Arnolfo e i saracenidi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XII num. 3 del 19/1/2013 |
Rende, 14/1/2013
Forse fu un monaco benedettino o dell'ordine di San Basilio. Ha lasciato solo la cronaca delle incursioni saracene in Calabria nel X secolo. Scritti in uno stile essenziale, scarno, austero nel riferire i drammi di una terra messa ripetutamente a ferro e fuoco durante tutto il decimo secolo. Poi nel 965 i calabresi "unionem facere", e li cacciarono da Scilla, che era diventata la loro roccaforte. Le incursioni continuano, ma non i Saraceni non riusciranno mai più a stabilirsi sul territorio bruzio.
Arnolfo fiorì dopo la metà del X secolo, e nella Cronica, che lasciò scritta, da non equivoci indizj di essere stato di nazion calabrese. Ma il supporlo, come fa il Pratilli, dell'Ordine de' Benedettinii o de' Basiliani, sulla ragione, che i soli monaci in quel tempo coltivavano le lettere, non è che una vaga congettura, la quale poi né men troppo regge rispetto a questi ultimi, che non si servivano ordinariamente, se non del greco linguaggio. Egli scrisse delle guerre e devastazioni, fatte da' Saraceni così nella Calabria, che aveano quasi interamente occupata, come nella Puglia, Lucania e Campania dal 903 fino al 965. La qual'operetta essendo capitata nelle mani di Giovan Bernardino Tafuri, costui ne' suoi "Scrittori del Regno di Napoli, tomo 2, pag. 241, ove fa menzione di Arnolfo, promise volerla dare alla luce nell'opera, che teneva ammannita Neapolitanae Historiae varia monumenta; ma poi stampar la fece dietro al medesimo Tomo II, col titolo di Chronicon Saracenico-Calabrum, salvo due pezzi, che essendo stati obbliati, furon soggiunti alla pag. 442 del III tomo. Ma avendo il Can. Prantilli riscontrata questa Cronica con un altro esemplare, e ritrovatala guasta da varj errori e mutilazioni, pensò di darla nuovamente alle stampe più corretta ed unita, siccome fece nella nuova edizione dell'Historia Principum Langobardorum del Pellegrino t.3 p. 283, accrescendola in oltre di sua prefazione, e di alcune note di confronto col Codice Arabo Cantabrigese, e colla cronaca di Lupo Protospata &c. Arnolfo è uno scrittore puntualissimo, e somministra se non molte, almeno utili notizie alla storia nostra relativamente a que' tempi, in cui ogni più piccolo lumicino servir può far da fanale.
Non si sa nulla della vita del suo autore, salvo quanto si può desumere dalla stessa cronaco, dove ha inserito segni inequivocabili della sua origine. Dal Chronicon risulta evidente che egli era della Calabria Ultra, l'attuale provincia di Reggio Calabria. Nell'anno 930, infatti, a proposito dell'identificazione della fortezza di Germulach si afferma "At verosimilis Germulach pro Hieracio, seu Geracio, Gerace vocatam urbem Arnulpho nostro concederem, quod Provinciæ suæ magis expertus haec dixerit".
Scrisse Bernardino Tafuri. "Che sia stato poi nativo di quella provincia, chiaramente lo scrisse egli medesimo nella Cronaca, e precisamente nel 948, ove si legge: "Halassan Dominus Siciliæ misit exercitum suum in Calabriam & confecit magnum bellum, multos occisit, & alios captivos fecit, & nostras substantias devastavit".
Nel Codice diplomatico della Sicilia sotto il governo degli arabi di Alfonso Airoldi, (Palermo 1789) si legge: "Tutto però in questa cronaca è rapportato in modo così arido e secco, che non si può riconoscere la ragione, e l'ordine delle operazioni.", . "È da notarsi in oltre che li nomi sono allo spesso discordanti dalla nostre persone, forse perché la pronunzia di un italiano li rendeva corrotti, o perché forse le incursioni, delle quali tratta la Cronaca, sono sempre quelle fatte dagli arabi della Sicilia, ma alcune si rapportano ad altre spedizioni, che si facevano da altre parte dell'Africa. Si attribuisce quest'opera ad Arnulfo, monaco di S. Benedetto, o di S. Basilio."
Di lui scrisse Angiolo Zavarroni in Bibliotheca Calabra:
Claber, ignotus hactenus Scriptor; sed doctis Curis Cl. Viri Johanni Bernardini Tafuri, de quo heic saepe dictum, futurus brevi notissimus, et clarissimus. Historiam nostrae Regionis conscripsit, cui titulum fecit: Chronicon ad anno CMIII ad CMLXIV, quod M.S. adhuc, paulo post publica luce fruetur. Eodem, penes quem reperitur, Joh. Bernardino. Opus in lucem dante sub Epigraphe: Neapolitanae Historiae Varia Monumenta. In illo, ne Quis haeserit, Arnulphum Calabrum esse testantia verba reperiet: Alassam Dominus Siciliae misit exercitum suum in Calavriam, et nostras substantias devastavit. Haec in Chronico Arnulphus.
