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Saverio Zavettieri ancora una volta in trincea
di Oreste Parise
Mezzoeuro Anno XII num. 3 del 19/1/2013
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Rende, 18/1/2013
Noi vogliamo
offrire una arena a chi ha voglia di combattere per le proprie idee e di
impegnarsi per cambiare questo Paese. Ritengo che questo non possa essere fatto
né dai partiti maggiori, prigionieri di logiche conservatrici, né da movimenti
come quello di Grillo o di Ingroia, che obbediscono a a pulsioni momentanee,
cercano di sfruttare l'onda emotiva di una antipolitica ...
"On. Zavettieri, ancora una volta in campo?"
È più che mai arzillo, Saverio Zavettieri. Qualche piccolo fastidio di
salute non ha minimamente intaccato la sua bulimia politica. Un caso esemplare
di voglia di partecipazione, di continuare la sua lotta senza fermarsi di
fronte a nessun ostacolo.
- Ma il socialismo esiste ancora in Italia?
- L'idea socialista non è mai finita, non è stata superata. Direi che
dopo il crollo del muro di Berlino, è l'unico apparato ideologico ed
esperienza politica che ha superato quell'ostacolo figurato. Le
democrazie socialdemocratiche sono l'unico modello che sopravvive ed
offre una prospettiva per il futuro.
- Ma nel dibattito politico, non vi è traccia del socialismo.
- Noi ci siamo con le nostre idee e con le nostre battaglie per la
costruzione di una democrazia compiuta. La verità è che la politica si è
trasformata in uno spettacolo, uno show al quale possono partecipare solo
teatranti e ballerine. Noi non siamo spariti, ma fanno di tutto per
oscurarci, non abbiamo spazio sulle grandi reti televisive, e i grandi
partiti hanno tutto l'interesse a polarizzare l'attenzione su sè stessi
con teorizzazione del voto utile.
- Non crede che sia necessario assicurare un governo stabile al Paese?
- Il voto utile è quello che assicura un cambiamento reale, che dia al
Paese quelle riforme che sono necessari per superare questo momento di
crisi. Abbiamo avuto tanti "voti utili" in questi ultimi anni, che hanno
però prodotto maggioranze incapaci di esprimere una reale politica
riformista. Se vogliamo realmente assicurare un futuro a questo Paese
dobbiamo privilegiare i movimenti e le organizzazioni che possano
realmente innescare un processo di profondo rinnovamento.
- Le idee camminano sulle gambe degli uomini. Senza una forza politica
organizzata non si riesce a incidere nel processo politico.
- Noi siamo una forza organizzata, e veniamo da lontano. Siamo portatori
di una storia, di una cultura politica e vogliamo ancora avere un ruolo
nella politica nazionale. Gli uomini invecchiano, ma le buone idee
resistono all'usura del tempo. Siamo tuttavia consapevoli che una
rappresentanza politica e istituzionale è necessaria per poter continuare
la nostra azione politica e per questo saremo presenti anche in questa
campagna elettorale.
- Si dice che siate andati col cappello in mano da Cavaliere. Cosa ha
impedito il matrimonio?
- Come riformisti abbiamo sempre difesa la nostra autonomia. Abbiamo
discusso con Silvio Berlusconi per verificare se vi fossero le condizioni
per poter portare le nostre idee nell'ambito del centrodestra. Non si è
andati ad elemosinare qualche poltrona in Parlamento, ma l'inserimento
nel programma di precisi impegni per una profonda revisione dell'assetto
istituzionale che possa assicurare un funzionamento corretto del sistema
democratico. L'offerta di un posticino per Stefania Craxi avrebbe solo
mortificato la nostra dignità, perché noi non siamo in vendita, non
partecipiamo al mercatino dell'usato.
- Così siete rimasti soli? Come pensate di poter superare le forche caudine
dello sbarramento?
