Vox clamantis in desertodi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XII num. 22 del 1/6/2013 |
Rende, 30/5/2013
Solenne riunione a Lametia Terme
Presso la Fondazione Terina, alla presenza del Governatore Scopelliti, il FEI presenta l'accordo con il Banco di Napoli e la Banca del Mezzogiorno, con il quale vengono messi a disposizione delle imprese calabresi 95 milioni di euro per gli investimenti. Ma nessuno sembra crederci ...
In altri momenti ci sarebbe stato un lungo tappeto rosso ad accogliere Bruno Robino, responsabile del FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti) per le operazioni Jeremie (acronimo per Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises) in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Malta.
A Lametia Terme si recitava l'ennesima commedia a soggetto per la presentazione di un piano di finanziamento di 95 milioni di euro destinati al finanziamento delle imprese calabresi. Una ghiotta occasione che avrebbe fatto gola a molti dei nostri prenditori, abituati a vivere di sovvenzioni e di aiutini.
Questa volta l'immensa sala della Fondazione Terina era desolatamente deserta, solo qualche fantasma si aggirava tra le poltrone vuote. Eppure tutto era stato preparato con cura per una kermesse in grande stile. Intanto i personaggi erano di gran rilievo. Il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti con il suo codazzo di dignitari, il citato responsabile del Fei, Michele Attivissimo, direttore dell’Area Calabro-Lucana del Banco di Napoli e Jean Bernard Piedboeuf, Responsabile Agevolazioni per la Ricerca, l’Innovazione e l’Ambiente di Banca del Mezzogiorno-MedioCredito Centrale, una creatura a metà tra l'uomo invisibile e il fantasma di Notre Dame.
Nonostante tutto questo parterre sembrava una riunione di congiurati, confluiti in una località segreta aumma aumma, come si sarebbe detto nel linguaggio ufficiale jadis in vigore nei corridori di Via Toledo a Napoli. Oggi bisognerà tradurlo in meneghino per renderlo comprensibile ai nuovi padroni del vapore della nostra storica banca ex-meridionale. Vox clamantis in deserto.
Mancavano i rappresentanti delle associazioni di categoria, da Assindustria a Cofcommercio per nominarne qualcuno alla rinfusa, i sindacati, le categorie professionali come i commercialisti e via discorrendo. Non c'era neanche l'imprenditore ignoto per fargli un monumento alla memoria.
Ma perché tanto poco entusiasmo? Intanto per le presenze. Nelle questioni finanziarie la regione è stato sempre un convitato di pietra, una significativa non presenza poiché non ha mai espresso una qualsiasi politica creditizia. E in questo destra e sinistra si sono spartite equamente le responsabilità. Gli hanno sfilato da sotto il braccio tutta la struttura bancaria senza battere ciglio. Oggi, quel che resta, si sta liquefacendo senza che venga emesso alcun vagito in sede regionale. In questo momento è in forse il destino della BCC dei Due Mari, la seconda per ordine di importanza nella regione, ma è un dettaglio insignificante.
Vi è poi la Banca del Mezzogiorno, una araba fenice che compare e scompare quando meno te l'aspetti. Ancora non è capitato di incontrare qualcuno che abbia avuto la fortuna di servirsene, ma prima o poi capiterà. La difficoltà sta nel fatto che in pochi sanno dove trovarla, anche se in teoria dovrebbe essere sotto l'uscio di casa in ogni sportello postale.
Il glorioso Banco di Napoli ha svolto certamente un grande ruolo come intermediario di fondi pubblici, soprattutto con le sue obsolete Sezioni di Credito Speciale oggi smantellate perché di esse non ce n'è più bisogno. Quello che ci si chiede e se ancora esiste l'expertise in grado di gestire situazioni di questa complessità, dopo che il credito è stato ridotto alla sua essenza più elementare.
E poi il Fei, un istituto troppo serio per essere di aiuto in questo momento così particolare. "E’ un fondo di alta finanza agevolata che contribuirà, nei fatti e non a parole, a far crescere le nostre imprese nel quadro di una più ampia politica di sviluppo economico", dichiara il governatore.
Questo è il punto. Si sta tentando il volo di Icaro, con il rischio che le ali di cera di sciolgano.
Le imprese calabresi oggi hanno l'urgente bisogno di sopravvivere, di ottenere un sostegno per poter superare questo momento di grave difficoltà.
Non si vedono in giro grande proposte di investimento, il repertorio delle idee sembra inaridito. Per dirla in termini poveri, qui si tratta di trovare il minimo indispensabile per non fallire, per superare questo momento.
È evidente che senza investimenti non si riuscirà a superare la crisi. Ma è necessario attivare i cardini dell'economia regionale: consumi delle famiglie, investimenti pubblici, edilizia a cui aggiungere agricoltura e turismo.
Se il sistema non si rimette in moto, è inutile sperare nel valore taumaturgico degli investimenti in alta tecnologia. È come voler lanciare a tutta velocità una Ferrari in una strada sterrata.
Il sistema produttivo calabrese o quel che resta dopo la moria che lo ha colpito ha una grande sete, di acqua, e qui si cerca di inondarlo di champagne.
Si dice che Maria Antonietta, regina di Francia pensasse di distribuire brioche ai parigini affamati. Questi, in cambio, l'hanno ghigliottina insieme al marito, per non farla sentire sola al momento del trapasso.
Il fondo Jeremie è uno strumento molto serio, e altrove dove è stato applicato seriamente ha dato risultati ottimi. "Soprattutto in momenti di difficile congiuntura economica tali strumenti contribuiscono in modo sostenibile alla ripresa degli investimenti ed alla nascita di nuove imprese", afferma a buon diritto Bruno Rubino.
Novantacinque milioni, che con l'effetto moltiplicatore si triplicano, potrebbero essere una buona boccata di ossigeno, se solo si riuscisse ad utilizzare utilmente per investimenti che abbiamo un minimo contenuto razionale. Ogni impresa potrà ottenere un prestito a tasso agevolato fino a 900mila euro, da rimborsare a dieci anni. Quella finanziaria è diventata un leva inefficace, poiché i tassi attuali sono abbordabili. Se si programma un investimenti che non è in grado di sopportare l'attuale costo del finanziamento significa che si è di fronte a un investimento che non ha prospettive di reddito.
In altri termini, se per convincere un imprenditore a effettuare un investimento bisogna regalargli un 100 base point di interesse, è meglio convincerlo a rinunciare piuttosto che incentivarlo, perché il risultato non può che essere fallimentare.
Nomen omen. Geremia era un profeta ebrea che per tutta la sua vita ha cercato di mettere in guardia contro il pericolo dei babilonesi, tra la derisione dei suoi concittadini. Quando furono ridotti in cattività da Nabucodonosor, egli fu lapidato perché lo hanno considerato responsabile della sventura causata dai sui funesti presagi. Un po' com'è successo al grillo parlante di Pinocchio, che ha pagato la sua saccenteria con una martellata in testa che lo ha schiacciato al muro.
Ci si augura che il nuovo strumento non debba formare oggetto di una riedizione delle geremiadi per cantarne gli esiti funesti, come è successo per tanti altri tentativi passati.
Ma le premesse non sembrano molto favorevoli.
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