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Mezzoeuro

Qui si si conta "alla femminina"

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 43 del 26/10/2013


Rende, 24/10/2013


Un argine alla deriva

Le regioni sono i principali centri di spesa e di distribuzione senza controllo di ingenti risorse. La Corte dei Conti è l'unica istituzione che dovrebbe vigilare sulla legittimità degli atti. Ma ha le armi spuntate.

A leggere le relazioni annuali della Corte dei Conti si individuano facilmente le cause di un degrado politico e istituzionale che sembra non conoscere pause. Le regioni continuano a dilapidare ricchezze e non sono neanche in grado di programmare l'utilizzazione delle risorse messe a disposizione dalla Comunità Europea.

La relazione sulla copertura finanziaria delle leggi approvate dal Consiglio regionale nel primo semestre del 2013, mostra un quadro desolante. Nella sede della sezione regionale di controllo della Corte a Catanzaro, il presidente Giuseppe Ginestra e il magistrato relatore, Natale Longo hanno illustrato la relazione redatta dalla magistratura contabile, nel corso di una udienza pubblica.

All'adunanza sono intervenuti il vicepresidente del Consiglio regionale Alessandro Nicolò, il presidente della Commissione Vigilanza e Controllo Aurelio Chizzoniti ed il presidente della Commissione Bilancio Candeloro Imbalzano. Un momento di attenzione da parte dell'organo regionale che ha destato sorpresa e meraviglia tra gli stessi magistrati contabili.

"In passato - ha detto Ginestra - le nostre relazioni non sono mai state portate all'attenzione del consiglio regionale. Ora sembra che ci si stia avviando ad una controtendenza tanto che il presidente del Consiglio, Francesco Talarico, durante un incontro ci ha annunciato che ci sarà una seduta specifica per analizzare i nostri lavori".

Questa improvvisa presa di coscienza è stata forse determinata dal clamore mediatico provocato dagli scandali che hanno interessato molte regioni italiani e dalla consapevolezza che la problematica dell'utilizzo delle risorse pubbliche ha un impatto rilevante sulla opinione pubblica. La classe politica cerca di superare la fase dell'impunità del loro operato a una maggiore attenzione alle conseguenze che le loro decisioni potrebbero provocare sia sul bilancio pubblico che per gli eventuali addebiti che potrebbero ricadere su di essi.

Questa maggiore attenzione, tuttavia, non si è tradotta in una maggiore oculatezza della spesa.

Il magistrato Longo ha spulciato tra le pratiche del Consiglio regionale prendendo in esame 14 leggi, comprese quelle relative alla stabilizzazione dei precari nel settore della sanità, alla disciplina transitoria delle competenze regionali e strumenti operativi dopo lo stato di emergenza nel settore dei rifiuti, agli interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà ed all'istituzione dell'azienda regionale per la forestazione e le politiche per la montagna.

Tutti provvedimenti che hanno inciso e hanno prodotto effetti importanti anche dal punto di vista finanziario. Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati sono finite le coperture finanziarie e tecniche di quantificazione degli oneri delle leggi approvate nei primi sei mesi. "Effetti finanziari in termini di maggiori spese o minori entrate - ha sostenuto il magistrato relatore - sono ascrivibili sostanzialmente alle leggi regionali 2, 5, 8, 10, 11, 12, 15, 18, 19, 21, 24, 25, 26 e 27. In via preliminare e salvo successivi approfondimenti specifici, si osserva, sul terreno metodologico, che si è talora registrata la totale assenza di relazione tecnico-finanziaria ovvero più frequentemente la sua inadeguatezza sul terreno tecnico-contabile della quantificazione degli oneri. Inoltre, si precisa che non sono stati trasmessi (né sono stati rinvenuti su internet) i pareri della commissione bilancio e programmazione economica presti dall'articolo 72 del regolamento del Consiglio regionale".

