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Mezzoeuro

Posteraro e il trionfo della borghesia agraria

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 20 del 18/5/2013


Rende, 16/5/2013


Nel 1864 viene annientata la Banda La Valle-Bellusci

Con la fine del brigantaggio, svanisce il sogno di libertà e giustizia sociale lungamente inseguito dai contadini meridionali.

Il 26 dicembre del 1864 in un violento scontro a fuoco viene annientata la Banda La Valle-Bellusci.

La Comitiva La Valle-Bellusci nel 1864, come venivano chiamate le bande armate che scorrevano la campagna nel primo decennio postunitario era il residuato di una banda molto più grande ed organizzata, composta da centinaia di persone che facevano riferimento alla carismatica figura brigante-eroe di Carmine Franzese. Quando questi, nel 1862, viene ucciso in uno scontro a fuoco con la gendarmeria essa si divide in molti tronconi, la maggior parte dei quali viene sterminata dalle truppe del Maggiore Pietro Fumel che aveva il suo quartiere generale a Fagnano Castello.

Le sue azioni sono micidiali, poiché ha libertà di agire senza rispettare alcuna regola, né legge. E di questa facoltà ne fa uso ed abuso, fucilando sul posto le persone sospette con un processo sommario postumo per dimostrare la loro colpevolezza e la giustezza della pena inflitta. Si lavava la coscienza per i posteri ai quali sottoponeva il giudizio sul suo operato.

Per una azione più efficace nella Prefettura di Cosenza era stato sottoscritto un patto con i grandi proprietari terrieri, i quali si obbligavano a organizzare delle truppe armate, al soldo del governo sabaudo, per debellare il brigantaggio. In cambio gli veniva offerta una disponibilità a definire le numerose cause di legittimazione dei terreni derivanti dalla divisione dei feudi, delle usurpazioni effettuate nel corso di tutto l'Ottocento e degli acquisti di proprietà da contadini in difficoltà i quali si vedevano spesso costretti a cedere i propri “tenimenti” per coprire i debiti che erano costretti a contrarre per la loro stessa sopravvivenza.

Nell'area a nord ovest di Cosenza si era formata come altrove la classe nuovi borghesi agrari che aspiravano a inserirsi nei gangli vitali del potere politico ed economico, e ottenere un riconoscimento del loro status: i Sarri a Mongrassano, i Posteraro a Cavallerizzo, i Mayerà, Andreotti a Cerzeto, i Tocci e Sarro a San Giacomo, i Baviea a Torano e via dicendo. L'avvento del nuovo stato unitario, al quale aderirono con entusiasmo attratti dalla distruzione del vecchio ordine politico-amministrativo e dal ruolo che avrebbero potuto occupare nel nuovo mondo che si andava formando.

Qualche anno più tardi, le quotizzazioni di terre con la distribuzione di fazzoletti di terra ai contadini, e la conclusione di quasi tutti i processi in corso sulla legittimazione delle proprietà terriere portò alla cristallizzazione del nuovo ordine sociale con la definitiva vittoria della borghesia agraria.

Lo scontro che si verifica nelle campagne di Mongrassano ha un valore simbolico. Si fronteggiano i nuovo proprietari Vincenzo Sarri e Francesco Posteraro con i diseredati di sempre, un po' banditi e un po' eroi che non si erano ancora rassegnati al nuovo regime. La Comitiva, o quel che resta, viene quasi annientata. Resta solo qualche individui isolato a combattere una battaglia ormai persa.

Francesco Posteraro, responsabile della Guardia Nazionale di Cerzeto, muore poco tempo dopo quello scontro al quale aveva partecipato suo figlio Luciano. Nel discorso commemorativo tenuto dal suo amico Teodoro Toscano si ricordano i suoi trascorsi “rivoluzionari”, che non trovano conferme negli atti. Il suo nome non appare tra gli insorti del 1837, del 1844, del 1848. Partecipa alla sottoscrizione a sostegno dell'impresa garibaldina e forse si arruola quando ormai la partita era chiusa.

