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Mezzoeuro

Rutilio Benincasa, astrologo, mago e indovino

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XI num. 14 del 7/04/2012


Rende, 2/04/2012


Autore dell'Almanacco Perpetuo
Cosentino, nato a Tursano un piccolo casale di Cosenza, oggi Borgo Partenope, ebbe per quasi tre secoli una vasta fama in tutta Europa. Considerato uno dei migliori astrologi del Cinquecento, predisse con stupefacente precisione la rivolta di Masaniello.


Casa natale di Rutilio Benincasa

Chi era Rutilio Benincasa? Vi è a stento qualcuno che ne ricorda ancora il nome. Per molti secoli fu molto popolare in tutta Europa, quale autore di un almanacco perpetuo pubblicato per la prima volta nel 1593. Successivamente corretto, emendato e commentato da Ottavio Beltrano, ebbe più di trenta ristampe, che si esaurivano molto rapidamente ad una velocità straordinaria per quel tempo.

Girolamo Marafioti scrive nel 1601, “Rotilio Benincasa di un casale di Cosenza, astrologo e matematico, ha scritto molte cose pratiche di astrologia e d'arithmetica”*. Salvatore Spiriti nella sua biografia afferma che egli è nato nel 1551 a Tursano, un piccolo casale di Cosenza, oggi Borgo Partenope, dove solo di recente, dopo l'approvazione del piano di toponomastica si è intitolata a lui la via principale del borgo. Ancora oggi si indica la casa che gli diede i natali nel centro dell'abitato, mezza diroccata e che non reca alcuna targa o indicazione.

Nel "Nuovo dizionario Nuovo dizionario istorico ovvero istoria in compendio", traduzione italiana curata da Olivier Poli dell'opera di Louis Mayeul Chaudon, pubblicato nel 1796, si afferma che l'Almanacco perpetuo" fu scritto da Sebastiano Ansalonio di Palermo, filosofo e astronomo di gran grido, e fu "pubblicato sotto il nome di Rutilio Benincasa cosentino, che fu suo servo".

Vi è ancora qualche vecchio abitante del borgo che ne conserva tracce di memoria popolare. Lo si ricorda come un tipo eccentrico che usava sedersi nei pressi della Funtanella, una sorgente posta tra i due borghi di Tursano e Sant'Ippolito poco distante dal fiume Iespica, dove le donne andavano ad attingere l'acqua. Sedeva nei pressi del fiume a "strolacare", a raccontare storie o declamare i suoi versi, ignorato da tutti. Sono rimaste famose le "le fave di Rotilio". Si narra che una notte stellata se ne stava su di una terrazza a guardare il cielo, osservando le combinazioni degli astri. Il vicino molto curioso lo spiava ascoltando le sue osservazioni. Lo sentì dire: "Viatu chini oji chianta li favi!". Al far dell'alba il compare si affrettò nel suo campicello a piantarle. Il raccolto fu così abbondante che non riusciva a consumarle, e ne fece provvista per l'inverno seccandole, per essere poi costretto a distribuirne a tutto il vicinato poichè le poche sue piante non smetttevano di riempirsi di nuovi baccelli ogni giorno.

Giovanni Fiore, che pubblica il suo “Della Calabria illustrata” nel 1691, parlando di Cosenza e dei suoi casali scrive a proposito di Tursano, “reso memorabile da Francesco Nerone, e Brancuni”, mentre non fa alcuna menzione del Benincasa, benché all'epoca della pubblicazione del suo libro l'Almanacco era ancora molto diffuso.

Della sua vita si conosce poco o nulla, e la sua figura resta indissolubilmente legata all'Almanacco perpetuo, l'unica opera che gli viene attribuita con sicurezza.

Nell'Accattatis leggiamo: “Naturalmente portato allo studio dell'astronomia vi riuscì a meraviglia, di tal che sino a quandomputazioni lunari e degli ecclissi, ei si trova molto esatto e diligente. Se non che sprovvisto di buoni istrumenti necessarii per le congetture astronomiche, dovette aiutarsi a forza di raziocinii e di supposizioni, e ritenere per indubitate verità degli Apotelesmati di Tolomeo, e i divisamenti degli arabi.

