Ma non finisce quidi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XI num. 41 del 13/10/2012 |
Rende, 12/10/2012
In attesa del sequelI
l primo atto si ferma alla vittima sacrificale mandando sulla graticola un sindaco in carica da pochi mesi. Ma a leggere la relazione della Commissioni di Accesso le responsabilità e le gravi irregolarità denunciate vanno ben oltre
Lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria costituisce un atto gravissimo, un vulnus al sistema democratico che sospende le guarentigie politiche. Non è la prima volta che succede in Calabria. Al contrario, guardando la triste casistica degli scioglimenti salta fuori con drammatica evidenza il primato indiscusso della regione che si può considerare quella a più alta intensità mafiosa, superata solo in termini numerici dalla Campania che ha però una popolazione pari a due volte e mezza. Non sempre l’intervento è apparso opportuno, tanto che in alcuni casi, come Amantea, lo stesso governo è stato costretto a fare marcia indietro. E non si tratta di un evento eccezionale, poiché lo stesso è successo per Africo, Botricello, Monasterace, Sant'Andrea Apostolo dello Ionio e Strongoli.
Il caso di Reggio Calabria è però molto particolare per la dimensione, il suo ruolo istituzionale come capoluogo di provincia, sede de Consiglio Regionale e dell’Università del Mediterraneo, che subirà una brutta ricaduta d’immagine. Ma a questo la Calabria dovrebbe essere ormai abituata, poiché i suoi primati negativi formano un interminabile elenco. Una via senza ritorno poiché è frutto di una lacerante riflessione e la ministra Anna Maria Cancellieri non avrebbe certo corso il rischio di venir smentita dalla magistratura. Alquanto strano il silenzio tombale del Pdl, l’improvviso riserbo dei Gasparri e La Russa che non hanno immediatamente denunciato il complotto. Vi ha provveduto il governatore con dichiarazioni che sono subito apparse come l’ennesimo svolgimento del tema “Cicero pro domo sua” e nessuno vi ha dato molto peso.
D’altronde, per giustificare un provvedimento così clamoroso le motivazioni devono necessariamente essere molto ben argomentate e convincenti. Il decreto di scioglimento è accompagnato da una chilometrica relazione di 232 pagine, zeppa di riferimenti normativi, interventi giudiziari, intrecci di nomi, ‘ndrine e famiglie da dare la sensazione che siamo in presenza di un vero e proprio mondo criminoso che domina la città.
Quello che sconcerta è la presenza della ‘ndrangheta in tutti i casi di malapolitica che stanno venendo fuori in questi sciagurati giorni. Neanche la mafia siciliana era arrivata a questo potere così esteso e ramificato nei gangli vitali dell’economia. Di fronte a questa valanga di fango, c’è da chiedersi se tutto si ferma a Reggio o la cancrena non si è estesa oltre i confini municipali arrivando nel cuore del potere regionale.
Molteplici sono gli interrogativi che insorgono leggendo il dispositivo. Intanto, ci si concentra su una motivazione gravissima, l'infiltrazione mafiosa, ma molto generica. Utilizzata in tutti i precedenti casi, gran parte delle volte è risultata inconcludente, poiché nella quasi totalità, i presunti collusi hanno continuato tranquillamente la loro scalata al potere con un avanzamento istituzionale. Nel caso di Reggio le evidenze sono impressionanti, tanto che ci si chiede come è stato possibile che un tale scenario non abbia provocato un intervento più tempestivo, ma abbia consentito che il comune di Reggio Calabria sia diventato una icona di buona amministrazione, tanto da consentire la trasmissione del modello in sede in regionale, dove gran parte dei protagonisti di quello sfascio siedono in posizione chiave.
L'inquinamento delle istituzioni da parte delle organizzazioni criminali è cresciuto a dismisura. Non vi è bisogno dello "smoking gun" per dimostrarlo, basta considerare l'andamento del numero degli indagati, inquisiti, carcerati che cresce in maniera esponenziale in tutti gli enti, con un addensamento nelle "repubbliche delle banane", qual sono diventate le regioni, trasformate in covi delle bande Bassotti che stanno devastando il Paese. Per anni il federalismo è stato spacciato per il mantra indispensabile in qualsiasi riforma, il piffero magico che avrebbe attratto tutti i topi annidati nelle fogne di Hameln costringendo i malfattori della prima Repubblica ad annegarsi nel fiume Weser. I vecchi topi fanno quasi tenerezza messi al confronto con le crasse e triviali pantegane odierne.
