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Mezzoeuro

Anna Maria Edvige Pittarelli, una poetessa pinzochera

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 22 del 1/6/2013


Rende, 31/5/2013


Un caso umano e letterario

È mai esistita Anna Maria Edvige Pittarelli? Se si consulta il sito di Francica, un ameno paese del vibonese viene sicuramente annovera tra gli illustri personaggi locali. Tuttavia Benedetto Croce, il quale ha studiato attentamente le sue opere sostiene che si tratta di un personaggio fittizio, sotto il cui nome si nasconde un letterato del Settecento che non ha voluto svelare la sua identità.

Tanto rumore per nulla, direbbe Shakespeare, perché si parla di un personaggio che ha lasciato un canzoniere di 131 sonetti, 61 madrigali, 11 elegie, due canzoni e dei frammenti di carmi. Niente di rivoluzionario, o di compromettente, non vi sono pruderie da nascondere, polemiche accese nei confronti di influente personaggi dell'epoca, né è possibile rinvenire qualche scabrosa vicenda personale che debba essere tenuta nascosta. Niente che possa giustificare questa voglia di anonimato.

L'unica remora poteva essere costituita dalla sua condizione religiosa. Secondo quanto viene riportato essa sarebbe stata una pinzochera o bizzoca, vale a dire una monaca di casa, vestita con abiti monacali, ma dimorante in casa. La sua vita mondana che la portarono tra varie corti principesche, i sentimenti amorosi e i risentimenti nei confronti dei trattamenti ricevuti non si addicevano al suo stato. Secondo quanto era in uso tra le famiglie nobili dove vigeva il regime di maggiorascato solo il primogenito era l'erede universale del patrimonio, mentre gli altri non avevano diritto se non a una dote. Per evitare controversie le donne di famiglia erano così destinate a diventare religiose, per imposizione familiare a prescindere dalla vocazione personale.

Non si può escludere che la Edvige, o chiunque si nasconda dietro questo nome, sia stata costretta allo stato monacale, considerato che nel Cinquecento i Pittarelli erano una famiglia nobile di Francica.

La figura di Edvige Pittarelli è collocata due secoli prima dell'anonimo scrittore vibonese e viene costruita, secondo quanto afferma Benedetto Croce, agli inizi dell'Ottocento quando furono trovati dei manoscritti, parte in latino e parte in italiano, negli archivi comunali di Francica e Vito Capialbi fu incaricato di studiarle e valutare il valore dell'opera e ricostruire l'identità dell'ignoto autore. Questi era uno studioso molto stimato e si dedicò con passione alla valutazione del manoscritto, soprattutto quando arguì che doveva trattarsi di una poetessa, un evento eccezionale per quell'epoca.

Vito Capialbi ne delineò la figura che apparve nella raccolta "Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli di Domenico Martuscelli edita a Napoli nel 1818. Nello stesso anno se ne da notizia nel terzo volume della Regia Deputazione napoletana di storia patria, Archivio storico per le province napoletane, Presso gli editori Detken & Rocholl e F. Giannini, nel quale si legge:

"Verso la fine del secolo XVI in questa terra di Calabria una pinzochera dell'ordine di San Domenico per nome Anna Maria Edvige Pittarelli istituì una Accademia, che disse degli Imperfetti, ed essa volle chiamarsi Pandora Milonia. Costei buona poetessa o letterata, alla venuta dell'imperatore Carlo V nel regno di Napoli, fece nobile comparsa di sé nelle splendide corti de' principi di Salerno e Bisignano, in cui trovossi. Due volumi Mss poesie italiane e latine della Pittarelli si possedevano dal conte Vito Capialbi. Colla morte della Pittarelli avvenuta dopo il 1554, l'Accademia si estinse".

Luigi Accattatis ne fa menzione parlando di Antonia Pittarelli "... valente poetessa montelionese derivò da illustre prosapia di Francica, come appare dalla genealogia che ne scrisse Fabio de Lauro: vi appartenne eziandio Anna Maria Edvige Pittarelli, monaca domenicana fiorita fino alla metà del secolo XVI, autrice di moltissime elucubrazioni latine ed italiane, amica di Bernardo Tasso, chiamata in corte del Principe di Salerno, e poscia in quella del principe di Bisignano".

Di questa Accademia non si ha alcuna altra notizia, né è possibile ricostruire la vita della Pittarelli, che sarebbe nata a Francica intorno al 1485 e ivi morta verso il 1556.

"Le molte, e varie ricerche, istituite per acquistar notizie intorno alla vita e agli scritti di questa illustre donna, riusciron quas'infruttuose, e vane. Imperciocché nella sua padria, che fu Francica, terra di Calabria Ulteriore, appena è noto il di lei nome, e per le vicende fisiche, e politiche, cui andaron mia sempre soggette le Calabrie, i libri battesimali, e le pubbliche schede notariali di quella stagione son tutte miseramente perdute.

Nella penuria adunque di circostanziate memorie delle gesta di Edvige, noi riferiremo quanto abbiam raccolto da un voluminoso Ms in alcune sue poesie latine, ed italiane, che nella domestica libreria gelosamente conserviamo", scrive il Capialbi, il quale aggiunge queste ulteriori notizie.

