Che futuro avrà chi non s’interroga?di Gianfranco D'Atri e Piergiogio Lo Duca Mezzoeuro Anno XII num. 28 del 13/7/2013 |
Rende, 10/7/2013
Un rettore a Cinque Stelle
Le elezioni del rettore dell’università sono da tempo apparentemente sottratte alla politica (nel senso dei partiti) in quanto riconducono da sempre alla conquista di posizioni accademiche che, necessariamente, vedono gli interessati siglare accordi ed amicizie che sono madri e padri di tutti gli inciuci.
Gli scandali pubblici, che vedono figli, figliastri e amanti occupare posizioni di rilievo e che ci hanno risparmiato solo la nomina di un cavallo (ma non degli asini) a professore sono stati documentati nei libri e nelle aule giudiziarie, ma non hanno mai fatto oggetto di pubblico dibattito e di pentimento.
Può un qualsiasi professore di fascia A (perché ad essi è riservata la nomina) candidarsi senza rimettere in dubbio e in crisi la sua stessa genesi, frutto di compromessi e trattative non legate alle sue competenze scientifiche? Ogni contributo esterno, per aver senso, deve ipotizzare che almeno uno dei candidati possa allo stesso tempo rinnegare il metodo che lo ha generato e ricevere il consenso di una maggioranza, soggetta a tale metodo.
Allora s’impongono come doverose analisi, riflessioni e lungimiranti decisioni che dicano, a gran voce, basta ad una comunità silente a tracimare oltre il muro eretto dal sistema di potere dell’omertà e dell’ipocrisia. Basta, dunque, all’assenza di qualsiasi reale confronto su una governance miserevole, una gestione della corruzione e del privilegio, dove l’opacità ha sopravanzato la trasparenza, la conservazione ha abbattuto l’innovazione, il calcolo personale ha soverchiato rispetto al bene comune.
Si è o si dovrebbe essere più consapevoli che nel panorama nazionale di crisi profonda dell’economia e della finanza pubblica la sopravvivenza ed il ruolo della formazione avanzata e della ricerca scientifico-tecnologica, umanistico-economica, giuridico-amministrativa hanno prospettive assolutamente incerte. Altro che maggiore attrattività per gli studenti di fuori regione , nonostante l’impegno continuo e costante di larga parte del personale docente ad offrire buona ricerca e preparazione adeguata, attualmente, la copertura delle borse di studio non risponde neppure alla richiesta proveniente dal territorio .
Da una parte è risultata evidente la riduzione degli spazi di autonomia organizzativa degli atenei, con la conseguenza di limitare la pluralità di modelli di governance magari più in sintonia con le tradizioni e con il territorio. Si tenga conto che affermare l’università legata al territorio e non disporre degli strumenti che rendano poi effettivo tale rapporto equivale ad assumere una enunciazione di principio che tale permarrà.
E se è vero che il rapporto con il territorio è difficile poiché la diffusione di pratiche non conformi alla convivenza civile rischiano di depauperare quanto di buono viene prodotto all’interno dell’ateneo, è vero anche che possono e devono costruirsi occasioni di nuovi dialoghi istituzionali, considerato pure che, in materia di ricerca è attribuito alle regioni potere normativo concorrente con lo Stato.
Occorre che un tale contesto venga collocato nel quadro di principi e valori che da sempre permeano la cultura e la ricerca universitaria, per come stabilito agli artt. 9 e 33 Cost., e soprattutto il trasferimento della conoscenza, in primo luogo, all’immediato fruitore di essa, lo studente e, anche per il suo tramite, alla società.
Ma il Movimento 5 stelle crede che il cambiamento sia possibile, che la casta dei baroncini sia fornita di intelligenza e di cuore per valutare quello accade nel mondo esterno, e per questo che gli attivisti, solo pochi sono elettori, ritengono di rivolgersi al corpo elettorale, con il tono dell'invito a riflettere.
E come prima cosa chiedere al nominato di rompere con chiarezza con il passato: non accordi di alcun genere, né promesse camuffate da obiettivi di crescita. E, dunque, chiedere che si istituisca una apposita commissione di inchiesta / revisione sull’attività di appalto lavori, con pubblicazione di un elenco semplice e leggibile dei lavori, dei costi, delle ditte e professionisti incaricati. La rivisitazione degli incarichi dirigenziali, a tutti i livelli, in termini di nomi e compensi dovrebbe essere un' esigenza sentita di tutti, a prescindere da negoziazioni su futuri impegni ad personam. Cosi come l ordinato rientro del precedente rettore alle semplici e importanti mansioni di docente non costituisce argomento di interesse.
Ben altri compiti spettano al futuro primus inter pares.
Il Rettore dell’Unical dovrebbe essere eletto - di fatto- dai cittadini calabresi che attendono da anni di avere risposte di alta cultura alle domande alle quali non è loro mestiere rispondere. I professori e altri che depositeranno la loro scheda si considerino semplici portavoce, legittimati al voto per la loro sapienza, non per il loro piccolo potere.
Ed allora cosa chiede la Calabria al Rettore?
Chiede una persona che sappia rappresentarla nelle sede di carattere nazionale, sappia imporre l’autorevolezza della propria cultura con la forza del carisma ed il supporto del territorio.
Il tema centrale è banale nell'enunciarsi: il futuro dei figli di questa terra.
