BCC dei Due Mari, ancora un commissariamento di una banca locale calabresedi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XII num. 15 del 13/4/2013 |
Rende, 12/4/2013
Cronaca di una morte annunciata
Soggetta a numerose visite ispettive fino dalla sua costituzione, sottoposta al tutoraggio della BCC di Sesto San Giovanni, l'ennesima BCC calabrese cade sotto la mannaia della Banca d'Italia.
Tra il disinteresse quasi totale della classe politica, in tutt'altre faccende affaccendata ...
“Vi è una nuova governance, con un bravo presidente come Francesco Lopez che si dà un gran da fare per sollevare le sorti dell'istituto. Pensiamo di aver fatto una operazione molto positiva poiché siamo intervenuti prima ancora che la banca fosse commissariata. Un intervento di particolare tempestività evitando le conseguenze negative di un intervento traumatico che blocca l'attività, genera un costo, genera un allarme sociale, produce sfiducia presso i risparmiatori”. Questo è quanto dichiarava Augusto Dell'Erba circa un anno fa a proposito della BCC dei Due Mari, in una intervista alla nostra rivista.
Dell'Erba è uno dei più autorevoli e apprezzati personaggi dell'universo del credito cooperativo: presidente del Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo italiano, vice presidente di Federcasse, presidente della Cassa Rurale di Castellana Grotte (Bari) e della Federazione Puglia e Basilicata delle Banche di Credito Cooperativo.
Egli si riferiva a un esperimento in atto presso la BCC dei Due Mari, che era stata sottoposta alla tutela della consorella di Sesto San Giovanni, uno dei colossi del settore molto apprezzata per la qualità della gestione. Una piccola troupe costituita da Mario Besta, già direttore dell'istituto e sei funzionari avevano il compito di trasferire il modello brianzolo nella fascia ionica cosentina e risollevare le sorti di una banca afflitta da qualche acciacco gestionale ed amministrativo.
Un esperimento certamente interessante, che addossava però all'istituto un gravoso carico in termini di costo del personale coinvolto che doveva essere recuperato con gli interventi di razionalizzazione e i conseguenti abbattimenti dei costi.
Qualche perplessità poteva nascere dalla distanza dei due istituti, tanto in senso geografico quanto nella prassi amministrativa e gestionale. Le due realtà non erano affatto comparabili ed era difficile immaginare un percorso comune verso una qualsiasi forma di integrazione.
Com'è noto la BCC dei Due Mari nasce dalla fusione tra consorelle più piccole che hanno unito i loro destini alla ricerca di una dimensione adeguata per affrontare le difficoltà del mercato creditizio Una breve e travagliata storia quella dei Due Mari, che ha creato molti malumori nelle compagini societari degli istituti partner. Nata nel 2003 dalla fusione tra le BCC di Terranova da Sibari e quella di Villapiana, ha mostrato fin dai suoi esordi un profondo dissidio tra i gruppi dominanti delle due compagini sociali, che non sono riusciti a trovare un accordo su di un assetto gestionale soddisfacente. Si è cercato equilibrio verso il basso cercando di accontentare le opposte esigenze piuttosto che preoccuparsi della competenza, professionalità ed esperienza dei rappresentanti negli organismi di governance.
Questo peccato originale si è immediatamente riflesso nelle ripetute visite ispettive della Banca d'Italia del 2005 e del 2008, che hanno evidenziato gravi irregolarità nella gestione e pesanti sanzioni a carico dei rappresentanti.
I problemi evidenziati dagli ispettori della Vigilanza sono la solita triade presente in tutti i casi di crisi delle BCC locali: carenza di professionalità della governance (che si riflette nel sistema di valutazione del credito, carenza di controlli, politica del personale), debolezza patrimoniale e insufficiente redditività. L'unione tra le debolezze non aveva insomma portato a uno shock positivo con un salto qualitativo sul piano gestionale e della governance, ma alla somma dei difetti degli istituti per il persistente tentativo dei soci di riferimento di assicurasi una adeguata protezione dei propri interessi piuttosto che preoccuparsi del rafforzamento del nascente istituto.
La pressione della Vigilanza ha provocato la ricerca di una soluzione interna al sistema cooperativo ma territorialmente esogena, si potrebbe dire estranea, lontana: si è individuato nella BCC di Sesto San Giovanni il soggetto che scendeva verso il Sud a impartire lezioni di economia e finanza. Una soluzione caldeggiata e salutata con entusiasmo dal livello romano che vedeva con grande favore questo abbraccio tra il Nord e il Sud. Era tuttavia un rapporto squilibrato, da un lato un istituto poneva il suo cappello su di una realtà distante ma interessante, senza alcun investimento ma scaricando su di esso le sue difficoltà, dall'altro l'istituto calabrese che a fronte di un immediato aggravio del proprio bilancio riceveva un impegno a un processo di auditing aziendale senza alcun tangibile intervento patrimoniale, gestionale e patrimoniale.