ANNO | Testo originario | Traduzione italiana |
CMIII |
Saraceni(1) cum eorum classe venerunt in Calabriam(2), devastaverunt multa loca, multos captivos fecere, multosque interfecere, & præcipue præsidium Graecorum. |
I Saraceni(1) vennero in Calabria(2) con le loro navi, devastarono molte località, presero molti prigionieri, in particolare la roccaforte dei Greci. |
CMIV | Abstaël caput Saracenorum obsedit(3) Scillatium, & comprehendit eum, & omnes cives occidi jussit, & alios captivos ad Africam misit, & ipse cum suis cœpit habitare in Scillatio. | Abstaël, capo dei Saraceni, assediò(3) Scilla, e la prese, e ordinò di uccidere tutti i cittadini, altri li mandò in Africa, ed egli con i suoi cominciò ad abitare a Scilla. |
CMV | Magna turba Saracenorum de Cecilia venit, & unionem fecit cum gente Abstaëlis in Scillatio. | Una grande moltitudine di Saraceni venne dalla Sicilia, e si unì con quelli di Abstaël a Scilla. |
CMVI | Abstaël cum exercitu suo praelium fecit cum Graecis(4), & multi Saraceni occisi sunt. | Abstaël con il suo esercito si scontrò con i Greci(4), e molti Saraceni rimasero uccisi. |
CMVII | Saraceni nocturno tempore intraverunt in Catanzanum, habitatores partim occisos, & partim captivos duxerunt in Scillatium; aurum, & argentum, & preciosa mobilia deprædaverunt. | I Saraceni notte tempo entrarono in Catanzaro, gli abitanti furono in parte uccisi, e in parte portati prigionieri a Scilla; e depredarono oro, argento e mobili preziosi. |
CMVIII | Venit terræmotus magnus, & multa loca Calabriæ æquavit solo(5). | Si verificò un grande terremoto, e molte località della Calabria vennero rase al suolo(5). |
CMIX | Abraham(6) Saracenorum Rex de Africa venit cum exercitu suo, & obsedit Cosentiam, & submisit eam, & devastavit omnia loca circum circa. Deus omnipotens, & fortis, & potens, volens tantam immanitatem vindicare percussit eum ictu fulguris(7). | Abraham(6) re dei Saraceni, venne dall'Africa con il suo esercito, e assediò Cosenza, e devastò molte località nel circondario. Dio onnipotente, e forte, e potente, volendo vendicare tanta crudeltà lo colpì con un fulmine(7). |
CMX | Mortuo Abrahamo, Saraceni denuo se dederunt sub regimine Abstaëlis. | Morto Abraham, i Saraceni si posero nuovamente sotto il comando di Abstaël. |
CMXI | Abstaël videns se habere sub suo jussu maximam turbam Saracenorum(8), cum omnibus illis discursionem fecit per totam Calabriam, & ubi ivit, omnia devastavit, deprædavit, & reliquit suæ immanitatis exemplum. | Abstaël vedendo di avere sotto di sé una grande moltitudine di Saraceni(8), con tutti costoro fece una incursione per l'intera Calabria, e dovunque andò, devastò tutto, depredarono e lasciò il segno della sua crudeltà. |
CMXII | Orta est dissentio inter Saracenos*, & venerunt ad
arma, & multi remanserunt occisi, inter quos ipse Abstaël.
*Eos sort qui ab Abraimo ducti fuerant, & qui Abstaëli parebant, pro imperio Calabriæ retinendo. |
Sorse discordia tra i Saraceni*, e vennero alle armi, e
molti rimasero uccisi, tra i quali lo stesso Abstaël.
*I ribelli che dapprima avevano ubbidito ad Abstaël, furono capeggiati da Abraimo per conservare il dominio della Calabria. |
CMXIII | Factum est Caput Saracenorum Olcbek, qui erat homo malignus, & crudelis. | Viene eletto capo dei Saraceni Olcbek, uomo malvagio e crudele. |
CMXIV | Olcbek(9) occidit filios Abstaëlis, & partiales eorum, timens ne ab eis ipse suisset occisus. De Africa venit navis Saracenorum, & deprædavit multos calavrienses, & captivos duxit(10). | Olcbek(9) uccise i figli di Abstaël, e il loro seguito, temendo di essere ucciso da costoro. Dall'Africa vennero navi di Saraceni, e depredarono molti calabresi, e li ridussero prigionieri(10). |
CMXV | Die Veneris obscuratus est Sol per multas horas. Hoc anno factus est magnus proventus frumenti, & ordei(11). | Il venerdì il Sole si oscurò per molte ore. In quest'anno si ottenne un grande raccolto di frumento e orzo(11). |
CMXVI | Olcbek occidit multos de suis(12), & alios captivos misit in Siciliam, quia nolebant dare illi obedientiam. | Olcbek uccise molti dei suoi(12), e altri li porto prigionieri in Sicilia, perché non volevano obbedirgli. |
CMXVII | Stella cometes apparuit. Saraceni expulsi a Garilliano(13), ubi longo tempore morati erant, in Calabria venerunt(14). | Apparve una stella cometa. I Saraceni sono espulsi dal Garigliano(13), dove avevano dimorato molti anni, e vennero in Calabria(14). |
CMXVIII | Magna turba Saracinorum de Cicilia venit et obsedit Regium, & comprehendit eum cum occisione multorum civium(15). | Una moltitudine di Saraceni venne dalla Sicilia e assediò Reggio, e la prese uccidendo molti cittadini(15). |
CMXIX | Factum est prælium mutuum inter gentes Olcbek, & Saracenos de Regio(16); & isti fuerunt fugati, & alii remenserunt captivi. | Si accese una guerra fratricida tra i seguaci di Olcbek e i Saraceni di Reggio(16); questi furono messi in fuga e altri rimasero prigionieri. |