- Non siamo rimasti soli. Abbiamo l'orgoglio di difendere la nostra
autonomia e la voglia di poter offrire una valida alternativa a tutti
coloro che ancora credono nella possibilità di poter costruire una
alternativa riformista. Noi vogliamo offrire una sponda a tutti costoro,
quelli che sono stati esclusi perché considerati anomali, portatori di un
virus della democrazia. Si parla tanto di rottamazione. Ha fatto tanto
scalpore la rinuncia di D'Alema e Veltroni. Ma tra i riformisti questa è
una prassi consolidata, non richiede una situazione di emergenza. Il
ricambio della classe dirigente deve assumere un carattere routinario,
non assomigliare a una sorte di miracolo.
- Lei stesso è un esempio di "autorottamazione". Da lungo tempo non
partecipa direttamente alla competizioni elettorali, ma è indomito nella
lotta e nell'impegno.
- Non parlo di me stesso, è inelegante anche se di questi tempi il "bon
ton" fa quasi sorridere, poiché siamo sommersi dalla volgarità e
dall'autocompiacimento. Voglio solo dire che noi non siamo preoccupati
dalla ghigliottina dello sbarramento, perché le idee, la storia e la
cultura politica superano qualsiasi ostacolo, non si lasciano imbrigliare
da alcuno steccato. Noi vogliamo offrire una arena a chi ha voglia di
combattere per le proprie idee e di impegnarsi per cambiare questo Paese.
Ritengo che questo non possa essere fatto né dai partiti maggiori,
prigionieri di logiche conservatrici, né da movimenti come quello di
Grillo o di Ingroia, che obbediscono a a pulsioni momentanee, cercano di
sfruttare l'onda emotiva di una antipolitica alimentata dall'incapacità
degli attori protagonisti di misurarsi con i problemi reali del
paese.
- Concretamente con chi volete costruire questo movimento? A Cosenza si
sono fatti i nomi di Enzo Paolini, Eva Catizone, Umberto Bernaudo, Delly
Fabiano ...
- Chiariamo subito che non vogliamo creare un "refugium
peccatorum", dare un ricovero a tutti i delusi e gli esclusi poiché
sarebbe un fallimento non sul piano elettorale, ma per la costruzione di
un movimento che abbia la capacità di costruire una ipotesi per il
futuro. Siamo consapevoli delle difficoltà di questa campagna elettorale
e della possibilità di essere esclusi dalla distribuzione dei seggi
parlamentari. Sarebbe però imperdonabile se noi svendessimo il nostro
patrimonio ideale per salvare qualche ambizione non soddisfatta. Con Enzo
Paolini c'è stato qualche contatto, ma si è arenato di fronte alla
richiesta di una sponda sicura, di un apparentamento che potesse far
scendere la soglia. Le altre sono ipotesi sul tappeto che si stanno
vagliando. Noi partiamo da un dato evidente. I riformisti sono stati
epurati da tutti: lo ha fatto il Pdl con noi, il PD che non vuole neanche
sentirne parlare, Ingroia e il suo movimento con Anna Falcone, SEL con i
due nomi che lei ha citato.
- Il caso rendese merita qualche considerazione in più.
- È curioso che Rosy Bindi sia candidata in Calabria con una deroga alle
norme solennemente inserite nello statuto del PD, e poi venga escluso
Sandro Principe che non era neanche parlamentare. È concepibile mettere
sullo stesso piano l'Amministrazione comunale di Reggio con quella
rendese? Per entrambe è stata inviata una Commissione di Accesso, ma sono
due modelli molto lontani. Abbiamo offerto una candidatura a Umberto
Bernaudo perché siamo convinti che non abbia niente da spartire con la
criminalità organizzata. Bisogna aspettare con fiducia la conclusione
delle indagini, ma alla fine si dimostrerà che in prima pagina non era
stato sbattuto un mostro, ma una persona perbene che si è trovato
coinvolto in un meccanismo per una valutazione un po' frettolosa di pochi
indizi di nessuna reale rilevanza. Vi è attenzione alla proposta, ma
molta resistenza per evidenti ragioni di moralità politica, di un "senso
dell'onore" di cui si è perso traccia poiché vi è comunque un "vincolo"
nei confronti del PD.
- Chi sono gli altri candidati in Calabria?
- Sono professionisti, impiegati, dirigenti e persone facenti parte della
società civile, che hanno una gran voglia di partecipazione, che si
mettono in gioco per combattere una battaglia ideale senza lasciarsi
intrappolare nella logica del potere.
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