Buttiamo giù il tettodi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XII num. 26 del 29/6/2013 |
Rende, 28/6/2013
Su proposta della Cisl
Su iniziativa della Cisl, è iniziata la raccolta di firme per l'introduzione di un tetto della retribuzione complessiva dei top manager delle società di capitali.
“È uno scandalo che dirigenti pubblici e privati guadagnino così tanto.” Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Enrico Letta qualche giorno fa.
Il Parlamento europeo ha approvato un pacchetto di misure che introducono un tetto ai bonus dei super manager nelle banche.
In Svizzera i due terzi dei votanti al referendum ha approvato la cosiddetta "Iniziativa Minder", che impone ai super manager delle banche di sottoporre agli azionisti la determinazione dei loro stipendi e bonus. La nuova normativa che sarà operativa a partire dal prossimo anno riguarda solo le società quotate in Borsa, e pone un divieto assoluto a buonuscite o bonus di entrata ("golden hello" e "golden goodbye"), con sanzioni che vanno da pene pecuniarie pari all'equivalente di sei annualità fino al carcere.
Se tre indizi fanno una prova, vi sono sufficienti motivi per ritenere che lo scandalo delle retribuzioni milionarie di manager che hanno al loro attivo l'evidente fallimento del sistema Italia. Il problema è diventato di stretta attualità perché, come afferma il Presidente del Consiglio vi è una sensibilità diffusa nella pubblica opinione da provocare «una pressione collettiva, europea e dei paesi Ocse”.
Vi è un urgente bisogno di un riequilibrio sociale dei patrimoni e dei redditi, poiché il processo di concentrazione che si è verificato nell'ultimo ventennio ha compresso il potere di acquisto di ampie fasce di famiglie contribuendo in maniera determinante alla contrazione dei consumi, che ha generato un impoverimento complessivo dei “magnager”.
Al problema del rilancio dell'economia vi è la questione etico-morale e di giustizia sociale, poiché non vi è alcun rapporto tra i risultati aziendali e la retribuzione dei super-manager, i quali continuano a godere di bonus milionaria anche in presenza di conclamate condizioni di crisi, fallimenti aziendali e risultati deludenti delle loro gestioni.
A questo si deve aggiungere l'effetto distorsivo di politiche aziendale tendenti alla massimizzazione del risultato corrente utile ai fini della determinazione dei bonus a scapito della programmazione aziendale a più lungo termine necessaria per la definizione di una politica di sviluppo delle società. L'esasperata ricerca di risultati immediati ha favorito politiche di delocalizzazione, precarizzazione dei rapporti, contenimento dei costi di manutenzione, diminuzione dei costi di marketing, abolizione della ricerca e degli investimenti strategici.
Qualsiasi iniziativa tendente a favorire anche in Italia norme restrittive sulle retribuzioni dei super-manager deve essere considerata con grande favore e sostenuta da un ampio spettro dell'opinione pubblica, poiché è una questione di equità e giustizia che supera le tradizionali barriere ideologiche che hanno impedito di introdurre elementi di modernizzazione, come la proposta di legge di iniziativa popolare della CISL e FIBA/Cisl, per la quale è iniziata la raccolta di firme anche nella provincia di Cosenza.
La legge, recante il titolo “Limiti massimi degli emolumenti dovuti al top manager di società di capitali a titolo di retribuzione e di bonus”, intende regolare e limitare le retribuzioni dei top manager delle società quotate e dei grandi gruppi bancari nazionali.
L’iniziativa è stata presentata per la prima volta nel corso del Congresso Nazionale della Fiba/Cisl tenutosi nel Maggio scorso a Carovigno (BR), e come previsto dalla Costituzione è necessaria la sottoscrizione del progetto da parte di almeno 50.000 firme affinché la proposta di legge, già predisposta dalla Fiba/Cisl e depositata in Cassazione, possa essere discussa in Parlamento. Il numero di firme richiesto è alquanto esiguo, ed è facilmente raggiungibile, ma il traguardo delle 50.000 firme non assicura affatto il buon esito dell'iniziativa, considerato che a tutt'oggi il Parlamento non ha mai preso in considerazione alcuna proposta di legge di iniziativa popolare perché non supportata da un sufficiente interesse mediatico e da una importante parte dell'opinione pubblica. Tutte le proposte, di qualunque genere, sono state depositata nel grande calderone dei sogni presente in ciascuna Camera dove giacciono gli esercizi legislativi dei peones.
Bisogna sottolineare che nel caso specifico non è possibile ricorrere al referendum, che ha natura abrogativa di una legge, che per essere abrogata deve essere in vigore (sic!), perché nel caso specifico non c'è alcuna legge, ma tutto si svolge nella piena autonomia degli stessi manager nelle salotti delle grandi società, sulla pelle degli azionisti e della intera collettività, che paga con l'inefficienza e il maggior costo di beni e servizi l'obolo nei loro confronti.