Relazione gendarmeria di Mongrassano per la cattura banca Lavalle

Mongrassano, ventisei dicembre mille ottocento sessanta quattro

Innanzi al sottoscritto delegato di Pubblica Sicurezza si sono costituiti i signori Sarri Vincenzo, Luciano Postiraro, Pasquale, Domenico, Agostino e Nicola Fratelli Postirato fu Demetrio da Cavallarizzo, Francesco, Luigi Fratelli Argondizzo di Angelo, Diomede ed Angelo Argondizzo di Bruno, Teodoro Zuccarelli di Tommaso, e Francesco Lecce fu Angelo tutti di Mongrassano, Antonio Figlia di Pietrangelo e Michele Madotto ambi di Cavallerizzo ed hanno dietro analoga interpellanza deposto quanto appresso.

Noi tutti tredici, siamo alla dipendenza del nominato signor Vincenzo Sarri i primi quattro sopra ricordati in quali di massari, e foresi e gli altri in qualità di guardiani ci siamo sino dal dal dieci corrente dicembre risoluti di distruggere la comitiva Pinnola e Bellusci dietro preciso ordine del nostro padrone Sarri Vincenzo, d'accordo col signor Luciano Postiraro e fratelli col delegato di Pubblica Sicurezza e col tenente del 12.mo Reggimento Sig. Federico Ravaglia stanziato in Mongrassano.

Dal giorno dieci noi non abbiamo tralasciato un istante di perlustrare ed impostare si nella montagna che nel Vallo e nei luoghi soliti ad essere bazzicati dai briganti raddoppiando dal giorno indicato l'usata nostra energia facendo uso dell'indispensabile mezzo di novelle e spie: di fatti non andò guari che si riuscì di uccidere uno della comitiva nomato Lento Giovanni, il giorno venti di detto mese nelal località detta Serraspina, fatto che risulta dall'inoltrati verbali.

Non a dirsi come si era inferocita la Comitiva Bellusci e Pinnola per l'uccisione d'uno dei suoi componenti la quale per vendicarsi tentava di distruggere ed animali ed averi nostri. Ma noi intrepidi e costanti non abbiamo tralasciato di attendere al nostro scopo. Di fatti questa notte trovandoci nella località detta Favata, e Princivalle, poiché il Dig. Luciano Postiraro e fratelli si trovavano in paese per avere altre notizie dalle spie, verso le ore otto antimeridiane ci siamo divisi in due spezzoni, la prima incaricata della perlustrazione della contrada Princivalle e l'altra per il fondo di Santa Maria di proprietà del Sig. De Pietro Vincenzo. Nel mentre il guardiano Francesco Argondizzo osservava delle tracce di scarpe ferrate chiamava i coloni del ricordato sig. De Pietro, Giuseppe Morelli fu Francesco e Nicola Lanella onde di sapere schiarimenti a chi tali tracce potessero appartenere: ma questi asserirono essere le tracce della pedata del figlio di Nicola Lanella.

In questo punto si sentono due colpi di fucile, e l'Argondizzo ebbe ragione di credere che era la sezione in Princivalle che aveva attaccato il fuoco coi briganti, ma nel mentre stava in sul guardavoi li fischiò all'orecchio una palla che credette essere uscita dalla casetta vicina di proprietà del sig. De Pietro ed abitata dai ricordati Giuseppe Morelli e Nicola Lanella. Quindi fece egli e tutta la sua sezione fuoco contro di essi ove si accertò che ivi trovavansi ben cinque briganti i quali investiti da un vivo fuoco opponevano ostinata resistenza per be due ore; ma vedendo i briganti avere la suddetta sezione fatti i preparativi per attaccar fuoco alla casetta cessarono dall'ostinata resistena e quindi disarmati ed arrestati tutti cinque furono.

Alle esplosioni dei nostri fucili e dei briganti la sezione nostra che si trovava allora sulle alture di Favata si riuniva all'altra sezione portando con loro arrestato e disarmato altro brigante La Croce Salomone Esposito che ebbe ad ottenere dopo un ben vivo agone sostenuto a corpo a corpo con Raffaele Argondizzo e l'altro il brigante Tavolaro Angelo se ne fuggiva ma che veniva però arrestato da Salvatore Ricioppo guardiano del Signor Guzzolini di Cervicati.

Sono quindi assicurati tutti i componenti la comitiva Pinnola e Bellusci e così si è restituita la tranquillità in queste contrade.