Ora bisogna ripetere in ogni occasione che l’autonomia senza controlli è stato un fallimento totale, ha creato abusi e illegalità diffusa tanto nelle Regioni che hanno acquisito uno statuto che consente loro di trasformarsi in cittadelle medioevali fortificate a difesa dei privilegi delle caste insediatesi al potere.
Il provvedimento è clamoroso poiché non investe un piccolo e sperduto comune, ma uno dei più importanti del Mezzogiorno, che proprio in virtù della gestione che oggi si mette sotto accusa, ha potuto beneficiare di cospicui finanziamenti pubblici, tanto da assurgere a città metropolitana. L'intervento è tardivo e reticente, poiché sembra soffermarsi sull'operato di una giunta in carica da pochi mesi, che non sarebbe tecnicamente potuto arrivare a un così raffinato grado di scellerataggine in un periodo così limitato.
La relazione della Commissione di Accesso evidenzia con estrema precisione che la giunta Arena nasce in continuità con quella precedente, ne eredita metodi e protagonisti, si veste dello stesso tabarro politico, subentra nella gestione di un disastro costruito negli anni. Non vi è alcuna possibilità scindere le responsabilità, poiché il vero protagonista di questa storia resta ancora nell’ombra in attesa di un nuovo capitolo della saga.
Dopo aver esaminato i politici comunali, e notata la sostanziale continuità dei componenti del consiglio, la relazione così si esprime. “Come si evince dalle sopra riportate schede, la maggior parte degli assessori risulta, dunque, aver ricoperto cariche amministrative anche nelle precedenti consiliature”.
A questo bisogna aggiungere la burocrazia comunale, che non nasce in pochi mesi, ma è la stratificazione di comportamenti consolidati nel corso degli anni. Se sarebbe anche possibile pensare a un rinnovamento totale della rappresentanza politica, funzionari e dirigenti sono inamovibili e rappresentano il momento di continuità nel bene e nel male. Nessuno è tanto ingenuo da pensare che tutto è nato ed è morto con Orsola Fallara, che ha pagato nel modo più tragico e terribile la sua contiguità con un sistema di potere.
Il punctum dolens è la gestione finanziaria del comune viene definita "esecrabile" dagli ispettori della Ragioneria Generale dello Stato al termine della verifica amministrativa contabile ed è stata più volte censurata dalla Corte dei Conti. Questa modo di procedere "ha condotto l'Ente ad una profonda crisi di liquidità esponendolo a continue procedure esecutive da parte dei creditori", come si legge nella relazione della Commissione d’Accesso che prosegue.
"Nei giorni in cui si sta redigendo la presente relazione, peraltro, l'Ente deve ancora provvedere all'approvazione del rendiconto di gestione del 2010 determinando, conseguenzialmente, la scarsa attendibilità del bilancio di previsione 2011 (approvato in ritardo il 5 settembre 2011, oltre il termine previsto del 30 agosto).
Al riguardo, si osserva che la Corte dei Conti Sezione Regionale di Controllo per la Calabria con deliberazione n. 68/2012, nello stigmatizzare il grave comportamento omissivo del Comune di Reggio Calabria ha imposto all'Ente di provvedere entro 30 giorni dal ricevimento della deliberazione all'approvazione del rendiconto di gestione relativo all'esercizio 2010 risolvendo, altresì, tutte le criticità-irregolarità "sintomi di una situazione di squilibrio strutturale dell'ente potenzialmente in grado di provocarne il dissesto economico e finanziario ".
In ossequio a tale perentoria disposizione, la Giunta Comunale con deliberazione n. 183 del 20 giugno 2012 ha approvato lo schema di rendiconto 2010 da sottoporre all'esame e successiva approvazione del Consiglio Comunale acclarando un disavanzo di amministrazione a1 31 dicembre 2010 pari a euro 118.462.284,82”.
Quello evidenziato è il buco che emerge nel bilancio comunale, ma la voragine è molto più profonda se l’analisi Ë estesa a tutto il sistema delle municipalizzate e delle società in-house che costituiscono nel loro complesso un bubbone molto più putrescente, dove non si riesce neppure a distinguere il confine tra la criminalità e la politica.
“Il Procuratore Capo f.f., dott. Ottavio Sferlazza ed i sostituti Francesco Tripodi e Sara Ombra, hanno chiesto il rinvio a giudizio del sindaco pro tempore dott. Giuseppe Scopelliti con l'accusa di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico”, si legge nella relazione. Sembra una notazione secca e senza commento. Le questioni finanziarie si portano dietro l’interdizione dai pubblici uffici ….
