Mazzate assicurative al Sud. Intervista a Franco Ferro, presidente dell'Ani.Assdi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XII num. 11 del 23/3/2013 |
Rende, 14/3/2013
Le penalizzazioni del Sud
Non esiste solo la forbice dei tassi bancari. A penalizzare le famiglie e le imprese meridionali ci pensano anche le assicurazioni con le loro tariffe che nascondono una vera e propria tassa occulta. In alcune aree provocano fughe di massa dall'obbligo assicurativo, come l'RCA
Come nasce l'idea di una associazione degli intermediari assicurativi?
È una idea maturata in tanti anni di attività, che è diventata indispensabile dopo la riforma del 2005. Una regolamentazione lungamente attesa dell'intero settore, che è stata ottenuta sotto la spinta di una direttiva comunitaria risalente al 2002. Il lungo tempo trascorso per la sua approvazione testimonia la difficoltà di intervenire in un settore così delicato. È stato un parto difficile dopo una gestazione triennale. Ancora oggi molti sono gli aspetti da chiarire, o sarebbe meglio dire da digerire, perché si stenta ancora a dare una completa attuazione al sistema. L'associazione ha solo qualche anno di vita, ed è la prima volta che in questa regione la nostra categoria cerca di incontrarsi per discutere delle problematiche del settore.
Ma qual'è il vostro ruolo?
La nostra funzione è quella di raccordo tra apparato produttivo da una parte e il cittadino/consumatore d'altra. Siamo il terzo polo del mercato assicurativo, ma purtroppo da sempre veniamo confusi con le stesse compagnie mandanti. Noi offriamo ai nostri clienti la nostra professionalità, svolgendo un importante ruolo di consulenza. Il sistema assicurativo è un universo complesso, dove è necessaria una grande professionalità. I numerosi cambiamenti introdotti dalla nuova disciplina impongono la nascita della nuova figura del consulente assicurativo più indipendente e con maggiori responsabilità, costretto a difendere il proprio portafoglio con la competenza e la professionalità. Chiunque oggi può operare direttamente in rete. Per difendere il nostro ruolo dobbiamo far percepire al cliente che gli offriamo un valore aggiunto.
L'A.N.I.ASS è una libera Associazione professionale, basata sui comuni principi di solidarietà, di partecipazione, competenza, moralità ed etica professionale con lo scopo di tutelare e valorizzare l'immagine dei propri iscritti e renderla determinata nei confronti delle Istituzioni dei fruitori e dei produttori di servizi assicurativi. Il nostro compito primario l'autogestione del Registro unico degli Intermediari (Rui), per assicurare la formazione di un mercato assicurativo realmente libero e concorrenziale, ma affidato ad operatori competenti e in grado di fornire agli utenti le necessarie garanzie professionali, per difenderli dagli assicuratori improvvisati che purtroppo dilagano, provocando gravi danni e diffondono un'immagine negativa della professione.
Le assicurazioni non fanno molta audience e, al di fuori dei circuiti specializzati, non destano particolare attenzione. Ci si ricorda solo al momento di rinnovare la polizza auto.
Parlare di assicurazione in Italia è difficile, parlarne al Sud è quasi impossibile, perché è un corpo estraneo. Basti pensare che non esistono società di assicurazione meridionali. L'ultima credo sia stata la Progress Assicurazione SpA, ora in liquidazione coatta amministrativa. Se ne andata senza grande rumore, con tutta la rete agenziale, i collaboratori e i dipendenti che non hanno trovato neanche dei difensori d'ufficio. Eppure si trattava di qualche migliaia di posti di lavoro in una realtà dove la disoccupazione costituisce la piaga sicuramente più devastante. Questo perché il sistema assicurativo non fa rumore. Tutto il sistema si muove in una atmosfera ovattata, senza le clamorose e rumorose manifestazione di protesta di altre categorie.
Quali sono le evoluzioni normative ed organizzative del settore?
La normativa è in ebollizione e tutto lascia prevedere che siamo all'inizio di una rivoluzione che produrre delle modificazioni profonde nella struttura organizzativa del settore. Si rischia di perdere migliaia di opportunità di lavoro in un contesto normativo confuso ed approssimativo. Si punta a comprimere il margine degli intermediari, ma non si ha il coraggio di affrontare il veri nodi del mercato assicurativo. In questo modo si penalizzano gli anelli più deboli della catena, con risibili vantaggi per i consumatori-utenti, ma si difendono le posizioni di privilegio delle grandi compagnie. In un settore così specialistico come quello assicurativo, la funzione degli intermediari è di trasformarsi in consulenti, di favorire la costruire la cornice necessaria per il rilancio dell'economia.
Cosa significa per il Mezzogiorno questa assenza del settore assicurativo?
