Piovono cartelle esattoriali

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XI num. 21 del 26/05/2012


Rende, 22/05/2012


L'improvvisa efficienza delle Commissioni Tributarie

Piovono cartelle esattorialiUno tsunami di vecchie imposte sta per abbattarsi sui contribuenti cosentini per la definizione di pendenze di quindici, venti e anche venticinque anni fa. Sono targate Equitalia, ma di questo non ha proprio colpa

Il fisco continua ad occupare le prime pagine dei quotidiani per l'incredibile teoria di suicidi che riempieno da giorni le prime pagine dei giornali. Non vi è un luogo di elezione per tali eventi luttuosi, a testimonianza del fatto che il malessere è diffuso in tutto il territorio nazionale, pur se con una intensità diversa. Le stesse cause differiscono tra il Nord e il Sud, che però si accumunano nell'avversione nei confronti di Equitalia, i cui dipendenti sono spesso equiparati ai publicani e ritenuti responsabili della esosità dei tributi e dei metodi utilizzati di ricossione eccessivamente rigorosi. Questo è un atteggiamento ingiustificato e ingiustificabile poiché la creazione della società di riscossione ha rappresentato un deciso miglioramento del sistema, con l'eliminazione di abusi e di realtà locali inaccettabili, come insegna la storia dei fratelli Salvo, i quali in Sicilia avevano costruito un impero sulle spalle dei contribuenti con aggi superiori al 10%.

Il calcolo dei tributi, delle sanzioni, degli interessi e degli accessori non è frutto dell'arbitrio dei funzionari della società, ma delle minuziose norme fissate nelle numerosissime disposizioni legislative e ministeriali. Le leggi sono spesso lacunose e le circolari interpretative oscure, tanto da lasciar adito a procedimenti esecutivi che differiscono da un luogo all'altro. Tuttavia gli errori sono contenuti in una misura fisiologica, considerato la complessità della materia, per cui i dipendenti dell'Equitalia non solo non vanno demonizzati, ma meriterebbero un plauso poiché nell'ambito del settore pubblico hanno una professionalità e una competenza superiore alla media, svolgono il loro lavoro con serietà e dedizione e con un tasso di assenteismo fisiologico, ben al di sotto della media.

La gravità della congiuntura e le draconiane misure fiscali del governo Monti hanno provocato un clima di ansia e di tensione, poiché una parte notevole dei cittadini attribuisce proprio al fisco il malessere che serpeggia, che viene trasferito sui dipendenti Equitalia. Un procedimento simile alle rivolte popolari nei tempi di carestia, quando la carenza di pane veniva attribuita ai fornai e non alla scarsità dei raccolti ed alle difficoltà di approvvigionamento. Il problema ha origine nel caos normativo e le risposte andrebbero trovare in via legislativa, e non addossando colpe inesistenti a dipendenti chiamati a svolgere un lavaro ingrato, ma necessario.

Le cartelle di cui si discute si riferiscono a imposte vecchie, a procedimenti iniziati molti anni prima e nulla hanno a che vedere con le nuove imposizioni che avranno il loro effetto in un futuro più o meno prossimo. Il peggio deve ancora venire ...

Il flusso degli accertamenti non segue un andamento continuo e uniforme, ma procede ad ondate irregolari e imprevedibili che hanno un effetto simile a uno tsunami, poiché quando arrivano provocano un vero e proprio terrore finanziario. Spesso si assiste sgomenti a risultati imprevedibili e paradossali: tra sopratassa, sanzioni, interessi e ammenniccoli vari si arriva a cifre esorbitanti, che non lasciano alcuno scampo. Spesso la ratio che ha portato a quel risultato sfugge a qualsiasi ipotesi di equità e giustizia.

Un caso eccezionale e clamoroso si sta verificando in questi giorni. Per uno imprescrutabile destino improvvisamente sono state definite pendenze che ristagnavano nelle Commissioni tributarie da quindici, venti e qualcuno anche da venti anni. In gran parte si tratta di contestazioni relative all'imposta di registro sulle transazioni immobiliari, vendite o permute di terreni e fabbricati.