Nel corso di questi ultimi mesi e, segnatamente, a far data dal 5 aprile 2011 (Operazione Archi), alcune importanti inchieste giudiziarie hanno interessato diversi amministratori comunali di Reggio Calabria nonché le società miste attraverso le quali viene disimpegnata la maggior parte delle attività economiche, aventi una ricaduta diretta sui servizi e sul territorio.
A ciò si aggiungono altre attività di polizia giudiziaria che, pur non interessando direttamente gli amministratori, hanno coinvolto segmenti dell'Amministrazione, con provvedimenti che hanno riguardato alcuni dipendenti dello stesso Comune.
a) Procedimento penale nr. 5454/2008 R.G.N.R. DDA (c.d. OPERAZIONE ARCHI)
In data 5 aprile 2011 viene tratto in arresto, in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla DDA di Reggio Calabria, RECHICHI Giuseppe Rocco Giovanne direttore operativo della società mista MULTISERVIZI S.p.a . Come si avrà modo di precisare in altra parte
della presente relazione, a tale società, controllata al 51% dal Comune di Reggio Calabria, è affidata "la gestione dei servizi di manutenzione ordinaria e straordinaria, igiene, pulizia, sicurezza e delle altre attività ausiliarie in una logica di global service, con riferimento ai beni demaniali e patrimoniali del Comune. Il quadro investigativo raccolto dagli inquirenti, corroborato anche da rivelazioni di collaboratori di giustizia, ha permesso di svelare il supporto logistico reso negli anni dal Rechichi a sostegno di una pericolosa associazione a delinquere di tipo mafioso attiva in città (riconducibile, nello specifico, alle 'ndrine De Stefano -Tegano). L'autorità giudiziaria, nel
tratteggiare la figura del Rechichi quale soggetto organico alla 'ndrangheta, pone in risalto il suo ruolo "imprenditoriale" definendolo "socio privato della società mista MULTISERVIZI S.p.a. ".
b) Procedimento penale nr. 2478/2007 R.G.N.R. DDA - nr. 2351/2008 R.G. G.I.P. DDA - nr. 75/2011 R.O.C.C. (c.d. OPERAZIONE ASTREA)
In data 18 novembre 2011 viene portata a conclusione un'importante operazione di polizia giudiziaria - coordinata dalla DDA reggina - con la quale viene ricostruita l'infiltrazione della criminalità organizzata negli assetti proprietari della MULTISERVIZI S.p.a . In estrema sintesi, infatti, le convergenti risultanze investigative hanno permesso di svelare come quotaparte del capitale sociale della impresa controllata dal Comune fosse, di fatto, nella piena disponibilità della criminalità organizzata locale. In particolare, è stato ricostruito il partecipe apporto offerto, in favore del potente clan De Stefano-Tegano, dal citato Giuseppe RECHICHI, dai suoi figli Antonino e Giovanni e dal fratello Rosario. Le indagini giudiziarie, infatti, hanno consentito di svelare i ruoli di insospettabili prestanome e fiancheggiatori ricoperti dai menzionati soggetti a tutela degli interessi economici del sodalizio criminale sopra citato. Nello specifico, i fratelli Antonino e Giovanni Rechichi, sono risultati proprietari (attraverso la RE.CIM. SRL), per conto della famiglia mafiosa di riferimento, del 33% del capitale sociale della GST SRL titolare, a sua volta, del 49% delle quote della MULTISERVIZI S.p.a. A testimonianza della evidente permeabilità e contiguità tra quest'ultima e gli interessi economici della cosca di 'ndrangheta, si osserva che, come evidenziato anche nel corpo dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, la MULTISERVIZI S.p.a. ha la propria sede effettiva presso locali presi in affitto da una società (la
SLCA. Srl, le cui quote sociali sono interamente detenute dalla RE.CIM Srl) riconducibile, attraverso i fratelli RECHICHI, alla medesima consorteria criminale sopra richiamata. In aggiunta a ciò, si osserva che a tale società, e dunque all'organizzazione criminale operante attraverso la stessa, la MULTISERVIZI S.p.a., a far data dal 7/01/2009, ha appaltato la gestione degli automezzi e delle attrezzature.
c) Procedimento penale nr. 458/2011 R.G.N.R. DDA - nr. 4879/2011 R.G.I.P. DDA - nr. 78/2011 R.O.C.C. (c.d. OPERAZIONE ALTA TENSIONE 2) .
