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Mezzoeuro

Un Dream Team per l'Italia

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 12 del 23/3/2013


Rende, 20/3/2013


Come uscire dal pantano

La politica è entrata in un “cul de sac”, apparentemente l'unico sbocco possibile è sbattere contro il muro di nuove elezioni con il rischio di farsi ancora più male. Ma la Costituzione offre cinque in regalo cinque paroline, che potrebbero fornire la soluzione del rebus ...

Togliamoci subito quello forte impulso coprolalico per poter riflettere serenamente sulla situazione politica del Paese. Siamo in un momento di merda, in un Paese di merda, in una condizione di merda provocata da una legge elettorale di merda. Ma cantava il compianto Fabrizio De Andrè: dal letame nascono i fiori!

E se proprio nel fondo del barile trovassimo la pietra filosofale? Proviamo allora a riflettere sulle cinque parole finali dell'articolo 88 della Costituzione: "Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse". Dice proprio così quell'articolo e le cinque parole finali sembrano scritte apposta per affrontare la situazione che si prospetta in questo momento.

Ad essere sincero, è un suggerimento sentito una mattina a “Prima pagina”, la trasmissione di Radio-3, fatta da un avvocato siciliano. Proviamo, allora, a svolgere il tema.

In termini molto chiari questo significa che Il Presidente della Repubblica potrebbe sciogliere tutte e due le camere oppure la sola Camera dei Deputati o il solo Senato.

Cosa impedisce infatti di uscire dal pantano?

Siamo nella situazione in cui, una delle due Camere esprime una chiara maggioranza, seppur tirata con le pinze di un premio di maggioranza che nella migliore delle ipotesi si deve considerare discutibile. La composizione del Senato, invece, la stessa legge ci ha regalato tre minoranze che si guardano in cagnesco. Da una parte c'è quella componente che Lucia Annunziata ha qualificato come impresentabile. Una opinione ampiamente condivisa, e rafforzata dalle recenti convulsioni di cui è stata investita con la farsesca occupazione del Tribunale di Milano a difesa di un capo insostituibile e indifendibile per i mille strappi provocati alla Carta Costituzionale. A questo bisogna aggiungere, che al di fuori di quel recinto, tutto il resto dell'elettorato ha respinto il nuovo tentativo del Cavaliere di occupare nuovamente il potere. Si è passati dalla condizione in cui una maggioranza relativa lo ha spinto, ad una larga maggioranza costituita dai due terzi e oltre dell'elettorato che lo respinge. Questo è palesemente il motivo che ha trasformato il lupo famelico del "non faremo prigionieri", nell'agnello sacrificale pronto oggi a qualsiasi compromesso pur di conquistarsi una posizione che garantisca l'immunità a sé stesso, il salvataggio delle sue azienda e la conservazione di un sistema politico mefitico, dove possono sopravvivere solo zanzare anofele, anfibi e coccodrilli. Qualora si lasciasse convincere, il PD avrebbe decretato la sua fine, poiché non potrebbe realizzare nessuna delle riforme attese da larga parte dell'elettorato e avrebbe definitivamente completato il suo ciclo politico, con la certificazione della sua inutilità.

Lo spregiudicato comportamento che ha lacerato il tessuto costituzionale e ha rischiato di lacerare in maniera irreparabile il tessuto sociale, può ampiamente superare la prima obiezione che si potrebbe opporre a quanto si sta per proporre: sarebbe la prima volta che un simile istituto viene concretamente utilizzato. Sono tante le prime volte che abbiamo assistito a strappi costituzionali, questo sarebbe all'apposto la concreta applicazione di un previsione costituzionale, che non ha trovato applicazione poiché nella prima fase la legge elettorale favoriva la formazione di maggioranze omogenee nelle due camere, e con il porcellum si è evitato lo stallo solo nel 2008, per la chiara vittoria del centrodestra, ma il sistema è potenzialmente instabile e quel correttivo costituzionale potrebbe sanare questa anomalia in attesa dell'approvazione di una legge elettorale degna di questo nome.

Il fronte opposto è occupato da un comico che non è riuscito a svestirsi della maschera indossata sul palcoscenico e rischia di trasformare la sua performance in una tragedia nazionale. La pretesa di volersi rappresentare come un messia dotato di un potere divino conferitogli dall'investitura popolare, togliendo agli eletti dal popolo degli elettori, la guarentigia costituzionale dell'art. art. 67 della carta, secondo il quale "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Un principio fondamentale a tutela della libertà e della rappresentatività dei membri del Parlamento. La censura dei comportamenti degli eletti deve essere di natura politica: devono essere gli elettori a punire chi ha tradito la fiducia di chi lo ha votato. Proprio l'investitura da parte della direzione dei partiti rende questa legge elettorale inadatta a un paese democratico.