Siccome il conflitto e l'ostinata resistenza opposta dai briganti durava circa due ore, si sparve la voce del fatto e furono solleciti quindi ad accorrere sul luogo il Distaccamento di truppa comandato dal Sergente Federico Ravaglia, il quale divisa la sua forza in due sezioni perlustrava le boscaglie sottoposte a Sammarco e Mongrassano, ed il delegato di Polizia de Reali Carabinieri di Sammarco e Cerzeto non che un bel numero di militi della Guardia Nazionale di Sammarco, ma nell'ora che queste forze giungevano i briganti trovavansi già da noi disarmati ed assicurati.

In compagnia del ricordato delegato e del Signor tenente Ravaglia poi portati i briganti quindi ben custoditi per poi riunirli ai nominati tenente e delegato e del Signor Luciano Postiraro tradurli a disposizione del Regio Tribunale Militare di Guerra in Cosenza.

In onore del vero confermiamo che hanno coadiuvato le nostre operazioni gli altri individui Bruno Argondizzo e Tommaso e Luigi fratelli Zuccarelli.

Il presente verbale venne redatti in cinque originali per essere rimesso il primo al tribunale Militare di Guerra, il secondo a Sig. Prefetto della Provincia, il terzo al Sig. Colonnello Brigadiere Comandante le truppe attive della Calabria Citra, il quarto al Sig. Vincenzo Sarri come principale cooperatore, il quinto al Sig. Postiraro Luciano come cooperatore e capo squadra.

Datane precedente lettura venne colla firma dei principali intervenuti confermato.

Francesco Posteraro

Francesco Posteraro nacque a Cavallerizzo rione di Cerzeto il dì 6 novembre del 1799 da ragguardevole e distinta famiglia del paese. I suoi genitori furono Costantino e Rachele Petta. Aver per cuna morbido letto cinto di seriche cortine fra l'agitarsi d'un aere profumata di essenze peregrine o posare il corpo tenerello in luridi cenci ne' trivi, non è condizione che si rapporti a virtù o demerito dell'uomo. La differenza di questi due stati non ha vita che nelle illusioni di un mondo che abbaglia. Essa sparisce non appena si rifletta che per tutti indistintamente il primo grido nel venire sulla terra è grido di lamento, e l'ultima voce del cuore è il sospiro che si manda alla fuggente luce. (…)

Nato dunque in distinta condizione il Posteraro, dovea riceverne per conseguenza una educazione corrispondente. Ed in fatti, sin dai primi anni mostrò come approfittasse delle cure che veniagli prestate dai pietosi genitori, facendosi ammirare fra i teneri compagni nello adempimento de' suoi doveri religiosi e filiali.

Di sette anni affidato alle cure dell'ottimo Baldasarre Bellusci in Mongrassano, proseguivagli costui la tenera educazione morale e letteraria, continuatagli poscia per altri due anni dal Bloise, altro illustre cittadino, in Malvito. Compiva di seguito gli studi dell'umanità e delle scienze, parte nel Collegio Italo-greco di S. Adriano (1814-1815) e parte in Cosenza (1818 e 1819).

Obbligato dalle condizioni della famiglia, abbandonava il pensiero di dedicarsi agli studi di medicina, com'era suo desiderio, nella quale certo avrebbe riportato condegni frutti se avesse potuto coltivarla ed esercitarla. (…)

Sposato da prima nel 1821 alla signora Mariantonia Masci da S. Sofia, e in seguito nel 1827 per la morte di questa prima moglie passato in seconde nozze con la signora Giovannina de Pietro da S. Marco, era tale l'esempio di fedeltà e dignità maritale che pochi simili possiamo ricordare tra noi. E diventando padre di ben undici figli tutti possono possono contestarlo quali siano state le sue cure per la loro educazione e quali precetti severi e nobili ispirava ai medesimi nella prima e più feconda scuola della famiglia. …

VI è nota d'altronde la sua devozione particolare per la festa del Corpus, che facea celebrare a proprie spese, e per l'altra di S. Francesco di Paola cui dedicava già e un quadro e un altare.

