BCC di Cosenza: salta il banco?

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XI num. 04 del 27/01/2012


Rende, 25/01/2012


Il ruolo dei confidi nelle crisi bancarie

Una indagine della Procura di Cosenza ha portato all'arresto di tre persone legate al mondo dei confidi. Arresti eccellenti e inaspettati, che hanno destato scalpore in città. Sullo sfondo la vicenda della BCC di Cosenza che potrebbe subire una svolta


La BCC di Cosenza non sta certo attraversando un momento molto felice. Le sue vicende sono note. Commissariata quasi due anni fa, la sua sorte è legata alle valutazioni dei commissari sulle sue capacità di riprendere la sua attività. L'opera di risanamento si era conclusa positivamente, sebbene a prezzo dell'intero capitale sociale. La conclusione positiva a cui erano giunti i commissari avevano portato a un passo dalla soluzione con l'intervento della Banca Sviluppo e del BCC Centro Calabria che si sono spartiti onori ed onori. Uno spezzatino con un ingrediente indigesto per il personale poiché si è prospettato il licenziamento di 17 dipendenti, un sacrificio grave ma che in ogni modo avrebbe garantito la sopravvivenza della banca.

Su questa vicenda si è aperta una vertenza sindacale, con azioni di protesta molto dure, insolite per l'ovattato mondo bancario abituato a trattative soft. Un dipendente ha persino minacciato di darsi fuoco, quale forma di protesta-suicidio ad imitazione del gesto di Jan Palach contro i carri armati russi che avevano invaso Praga.

Nella vicenda s’inserisce in maniera inaspettata l'indagine della procura di Cosenza guidata da Dario Granieri su due confidi operanti nella città, l'Opus Homini e la Finlabor. Si tratta di due consorzi di garanzia fidi che sono stati sottoposti a una serrata indagine che ha portato all'arresto dei responsabili. Le due società ricevevano finanziamenti dal Fondo di prevenzione antiusura da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze, con i quali dovevano aiutare le aziende a rischio di usura o già finite sotto il torchio degli strozzini. Secondo l'accusa avrebbero falsificato i documenti per gestire i fondi in maniera clientelare traendone un beneficio personale per un importo complessivo di circa mezzo milione di euro.

In maniera molto circospetta e senza fornire molti particolari, nella vicenda entra anche la BCC cosentina prima del commissariamento con riferimento all'attività svolta da un medico che aveva una funzione apicale nell'istituto in qualche modo collegata alla gestione dei fondi anti-usura. Non ci vuole molto a intravedere dietro questa sfocata silhouette, l’immagine dell’ultimo presidente della banca. A quanto emerso finora la sua società sarebbe stata beneficiaria di un finanziamento di 500.000 euro. Non avendo i requisiti necessari per la concessione, avrebbe usufruito abusivamente della garanzia dell’Opus Homini. Fin qui siamo di fronte ad una ipotesi di reato ed è compito della magistratura stabilire la dinamica dei fatti e pervenire ad un giudizio equilibrato sulla colpevolezza o meno degli imputati.

Secondo il procuratore aggiunto Domenico Airoma "i mutui agevolati, 20 milioni di euro tra il 2009 e il 2010, sono stati distribuiti seguendo criteri del tutto arbitrari e clientelari. Con provvigioni elevate, fino al 10%, per gli indagati".

Quanti di questi 20 milioni interessano la BCC di Cosenza? La risposta è fondamentale per stabilire se il piano di risanamento predisposto dai commissari è tuttora valido o richiede una drastica rivisitazione. Il punto più delicato è quello della valutazione del portafoglio crediti. La disciplina di Basilea2, infatti, prevede forti abbattimenti delle quote di patrimonio che le banche devono accantonare, laddove i crediti siano garantiti dai confidi detti 107, che rispettano determinati requisiti di operatività ed efficienza dettati dalla Banca d’Italia. I due confidi sotto esame della Procura erano tra questi poiché beneficiari dei fondi antiusura. Una rivisitazione dei crediti assistiti dalla loro garanzia potrebbe provocare una lievitazione del capitale necessario per ridare operatività alla banca. I commissari lo avevano quantificato in circa 17 milioni di euro, ed è stato necessario coinvolgere due banche per arrivare ad una ipotesi di rimessa in attività. Quale sarebbe il capitale aggiuntivo necessario? Chi sarebbe disponibile ad aumentare la posta?

E’ certamente difficile immaginare un’ipotesi traumatica come la liquidazione coatta amministrativa poiché il sistema delle banche cooperative ha fin qui fatto ogni sforzo per evitare soluzioni traumatiche. Ma i tempi sono bui e

Una indagine della società Srm, Studi e ricerche per il Mezzogiorno di Napoli aveva già evidenziato l'inefficienza dei confidi meridionali e la loro difficoltà a diventare dei veri intermediari finanziari a tutti gli effetti. Questa vicenda ne mette crudamente in evidenza i limiti e la necessità di dotarsi di strumenti idonei ad aiutare banche e imprese a non stringersi in un abbraccio mortale.

Vi è un aspetto che merita particolare attenzione in questa vicenda. Pino Carotenuto, il presidente di Opus Homini, ruotava attorno al mondo politico, prima come consigliere comunale e poi come come consigliere provinciale: un contorsionista aduso a transumanze tra gli schieramenti e tra i partiti. La sua elezione è legata alla sua attività, alla strumentalizzazione dell'attività bancaria a fini elettorali, oltre che, secondo quanto emerge dall'accusa, all'acquisizione di vantaggi personali.

Risulta evidente che è necessario garantire la separatezza tra il mondo bancario e la politica: la politica della banca non si realizza con la politica nella banca. Questa deve essere il regno della competenza, della capacità professionale, dell'etica e della morale.

Il sistema dei confidi che dovrebbe essere un aiuto per superare le difficoltà dell'ottenimento del credito delle aziende calabresi si rivela essere un elemento debole della catena, poiché qui che altrove vige un sistema nepotistico-clientelare.

Questo dovrebbe essere un monito da tenere ben presente nella creazione della Banca di Garanzia fortemente voluta da Pino Gaglioti, presidente della Camera di Commercio di Cosenza. Una istituzione di cui si sente un gran bisogno, ma che richiede grande cautela per evitare una eccessiva contiguità con la politica pronta a occupare tutti gli spazi disponibili. La Calabria ha un gran bisogno di professionalità e competenza per superare il suo gap con il resto del paese che non è solo economico e sociale, ma soprattutto culturale.

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