In data 21 dicembre 2011 è stato tratto in arresto, fra gli altri, Giuseppe PLUTINO, consigliere comunale presso il Comune di Reggio Calabria (già Assessore all'Ambiente nella precedente consiliatura), accusato di appartenere ad una associazione per delinquere di tipo mafioso. In particolare, lo stesso PLUTINO, indicato dal collaboratore di Giustizia Moio Roberto quale "politico molto vicino ai CARIDI" di cui ha sempre goduto dell'appoggio elettorale ("Si è sempre detto che il soggetto in questione fosse portato da 'i paddechi "), è risultato fornire un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo al sodalizio criminale di riferimento ponendosi quale referente politico dello stesso. Particolarmente significative risultano le parole adottate dal O.l.P. per sintetizzare, nell'ambito dell'ordinanza, il ruolo ricoperto dal PLUTINO all'interno dell'organizzazione criminale. Scrive, infatti, il magistrato: "Si avrà modo di analizzare quella che, a ben vedere, della cosca appare una vera e propria proiezione nel settore istituzionale, in particolare all'interno del Comune di Reggio Calabria. Con dati indiziari che connotano tale presenza come certamente risalente nel tempo e non riconducibile esclusivamente alla campagna elettorale della scorsa primavera". Emblematici in tal senso paiono alcuni "fattivi comportamenti che contribuiscono ai complessivi interessi della cosca, tenuti dal PLUTINO in vista della campagna elettorale" e, in particolare, nel periodo in cui egli rivestiva la carica di Assessore alle politiche ambientali del Comune di Reggio Calabria.
Oltre ad aver preso parte ad una più ampia attività estorsiva ai danni di un consigliere regionale, infatti, il PLUTINO pare porsi quale referente della cosca per la soluzione di problemi ed il soddisfacimento di bisogni collettivi (dalla rimozione della spazzatura dinanzi a determinate abitazione, al pagamento degli stipendi arretrati ai dipendenti della Multiservizi) utilizzati strumentalmente dalla cosca per accrescere il proprio prestigio e consenso sul territorio. Chiare e desolanti sono le parole utilizzate dal Pubblico Ministero negli atti processuali: "Il dato da sottolineare, tanto importante quanto evidente ed inquietante è che il tramite tra la collettività ed un suo pubblico rappresentante è costituito da un soggetto appartenente ad uno specifico sodalizio criminale, di cui è nota la particolare pericolosità personale, che pure dimostra di soddisfare le istanze della popolazione grazie al rapporto col politico in questione che effettivamente si adopera poi per risolvere la singola problematica proposta. Con la conseguenza inevitabile dell’accreditamento ulteriore sul territorio dell'importanza e della forza dello stesso sodalizio che dimostra di poter contare su uomini posti in settori strategici dell'amministrazione e che per questo diviene punto di riferimento anche per il soddisfa cimento di istanze legittime, se non sacrosante, dei singoli individui che però non possono essere garantite se non col ricorso al "piacere" richiesto al "compare" o "ali 'amico degli amici".
Le risultanze investigative, peraltro, hanno evidenziato come il PLUTINO abbia beneficiato, in occasione della tornata elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Reggio Calabria del maggio 2011, sia delle preferenze elettorali provenienti direttamente dagli affiliati, sia di una incisiva ed esplicita attività di sostegno offerta dagli stessi concretizzatasi, finanche, in una vera e propria alterazione della libera competizione elettorale. Nello specifico, alcuni soggetti appartenenti al sodalizio criminale risultano essersi adoperati in favore dell'elezione del PLUTINO, al punto da rendersi protagonisti di comportamenti anche intimi datori consistenti, ad esempio, nell'impedire che nello specifico ambito territoriale "controllato" dall'organizzazione venissero affissi manifesti elettorali di candidati diversi dallo stesso PLUTINO.
d) Procedimento penale nr. 402/2008 R.G.N.R. - nr. 291/2008 R. G.I.P. - nr. 70/2011 R.O.C.C. (c.d. OPERAZIONE URBANISTICA)
In data 25 maggio 2011 è stata data esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.LP. presso il locale Tribunale nei confronti, fra gli altri, di numerosi funzionari e dipendenti, in servizio presso il Settore Urbanistica del Comune di Reggio Calabria, accusati, a vario titolo, di reati contro la Pubblica Amministrazione. Il provvedimento, che si fonda su una puntuale e delicata attività di indagine, ha messo in luce, all'interno dell'ufficio, numerose irregolarità nella trattazione delle pratiche edilizie.