Ispirato da questi sentimenti, connaturati ad ogni anima ben nata e generosa, Francesco Posteraro fin dai primi anni della gioventù li vagheggiava ne' moti più caldi del cuore e sempre col pensiero di metterli in atto appena chele circostanze lo avessero suggerito. E già voi lo sentiste consociato a quella scuola politica segreta, che dopo l'anno 1815, tanto fatale alla libertà dei popoli, ne preparava il riscatto nostro mal riuscito nel 1820. E lo sentiste poscia compromesso nell'attuazione di quel funesto disegno del dì15 marzo 1844, allorché a Cosenza da un pugno de' nostri albanesi ivi irrompenti davasi il primo segnale fra noi delel future libertà italiane. E lo vedeste ancora nel 1848 fra i primi patrioti di questo circondario, tutto intento ad educare questa popolazione ai santi doveri della patria e ai nostri diritti e spingerli su i campi della difesa in Paola, dove egli ad esempio degli altri, perché malconcio nella salute mandò a rappresentarlo il figlio primogenito Ercole. Le conseguenze di essi fatti furono latitanza, carcere, sorveglianza e sevizie della polizia borbonica, alla quale perché più non inveisse contro di lui dovette sciogliere il suo tributo di D. 2000 dopo gli avvenimenti del 1844.

Ma non ostante queste sofferenze e questi danni del suo patrimonio, non ostante l'età bastantemente inoltrata, nel 1860 allorchè l'eroe del popolo italiano, compiuti i miracoli della Sicilia si spingeva sul continente al compimento de' nostri destini, Francesco non mancò di rispondere fra i primi all'appello della patria. Ed allora, non egli solo, ma con al fianco i suoi figli Ercole e Luciano, imbrandiva le armi benedette dal cielo, ed eccolo nella colonna del Sarri marciare dietro i passi di Garibaldi ed eseguire la sua parte da voloroso in quel periodo eroico nella della patria. Grande fu il numero di cittadini accorsi allora tra le fila de' soldati del popolo e non pochi fra essi lasciarono degna fama di se per gli atti di valore e di abnegazione. Ma fra questi io veggo con orgoglio oltremodo distinguersi il defunto compaesano, il quale non contento dei sacrifici che impone la vita del soldato, non de' pericolli che si affrontano innanzi al nemico che combatte, crede che una retribuzione qualunque a tali sacrifici e a tali pericoli non faccia che offuscare il sereno della fronte e sbiadire la luce della gloria che incorona l'opera del difensore della patria. In conseguenza rinunzia generosamente allo stipendio annesso al suo grado di Maggiore, esempio rarissimo in questo secolo di un positivismo che degrada, e seguito nel tempo stesso dal suo figlio Luciano che occupava il grado di Luogotenente.

É si ferma a questo unico fatto. Modesto non meno che generoso, offerto una volta il sangue alla patria e raccolti gli allori della vittoria, lascia agli altri mendicare o ambire le cure de' pubblici uffici e gli onori della pace che la patria dispensa, non chiedendoli egli né desiderandoli in tempo che egli era facile averne e quando già confusi vittime e carnefici, eroi e furfanti, infelici e fortunati di ogni stagione, tutti in massa compatta si raggranellavano e irrompevano per le scale de' Ministeri sotto il fascino e l'usbergo dell'eroica camicia. Ritiratosi perciò nella pace del domestico focolare, qui egli intendeva a ricrear l'animo nel contemplare il graduato svolgimento de' destini del paese, pronto però a coadiuvarlo ancora e sempre ogni qualvolta la sua opera ne fosse richiesta. Infatti, è alla influenza sua ed attività del figlio Luciano che si deve la presentazione avvenuta l'anno scorso della fiera banda Lavalle, onde ne meritavano condegni elogi dal Ministro dell'Interno.

E se ci è permesso in questo punto ritornare col pensiero al passato, nel 1849 a vivamente perseguitare la banda di Sartano di circa 60 individui che infestava queste contrade, obbligandoli a presentarsi e costituirsi sotto l'impero della giustizia.

Ma, o signori, questo uomo orgoglio del paese, ha compiuto finalmente la missione propria quaggiù. I sessantacinque suoi anni non sono la gioventù dell'uomo, ma neppur la vecchiaia, il tempo del riposo.

(Estratto dall'elogio funebre di Teodoro Toscano)


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