Il Paese non ha bisogno di un governo qualsiasi, di una maggioranza imbalsamata, ma di uno shock riformistico che ridia vitalità alle istituzioni e una spinta alla rinascita del Paese. Vi è grande voglia di partecipazione, il desiderio di vivere un sogno, di realizzare un cambiamento radicale della logica spartitoria che ha caratterizzato questo seconda Repubblica, che si è tradotta in una valanga di voti grillini, che esprimono e incorporano questa voglia di uscire da questo pantano.

Il PD non ha saputo interpretare questa ansia, questa grande forza di un intero popolo che vuole rimettersi in marcia, per costruire una ipotesi di futuro per i propri figli, che ha l'ansia di offrire un contributo al rinnovamento delle istituzioni. Il PD ha perso, perché si è perso dietro una visione minimalistica, una mancanza di coraggio nel rinnovarsi. Una debole proposta politica, associata a un rinnovamento offuscato dalla riserva indiana garantita ad una parte della casta, una corsa all'occupazione di un potere che si considerava già conquistato. Quel coraggio può mostrarlo ora con una operazione di sano realismo e di sfida riformista.

Pierluigi Bersani ha perso la sua battaglia, ma nessuno vuole crocifiggerlo per questo, ma dovrebbe realizzare che non può occupare il podio da vincitore, ma deve necessariamente cedere il passo trasformandosi in un vero leader di partito che cerca una soluzione politica per il Paese. Con questo raggiungerebbe due obiettivi immediati: la separazione della politica dalle istituzioni e la proposta di un “dream team”, un governo costituito politicamente da persone che abbiano un alto profilo istituzionale, con un coraggioso programma di governo, un progetto per la nuova Europa con il lancio di un nuovo “Piano Marshall” per una politica di crescita che deve essere realizzato a livello europeo.

Un segnale importante è costituito dal rifiuto del Parlamento Europeo alla decurtazione del bilancio, alla miope visione teutonica di voler uscire dalla crisi con il rigore. Un grande Paese come l'Italia non può essere prigioniero della visione leghista dell'Europa.

Un governo così concepito dovrebbe presentarsi alle Camere per verificare se realmente i grillini vogliono giocare allo sfascio. La straordinaria novità di un Parlamento largamente rinnovato, con una significativa presenza di giovani, di donne, di persone non compromesse con il potere, rappresenta un momento rivoluzionario, che non può andare perduto. Se il Messia con il suo Guru, dovessero persistere nel loro atteggiamento di “cupio dissolvi”, in attesa di una rigenerazione elettorale non vi In tale ipotesi, il Presidente potrebbe sciogliere il Senato. Il corpo elettorale, per la prima volta si troverebbe a pronunciarsi in una sorta di referendum su un governo, definito in tutti i suoi membri e un preciso programma elettorale.

La soluzione apparentemente semplice presenta molte incognite, la prima delle quali è che non vi è nessuno al momento disposto a discutere di una tale eventualità. In secondo luogo, bisognerebbe che il Presidente della Repubblica si assumesse un tale compito, ben sapendo che provocherebbe una fortissima opposizione da parte di chi rischierebbe di essere emarginato politicamente.

È del tutto evidente, infatti, che sarebbe un potente aiuto dato al PD che sarebbe il beneficiario maggiore, poiché avrebbe in mano il pallino del gioco.

Bisogna aggiungere a questo che, l'attuale presidente si trova nel semestre bianco, nel quale gli è preclusa questa possibilità, poiché in questo periodo non ha il potere di sciogliere le Camere. Questo significa che il futuro del Paese si gioca il mese prossimo, con la nomina del nuovo Presidente della Repubblica.

L'ipotesi prospettata presenta alcune incognite, come detto, ma anche elementi di estremo interesse. Impone a carico di chi volesse intraprendere questa strada una grande responsabilità nella formulazione di una proposta molto qualificata, di un programma molto impegnativo - magari sotto forma di progetti di legge che prefigurino le soluzioni ai problemi più delicati dal conflitto di interessi alla legge elettorale, della difesa di una linea per tutta la legislatura. Agli elettori verrebbe prospettata una soluzione confezionata in tutti i suoi elementi,

Da meridionale chiederei un rispetto per il Sud e un ripristino della legalità con l'abolizione della potestà legislativa delle regioni (sarebbe ancora meglio la loro cancellazione dalla Carta Costituzionale), che ha provocato una frantumazione dello spirito nazionale, e l'assurda pretesa di voler coniugare i diritti fondamentali, dalla sanità all'istruzione, adattandoli alle specificità territoriali.

“Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”, si chiedeva già Dante nel Purgatorio.

Abbiamo scherzato. Si tratta di una ipotesi onirica, ovviamente, destinata a sparire al risveglio.


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