L’unico intervento di sostegno per un importo di otto milioni di euro è stato deliberato in favore della Due Mari dal Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo, dando la possibilità alla BCC di Sesto di intervenire per il salvataggio di una consorella in difficoltà con i soldi dei contribuenti.
Inoltre, il modello organizzativo e gestionale era agli antipodi delle consuetudini economiche e bancarie e delle logiche di gestione dell'area di competenza della BCC dei Due Mari. L'intervento della BCC di Sesto San Giovanni, pur lodevole nelle sue intenzioni non aveva alcuna possibilità di tradursi in un concreto piano operativo, anche perché non era previsto alcun intervento di ricapitalizzazione o di integrazione produttiva. Si potrebbe definire una operazione commerciale di vendita di know-how organizzativo, con un trasferimento del costo del personale dal Nord al Sud: un ottimo sistema di zavorramento della corda dell'impiccando.
Questa è una nuova strada intrapresa dalla Federazione Nazionale rispetto all'intervento della Banca Sviluppo (che sul territorio è intervenuta a rilevare l'ex Bcc di San Vincenzo La Costa) che sta diventando un contenitore eterogeneo di realtà distinte e distanti fra loro che stentano a trovare una sinergia gestionale e una strada per il profitto. Né fino al momento si è trovata una soluzione per ritorno alla natura primigenia delle banche fagocitate. Ci si è resi conto che si tratta di un cul-de-sac a senso unico, una strada senza uscita e senza ritorno. De hoc satis, perché si tratta di un problema di tutt'altro genere che meriterebbe un approfondimento specifico.
Mario Besta era sceso con l'intenzione di proporsi come tutor della stessa Federazione Calabrese, una pretesa che è stata avversata e contrastata energicamente costringendolo a desistere da tale obiettivo. Nell'agosto scorso poi è stato costretto a risalire su per le valli e ritornare in Brianza perché coinvolto in una vicenda giudiziaria a Sondrio, accusato di concorso in concussione, insieme a vari esponenti della stessa BCC di Sesto. Anche a quelle latitudini non mancano i problemi, con Filippo Penati e soci che hanno finito per coinvolgere tutto il sistema economico-produttivo della zona.
Si può considerare solo un caso che nell'ottobre scorso la Banca d'Italia disponga una nuova ispezione dell'Istituto? Per lunghi mesi cinque ispettori setacciano i conti dell'istituto. A conclusione della loro fatica rilasciano un rapporto che ribadisce ancora una volta i mali di sempre con una impressionante ripetitività delle motivazioni.
La cura di Sesto San Giovanni non ha lasciato molte traccie positive sull'Istituto, per cui si procede al commissariamento. Questo in pratica significa il fallimento dell'intervento di risanamento endogeno della banca, una sconfessione dell'operato della Federazione Nazionale che su quell'opzione aveva scommesso.
Augusto Dell'Erba nella stessa intervista richiamata sopra, a specifica domanda sulla crisi delle BCC calabresi rispondeva:
“Intanto sono le uniche banche locali rimaste sul territorio. Le BCC sono le uniche banche che hanno una classe dirigente locale. Tutte le altre sono state spazzate via. Ritengo che la ragione della difficoltà sia un mix di fattori, la crisi congiunturale, la governance con qualche peccato originale, una gestione che a volta si allontana dai canoni di rigore e professionalità. Nelle crisi congiunturali si evidenziano quei problemi che gli alti profitti dei momenti di crescita riescono a coprire. Nei momenti di euforia espansiva le sofferenze possono essere facilmente coperte: nella crisi intaccano il patrimonio. Le sofferenze sono generate da cattiva gestione del credito, ma anche da povera gente che si è trovata in grande difficoltà”.
Quei motivi sono rimasti invariati, anzi si potrebbe dire che nel frattempo si sono aggravati poiché la situazione economica è andata aggravandosi, e i suoi effetti si sono riverberate sui bilanci delle piccole banche locali che vivono in simbiosi con il territorio.
In questo come in altri casi similari è forse mancato il coraggio di anticipare i provvedimenti con la predisposizione di un piano industriale e di ristrutturazione della governance che avrebbe forse potuto evitare il trauma del commissariamento. La situazione della banca era nota a tutti i protagonisti della vicenda, dalla Vigilanza alla Federazione locale delle BCC, a quella nazionale, che forse ha le responsabilità maggiori, poiché ha sempre mostrato una grande cautela nei confronti delle BCC calabresi.
Ogni suo intervento è stato sempre stigmatizzato come traumatico additando il sistema creditizio calabrese come un malato cronico, ed evidenziando che le somme richieste erano esorbitanti.
In questi lunghi mesi di crisi tante altre BCC in tutta Italia, compreso il virtuoso Veneto, hanno mostrato cenni di cedimento. Vi sono stati interventi da passa della federazione nazionale, uno solo dei quali supera il doppio delle risorse destinate alla Calabria nel suo complesso.