Il Rettore deve avere un unico obiettivo: trovare sbocco, e di livello, alle migliaia di giovani che si iscrivono ogni anno. Anteporre questo obiettivo diretto ad ogni altro.
Lo scopo non è coprire i corsi tramite nuove chiamate e nuovi posti di docente, ma individuare il fine formativo, condiviso con i cittadini e le istituzioni. Lo scopo non è richiedere nuovi fondi di ricerca, ma far sviluppare la ricerca nei settori che offriranno opportunità. Significa ridisegnare il fondamentale ruolo dell’università pubblica – che non può prescindere dalla ricaduta che le funzioni ad essa demandate producono sulla collettività – attorno ad un stretto rapporto tra ricerca e didattica (e sempre previa verifica e valutazione del sistema della didattica), ossia proprio sul binomio, inseparabile, tra insegnamento e ricerca, secondo l’imprescindibile considerazione che la ricerca alimenta la qualità dell’insegnamento, l’insegnamento forma il capitale umano necessario allo svolgimento delle attività di ricerca.
Lo scopo è quindi attenzionare il mercato nazionale e la sua internazionalizzazione. La dimensione più appropriata è senza dubbio, quella europea. Ciò non discende solo dal processo di integrazione europeo, bensì dalla forza dei processi reali che intervengono per un verso negli ambienti della ricerca (una gran parte della ricerca ha solo dimensione internazionale) e, per l’altro, nella disciplina del trasferimento e dell’utilizzazione dei risultati della ricerca nel mercato e nella società. Non si può quindi prescindere dagli orientamenti del Vertice di Lisbona nel fare dell’Europa sempre più una “economia basata sulla conoscenza”.
Lo scopo allora non potrà nemmeno essere quello di aumentare il numero di iscritti, ma fornire agli iscritti un programma di studi e di sacrifici che sia compatibile con le loro possibilità, sia soggettive che ambientali.
E per raggiungere tali obiettivi, il Rettore deve essere in grado nelle sedi nazionali di confrontarsi e proporre -si proporre, lui- modifiche legislative, decreti legge, stanziamenti e decisioni in genere che abbiano impatto positivo sulla nostra specifica realtà.
Questo significa che il Rettore della Unical dovrebbe essere un leader, capace di vincere battaglie, dal momento che possiede una squadra forte di competenze (dove altro esiste una concentrazione di conoscenze e capacità, non solo in Calabria?).
E quindi l’invito ai docenti: ricordatevi che dovete nominare un "Primus inter pares", non il vostro, più o meno rispettato, capo. Scegliete chi sapete che non farà prevalere la propria posizione, ma ascolterà, anche dopo eletto, le vostre proposte, chi sarà disponibile a ridimensionare il proprio peso a vantaggio dell’autonomia del Senato Accademico, quale organo di rappresentanza reale della comunità universitaria. Lasciate stare i programmi elettorali; in una realtà che non dà certezze, le cose da farsi dovranno essere decise di volta in volta.
Ed un invito agli studenti elettori: È vero che siete stati blanditi e il vostro ruolo è transitorio, ma a voi pure spetta di rappresentare gli interessi dei vostri coetanei, non di giocare una vostra carta in favore di questo o quel docente indicatovi. Abbiate ben presente la centralità formativa degli allievi autoctoni per definire politiche di governance coerenti con le funzioni local da dimensionare global, per agevolare la qualificazione professionale di quelli tra di voi meritevoli , e salvaguardare il diritto allo studio per i più capaci da inserire poi in un contesto degno della sua funzione, non legato alla valigia pronta per il ritorno al borgo antico e ad abbandonare un Centro Residenziale relegato a vitto e alloggio, come antico convitto rieducativo.
Ed anche per il personale tecnico l’invito sarà quello di voler auspicare una sana ambizione a rendersi effettivamente partecipe del modello culturale, che come tale ha necessità di liberarsi dalla sottocultura della bieca rispondenza agli interessi di parte. I vostri obiettivi sarebbero ben definiti e non potrebbero che essere quelli della vostra valorizzazione e, dunque, della complessiva riorganizzazione amministrativa in termini premiali.
E per ultimo, non un invito ma un grido forte ai cinque candidati, dal più votato al meno selezionato: smettete immediatamente i vostri calcoli di aritmetica servile e rigiratevi come calzini: chiunque vi abbia votato Voi siete le persone che riusciamo ad esprimere, vostra è la responsabilità, una volta offerti alla piazza, di rimanere fino alla fine a testa alta anche di fronte ai posteri.
Non rinunciate al meglio delle vostre idee e possibilità solo perché i numeri non vi sembrano idonei,e se ritenete un altro più idoneo di Voi, abbiate il coraggio di nominarlo pubblicamente, spiegandocene le ragioni: non chiedete il posto di prorettore né quello di guardia giurata, chiedete l obbligo del meglio.
Dunque solo un’effettiva rivoluzione democratica può ridisegnare il ruolo dell’università pubblica e, da sola, legittimare il mutamento radicale di rotta, con un nuovo stile ed un nuovo metodo basati sulla meritocrazia. Il nuovo richiede un totale rovesciamento per sostituire l’arbitrio del soggettivo alla condivisione, alla trasparenza ed alla partecipazione della società civile che, prima di tutto, ha fame e sete di legalità.
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