All'età di 32 anni ei compose l'Almanacco Perpetuo, che lo Spiriti trova non dispregevole, quantunque dettato in linguaggio barbaro e triviale, osservazione di cui si poteva fare a meno, trattandosi d'un calcolatore matematico, che scrivea in toscano delle Calabrie, alla metà del secolo XVI!” Egli pubblicò quest'opera in Napoli nel 1593 pe' torchi di Giov. Giacomo Carlino, e la dedicò a Pompeo Sersale. Una seconda edizione di tanto ricercatissimo libro fu fatta in Venezia nel 1568 per Nicolò Pezzana”.

Cosa sia l'almanacco lo chiarisce Ottavio Beltrano nella sua prefazione.

“Nella prima parte si tratta della variazione dei tempi, lunationi, eclissi, comete, e loro influssi, pronostici, e fisonomia dell'huomo e della donna.

Nella seconda parte si discorre della medecina, bagni, salassar le vene, far cauterij, o fontanelle, & il mantenersi sano.

Nella terza parte si raggiona del modo di tenersi nel coltivar la terra, piantare, & incalmare gli alberi, governar giardini, acciò rendano maggior frutti, e di maggior bontà, come anco il tagliar de gli arberi, acciò non si tarlino.

Nella quarta parte vi ho descritto tutto il modo partenente al viaggiare un esperto piloto ne' più vasti mari dell'Oceano, tanto nel Polo Artico, quanto nell'Antartide, con il regimento della Tramontanta, Crocero, & altura di Polo.

Tutte queste quattro parti sono astrologicamente e rationalmente fondate, si del variar de' tempi, come della Medecina, Agricoltura, e Navigatione”.

Il calendario perpetuo è una sorta di enciclopedia di varia erudizione, dove sono condensate notizie storiche, elementi di matematica, astronomia, agricoltura. Una summa popolare di notizie e informazioni utili e curiose. Per oltre due secoli godette la fama di mago ed indovino alla pari di Cagliostro o Nostradamus, attribuendogli il potere di poter presagire il futuro, di conoscere l'ignoto, e divenne una sorta di oracolo, specialmente dei giocatori del lotto. Fu anche ritenuto autore della “Cabala responsabile”, una prima versione della Smorfia, utile per l'intepretazione degli eventi e dei sogni da trasformare in combinazioni vincenti per il gioco del lotto.

Nelle Mémoires du comte de Modène, sur la Révolution de Naples de 1647, si legge: Rutilio Benincasa, “qui mourut quelque tems avant ces tumults, assura, dans un almanac qui fut imprimé sous son nom, qu’en l’année 1647 on verrait arriver a Naples un grand soulèvement de la populace, causé par les impôts publics, qui produiraient d’horribles désordres”. Secondo l'autore avrebbe dunque previsto la rivolta di Masaniello molto tempo prima che si verificasse, esattamente nei termini in cui l'aveva immaginata. Forse conosceva fin troppo bene il grado di miseria e oppressione dei vicerè spagnoli.

Alexander Dumas, scrivendo nel 1878, lo dichiara “le plus grand astrologue du siècle”. Parlando di Massimiliano d'Austria afferma “que toute sorte de présages heureux avaient accompagné la naissance de l'enfant predestiné, venu au monde le dimanche 22 février de l'an 1500”, e Rutilio Benincasa “avait prédit sur lui des choses merveilleuses”. Una capacità divinatoria che precede di mezzo secolo la sua nascita, ma il Dumas si era fidato più della fama del mago che della verità storica. Per quasi un secolo e mezzo, d'altronde una schiera di suoi ammiratori aveva invano cercato la mitica prima edizione del suo Almanacco che sarebbe stato pubblicato cinque anni prima della sua nascita senza i tagli e le correzioni imposte dall'Indice, che conteneva indicazioni preziose e profezie che sarebbe stato costretto a espurgare nelle ristampe successive.