CMXX | Nostri(17) Calavrensis liberare volentes Regionem de Servitute Saracenorum fecerunt unionem cum Græcis, & Amalphitanis(18), & venerunt ad arma cum illis: in conflictu(19) multi Saraceni occisi sunt, & alii fugati, & recuperaverunt Cosentiam, Regium, Scillatium, Catanzanum, & alia loca ab eis possessa, ubi invenerunt aurum multum, & argentum, & alia preciosa mobilia, quæ omnia fuerunt divisa inter milites(20). | I nostri(17) calabresi volendo liberare la Regione dalla servitù dei Saraceni, fecero un accordo con i Greci e gli Amalfitani(18), e vennero alle armi con loro: nel conflitto(19) molti Saraceni rimasero uccisi, e altri messi in fuga, e ripresero Cosenza, Reggio, Scilla, Catanzaro, e altre località da loro occupate, dove trovarono molto oro e argento, e altri oggetti preziosi, che furono tutti divisi tra i soldati(20). |
CMXXI | Olcbek vindicare volens tantam injuriam suis a Calavriensibus illatam, misit nuntios in Siciliam, & Africam, auxilium quaerens; & in fine hujus anni venerunt naves plenas militum Saracenorum. | Olcbek volendo vendicare tanto oltraggio ai sui da parte dei Calabresi, mandò ambasciatori in Sicilia e in Africa, chiedendo aiuto, e alla fine in questo anno vennero navi piene di soldati saraceni. |
CMXXII | Olcbek cum suis excursionem fecit per totam Calabriam, devastavit loca, deprædavit preciosa mobilia, multos occidit, & sue ditioni submisit denuo Cosentiam, Regium, Scillatium, Catanzanum, & alia loca(21). Olcbek interfectus a suis, quia noluit de preciosa præda dare portionem militibus. | Olcbek con i suoi fece una scorreria per tutta la Calabria, devastò i luoghi, depredò suppellettili preziosi, uccise molti, e sottomise nuovamente al suo potere Cosenza, Reggio, Scilla, Catanzaro e altri luoghi(21). Olcbek fu massacrato dai suoi, perché non voleva distribuire parte del prezioso bottino ai soldati. |
CMXXIII | Saklabius(22) factus fuit Caput Saracenorum in Catanzano. | Saklabius(22) fu nominato capo dei Saraceni. |
CMXXIV | Saraceni intraverunt in Apuliam, & fecerunt magnam stragem(23), ceperunt Lecium, Nardeum, Uriam, & Brundisium, & alia loca: multos captivos duxerunt in Calavriam,& alios in Africam miserunt. | I Saraceni invasero la Puglia, e fecero una grande strage, presero Lecce, Nardò, Oria, e Brindisi e altri luoghi: condussero molti prigionieri in Calabria, e altri li mandarono in Africa. |
CMXXV | Saklabius misit suos nuncios in Ciciliam, & obtinuit multos milites. Obsedit S. Agatam(24), & cepit eam. | Saklabius mandò ambasciatori in Sicilia, e ottenne molti soldati. Assediò S. Agata(24), e la prese. |
CMXXVI | Itatachel(25) Rex Saracenorum cum suo exercitu obsedit Sipuntum, & cepit eum. | Itatachel(25) Re dei Saraceni assediò Sipuntum con il suo esercito, e la prese. |
CMXXVII | Saklabius cum suo exercitu fecit novam excursionem in Apuliam, obsedit Tarentum, cepit eum cum magna occisione hominum, & vastavit loca circum circa(26). | Saklabius con il suo esercito fece una nuova incursione in Puglia e assediò Taranto, la prese con grande strage di uomini e devastò località circonvicine(26). |
CMXXVIII | Apuli venerunt ad arma cum Saracenis prope Uriam, & vicerunt eos, & liberarunt omnia loca ad eis capta(27). | I Pugliesi si scontrarono con i Saraceni vicino Oria, e vinsero, liberando tutti i luoghi che essi avevano occupato(27). |
CMXXIX | Saklabius excursionem fecit usque ad Beneventum, nullam Civitatem expugnavit, sed captivos multos fecit(28). | Saklabius fece una incursione fino a Benevento, non espugnò alcuna città, ma catturò molti prigionieri(28). |
CMXXX | Saklabius facta excursione cum classe sua per totam Calavriam
expoliavit multas Ecclesias, & cepit arcem* Germulach,
& abduxit captivos duodecim milia, quos redemit cum auro, &
argento.
*Arabs Cronol. ap. Carusium Coll Sic. Tom. I, pag. 99 legit Termulach, quem locum putat ipse Tarentum fuisse. At verosimilis Germulach pro Hieracio, seu Geracio, Gerace vocatam urbem Arnulpho nostro concederem, quod Provinciæ suæ magis expertus haec dixerit. Nodum Calabris exsolvendum relinquo. |
Saklabius fatta una scorreria con il suo esercito per tutta la
Calabria spogliò molte chiese, e prese la fortezza* di
Germulach, e catturò dodici mila prigionieri, che liberò dietro un
riscatto di oro e argento.
*In Arabs Cronol. ap. Carusium Coll Sic. Tom. I, pag. 99 si legge Termulach, luogo che si crede fosse Taranto. Verosimilmente secondo il nostro Arnolfo Germulach sta per Hieracio, o Geracio, o Gerace, poiché si diceva che egli fosse molto esperto della sua provincia. Lascio ai Calabresi il compito di sciogliere il nodo. |
CMXXXI | De Cicilia venerunt Saraceni, & volentes in Calavriam intrare,
Saklabius cum suo exercitu oppugnavit se, & ideo inter eos factum
est magnum* prælium in littore maris prope Regium, quod
duravit ab ortu Solis usque ad meridiem cum magna occisione ambarum
partium.
*Al. maximum B. |
I Saraceni vennero dalla Sicilia, e volendo entrare in Calabria,
Saklabius con il suo esercito l'assalì e perciò fra di loro iniziò una
grande* battaglia sulla spiaggia del mare vicino Reggio, che
durò dal sorgere del sole fino a mezzogiorno con grande strage da
entrambe le parti.