L'indagine, in particolare, ha consentito di accertare l'esistenza di un vero e proprio sistema di potere illegale operante all'interno del Settore Urbanistica del Comune di Reggio Calabria. A fronte della percezione di rilevanti somme di denaro, infatti, alcuni responsabili dei procedimenti concessori gestiti dall'ufficio (riguardanti richieste di permessi a costruire ovvero istanze di condono edilizio) rilasciavano i relativi atti di assenso in palese violazione della normativa di riferimento. L'esame di una richiesta di permesso di costruire o di una domanda di condono veniva vista, quindi, non come momento di verifica della legittimità dell'atto ma come occasione di illecito lucro personale.
e) Procedimento penale nr. 458/2011 R.G.N.R. DDA Mod. 21 (c.d. OPERAZIONE SAN GIORGIO)
In data 22 febbraio 2012, in esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sono stati tratti in arresto sei soggetti accusati di far parte del clan di 'ndrangheta riconducibile alle famiglie Borghetto-Caridi-Zindato attive nei quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio.
In particolare, nel corso delle indagini, è emerso come il circolo "Caccia Sviluppo e Territorio", già destinatario di contributi erogati dal Comune e noto per essere la sede della segreteria politica del citato consigliere comunale Giuseppe PLUTINO, costituisse luogo di incontro e riunione degli
appartenenti alla cosca CARIDI, i quali, in detto immobile, pianificavano estorsioni ed altre attività illecite finalizzate ad affermare il proprio controllo sul territorio d'influenza. Nel corso delle intercettazioni ambientali, peraltro, è risultato come alcuni arrestati discutessero apertamente dell'importanza acquisita dal consigliere PLUTINO all'interno della scena politica locale anche in relazione ad eventuali ulteriori incarichi che questi avrebbe potuto ricoprire (Vgs pag. 4 ss. del citato Provvedimento di Fermo).
f) Procedimento penale nr. 458/2011 R.G.N.R. DDA Mod. 21 - nr. 4879/2011 R.G. G.I.P. DDA - nr. 15/2012 R.O.C.C. (c.d. OPERAZIONE SAN GIORGIO 2)
In data 26 febbraio 2012, nell'ambito del procedimento penale in argomento, si è data esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre soggetti, tra i quali, Bruno DOLDO, assistente capo della Polizia di Stato, in servizio presso l'Ufficio Scorte della Questura
di Reggio Calabria, cognato del Consigliere Comunale Giuseppe PLUTINO.
Il DOLDO è accusato di aver rivelato notizie riservate, acquisite nello svolgimento delle proprie pubbliche funzioni, ad un pericoloso esponente della cosca CARIDI già coinvolto nel fatto estorsivo che vede quale protagonista lo stesso PLUTINO. Il DOLDO, in particolare, risulta aver
rivelato, al soggetto 'ndranghetista, l'esistenza di indagini nei suoi confronti in relazione al reato di cui all'art. 416 bis C.p. nonché la presenza di microspie all'interno della propria autovettura.
g) Procedimento penale nr. 1576/2011 RGNRMod. 44
L'alterazione dei dati contabili e dei documenti di bilancio del Comune di Reggio Calabria, relativi agli anni 2008-2009 e 2010, è oggetto di indagine da parte della Procura cittadina. In tale ambito il Procuratore Capo f.f., dott. Ottavio Sferlazza ed i sostituti Francesco Tripodi e Sara Ombra, hanno
chiesto il rinvio a giudizio del sindaco pro tempore dott. Giuseppe Scopelliti con l'accusa di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Medesima proposta è stata avanzata nei confronti dei tre revisori dei conti che hanno certificato i bilanci in questione.
h) Procedimento penale nr. 221/2012 RGNRMod. 44
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, in seguito a denuncia di reato ai sensi dell'art. 331 c.p.p. da parte del locale Ufficio delle Entrate, ha aperto un procedimento penale finalizzato all'individuazione delle responsabilità penali derivanti dall'omesso versamento di ritenute IRPEF per l'anno di imposta 2010 pari ad euro 6.196.478,00.
i) Procedimento penale nr. 746/2011 R.G.N.R. DDA
Nell'ambito del procedimento penale in argomento sono stati rilevati rapporti diretti di frequentazione tra un soggetto vicino agli ambienti criminali locali tale Francesco CUZZOCREA, già inibito in modo perpetuo ad intrattenere rapporti con la P.A. ex art. 10 L.n. 575/65 a seguito di condanna con sentenza definitiva per il reato del 416 bis del C.p. - ed il consigliere comunale di
Reggio Calabria Giuseppe ERACLINI. Quest'ultimo, in particolare, è risultato essere parte attiva nel sollecitare, tramite terze persone, taluni interventi posti in essere dall'A.T.E.R.P. reggina (Ente regionale per la gestione dell'edilizia residenziale pubblica) in favore dei soggetti occupanti
gli alloggi.