"Ed in un sonetto ringrazia Fabio di Lauro, che aveva descritto la genealogia de' Pittarelli.

Il genitore di Edvige si appellò Roselio, uomo di armi, che in prime nozze si era accasato con Diana Sorbilli, sorella germana di Monsignor Antonio Sorbilli Vescovo di Mileto. Colla seconda moglie, della quale ignoriamo il nome, Roselio procreò la donna, di cui scriviamo. Ella sebbene allevata, ed educata nella patria, e da bizzoca vestito avesse l'abito di S. Domenico, pure istruita si dimostra nell'amena letteratura, nella filosofia, e nelle lingue; e ne' suoi carmi, che ci rimangono vi si traspira facilità di rima, purità di linguaggio, e con varietà d'idee, sceltezza di pensieri. Molte altre poesie, all'infuori delle contenute nel nostro mss aveva certamente composte la nostr'Anna Maria, che in momento disgusto donò alle fiamme, azione della quale ne pianse il pentimento con un sonetto, indiritto ad Albio Marzano.

D'esserle stato precettore un tal Godano cel fa conoscere il di lei nipote Vincenzo in quell'epigramma, che compose pella morte della zia. Crediamo poter fissare l'epoca del nascimento di Edvige negli ultimi decenni del secolo XV dal riflettere che la prima moglie di Roselio suo genitore, fu sorella di Monsignor Sorbilli trapassato nell'anno 1464.

In alcuni carmi Edvige canta la lodi del cardinal della Valle, assunto alla porpora nel 1517, che dalla Chiesa di Cotrone era stato trasferito alla Cattedra Miletese nel 1508, e la rinunziò nel 1523: encomia Monsignor Quinzio de Rusticis che fu Vescovo della medesima Chiesa dal 1525 al 1336: parla, della strage de' francesi avvenuta in Francica, secondo il Barrio il 1506, delle imprese dell'illustre Consalvo di Cordova, detto il gran capitano, della Correria di Camillo Pignatelli, figlio del Duca di Montelione, allor Viceré in Sicilia, contro i francesi, e della di lui morte succeduta nel 1520, della coronazione di Carlo V celebrata in Bologna a' 24 febbraro 1530 e della concessione dell'isola di Malta ai cavalieri di Rodi.

La nostra poetessa venne chiamata in corte del Principe di Salerno, e non è improbabile che si fosse trovata insieme con Bernardo Tasso, e con quegl'insigni letterati, e nobili artisti, che rendevano tanto fastosa, e brillante la casa del magnanimo, e valoroso Sanseverino.

Edvige in una epistola a Muzio Godano dopo avergli descritto il viaggio gli soggiunse in tali termini l'urban accoglienza.

Hinc nos turba trahit, quo Princeps laetur, et uxor
Excipit in magnos officiosa lares.
Hic mihi parva quies, animoque expellere curas
fas, quique abfuerit, jam supor ante redit.

Da Salerno passò la nostra donna in corte del Principe di Bisignano, che allora altresì possedeva il contado di Mileto, ove sempre ben veduta, ed accetta per più di un triennio perdurò. Ma dobbiamo confessare la Pittarelli non essere stata pienamente soddisfatta di quella dimora; poicché scrivendo ad sopraccennato Muzio Godano si lagna della sua situazione, ed in questi accenni prorompe:

Iam nec vita placet,suntque infensissima nunc quae
delicium nostri carmina cordis erant.

La Pittarelli impiegò spesso la lira in lode della splendida, ed illustre famiglia Sanseverino, della quale veniva altronde protetta e favoreggiata. Ella fu certamente del seguito del suddetto Principe di Bisignano per tutto il tempo che l'Imperator Carlo V dimorò in regno. Nelle di costei poesie si descrivono la venuta di quel Monarca, e i magnifici ricevimenti da' Sanseverineschi, le giostre, e le feste celebrate nella Capitale nel tempo della dimora dell'Imperatore, le grazie, le decorazioni, e gli onori da costui dispensate a varij signori, e segnatamente a Pietro Antonio Sanseverino Principe di Bisignano tali, e quali ci vengono narrate dal Rosso, e dal Summonte, e l'eroiche gesta, le virtù, e la dipartita della M.S. Tutte queste cose sono pennelleggiate con dettaglio tanto circostanziato, e preciso che ben dimostrano l'autrice essere stata presente agli avvenimenti, che narra. Fra le rime della Pignatelli vi sono un'epistola in esametri, e pentametri dirett'a Gabriele Barrio ne' primi anni della di costui dimora in Roma, colla quale lo anima a continuare gli studj e lo conforta." La frequentazione del salotto letterario dei Sanseverino era molto ambita, per i privilegi che accordava e vi era un clima di invidia e sospetto. Sembra che Gabriele Barrio sia stato avvelenato da qualcuno invidioso del suo successo e del favore di cui godeva presso la Principessa Erina, la vera anima del composito gruppo di illustri ospiti.