*Al. maximum B. |
CMXXXII | Venit de Africa navis Saracenorum, qui unionem fecerunt cum Saracenis de Calavria, & in eodem anno axcurrerunt etiam usque Ciciliam, & multos captivos fecere. | Dall'Africa venne una nave di Saraceni, che si unirono ai Saraceni di Calabria, e nello stesso anno fecero un'incursione fino in Sicilia, e fecero molti prigionieri. |
CMXXXIII | Saklabius habens sub sua ditione multos Saracenos, voluit ampliare suum dominium, obsedit, & submisit Tabernum, Simmarum, Belcastrum, Petilium; interfecit cives, & alios captivos in Africam misit. | Saklabius avendo sotto il suo potere molti Saraceni, volle ampliare il suo dominio, assediò e sottomise Taverna, Simbario, Belcastro, Petilia; massacrò i cittadini, e altri prigionieri mandò in Africa. |
CMXXXIV | Calabri noctis tempore intraverunt in Simmaro, occiderunt omnes Saracenos; iverunt Belcastro, & omnia gladio, & igne, quæ poterant, consumentes loca, præter Regium, Catanzanum, & Cosentiam, in quibus ipsi consederant, auferunt. | I Calabresi notte tempo entrarono in Simbario e uccisero i Saraceni; avanzarono verso Belcastro e misero tutto a ferro e fuoco, e distrussero tutti i luoghi che poterono prendere, eccetto Reggio, Catanzaro e Cosenza, dove erano accampati. |
CMXXXV | Saklabius venit ad arma cum Calavrensibus, & facta est magna occisio ambarum partium, & Saraceni fugati sunt. | Saklabius si scontrò con i calabresi, ed è fatta una grande strage da entrambe le parti, e i Saraceni sono messi in fuga. |
CMXXXVI | Saklabius multis molestiis, & injuriis vexavit Calabros, petierunt ut isti coacti sunt denuo venire ad arma, petierunt succursus Apulis, & Amalphitanis, & Duci Neapolis Joanni, qui venerunt cum valida turba hominum, & assaliverunt Saracenos in propriis habitationibus, & partim occiderunt, & partim captivos fecerunt. In conflictu Saklabius occisus fuit cum magno nostrorum gaudio, quia fuit homo iniquus, fuit homicidiarius, & effeminatus. | Saklabius vessò i Calabresi con molte ingiurie e molestie, costoro, costretti a ricorrere di nuovo alle armi, chiesero aiuto ai Pugliesi, e agli Amalfitani, e al Duca di Napoli Giovanni, che vennero con una numerosa turba di uomini, e assalirono i Saraceni nelle proprie abitazioni, e parte li uccisero, e parti li fecero prigionieri. Nello scontro Saklabius fu ucciso con sommo tripudio dei nostri, perché fu un uomo iniquo, un omicida, ed effeminato. |
CMXXXVII | Saraceni excurrunt Calabriam, & Lucaniam, & iverunt usque Materam, deprehenderunt eam & spoliaverunt de omnibus subtantiis suis. | I Saraceni fanno un'incursione per la Calabria, e la Lucania, e giungono fino a Matera, depredandola e spoliandola di tutte le sue sostanze, |
CMXXXVIII | Venit classis Saracenorum ex Africa, escursit Calabriam, &
Apuliam, & ubi ivit, igne, & ferro omnia vastavit. Multos
homines, & mulieres captivos fecit, qui redemptit fuerunt cum magna
quantitate auri, & argenti. Multi Saraceni noluerunt in Africam
redire, sed remanserunt in Calavria. Nix* magna fuit in
totam Calavria, & frumenta perdiderunt.
*Nives magnæ fuerunt C.B. |
Venne un esercito di Saraceni dall'Africa, percorse la Calabria e la
Puglia, e ovunque andò, devastò tutto con il ferro e con il fuoco.
Molti uomini e donne prese prigionieri, che furono riscattati con una
grande quantità di oro e di argento. Molti Saraceni non vollero
ritornare in Africa, ma rimasero in Calabria. Vi fu una grande
nevicata* in tutta la Calabria e rovinò il frumento.
*Vi furono grande nevicate C.B. |
CMXXXIX | Saraceni excurrerunt usque(33) Neapolis, multos captivos fecere, & devastaverunt varia loca, præcipue Puczolum. | I Saraceni fecero una scorreria fino(33) a Napoli; fecero molti prigioneri, e devastarono varie località, in particolare Pozzuoli. |
CMXL | Græci cum Langobardis venerunt ad arma prope(34) Materam, & Saraceni videntes inter illos discordiam, excurrerunt Calavriam, & Apuliam, & ubi transierunt, incendia, strages, & ruinas fecere. | I Greci con i Longobardi si scontrarono vicino(34) a Matera, e i Saraceni vedendo discordia tra di essi, fecero una scorreria in Calabria e Puglia, e dove passarono fecero incendi, stragi e rovine. |
CMXLI | Nicotrum* urbs noctu ex improviso a Saracenis capta fuit,
abducta secum magna præda virorum, mulierum, omnium rerum.
*Vulgo Nicotera. |
Nicotra* durante la notte all'improvviso fu presa dai
Saraceni, e si allontanarono portando con sé un grande bottino di
uomini, donne e ogni genere di beni.
*In volgare Nicotera. |
CMXLII | Sol obscuratus est a mane post tertiam usque ad meridiem mense Madio cum omnium timore. Longobardi vicerunt Græcos in Budrano(35), & excurrerunt usque ad Calabriam. | Il sole si oscurò dal mattino fino a mezzogiorno nel mese di Maggio con molta paura. I Longobardi vinsero i Greci a Budrano, e fecero un'incursione fino in Calabria. |
CMXLIII | Saraceni cum eorum Rege Akmelech pugnaverunt cum Longobardis, & fugati sunt. Multa loca ceperunt Græci in Calavria de Saracenis, & præcipue Nicotrum, & Petilium(36). | I Saraceni con il loro Re Akmelech combatterono contro i Longobardi, e sono messi in fuga. Molti luoghi presero i Greci in Calabria dai Saraceni, e in particolare Nicotera e Petilia(36). |
CMXLIV | Saraceni de Cicilia cum Akmelech ceperunt Besunianum(37). | I Saraceni di Sicilia con Akmelech presero Bisignano(37). |
CMXLV | Iterum Saraceni venerunt de Cicilia, & deprædaverunt multa loca Calavriæ. | Nuovamente i Saraceni vennero dalla Sicilia, e depredarono molti luoghi della Calabria. |
CMXLVI | Tropeum(38), & Nicotrum, & Militum a Saracenis de Cicilia captæ sunt; sed a Calavrensibus in Calimuro multi de illis occisi sunt. | Tropea, Nicotera, e Mileto furono conquistate dai Saraceni di Sicilia; ma in Calimuro molti di loro sono uccisi dai Calabresi. |
CMXLVII | Apuli fuerunt ad Ungaricis debellati, & depredati(40). | I Pugliesi sono sconfitti e depredati dagli Ungarici(40). |