La storia stessa della BCC dei Due Mari mostra senza ombra di dubbio che vi sono dei problemi interni all'Istituto, ma vi è stato tutto il tempo per intervenire mentre si è preferito aspettare la maturazione degli eventi con la conseguenza che qualsiasi azione diventerà più difficile e costosa. Alla fine sarà il territorio che pagherà il prezzo maggiore, poiché se vi è una garanzia assoluta per i depositanti, le conseguenze più pesanti ricadranno sul sistema produttivo.
Ogni commissariamento provoca inevitabilmente una restrizione creditizia, che nel caso della BCC dei Due Mari si va ad aggiungere a una situazione già drammatica di “credit crunch” che ha messo in serie difficoltà anche le poche imprese che ancora riescono a sopravvivere in questo difficile momento.
Come si legge nel decreto di nomina, “Commissari straordinari sono stati nominati Michele Amenduni e Roberto Loria e, quali componenti del Comitato di sorveglianza, Enrico Amodeo, Carlo Felice Giampaolino e Paolo Valensise. Gli Organi straordinari si sono insediati in data 5 aprile 2013”.
Essi dovranno preventivamente verificare le effettive condizioni della banca prima di procedere alla redazione di un piano per fronteggiare la crisi aziendale. La discrasia tra il momento ispettivo affidato alla Banca d'Italia, nella sua veste di Vigilanza, e la gestione commissariale affidata a professionisti nominati dal Ministero dell'Economia e Finanza provoca un ulteriore rallentamento della procedura poiché questi ultimi dovranno far proprie le conclusioni degli ispettori della Banca d'Italia. Di solito non vi sono grandi differenze di valutazione, ma in qualche caso vi sono stati anche motivi di dissenso tra i due organi.
“La gestione della banca è affidata ai Commissari straordinari, che operano sotto la supervisione della Banca d'Italia. La banca prosegue regolarmente la propria attività. Pertanto, la clientela può continuare ad operare presso gli sportelli con la consueta fiducia», si legge nel decreto di nomina per rassicurare i depositanti.
La questione bancaria assume sempre più un carattere strategico nella definizione di una politica di sviluppo. In primo luogo vi è l'esigenza di una immediata suddivisione tra le banche commerciali, che svolgono l'attività di intermediazione creditizia, e le banche di affari che operano sui mercati finanziari internazionali. La speculazione di borsa ha provocato danni irreparabili all'economia e sono state destinatarie della stragrande maggioranza delle risorse pubbliche, poiché essendo troppo grandi il loro fallimento avrebbe provocato uno sconvolgimento del mercato. Le banche locali sono state lasciate sole a fronteggiare la crisi dell'economia reale, da cui dipende la sorte delle famiglie e delle imprese.
La politica è assente e non riesce a esprimere un qualsiasi piano di intervento nel settore. Per la BCC dei Due si è mosso solo il PD di Terranova da Sibari, dove è ubicata la sede centrale dell'Istituto, una voce troppo flebile per un problema che ha serie ripercussioni sull'economia dell'intera provincia. Una dei motivi ricorrenti delle crisi delle piccole banche è l'insufficienza manageriale della governance, la cui scelta è affidata all'assemblea dei soci e soggette all'influenza di piccoli gruppi di potere locale. Sarebbe forse il caso di creare un elenco tenuto dalla Banca d'Italia di tutti coloro che posseggono i requisiti di onorabilità, competenza e professionalità per questi delicati incarichi.
Le ripetute crisi bancarie impongono un intervento non più differibile per ridare alle banche locale un ruolo fondamentale nello sviluppo. Per questo sono necessarie nuove norme e nuovi comportamenti da parte di esse, con un maggiore senso di responsabilità da parte di amministratori e dirigenti.
Va sottolineato con molta evidenza che fin qui il sistema di credito cooperativo ha risolto al proprio interno le difficoltà delle banche aderenti senza pesare sul bilancio pubblico. Anche a livello europeo si inizia a parlare di “baling in” dei depositi superiori a una certa soglia, vale a dire che i risparmiatori dovranno partecipare pro-quota al salvataggio delle banche insolventi. Questo indurre a una maggiore riflessione sui soggetti a cui affidano i propri risparmi. Il sistema di garanzia dei depositi non può garantire tutti in maniera indiscriminata, ma favorire gli istituti con un profilo di rischio più contenuto, come le BCC.
Le numerose crisi che hanno colpito i suoi aderenti ha provocato un ampio movimento tra le BCC calabresi a favore di una razionalizzazione dell'intero sistema, con una aggregazione degli istituti per il miglioramento gestionale e reddituale degli istituti.
Una consapevolezza che determinerà la nascita di poche banche in grado di rispondere con più immediatezza e forza alle esigenze del territorio. In questo quadro di riordino va anche affrontata la questione della BCC dei Due Mari.
Nell'agenda politica il Sud è stato dimenticato. È ora che il Sud si ricordi di sé stesso, e la questione bancaria è certamente un ottimo inizio.
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