malelingue, forse. Ma malelingue andreottiane.

Una falla che si aprisse nel comune di Reggio investirebbe come un ciclone il potere regionale provocando la caduta dei cacicchi e un liberatorio “libera tutti” con uno stravolgimento degli equilibri politici.

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