CMXLVIII | Saraceni rapuerunt multos homines, & fæminas de Calavria, & exportaverunt in Ciciliam. Halassan Dominus Ciciliæ misit exercitum suum in Calavriam, & confecit magnum bellum, multos occidit, & alios captivos fecit, & nostras(41) substantias devastavit. | I saraceni rapirono molti uomini, e donne di Calabria, e li portarono in Sicilia. Halassam Signore di Sicilia mandò il suo esercito in Calabria, e preparò una grande guerra, ne uccise molti, e altri li prese prigionieri, e devastò le nostre(41) sostanze. |
CMIL | Halassan cum esset homo iniquus, & crudelis, aliqui de Cicilia conspiraverunt contra eum, & una voluntate, & communi concordia juraverunt illum interficere; sed unus de conjuratis, spreto juramento, revelavit secretum Halassano. Halassan, audita machinatione contra eum firmata, confestim vocavit Capitaneum suum, & jussit ei, quod omnes conjuratos captivos facere debuisset, & in sua præsentia ligatos ducere, quod subito factum est; quibus Halassan dixit: vos tentabatis me interficere, & ego præcipio ad exemplum aliorum Cicilianorum, ut vos in atrio domus meæ interficti fuistis, & ita executum fuit. Alii de conjuratis, relicta domo, & bonis fugerunt in Calavriam, ubi a Reginis alacriter sunt recepti. Qua de re Halassan ulcisci cupiens tantam injuria ipsi factam, & de adversariis suis vindicari volens, suos milites Regium duxit; sed Regini viriliter se defenderunt, occisis multis Saracenis, & reliquis in fugam conversis. | Essendo Halassan un uomo iniquo e crudele, alcuni siciliani conspirarono contro di lui, a una volontà e concordemento giurarono di ucciderlo; ma uno dei congiurati, rinnegato il giuramento, rivelò il segreto a Halassan. Halassan, saputo della congiura contro di lui, senza perdere tempo chiamò il suo capitano, e gli ordinò che si dovessero imprigionare tutti i congiurati, e portarli legati in sua presenza; ai quali Halassan disse: voi tentavate di uccidermi, e io. come monito per tutti gli altri Siciliani, ordino che voi siate uccisi nell'atrio della mia casa, e così fu fatto. Gli altri congiurati, abbandonata la casa, e i beni fuggirono in Calabria, dove i Reggini li accolsero immediatamente. Halassan informato della cosa e volendo vendicare questa offesa e vendicarsi dei suoi avversari, condusse il suo esercito a Reggio; ma i Reggini si difesero coraggiosamente, e uccisero molti Saraceni, e misero in fuga gli altri. |
CML | Saraceni de Sabatelo unionem fecerunt cum illis de Messana in Cicilia, itaut in omnibus excursionibus erant semper uniti, & conjuncti: ita quod dividebatur inter eos spolia absque ulla discordia. Et quia tum valde erat distans ab eis Regium, de continuo infestabant ejus territorium; qua de re Regini die Martis* mensis Maii, quando Saraceni excurrebant. Calavriam, sine obstaculo intraverunt in Sabatelo, occiderunt omnes illos, qui remanserant pro custodia loci, & combusserunt domos, & fortalitia; recursi Saraceni, obviam eis exierunt iidem Regini, & in fugam miserunt eos. | I Saraceni di Sambatello si unirono con quelli di Messina in Sicilia, per cui in tutte le incursioni erano sempre uniti, e congiunti: perciò si dividevano il bottino tra di loro senza alcuna discordia. E poiché Reggio non era molto distante da loro, di continuo infestavano il suo territorio; della qual cosa i Reggini il giorno di martedì del mese di maggio, quando i Saraceni scorrevano per la Calabria, senza ostacolo entrarono in Sambatello, uccisero tutti quelli che erano rimasti a custodia del luogo, e bruciarono le case, e i fortini; ritornati i Saraceni, i reggini andarono loro incontro, e li misero in fuga. |
CMLI | Venit in Ciciliam magna classis Saracenorum de Aphrica*,
& multæ naves venerunt in Calavriam, despoliaverunt Ecclesias,
devastaverunt terras, & loca, & captivos fecere, qui fuerunt
postea redempti cum auro, & argento.
*Chron. Arab. ap. Carusium loc. cit. Pharagium Moadidum appellat exercitus hujus Ducem, & Malacianum Græcorum: sed in Anni epoche variant: ille enim annum habet CMLIII contra Arnulphi, Protosp. & Curopalat. sententiam. Insequenti An. pugna inter eos inita, in qua Malacianus victus est. Sed viribus inde auctus A. CMLIII. Saracenos prostigavit. Chronol. noster fort. ne Græcorum jactura testatam haberet, isthaec reticere voluit. |
Venne in Sicilia un grande esercito di Saraceni
dall'Africa*, e molte navi vennero in Calabria, spogliarono
le Chiese, devastarono le terre, le località, e fecero prigionieri, che
in seguito furono riscattati con oro e argento.
*Chron. Arab. ap. Carusium loc. cit. Pharagio Moadido chiama il capitano dell'esercito e il greco Malaciano: ma gli anni riferiti sono diversi: per esso si era nel 953 contro l'opinione di Arnolfo, Protosp. & Curopalat. Successivamente iniziata la lotta tra di loro, Malaciano fu rovesciato. Ma con le forze incoraggianti dell'anno CMLII, i Saraceni continuarono. Il Chronol. noster fort. non fornisce testimonianza delle sconfitte dei greci, e queste cose sarebbero rimaste nascoste. |
CMLIII | Malachianus(46) cum magna turba Calavriensium(47) ivit contra Saracenos, vicit eos, & dispersit. | Malachiano con una gran turba di Calabresi andò contro i Saraceni, li vinse e li disperse. |
CMLIV | Saraceni de Termulah, Cosentiam fraude adeuntes vastant, deripiunt, & funditus omnia evertunt. | I Saraceni di Termulah, con la frode devastano Cosenza, asportano via ogni cosa, e distruggono tutto dalle fondamenta. |
CMLVII | Ammaar* Caput Saracenorum venit in Calavriam de Cicilia
cum suis militibus, & omnibus locis, quo ivit, igne, & ferro
vastavit. Mulieres, & homines captivos fecit, & duxit in
Ciciliam(45).
*Hafmaer, C.B. Quum proxima Siciliæ Calabria sit, ut notum apud omnes, mirum non est, Saracenos hoc tempore Sicilia pene integra jam potites, eos in Calabriam sæpius adventasse, aliosque ex non longiquæ Africæ Regione alios advocasse ad hujusce uberrimæ Provinciæ partem saltem occupandam. |
Ammaar* Capo dei Saraceni venne in Calabria dalla Sicilia
con i suoi soldati, e in ogni luogo dove andò, devastò tutto a ferro e
fuoco. Fece prigionieri donne e uomini e li portò in
Sicilia(45).