Il risultato dell'operazione è dunque legato al successo nelle piazze dell'iniziativa, che non incontra il favore di poteri forti, delle grandi lobby economiche, dei grandi manager pubblici, della stessa politica che si ritaglia un posto importante tra i privilegiati: molti di essi sono espressione della politica. Se si vuole che l'iniziativa possa essere coronata di successo bisogna aumentare di molto la posta fino a 500.000 o cinque milioni di firme: un numero da incenerire le titubanze dei parlamentari.
“Ci giochiamo una partita decisiva nel senso dell'equità e del superamento della crisi. Né è solo una questione di costi: è sotto accusa tutto un modello di finanza e di economia e, conseguentemente, un modello retributivo che può favorire quei comportamenti speculativi che, attraverso l’assunzione di rischi eccessivi, mettono a rischio le aziende stesse e tutta l’economia”, afferma Tonino Russo, Segretario della UST CISL Cosenza.
“Stiamo parlando delle retribuzioni degli alti vertici dei grandi gruppi bancari nazionali: deve essere chiaro che non è per invidia dei loro cospicui stipendi che viene fatta questa operazione: si tratta innanzitutto di una battaglia di equità, di civiltà e per il bene comune”, continua Giuliano Gullo Segretario Generale della Fiba/Cisl Cosenza.
“Sono i lavoratori ed i cittadini che da tempo chiedono equità: perché quando l’azienda ‘va male’ si dichiarano esuberi, si tagliano gli stipendi ed i posti di lavoro dei dipendenti mentre un amministratore delegato, chiamato a decidere ‘cosa rischiano gli altri’, continua a prendere stipendi astronomici e poi anche buonuscite esagerate quando se ne va? Chiede polemicamente Tonino Russo.
Come si può giustificare che lo stipendio di un amministratore delegato arrivi fino a 46 volte quello medio di un lavoratore dello stesso comparto? Questo è ancora più incomprensibile in una situazione in cui l'informatica ha semplificato i compiti, ha standardizzato le funzioni, ha introdotti criteri di gestione affidati a sistemi esperti che non richiedono interventi diretti. In tutte le strutture aziendali si è assistiti a uno schiacciamento delle funzioni e delle retribuzioni con risparmi che sono stati utilizzati per gli stipendi d'oro dei super manager.
La proposta di legge prevede un tetto massimo di Euro 264.000 all’anno per la quota fissa della retribuzione, analogamente a quanto sancito dal ‘Decreto Salva Italia’ per i manager del settore pubblico, più un tetto massimo di altrettanti 264.000 Euro per la quota di compenso variabile (bonus ed incentivi). In ogni caso, quest’ultima dovrà essere effettivamente commisurata ai risultati raggiunti ed alla grandezza dell’azienda amministrata.
Vengono esclusi bonus all’uscita ed altre forme d’indennità, retribuzioni anticipate, premi per acquisizioni e vendite, e così via, così come anche vengono posti dei limiti precisi alla ‘liquidazione’ di fine rapporto.
“Fiba/Cisl e CISL saranno in piazza e sui luoghi di lavoro per portare in parlamento una proposta che già fa parlare di se e che ha toccato la ‘pancia’ dei colleghi. Il nostro sindacato sta dando una concreta dimostrazione di saper uscire, quando è il momento, dai tracciati più ordinari, diventando protagonista di una democrazia attiva e dirompente e voce del ‘sentire comune’ di lavoratori e cittadini”, afferma Giuliano Gullo.
Il Segretario Regionale della Fiba/Cisl, Giovanni Gattuso ricorda il costante impegno della sua organizzazione sindacale per una politica equa e solidale. Nel 2009 la Fiba/Cisl presentò, all’incontro delle parti sociali con l’allora ministro dell’economia Tremonti, una proposta sui limiti alle remunerazioni dei vertici aziendali, ed il manifesto “Riformiamo la finanza per un’economia civile e solidale”, nella manifestazione Terra Futura che si è tenuta a Firenze, la proposta al G8 tenuto all'Aquila, ripetuta al G20 di Pittsburg, di creazione di un’autorità sovranazionale e di una tassa sulle transazioni finanziarie.
“Ci sono state anche altre organizzazioni sindacali che hanno manifestato pubblicamente apprezzamento per l’iniziativa. Questo dimostra la bontà della stessa. Come Fiba/Cisl andremo avanti per portare in Parlamento questa giusta battaglia per i lavoratori ed i cittadini”.
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