Il rinnovo dei componenti e l'arrivo di qualche solerte presidente ha rispolverato quelle antiche pratiche e ha comunicato le decisione, che in gran parte prevedevano il rigetto del ricorso dei contribuenti. Sarebbe fin troppo facile ironizzare sull’efficienza dei nostri uffici e la tempestività delle decisioni della nostra giustizia tributaria (in stretto grado di parentela con il disastro della più ampia giustizia civile). Una giustizia ad orologeria che arriva con tanti anni di ritardo crea non pochi imbarazzi. Intanto per l'entità della cifra che in un arco temporale così prolungato subisce un potente fattore moltiplicativo e l'entità fa strabuzzare gli occhi. Inoltre essa va ad aggiungersi alle altre imposte che nel frattempo sono state adeguatamente ritoccate, che dovrebbe definire ordinarie o normali. Si direbbe che queste calamità fiscali capitano nei momenti peggiori, anche se ad onor del vero è difficile immaginare un momento ottimale per ricevere una salata cartella esattoriale.

In secondo luogo in molti casi la realtà è nel frattempo cambiata tanto nella composizione delle famiglie, quanto nella condizione giuridica degli immobili oggetto di contestazione e si generano situazioni paradossali. Dopo un lasso di tempo così lungo non solo le situazioni economiche dei singoli contribuenti possono aver subito profondi cambiamenti in peggio ma anche gli stessi nuclei familiari originari possono presentarsi in formazioni affatto diverse.

Quello che più sconcerta nel caso in specie sono le modalità delle liquidazioni e la non considerazione di basilari elementi obiettivi. Primo. L’applicazione della sanzione tributaria al 100% dell’importo accertato come dovuto, posta a carico di contribuenti ben noti al fisco ma trattati come evasori totali scovati sul momento, suona doppiamente iniqua. Non si è di fronte a un evasore, ma deve essere definita una pendenza per la quantificazione dell'importo da versare.

Così come ingiusta, a distanza di un quarto di secolo, appare l’esclusione dell’abbattimento del 25% della sanzione riconosciuto a quei pagamenti effettuati entro i 60 giorni dalla notifica e non derivanti da liquidazioni decise dalle Commissioni Provinciali. La ratio della norma è quella i evitare atteggiamenti dilatori da parte dei contribuenti e scoraggiare i ricorsi che non siano palesemente infondati. Ma questo dovrebbe essere ottenuto con una rapida definizione dei procedimenti. L'indiscutibile straordinarietà del biblico lasso di tempo trascorso e la notorietà tributaria dei soggetti dovrebbe quanto meno indurre a mitigare sia l’entità della sanzione pecuniaria sia le eccezioni di minor beneficio.

Vi è poi la questione della rateizzazione. Un fisco equo e umano dovrebbe creare la condizioni affinchè il contribuente sia messo nelle condizioni di poter onorare il proprio debito senza subire una pesante decurtazione del proprio potere di acquisto. A seguito delle necessarie e preliminari verifiche, l’accoglimento di una richiesta di rateizzazione pluriennale di un debito risalente a una epoca remota superiore ai tre anni e oltre, dovrebbe rientrare nella normalità dei casi. L'Agenzia delle entrata cosentina, al contrario, è molto restia a tale forma di "agevolazione", nascondendosi dietro ostacoli applicativi o limitazioni interpretative. Non viene per nulla considerata l'eccezionalità del caso, e trattato come un qualsivoglia altro rapporto tributario.

Il comportamento non è uniforme su tutto il territorio nazionale, ma vi sono notevoli diversità tra una regione e l'altra. In Basilicata, ad esempio, vige una prassi consolidata di una maggiore flessibilità e un atteggiamento "user friendly" da parte dell'Amministrazione finanziaria.

E' da notare che anche gli accertamenti delle commissioni tributarie si trasformano, dopo la notifica dell'accertamento, in caso di mancato pagamento, in cartelle esattoriali emesse da Equitalia, che nella fattispecie non ha alcuna funzione e alcuna responsabilità se non svolgere il proprio mandato di esattore per conto di altri enti e uffici dello Stato. (OP)

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