*Halmaer, C.B. Poiché la Calabria, come noto a tutti, è vicina alla Sicilia, non fa meraviglia, che i Saraceni che in quel tempo la occupavano quasi completamente, venissero spesso in Calabria e in altre regioni africane e sperassero di occupare almeno parte di questa ricchissima provincia. |
CMLVIII | Saraceni de Cicilia excurrerunt Calavriam, & deprædaverunt homines, fœminas, & alia preciosa mobilia(50). | I Saraceni di Sicilia fecero scorrerie in Calabria, e depredarono uomini, donne e altre preziose suppellettili. |
CMLXI | Alberecus Caput Saracenorum Calavrienses multos captivos in Africam misit. | Albereco capo dei Saraceni mandò in Africa molti prigionieri Calabresi. |
CMLXII | Prope S. Agatam venerunt ad arma Saraceni cum Calavrensibus, & ictu sagittæ mortuus est Alberecus. | Vicino S. Agata si scontrarono i Saraceni con i Calabresi, e Albereco viene ucciso da una freccia. |
CMLXIII | Saraceni excurrerunt totam Calavriam cum magno hominum. | I Saraceni fecero scorrerie per tutta la Calabria con una moltitudine di uomini. |
CMLXIV | Saraceni volentes mansionem facere in Calavria, cœperunt ædificare magnam, & fortem Turrim in Scillatio, ubi abitare, & defendere se potuissent ad incursionibus Græcorum, & Calavriensium. | I Saraceni volendo stabilire la loro dimora in Calabria, iniziarono ad edificare una grande e forte Torre in Scilla, dove potessero abitare e difendersi dalle incursioni dei Greci e dei Calabresi. |
CMLXV | Calavrensis male ferentes habere intra eorum Regionem proprias domos Saraceni(52), unionem fecere(53), & noctis tempore assaliverunt eos intra Scillatium, & magnam partem occiderunt, & alios captivos fecere: devastaverunt Turrim, quæ jam non erat finita, ubi invenerunt multum aurum, & argentum, & magnam copiam frumenti, & hordei(54). | I Calabresi mal sopportando che i saraceni avessero proprie abitazioni nella loro regione(52), si unirono(53), e notte tempo li assalirono dentro Scilla, e gran parte li uccisero, e gli altri li fecero prigionieri: devastarono la torre, che ancora non era finita, dove rinvennero molto oro, e argento, e grande abbondanza di frumento e orzo(54), |
1 | De Africa, ut habet Chron. Arab. | De Africa,come riportato in Chron. Arab. |
2 | Loco Amanthusa, fc. Amanthea ibid. | Località Amanthusa, fc. Amanthea ibid. |
3 | Adhuc vulgo Squillace. | Oggi volgarmente Squillace. |
4 | Duce Melichiano: Melisianus a Protosp.: ab aliis Melchianus. | Il comandante Melichiano: Melisianus per Protosp.; per altri Melchiano. |
5 | Hujus terræmotus etiam alii meminere. | Questo terremoto è ricordato anche da altri. |
6 | Abraham saracen. Rex (Ebraimus al. dictus in Chron. Arab.) hoc anno Consentiam obsedit. Lup. Protosp. haec contigisse, ait, A. CMI sed falso, ut advertit P. Ant. Caracciolus in Not. ad Lup. his verbis: Id accidit juxta Latinorum calculum A. CMIX. Vid. Johann. Diac. in Actis Traslat. S. Severini Abb. | Abraham re dei Saraceni (altrimenti chiamato Ebraimus in Chron. Arab.) in questo anno assediò Cosenza. Lup. Protosp. disse che questo avvenne l'anno CMI ma è falso, come avvertì P. Ant. Caracciolo in Not. ad Lup. che scrisse: Accadde secondo i calcoli dei latini l'anno CMIX. Vedi Johann. Diac. in Actis Translat. S.Severini Abb. |
7 | Disenteria defunctum fuisse adfirmat Abulfeda, ut sup. innui. Verosimile est, fulgure prius ictum, & disenteria subsequente occubuisse Ebraimum. Vid. pag. supra cit. | Fu ucciso dalla dissenteria, afferma Abulfeda, come accennato sopra. È verosimile che fu prima colpito da un fulmine, e la dissenteria fece in seguito morire Ebraim. Vedi supra. |
8 | Eo quod sub se Abrahae regis copiæ remanserant, quibus ejus adjunctae maximam quidem turbam (scil. vulgo truppa) suo sub jussu habebat tunc Abstaël. | Per il fatto che le truppe del re Abrahaim erano rimaste alle sue dipendenze; pertanto, aggiunte alle sue, Abstael aveva sotto il suo comando una gran turba (il volgo la chiama truppa). |
9 | Qui ex factione Ebraimi fuerat. | Che era della fazione di Ebraim. |
10 | De Locra: i Locris, nunc Hieraceo, ut volunt. | De Locra: ora Hieroceo, come dicono. |
11 | Per totam Calabria. C.B. | Per tutta la Calabria. C.B. |
12 | At de iis, qui Abstaëli primo paruerant. | Anche di loro, che in un primo momento sembravano di Abstaël |
13 | Ab Gariliani Sede Saracenorum expulsio ab omnibus pene illius ævi Scriptoribus memoratur. Sed alii aliam Epochen figunt. Eam contigisse A. CMXV accuratiores adfirmant post Liutprand. Vid. quæ superius diximus in Chron. Duc. Neap. Melius infra ex Peregr. in Lup. Protosp. ad An CMXVI, patebit, ubi errorem P. Caraccioli, aliorumque corrigit. | Tutti gli scrittori quasi coevi ricordano l'espulsione dei Saraceni dalla Sede del Garigliano. Altri la pongono in altra epoca. I cronisti dopo Liutprando la datano nell'anno CMXV, come detto sopra in Chron. Duc. Neap. meglio sarà reso chiaro dalla Peregr. in Lup. Prot. relativamente all'anno CMXVI, dove corregge l'errore di l'errore di P. Caracciolo e di altri. |
14 | Apuliam primum, aliasque regiones excursionibus, prædationibusque infestantes. | Prima la Puglia e poi infestando le altre regioni con escursioni e azioni predatorie. |