A chiosare quanto affermato dai magistrati contabili questo significa che i nostri legislatori regionali procedono a scatola chiusa, approvando senza porsi eccessive domande quanto viene loro sottoposta dall'esecutivo. Vi è grave difetto burocratico, per la mancanza dei necessari pareri dei competenti organi dello stesso Consiglio regionale. L'aspetto politicamente più disastroso è che manca una chiara relazione espositiva e un quadro finanziario attendibile in quasi tutte le leggi che sono state approvate. Le conseguenze finanziarie sono soltanto immaginate, mancando qualsiasi presupposto logico e sana programmazione sulla loro futura evoluzione. Il modo di procedere approssimativo e senza criterio logico-scientifico è il presupposto che ieri ha provocato il disastro e domani potrebbe portare al default della regione.

"Faremo tesoro delle osservazioni della Corte contenute nell'introduzione fatta dal presidente Ginestra e nella più che esaustiva relazione del dottor Longo che ho ascoltato con molta attenzione - ha esordito il vicepresidente del Consiglio Nicolò - e ci faremo, per quanto riguarda il Consiglio regionale, parte diligente perché i suggerimenti e le indicazioni della Corte siano recepiti nell'attività istituzionale e di indirizzo dell'Assemblea legislativa. Ho apprezzato il coinvolgimento e lo spirito di collaborazione con cui la Corte dei Conti si pone dinanzi alla complessità delle questioni indicate e, più in generale, sul tema della spesa pubblica e dei relativi controlli. Uno spirito di collaborazione che è determinate - ha aggiunto Nicolò - sia per razionalizzare la spesa pubblica che per migliorare l'efficienza dei provvedimenti legislativi. Trovo, inoltre, di assoluto rilievo la previsione di cui alla legge 213, secondo cui ogni sei mesi la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti trasmette al Consiglio regionale una relazione sulla tipologia delle coperture finanziarie adottate nelle leggi approvate nel semestre precedente e sulle tecniche di quantificazione degli oneri. Tutto ciò perché - ha concluso - se, come sono sicuro, il Consiglio regionale rispetterà gli obblighi discendenti dalla legislazione vigente, la politica nella sua interezza, gli organi di governo e quelli di controllo esterno ed interno convergeranno, nel più breve tempo possibile, verso l'obiettivo dell'ottimizzazione della spesa nel rispetto della legalità, sono certo che faremo fare alla Calabria importanti passi in avanti".

Il presidente della Commissione di Vigilanza e Controllo del Consiglio regionale Chizzoniti ha ringraziato la Corte dei Conti per "la storica valorizzazione delle funzioni e del ruolo delle Commissioni del Consiglio regionale qui rappresentate. In un contesto politico - ha detto - appesantito da gravissimi lassismi e dal saccheggio delle risorse pubbliche a danno della collettività e degli interessi generali, accolgo con entusiasmo questo confronto trasparente finalizzato a diradare zone d'ombra e punti oscuri nell'amministrazione della cosa pubblica. La politica va rieducata profondamente, anzitutto facendole intendere che è giunto il tempo di iniziare di dire dei 'no' sonori alle richieste più disparate e disperate.

Prevale ancora, purtroppo - ha aggiunto Chizzoniti - un po' dappertutto una visione ed un'abitudine bizantineggiante della politica e dell'utilizzo delle risorse pubbliche. Apprendo scandalizzato che la Corte dei Conti attende, tuttora, le puntuali relazioni richieste su aspetti specifici e l'assolvimento di impegni da parte della Regione su punti più volte autorevolmente segnalati. A me questi comportamenti suonano come un oltraggio ed un insulto verso questo costituzionale soggetto di controllo. Deve iniziare a prevalere il rispetto reciproco fra istituzioni".

Le dichiarazione del Vice Presidente del Consiglio regionale appaiono quanto meno stupefacenti. Egli nella sua veste dovrebbe essere uno dei massimi garanti dell'esatto adempimenti delle procedure da parte dell'organo che presiede. Le mancate risposte e l'approssimazione negli adempimenti sono da attribuirsi alle persone cui viene demandato il compito di rappresentarle.

Se questi comportamenti "suonano come un oltraggio e un insulto", ai comuni cittadini potrebbero suonare come un grido di incompetenza e incapacità da parte di chi a quegli adempimenti è tenuto. Se ci fosse un giudice a Berlino qualcuno ne dovrebbe trarre le logiche conclusioni.


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