La vita e la morte sono avvolte nel mistero. Secondo una leggenda popolare si fece uccidere e fare a pezzi da un suo servitore, al quale ordinò di sotterrarlo sotto uno strato di letame che doveva essere innaffiato con latte tre volte al giorno. Egli sarebbe dovuto andare a visitare il regno degli inferi e sarebbe rinato per raccontare il mondo dell'aldilà, dopo una nuova gravidanza nella terra, se si fosse eseguito esattamente a procedura da lui indicata. Lasciò nove lettere per rispondere ogni mese al padre che avrebbe chiesto sue notizie, poiché la cabala gli aveva mostrato il contenuto delle sue lettere alle quali aveva risposto prima di iniziare la sua prova. Per un errore del suo servo, che scambio le ultime due lettere, fu disseppellito in anticipo dal padre e nel luogo della sua sepoltura fu trovato un feto immaturo con l'ombelico ancora attaccato alla terra. Riuscì solo a sollevarsi e dire “Si Rutiliu campava, li cosi di l’autru munnu raccuntava”, e poi morì tra la costernazione del padre che lo aveva ucciso con la sua premura.

Un’altra leggenda narra che fu maestro di cabala del Papa Sisto V, il quale lo fece uccidere da un sicario per tenere nascosta la sua passione e non avere rivali nella divinazione. Per non correre il rischio che potesse rivelare il delitto, il suo committente, in luogo della promessa ricompensa, consegnò il sicario al Tribunale dell’Inquisizione facendolo cadere in un trabocchetto dove morì.

Rutilio Benincasa ebbe per tre secoli uno stuolo di ammiratori, affascinati dalla sua cultura, dall'immensa dottrina, dalla capacità di poter predire gli eventi futuri anche dopo la sua morte, con i molti segnali che aveva disperso nel suo Almanacco. Egli fu vittima del caso che la cabala non può dominare, la cieca fatalità che supera le capacità delle scienze occulte.

La maggioranza degli intellettuali e gli uomini di scienza lo hanno sempre considerato un ciarlatano e un parolaio.

* Placido Troyli nella sua "Storia generale del Reame di Napoli, Tomo IV, parte IV (Napoli, 1752 pag. 320), parlando degli astronomi, lo vuole nato a Rogliano: "Avendo la città di Cosenza (o sia il Casale di Rogliano ivi contermine) anche avuto il suo Rotilio Benincasa: il quale nel comporre l'Almanacco Perpetuo si rese mirabile nell'astronomica intelligenza. Peroché dispose in tal guisa nel medesimo la combinazione degli anni sotto d'una istessa costellazione, e ne fece sì chiari i prognostici, che difficilmente si rattrova, chi in questo uguagliar possa".

(OP)


Ottavio Beltrano da Terranova

Se l'operosità e l'intelligenza furono sempre virtù commendevoli all'uomo, e gli valsero una nota di ricordo nella storia patria, ben a ragione l'imparziale Abate Soria concesse una pagina delle sue Memorie sotorico-critiche sugli scrittori napolitani al nostro Beltrano, il quale:

Luna

“Del Castello di Terranova in Calabria Citra”, dice il Soria, “si applicò pria in Cosenza, poscia in Napoli al mestiere di stampatore, ed aprì in quest'ultima città una bottega di libraio. Egli nonera così ignorante com'è per l'ordinario la gente di questa classe, e col trattar tuttogiorno libri e materie di suo gusto pretese anch'esso la sua scranna tra gli scrittori che fiorirono nel passato secolo XVII. Lavorar volle ad una nuova descrizione del Regno di Napoli sul disegno di Mazzella e di Bacco modellato più in grande; ma per quanto si ha notizia non seppe poi conservarvi quella onestà, che al grado da lui assunto si grandemente conveniva. Ei fe sentire allo intorno, che parlato avrebbe favorevolmente di quelle città, terre e famiglie che fossero state nel caso di somministrargli qualche sussidio, e si ha come cosa certa che tolse dalla seconda edizione del suo libro l'intera memoria della città della Cava, che aveva ampiamente registrata nella prima, sul motivo che quella non avessegli attestata la sua gratitudine con verun contrassegno di riconoscenza. Quindi è che Giuseppe Campanile nelle Notizie di Nobiltà pag. 295, appellò il libro di lui mal intessuto volume, che in menzogne si può chiamar l'Alcorano del regno. E Tommaso De Masi favellando del medesimo nelle Memorie Arunci, alla pag. 42 disse: la penna venale del Beltrano. Ciò gli produsse naturalemente del dispresso e de' nemici, e questa fu la cagione potissima degl'inavveduti malori, e avvenimenti di fortuna, di che egli altamente si duole nella lettera premessa alla quinta parte dell'Almanacco Perpetuo.