15 | Pluries antea impetitum armis Saracenorum Regium fuerat. Hoc anno quidem captum, ignique ac ferrum traditum, ut ait Arnulphus, & consonat Chron. Arab. | Molte volte Reggio fu sotto l'impeto delle armi saracene. In quest'anno davvero presa e messa a ferro e fuoco, come dice Arnolfo e anche Chron. Arab. |
16 | Non enim alios Alchbechus Caliphus in Calabria Regulos volebat, ne Provinciæ illius imperium cum aliis divisum obtineret. | Il Califfo Alchbechus non meno di altri voleva dei governatori in Calabria, per non avere il governo della provincia diviso con altri. |
17 | Nostros Calavrienses adpellat, ut suæ patri cognitionem designaret Arnulphus. | Arnolfo parla di nostri calabresi, per far conoscere quale fosse la sua patria. |
18 | Qui Græco tunc Augusto parebant. | Evidente che Augusto in quell'epoca fosse greco |
19 | Ad Gratum fluvium. Cod. Borr. fcil. Crathim amnem prope Consentiam. | Al fiume Crati. Cod. Borr. fcil. Crati fiume vicino Cosenza. |
20 | Eximia quidem fœderatorum victoria, qua Saraceni pene detriti tot urbe cedere, & in postremam Brutium partem se recipere coacti fue. | Davvero importante la vittoria dei federati, che i Saraceni furono costretti a cedere quasi tutta la città, e poi accettare e riaccogliere una parte di bruzi. |
21 | Jam enim Græci, & Amalphitani in suas quique Sedes reversi fuerant ob Italiæ factiones, Græcorum Schisma, Saracenorumque in Sicilia progressus. Vid. Leuncl. jure Græc. Rom. Tom. I alioque. | Già infatti Greci e Amalfitani erano ritornati alle proprie sedi per le fazioni italiane, lo scisma dei Greci, e l'avanzata dei Saraceni in Sicilia. Vid. Leuncl. jure Græc. Rom. Tom. I alioque. |
22 | Ebraimi nepos C. B. & Arab. Hoc indicat Abrahae affeclas imperium xxx puisse, subactis Olchbekianis. | Nipote di Ebraim. C.B. 4 Arab. Ciò indica che i seguaci di Abraham ...., sottomessi a Olcbek. |
23 | Consonit Anonym Barens. Lup. Protosp. & Chron. Arab. apud quos damna narratur a Saracenis illata Licio (Lecce) Neitoni (Nardò), Uriæ, ac Brundisio, & conterminis locis. | In questo senso Anonym Barens. Lup. Protosp. e Chron. Arab. dove si narra dei Saraceni che prendono Lecce, Nardò, Oria, e Brindisi, e i luoghi vicini. |
24 | Nunc Principatus titulum familiæ Ferrariæ, seu Ferraviæ Consentinæ in eadem Provincia Oppidum situm, parum a Tyrrheno mari, ut infra. | Il titolo del Principato apparteneva alla famiglia Ferrari, o Ferravie di Cosenza città sita nella stessa provincia, poco distante dal Mar Tirreno. |
25 | Itatohel Dux & c. C. B. Lup. Protosp. habet: Michelæl Sclabus. In Cod. Andr. Itatachel Slavorum Rex. Haec in not. Proposp. melius expendenda. Fort. ex amanuensium errore pro Sclavorum, exscripsit Saracenorum. | Il generale Itatohel e c. C. B. Lup. Protosp. e Michele Sclabo in Cod. Andr. Itatachel re degli Slavi. Questo non in Prosp.. Fort. gli amanuensi per errore scrissero Sclavorum in luogo di Saracenorum. |
26 | Consonant Protosp. Anon. Barens. aliique. | D'accordo con il Protosp. anche l'Anon. Barens. |
27 | Hanc pugnam nemo hactenus, nisi Arnulphus, memoravit. | Fino a questo momento nessuno ha ricordato questa battaglia, eccetto Arnolfo. |
28 | Fort. tunc Pandulfus Cap. Princeps, & Guaimarus Salerni suas copias in Saracenos miserunt, Lupo adfirmante. | Allora Pandolfo principe di Capua e Guaimario di Salerno inviarono le loro truppe contro i Saraceni, secondo l'affermazione di Lupo. |
29 | Loca nunc ad Catanzarium posita. | Luoghi ora posti nel catanzarese. |
30 | C.B. partium, in Scillatio, & demum Saraceni victi, & fugati sunt Regium. | C.B. partium, in Scilla (avvenne una grande strage) in entrami gli schieramenti, a Scilla, e alla fine I saraceni furono sconfitti, e messi in fuga verso Reggio. |
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32 | En alteram Arnulphi Patriæ testimonium. | Ecco un'altra testimonianza della patria di Arnolfo. |
33 | De hac Saracenorum in Neap. irruptione satis sup. dictum in Chron. Ducum Neap. Heic tantummodo notandum, ibi Puozolum, sive Puteolos non memorasse Chronologium illum, sed loca solum, quæ ortum respiciunt. Facile agrum tunc circumquaque Neap. vexatum censeo. | Di questa irruzione saracena a Napoli è detto abbanstanza in Chron. Ducum Neap. Solo notando che li Puozolum, o Puteolos non viene riportato, ma i soli luoghi, che guardano a oriente. |
34 | De hoc Materensi prælio susius in Not. ad Lup. Prot. | Di questa battaglia materana vedere Not. ad Lup. Prot. |
35 | C.B. in Badrano de Matera. Fluvius Bradanus non longe a Matera. | C.B. in Badrano di Matera. Il fiume Bradano non lontano da Matera |
36 | C.B. Nicotrum, & Petiliam, & Belcastrum: scil. Nicoteram, & Strongylis urbes, ut autumant, vulgo Strongoli. | C.B., Petilia e Belcastro: scil. città di Nicotera e Strongylis, chiamato volgarmente, Strongoli |
37 | Vulgo Bisignano. | In volgare Bisignano |
38 | Haec in Cod. Borr. leguntur: non Arnulfi. | Queste cose si leggono in Cod. Borr.; non in Arnulfo. |
