Una scuola che non raggiunge la sufficienzadi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XII num. 4 del 26/1/2013 |
Rende, 24/1/2013
"Il problema più delicato e spinoso da risolvere nell'immediato, a mio parere, riguarda la realizzazione delle Autonomie nelle itituzioni scolastiche".
Intervista a F. Fusca, ispettore MIUR e Dirigente del “Provveditorato agli Studi” (ora Ufficio Scolastico Provinciale) di Cosenza
Da molti anni la scuola attraversa una fase di transizione. Quali sono oggi i problemi più delicati sul tappeto?
«Purtroppo, la Scuola del nostro Paese più che attraversare una fase di transizione, sta di fatto perdendo quota sia a livello di ‘stima’ e ‘considerazione’ da parte delle Famiglie italiane, sia a livello di competitività a livello europeo. Il problema più delicato e spinoso da risolvere nell’immediato, a mio parere, riguarda la realizzazione delle Autonomie delle Istituzioni scolastiche. Difatti, la Politica ministeriale (e dei Governi, che si sono succeduti dal duemila a oggi) con una mano ha dato e con l’altra ha tolto. Pertanto, le circa ottomila Istituzioni funzionanti in Italia si barcamenano tra i famosi ‘tagli’ (di personale e di fondi) e le ‘razionalizzazioni’ (dimensionamento) degli Istituti. Il degrado e lo sfascio sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente, di chi vuole onestamente vedere…».
Il dimensionamento scolastico sta producendo degli ibridi, come gli istituti omnicomprensivi, quale dovrebbe essere l'organizzazione ottimale per migliorare il rendimento scolastico?
«Il “dimensionamento scolastico” (alias: la ‘razionalizzazione’), nei fatti si è dimostrata solo una “azione irrazionale”, perpetrata contro le Famiglie, gli studenti, il personale tutto della Scuola. L’organizzazione ottimale, per il miglior rendimento scolastico e una formazione competente dei giovani, sicuramente fa capo al livello professionale, alto e di qualità, dei docenti. Il punto è che nessuno scommette sulla formazione in servizio, obbligatoria, degli insegnanti e su investimenti economico-finanziari per le strutture, le tecnologie, i servizi. Una Politica scolastica nazionale, che ri-posizioni la Scuola al centro della Società italiana, è quel che ci auguriamo emerga dalle elezioni del 24-25 febbraio 2013».
Nella riorganizzazione degli istituti si è completamente ignorata la questione delle minoranze linguistiche. Non vi è, ad esempio alcuna cattedra di arbёreshe nella provincia con la più alta loro presenza.
«Molte cose non vanno, ahimé! La Legge n. 482/99, attesa sin dal 1948 (Costituzione, art. 6) da migliaia e migliaia di persone nel nostro Paese, è stata sostanzialmente un flop. Che ci sia, però, è assolutamente positivo; ma, che nel giro di una diecina d’anni si sia sciolta come neve al sole, questo dispiace molto. Le dodici Minoranze linguistiche storiche sono una ricchezza incommensurabile nel nostro tempo dell’omologazione massificata, che offende l’intelligenza creativa e la “mano sinistra”. Chi ha governato e governa è il responsabile nel bene e nel male, in primis, del destino delle varie Comunità minoritarie».
Il ministro vorrebbe premiare le scuole migliori. Non crede che questo contribuirà ad acuire le differenze di sviluppo territoriale. Ritiene giusto far ricadere sugli alunni le conseguenze di una cattiva gestione, o di una classe docente poco adeguata? Non sarebbe necessario, al contrario, eliminare le cause con adeguati investimenti?
«Premiare le Scuole migliori e, in esse, i docenti migliori è un dovere improcrastinabile di una Scuola civile in una Società civile. Fare di tutte le erbe un fascio è negativo. La meritocrazia, legata allo studio e alla ricerca personali (e dunque alla fatica, all’olio di gomiti) incentiva i migliori, li sprona al successo, li incita alla competitività. ‘Competere’ significa misurarsi. Chi non si aggiorna (e, nel nostro Paese sono davvero tanti…), va cacciato dalla Scuola, perché fa danno, ai giovani, alle Famiglie e alla Società».
La Calabria è da sempre una terra ballerina. In questo momento lo sciame sismico nel Pollino desta molta preoccupazione. Ritiene che i nostri edifici scolastici siano adeguati per affrontare un eventuale “big one”?
«Gli edifici scolastici calabresi non sono affatto adeguati se, malauguratamente, si dovesse verificare un terremoto. Né consola sapere che l’insicurezza e la precarietà sono … malattia nazionale. La politica scolastica di chi ha governato, ieri come oggi, relativamente all’idoneità e alla sicurezza delle strutture, è stata sempre più sulla … carta che nei fatti. Questo è sotto gli occhi di tutti! E si capisce bene se si fa una ricerca sulla storia degli interventi governativi sulle strutture scolastiche. Va detto: in questi ultimi anni, la politica ‘strutturale’ della Provincia di Cosenza si è mossa bene e, difatti, moltissimi sono gli edifici della Scuola secondaria superiore in buone condizioni e garantiscono, sufficientemente, anche sotto il profilo della sicurezza degli Operatori che lavorano a Scuola».
Quale operatore scolastico, cosa chiederebbe al prossimo ministro per migliorare la condizione della scuola cosentina, o meglio calabrese?
«L’augurio è che i prossimi 24-25 febbraio 2.013 ‘partoriscano’ un Governo degno di questo nome. Cioè, un Governo con politici veri, onesti. competenti e amanti della Democrazia e che realizzano la Costituzione in tutti i suoi articoli. La Politica con la P maiuscola è la Politica dalla parte di tutti e, se non è possibile, almeno dalla parte della stragrande maggioranza dei Cittadini e delle Cittadine italiani/e. Ovviamente, se potessi chiedere al Ministro del prossimo Governo qualcosa, chiederei: a) la “formazione obbligatoria dei docenti”, per una professionalità competente ‘comparata’ a livello europeo, togliendo completamente ai Sindacati la possibilità di intervenire in questo …; b) la “valutazione dei docenti” (è difficile! ma non impossibile…) e la valutazione obbligatoria dei dirigenti scolastici (che è possibile, ma nessuno la vuole nonostante la legge in vigore…). La ‘meritocrazia’ è, in Italia, come l’araba fenice, di cui ciascun dice, ma dove sia nessun lo sa!; c) infine, ottime “strutture scolastiche”. dentro e fuori l’edificio. Perché? Perché sosteneva Luigi Volpicelli, a ragione, l’aula, il corridoio, il laboratorio, gli spazi del gioco e della ricreazione, il cortile, …, tutto ciò ‘educa’ e ‘istruisce’, cioè anche forma la personalità degli studenti e delle studentesse»-
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