Compose dunque, e stampò egli medesimo:

1 – Brieve descrizione del Regno di Napoli in 4°, Napoli 1640, nel quale oltre che a quel che ne aveano scritto Mazzello e Bacco, vi si ritrova la storia di parecchie altre città e terre colle loro famiglie nobili; la serie cronologica de' Vescovi ed Arvicescovi di Napoli, di Amalfi, di Sorrento e di Gaeta; un sommario più esteso de' Re delle cinque razze; un indice de' vicerè più copioso; ed un catalogo di quei personaggi che hanno occupato i sette i sette supremi ufficii del Regno, da Re Ruggiero infino ai tempi dell'Autore. Di quest'opera, se vogliamo credere al Toppi, ne fece l'istesso Beltrano altra edizione nel medesimo anno 1640. Nel 1644 fu ristampata dal Parrine, e nel 1648 pure dal Beltrano con addizioni sue e di Giuseppe Mormile.

Almanacco perpetuo

Nel 1641 fu impressa dal De Bonis con alcune giunte dell'Eugenio, e quest'edizione fu replicata nel 1673 sempre in quarto. Io non ne ho veduto che tre edizioni, delle quali quella del 1640 è la più copiosa, quella del 1671 è la più linda, ed accresciuta di un indice di tutte le famiglie nobili del Regno.

Ma il Griffio De Script: hist: Saec: XVIII illust: assicura, che l'edizione del 1673 sia la migliore; e di questa fu dato conto nel Giornale de' Letter..: stampato in Roma nel 1673. Si nota, che la edizione del 1671 porta in fronte, non saprei perché, il titolo settima.

2 – Abbiamo del medesimo autore una Descrizione delle rarità esistenti a Napoli, stampata da lui stesso in 8° libro da me non veduto.

3 – Il Vesuvio poema in ottava rima, Nap. 1633. Il Quadrio, che nella storia e ragione di ogni poesia chiama il nostro autore Beltrano, dice: che quest'opera non sia, che un composto di varie ottave di diversi poeti, e la ripose perciò nel numero dei Centoni; ma questa fatica (soggiunse lo stesso Quadrio) merita ben la sua lode.

4 – Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa cosentino (o di Sebastiano Ansalone palermitano, ved: Mongitore, Bibliot: Sicul: tom: 2) illustrato e diviso in cinque parti, in 8° a Venezia 1662, e di nuovo 1668.

Beltrano aggiunse alcuni capitoli alla parte prima, e compose le tre seguenti. La quinta parte contiene un trattato di aritmetica di un certo Talete Partenopeo, stampato anche a parte in Venezia nel 1685. Il Marchese Spiriti negli Scritti Cosentini dice, che il Beltrano storpiò quest'Almanacco, ma il Co: Mazzuchelli negli Scritti d'Italia nel tom. 2 ci fa certi, che tale opera colla giuta di Beltrano, presso gli Almanacchisti è in qualche reputazione.

Lasciò inedite: Introduzione all'Astrologia – Estratto di varie scienze molto utili agli Astrologi, medici , barbieri, nauti, agricoltori, ecc: - Annuale di tutti quei Santi che vengono giorno per giorno ecc.

(Luigi Accatatis, Biografia degli uomini illustri delle Calabrie, Vol. II, pag. 105 Dalla Tipografia Municipale, Cosenza 1870)


Rutilio Benincasa, la biografia di Salvatore Spiriti (1750)