39 | Fort. Calimera, non longe a Mileto urbe. | Fort. Calimera, non lontano dalla città di Mileto. |
40 | Accinit Lup. Protosp. hoc anno, aliique. Ibi plura. | In questo anno secondo Lup. Protosp., e altri. |
41 | Nostras, ad suam Patriam revelandam. | Nostre, per rivelare la sua patria. |
42 | Hofman. C. B. | Hofman, C.B. |
43 | Clam aufugerunt in & c. C.B. | Fuggirono segretamente C.B. |
44 | Sabatellum oppidum in Calabria, non longe a Regio urbe dissitum, cujus meminit Barrius Lib. III, cap. 31. | Sambatello città della Calabria non lontana da Reggio,di cui parla Barrio, Lib. III, cap. 31. |
45 | C.B. De Saracenis pro custodia & c. | C.B Per la custodia dei Saraceni. |
46 | Def. A. CMLII quo fort. and prælium inter Græcos, Duce Malachiano, cum Saracenis, ut ap. Protosp. quanvis hic annum præsignet CMLI ut sup. notavi. | Sostengo che l'anno sia il CMLII quando probabilmente avvenne la battaglia tra i Greci, sotto il comando do Malachiano, con i Saraceni, come in Prot., anche se per costui l'anno è il CMLI, come sopra ho affermato. |
47 | Et Græcorum. C.B. | E dei greci. C.B. |
48 | Locus mihi usque adhuc ignotus, ut sup. non longe tamen a Consentia dissitus esse debuit. An legendum Germulach, ut supra anno CMXXX nescirem. Si Thermarum locum Termulach intelligere velis, hunc quidem in Sicilia, non autem in Calabria situm esse, scimus. | Luogo a me fin qui ignoto, vede sopra, ma si disse che debba essere non lontano però da Cosenza. Leggendo Germulach, come sopra per l'anno CMXXX non sappiamo. Se il luogo termale Termulach, si deve comprendere, che in Sicilia e non già in Calabria debba essere. |
49 | In Chron. Siculo-Arab. legitur: anno CMLVI die 9 Augusti Ammar cum classe venit, & Panormi hiemavit. Primo autem Vere egressus est usque Calavria. Scil. Verre A. CMLVII ut recte Arnulphus notavit. | In Chron. Siculo-Arab. si legge che l'anno CMLVI il giorno 9 agosto Ammar con un esercito venne, e svernò a Palermo. Prima della primavera si recò fino in Calabria. Scil. Verre a. CMLVII come ha giustamente notato Arnolfo. |
50 | In eod. Chr. habetur: Anno CMLVIII transfretavit Hafan,& obviam ivit fratri suo Ammar, & fugit coram eo Marianus Strategus (Græci exercitus Dux, cujus meminit Lup. An. CMLV) abducta tamen navi Moslemiorum. Annus CMLIX deficit in Arnulphi Chron. sed supplendus tute potest ex eodem Siculo-Arab. A. CMLIX perii classis dum reverteretur ( e Calabria Siciliam) vicesimo quarto mensis Septembris. Eodem autem anno alteram classem Hajanus paravit (in Sicilia). Fort. haec classis Calabriam denuo, Duce Albereco, irrupit, ut ex Arnulpho sequenti anno deduci potest, & ex Prot. A. CMLX. fuit prælium inter Adralistum (al. Adrascum) & Ismaël. Et ex Curopalata, qui novam in Calabriam excursionem notat. | Nella stessa Chr. Siculo-Arab. si legge: l'anno CMLVIII Hafan attraverso il mare e andò incontro al fratello Ammar, e davanti a lui lo stratega Mariano (comandante dell'esercito greco, ricordato anche da Lup. An. CMLIX) fuggì, facendo però allontanare le navi dei maomettani. L'anno CMLIX manca nella Chron. di Arnolfo, ma si può supplire alla mancanza dal Siculo-Arab. L'anno CMLIX affondò la flotta mentre ritornava (dalla Calabria e Sicilia) il 24 settembre. Nello stesso anno Hajanus preparò di nuovo un'altro esercito (in Sicilia). Fort. riferisce che Albereco irruppe di nuovo in Calabria con questo esercito, come si può desumere dalla cronaca di Arnulpho dell'anno successivo. L'anno CMLX vi fu una battaglia tra Adralisto (altrove Adrasco) e Ismael. E da Curopalata che parla di una nuova incursione in Calabria. |
51 | Scil. non longe a Tyrrheno mari, & ab oppido Sangineti, & Citrario, Diœcesis nunc S. Marci Calabriæ citerioris Provinciæ, in planicie quadam (ut fama est) quam Isaurus fluvius præterfluit, nunc vulgo Esero vocitatus, qui in Sybarim se exonerat. | Scil. non lontano dal Mar Tirreno, e dalla città di Sangineto, e Cetraro, diocesi ora di S. Marco della Calabria Citeriore, nella pianura (come è noto) dove scorre il fiume Isauro, ora volgarmente chiamato Esero, che si versa nel Sibari. |
52 | Fort. Saracenorum legendum autumo. | Fort. conferma la notizia dei Saraceni. |
53 | C.B. intra sese. | C.B. tra se. |
54 | Heic definit Arnulphi Chronicon. Ad hujus anni supplementum subdam: hoc anno CMLXV post eximiam Saracenorum in Sicilia victoriam, Græcis profligatis eorumque Duce Emmanuele Phoca occiso, illos in Calabriam iterum irrupisse, & Consentia paucos post dies potitos fuisse, ut ab Græcis Scriptoribus adseritur. Protosp. eum appellat Manuyci, Cod. Andriensis legit: Manuel Patritius introivit in Siciliam, & ibi mortuus est. | Qui finisce il Chronicon di Arnolfo. Mi sono preoccupato di aggiungere qualche anno: in quest'anno CMLXV dopo la grande vittoria dei Saraceni in Sicilia, i Greci furono sbaragliati e il loro comandante Emmanuele Foca ucciso, essi irruppero nuovamente in Calabria, e Cosenza cadde nuovamente in loro potere, come affermato dagli scrittori greci. Protosp. lo chiama Manuyci, nel Cod. Andriensis si legge: Manuel Patrizio entrò in Sicilia e qui morì. |
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