I fatti e i particolari raccontati da Vito Capialbi sembrerebbero dimostrare la verosimiglianza della vita di Edvige. In particolare risaltano in questo racconto le figure di Erina Castriota, di sua sorella Maria e di Gabriele Barrio, legate alla corte principesca dei Sanseverino a Bisignano. In particolare a quest'ultimo dedica dei sonetti in lode, senza riceverne in cambio neanche un rigo di menzione nel suo volume "De antiquitate et situ Calabriae", edito a Roma nel 1571, quasi due decenni dopo la presumibile morte della poetessa che aveva dedicato a Donna Erina Castriota. Questa "dimenticanza" costituisce uno degli indizi per corroborare la tesi dell'inesistenza di Edvige.

Erina era la figlia di Ferdinando II della famiglia Castriota, duca di San Pietro in Galatina, che aveva sposato in seconde nozze Pietro Antonio Sanseverino, principe di Bisignano. Insieme a lei viveva la sorella, "la qual Donna Maria, oltre l'esser dottissima nella lingua Greca, et latina, et in molte rare scientie, è poi degna d'illustre memoria per la santità della vita sua, che essendo lungamente stata desiderata, et domandata in matrimonio da grandissimi signori, non ha mai voluto accettarne alcuno, dicendo sempre, che ella era già maritata, o più tosto dedicata per serva umilissima al supremo signor del mondo. La onde è vivuta sempre, et vive in virginità, non in monasterio, ma nella casa della detta sua nepote ... ", come scriveva Girolamo Ruscelli.

Un'altra bizzoca, dottissima che animava il salotto letterario dei Sanseverino a Bisignano, il sui rapporto con la Edvige doveva essere quanto meno problematico se non dichiaratamente conflittuale.

Il salotto dei Sanseverino si ispirava al modello letterario del Canzoniere di Petrarca, e la stessa Erina aveva idealizzato la figura del marito, morto con una febbre improvvisa in un viaggio da Madrid, dove si era recato alla Corte Imperiale, a Parigi per incontrare la sposa del re.

"Percioche fra quei Personaggi principali, che il Re Filippo con tanto splendore mandò in Francia a far riverentia alla Regina Isabella, sua nuova sposa, fu uno il detto Principe di Bisignano. Il quale fra pochi giorni, soprapreso da una gran febre, se ne passò a miglior vita, con molto dispiacere, come ragionevolmente si deve credere di tutti i buoni di Christianità." scrive Ruscelli.

Alla morte del marito resse da sola il principato, per la tenera età del figlio Nicolò. Donna di una bellezza straordinaria, dama raffinata e amministratrice energica e risoluta, era anche molto lodata per le sue qualità umane.

" Udendosi poi all'incontro essere stata continuamente larghissima nel vestir povere donne, nel maritarle, et dotarle per ordinario ogn'anno quattro, et per estraordinario tante, quante ne sapea, o intendeva esser bisognose per la fortuna, et meritevoli per l'onestà, et bontà della vita loro. Et così parimenti in far nobilissimi ornamenti di Chiese, restauration di loro fabriche, con farne ancora delle nuove, sì come è molto celebrata, sotto nome di Santa Maria di Colorito nel territorio di Murano in Calabria. Et degna di gloriosa memoria a santa, non dico confusione, ma correttione et generoso risvegliamento di molt'altri principi, o principesse, o signori grandi, mi par che debbia essere quella magnanima, et piissima operatione di questa Signora, ch'ogn'anno nel giorno di San Nicolò nella città di Cassano fa raunar più di due mila poveri di quello, et d'altri paesi, ai quali ella stessa con le proprie mani da a mangiare con tanto onore, et splendidezza, come se fossero nobilissimi personaggi, et a tutti partendosi fa donare onestissime, et copiose elemosine in denari. Et in quel medesimo giorno marita quattro povere donne, et oltre alla dote in denari, dona a ciascuna d'esse delle vesti di essa Signora propria. Et finalmente così in vita del marito, come doppo morto, non par che si sia veduta mai aver maggior dilettatione, o contentezze, che il servitio di Dio, et ancor che si sia mostrata sempre lontana da ogni ipocrisia, et superstitione, o alterezza, conversando domesticamente, et benignamente con chi conviene, et vivendo da vera signora, tuttavia non si è mai veduta aver conversatione stretta con altra persona oltre al marito, che con Donna Maria, sorella carnale, et unica del Duca di San Pietro, suo padre".

Nonostante l'autorità e l'autorevolezza di Benedetto Croce qualche dubbio sull'esistenza della nostra poetessa permane. Quello che è certo è che resta la raccolta di poesie che hanno una dignità letteraria e raccontano eventi verosimili ben conosciuti da chi scrive per una conoscenza diretto o per un attento studio.

Sembra che sia accertato che si tratti comunque di una figura femminile, e merita un posto nella letteratura della sua epoca (ma quale il Cinquecento o il Settecento?). così come sembra plausibile l'ipotesi che abbia voluto nascondere il volto (e l'identità) per non entrare in contraddizione con il personaggio che gli era stato imposto di vivere, ma dal quale non poteva allontanarsi senza destare grande scandalo.


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