x

Nacque nell'anno 1555* in Torsano picciolo Villaggio di Cosenza, e da natural genio allo studio dell'astronomia tirato, non mediocre intelligenza ne ottenne; per per difetto di mezzi, e di buoni principi non eccedette il suo sapere quello di una mezzana cognizione, avvegnacchè sprovveduto degli strumenti necessarj per una verisimile conjettura nelle astronomiche osservazioni, altro non fece, che tenere per verità indubitate gli apotelesmati di Tolomeo, e i divisamenti degli arabi. Vien pur nondimeno ritrovato molto esatto, e diligente nelle computazioni lunari e degli eclissi;** e l'essersi tante volte la sua opera ristampata, fa crederlo autore non dispreggevole; quantunque ella si vegga dettata in*** linguaggio barbaro, e triviale. Molti scimuniti credono ritrovarsi nel suo almanacco infiniti misterj di Cabala, e van cercando quello del 1555, che suppongono intiero, e non espurgato per ordina della Sagra Congregazione dell'Indice. Ma quanto s'ingannino sul tal credenza potrano conoscere dal considerare che non potea Tursano, casa natale di Rotilio Benincasail Benincasa publicar verun libro cinque anni prima di nascere, mentre la prima edizione del detto suo Almanacco**** si fece in Napoli per Gio: Giacomo Carlino il 1593 in 8, dedicata a Pompeo Sersale, ed indi è stato più volte ristampato coll'aggiunta di Beltramo da Terranova, che a giudizio de' Savi, invece d'illustrarlo, lo rendette storpio, e confuso con mille ciance. Morì verso il 1626.

Mano

* Nacque nell'anno 1551, ecc. Si deduce da un suo malformato ritratto in carta affisso alla prima edizione del suo Almanacco impresso in Napoli per Gio: Giacomo Carlino e Paci il 1593, in 8, in cui si leggono queste parole. Rutilius Benincasa Consentinus aetatis suae annorum 32, anno e così anche dal proemio di detta edizione, appare che fosse la prima.

** Ella è stata impressa in Italia più di trenta volte, il Toppi non fa altra menzione che di quella di Venezia del 1668, in 8° per Niccolò Pezzana; e le medesime parole del Toppi rapporta il P. Coronelli alla voce Benincasa della sua Biblioteca.

*** Per testimoniare di ciò basterà leggere lo Avviso a' Lettori posto in fine del suo Almanacco, perché tra le molte cose degne di riso, vi è questo bel periodo. “Laonde con facilità grandissima vedrete li principj di questa mia bell'Opera cose che in altre Tavole degli altri Almanacchi, ed Osservazioni di queste Scienze non così facilmente l'insegnerete”. Mi astengo a trascriver qui un sonetto scritto a suon di tiorba, perché ognuno può comprendere quanto scrisse bene in versi, chi non seppe scrivere in prosa.

****Avesse voluto il Cielo, che Pico il Mirandolano (il quale fu il primo tra' Latini a dar notizia di questa segreta Scienza nomata Cabala) non ne avesse mai fatto parola, perché siccom'egli per cagione di essa, e per altri motivi non avrebbe piatito colla Inquisizione di Roma, così la semplice Posterità non verrebbe ogni giorno ingannata dagl'Impostori calabisti, che han dato a credere agli sciocchi di potere per mezzo di questa scienza le segrete, e future cose indovinate, inventando: i Sogni di Salomone: le Cifre di Pitagora: la Ruota di Beda, e somiglianti Ciurmarie. Su di che vedi il P. Scoto Gesuita, tom. 2, cap. 27, Sisto da Siena nella Biblioteca Santa alla voce Esdras, Bayle allo articolo Abaris ed altri.

(Salvatore Spiriti, Memorie degli Scrittori cosentini, Napoli, nella Stamperia de' Muzj, MDCCL – 1750)


Dall'Almanacco perpetuo di Rutilio Benincasa

Tavola delli giorni buoni e cattivi, circa il cavar del sangue o altro effetto. Cap. VIII

Gennaro 1 10 13   Luglio 3 13 19
Febraro 13 16 19   Agosto 8 15 26
Marzo 13 15 16   Settembre 1 15 19
Aprile 5 14 20   Ottobre 3 16 21
Maggio 8 14 20   Novembre 14 16 22
Giugno 1 16 17   Decembre 6, 11 22

Tutti quelli che caderano ammalati in ciascuno di questi giorni, o non guariranno, overo haveranno lunga infermità, e se alcuni in tali giorni nasceranno, o non camparanno, overo haveranno misera vita, e sempre poveri, che non saranno mai buoni, né da principio a qualsivoglia industria, & haveranno tanta povertà, ch'anderanno sempre di male in peggio, ma sarà meglio farsi religioso.

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