Le assicurazioni svolgono un fondamentale ruolo sociale, tanto che in alcuni casi, come l'RCA sono addirittura obbligatorie, perché non si saprebbe immaginare una società civile senza una copertura assicurativa per delle condizioni di rischio che coinvolgono potenzialmente tutti i cittadini. Gli altri rami consentono di costruire un progetto di vita, un piano di investimento per le aziende, danno la possibilità di affrontare le situazioni di rischio, come l'export in paesi lontani e sconosciuti.
Il Sud paga un prezzo altissimo per delle tariffe assurdamente penalizzanti. Una verità che non viene sufficientemente sottolineata. E questo avviene non solo per le assicurazioni obbligatorie, ma un po' in tutti i rami. Si producono due effetti distorsivi: un drenaggio di liquidità poiché i premi sono pagate a soggetti lontani dal territorio e un aggravio ingiustificato sugli utenti meridionali.
Cosa di propone di fare l'AniAss in concreto?
Il primo obiettivo è quello di uno scambio di idee e di esperienze tra gli operatori, una necessità che nasce anche dalla lontananza fisica delle sedi societarie. Un agente è solo di fronte a una mega compagnia e spesso non ha la forza e il coraggio di discutere adeguatamente con le compagnie di assicurazione, poiché nel concreto il contratto di agenzie assume un carattere leonino, per la sproporzione evidente tra i due soggetti. Se poi questa compagnia è lontana, il senso di estraniamento è ancora maggiore. Avere un terreno di discussione dove discutere le difficoltà, gli ostacoli che si incontrano, i disagi che questa lunga crisi ha messo in evidenza, non è solo opportuno, qui diventa una esigenza se si vuole crescere professionalmente.
L'altro aspetto importante è uno scambio di esperienze, una sorta di formazione permanente costituito dallo scambio di esperienze, dall'analisi della normativa in continua evoluzione, superando le diffidenze che possono derivare dalla paura di svelare i segreti del mestieri, le armi segrete utilizzate nell'attività.
In terzo luogo credo sia necessario una informazione adeguata. L'intermediario assicurativo ha un importante funzione politico-sociale, poiché il settore assicurativo può svolgere un ruolo molto importante nel superamento di questo momento di grave crisi.
Quali sono le peculiarità del del settore assicurativo nel Mezzogiorno?
Il dato più grave ed allarmante è quello di voler imporre un immagine negativa del Mezzogiorno, dipingendolo come un territorio a rischio con una abnorme incidenza di anomalie e frodi che provocano una struttura tariffaria molto penalizzante. Vi sono certo delle aree del Mezzogiorno, dove si registrano fenomeni di criminalità organizzata, che presentano andamenti anomali. Ma questo è un problema sociale, di ripristino della legalità. Dobbiamo sottolineare però che la gran parte del nostro territorio registra una frequenza media del tutto paragonabile alle altre aree del Paese.
Vi è tuttavia un maggior rischio nel Mezzogiorno.
Gran parte delle Compagnie considerano a rischio l'intero Meridione e attuano una politica tariffaria fortemente penalizzante e discriminatoria che penalizza tutti gli utenti, senza alcuna valutazione del merito individuale e delle specificità locali. Inoltre, esse respingono, al di là del merito professionale, ogni nuova proposta di collaborazione con gli agenti, i quali operando su questi territori possono dare un grande contributo per la definizione e la valutazione di profili di rischio legati alla realtà professionali e territoriali. Dobbiamo respingere la criminalizzazione dell'intero Mezzogiorno, ed arrivare ad una maggiore equità nella determinazione delle tariffe. Gli utenti meridionali non hanno la forza economica-finanziaria ed organizzativa per reagire a questo atteggiamento discrimanatorio delle compagnie e subiscono un vero e proprio salasso, che diventa una tassa occulta nel caso delle assicurazioni obbligatorie come l'RCA.
Qual'è la ragione di questa discriminazione?
Il vero nodo è costituito dall'assenza della concorrenza. In Italia operano un ristretto numero di grandi compagnie che detengono il monopolio del mercato assicurativo italiano, ed altre poche medio-piccole che non sono in grado di rispondere adeguatamente sul piano tariffario ed organizzativo per dare spessore al mercato. Nessuna di queste ha sede nel Mezzogiorno, ed occorre ribadirlo perché è un dato che viene quasi mai messo nel giusto risalto. Per le imprese e i consumatori meridionali questo si traduce in un minore mix di prodotti, offerti a tariffe maggiorate. Vi è una obiettiva difficoltà di trovare i prodotti sofisticati necessari in un mercato evoluto. Una forbice tariffaria e di servizi di cui si parla troppo poco, ma che incide in maniera molto negativa sui bilanci tanto delle imprese che delle famiglie.
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