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Mezzoeuro

Ente nuovo, vizi vecchi

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 9 del 2/3/2013


Rende, 27/2/2013


Oggi si deve per forza chiamare Arsac ma dentro c'è una delibera per concorso interno a dirigenti che pare fatta apposta per accontentare

due volti noti e rigorosamente bipartisan dell'ente

Indovinate chi rinasce dalle proprie ceneri più grande e più bella che pria? L'araba fenice, direste voi. Ma no, si tratta dell'ARSSA, che sotto le mentite spoglie di ARSAC è resuscitata in Consiglio Regionale. Nella mitologia greca questo mitico uccello veniva rappresentato come un'aquila reale, che ben s'addice al nuovo ente per la rapacità con cui afferra il denaro pubblico. Alla neonata azienda sono stati affidati i compiti di sviluppo del settore dell'agricoltura, di concerto con la normativa dell'Unione Europea, nazionale e regionale, nonché alla programmazione regionale di settore, che dovranno realizzarsi mediante azioni di promozione, divulgazione, sperimentazione e trasferimento di processi innovativi nel sistema produttivo agricolo, agro-alimentare ed agro-industriale, secondo quanto comunicato dalla stessa regione. Quale sia la diversità rispetto alla soppressa ARSSA qualcuno lo dovrebbe spiegare ai poveri mortali che poco s'intendono delle segrete alchimie burocratiche.

Converrà ricordare che in una notte buia e tempestosa di qualche anno fa, ma sembra passato un secolo, regnante Agazio, due splendidi eroi nostrani hanno deciso di espugnare le famose cittadelle dove si annidavano sperperatori di pubblico denaro. Con un ben assestato fendente hanno decretato la fine dell'ARSSA, dell'AFOR e, visto che c'erano accorpato le vecchie ASL trasformandole in ASP.

Da quel momento le due povere creature sono entrate in coma farmacologico e al loro capezzale sono stati chiamati clarissimi dottori per somministrare le cure necessarie ad un trapasso non traumatico e predisporre una transizione del patrimonio dei due pazienti. Era già stata somministrata l'estrema unzione e si aspettava soltanto che i due esalassero l'ultimo respiro. Una operazione portata a termine con una somministrazione massiccia di farmaci tanto da aver provocato un coma.

Fuori di metafora il lungo periodo di degenza come enti in liquidazione ha provocato una fortissima ricaduta negativa, paralizzando l'attività dei due enti che di fatto hanno smesso di operare. L'unica attività che si è mantenuta è la sarabanda delle nomine dei vari commissari che si sono succedute senza infamia e senza lode, il pagamento del personale, seppur con qualche affanno, in qualche modo le nomine ai vari livelli di responsabilità, lo smantellamento di gran parte del patrimonio, con l'azzeramento quasi totale dei programmi di formazione. In pratica una paralisi tecnica ed amministrativa. Quanto è costato questo giochetto nessuno lo ha quantificato, poiché vi è la responsabilità di tutti e l'imperativo categorico è quello di trovare una qualche soluzione che salvasse la funzione clientelare dell'ente che da sempre ha svolto una delicatissima funzione di manipolazione del consenso. Ora che le urne ancora fumanti hanno mostrato che ci può essere persino un sollevamento popolare, serpeggia qualche malumore tra i gran capiclan, ma almeno a livello locale è ancora tutto sotto controllo, perchè il bisogno aguzza l'ingegno degli offerenti espedienti per convincere i compratori di illusioni.

Con una legge ben calibrata tanto da aver superato il vaglio del controllo governativo come si legge in una gongolante nota di un noto consigliere regionale che ha esultato ieri per la soppressione e oggi per la rinascita dell'ente.

Quello che non è emerso nella comunicazione ufficiale del governo regionale è uno straccio di programma, di business plan, di agenda degli impegni, di un piano di rilancio di questo ente. Sotto la spinta dei sindacati è così risorto un carrozzone regionale, sotto stretto controllo pubblico proprio per impulso dei liberisti Doc formatisi alla scuola di Chicago che governano la regione.

Questa regione vive il dramma della disoccupazione, che è la condizione di chi non ha un lavoro, che non si risolve certo con nicchie di lavoratori protetti che una volta entrati, come e perché molti lo immaginano, nel sistema devono essere protetti come specie in via di estinzione.

Quale sia la funzione che si vuole attribuire al risuscitato ente è presto detto. Quello dell'ennesima scatola clientelare dove sistemare adeguatamente i castali.

Un esempio è dato dal concorso interno indetto con Decreto del Dirigente generale del Dipartimento 6 Agricoltura, Foreste, Forestazione, Caccia e Pesca del 26 febbraio scorso ad oggetto: “Approvazione avviso di selezione interna per manifestazione d'interesse per la costituzione di una lista ai fini dell'acquisizione della disponibilità alla nomina a Direttore Amministrativo e Direttore Tecnico dell'Azienda regionale per lo sviluppo dell'agricoltura (ARSAC).

Passato il controllo, inizia la festa con le tanto sospirate nomine che sono il punto centrale di tutta la complessa e delicata faccenda.

Ecco il bando strettamente bipartisan per evitare noie che sembra cucito addosso a xxx (centro sinistra) e yyy (centrodestra) attuali unici dirigenti all'Arssa con contratto pubblico. Un piccolo espediente tecnico che elude l'imperativo di avere dirigenti di ruolo. I due mai hanno fatto un concorso pubblico e non sono dirigenti di ruolo. Queste sono le malignità che corrono nei corridori, dove il risultato è già scontato.

Corre anche qualche domanda impertinente. Non sarebbe stato meglio sarebbe indire concorsi tra i dirigenti della pubblica amministrazione per avere una maggiore scelta e magari individuare figure che professionalmente avrebbero potuto dare un contributo per il rilancio dell'ente dopo un così lungo periodo di coma? È necessario riservare questi delicati incarichi a figure che sono rimaste congelate per tanto tempo?

The answers my friends are blowing in the wind ...


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