L'indagine ha altresì evidenziato contatti telefonici, riguardanti questioni lavorative tra il citato soggetto mafioso e l'Amministrazione Comunale reggina, nella persona del geometra Giuseppe MARINO (dipendente del Settore LL.PP.), per conto dell'assessore Pasquale MORISANI (titolare
dell'Assessorato ai Lavori Pubblici, Contratti, Appalti, P.I.S.V. e P.S.V.).
Quest'ultimo, già candidato nelle consultazioni comunali del 2007, è risultato in rapporti con componenti della consorteria criminale facente capo al boss Santo Crucitti, condannato in primo grado per associazione per delinquere di stampo mafioso nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria denominata "Pietrastorta". La particolare vicinanza dimostrata da tale sodalizio criminale alla figura del Morisani risulta emblematicamente riassunta dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria nell'ambito dell'ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa a conclusione dell'operazione "Sistema" (Proc. n. 4614/06 R. G. N. R. - D. D. A.).
In tale sede, infatti, l'Autorità Giudiziaria precisa che, alla luce delle risultanze acquisite, "viene fugato ogni dubbio in ordine al sostegno elettorale fornito dall'anzidetta consorteria a favore del candidato Pasquale MORISANI nelle consultazioni amministrative del 2007" CVgs pag. 294 o.c.c.).
j) Procedimento penale nr. 858/2012 R.G. notizie di reato/modo 21 DDA (c.d. OPERAZIONE LANCIO)
In data 12 marzo 2012 sono stati tratti in arresto n. 16 affiliati a consorterie criminali con l'accusa di aver favorito la latitanza del pericoloso boss Domenico CONDELLO. Tra le persone colpite dai fermi figura tale Giuseppa Santa COTRONEO, madre dell'Avv. Giampiera NOCERA, destinataria di numerosi incarichi professionali da parte del Comune di Reggio Calabria, nonché compagna dell'Assessore Luigi TUCCIO, dimessosi dall'incarico pochi giorni dopo l'arresto a seguito delle vibranti polemiche emerse in seno al Consiglio comunale e riportate dalla stampa locale.
Rinviando per un più analitico approfondimento sulle risultanze emerse a carico dei familiari dell''avv. Giampiera Nocera alla parte relativa al Settore Avvocatura Civica, si evidenzia come anche la sorella di quest'ultima - sig.ra Bruna Francesca Nocera - risulti inserita in contesto criminale in quanto coniuge del sig. CONDELLO Pasquale, nato a Reggio Calabria il 25.02.1963, in atto detenuto, gravato da vicende giudiziarie per associazione di tipo mafioso, omicidio, detenzione abusiva di armi e munizioni, ricettazione ed altro, fratello di CONDELLO Domenico, nato a Reggio Calabria il 04.11.1956, in atto latitante, gravato da vicende giudiziarie per associazione di tipo mafioso, omicidio ed altro, nonché ritenuto capo della consorteria criminale "CONDELLO - IMERTI - FONTANA", entrambi cugini di CONDELLO Pasquale, alias "il Supremo".
Appare doveroso osservare come, dal contenuto di alcuni colloqui intercettati presso la Casa Circondariale di Voghera tra la citata Nocera Bruna Francesca ed il cognato IMERTI Antonino, alias "nano feroce", capo indiscusso dell'omonima cosca di 'ndrangheta, emerge la conoscenza da
parte del Tuccio del contesto familiare della compagna Giampiera Nocera nonché l'interesse per tale sodalizio criminale di far sapere al Tuccio del sostegno politico della cosca.
Le circostanze sopra riportate, per ragioni di economia espositiva, sono state ulterionnente approfondite nel paragrafo dedicato all'Avvocatura Civica, per quanto qui d'interesse, si evidenzia che la menzionata Avv. Giampiera Nocera ha ricoperto, per due anni, la carica di componente del Consiglio di Amministrazione della società partecipata Fata Morgana S.p.a. su designazione ed in rappresentanza del Comune di Reggio Calabria giusto decreto di nomina sindacale nr. 1486 del 14.10.2008.
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