Lotta dura senza pauradi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XII num. 45 del 9/11/2013 |
Rende, 7/10/2013
Caos in tutta l'area urbana
È stato sufficiente qualche centinaio di precari per provocare un caos, mettendo a dura prova i nervi dell'intera città. Un disagio che ha interessato un'area vastissima, con molti cittadini a chiedersi se una protesta pur legittima può farsi ricadere su tutta la popolazione.
Nel comunicato diffuso dalle organizzazioni, si esprime una viva soddisfazione per la riuscita della manifestazione che il quattro novembre scorso ha paralizzato l'intera area urbana. Secondo le fonti sindacali erano circa 1500 Lsu-Lpu provenienti da tutta la provincia di Cosenza, che hanno prima invaso la rotonda dell'ingresso autostradale di Rende impedendo alle auto di entrare nella importante arteria. Si è creato un caos indescrivibile per tutta la giornata e si è stati costretti a chiudere le uscite di Cosenza e di Rende per poi chiudere addirittura l'intera autostrada nei due sensi da Montalto fino a Rogliano. Erano molti anni che nella provincia di Cosenza non si era registrata una paralisi così generalizzata. Le conseguenze del blocco si sono sentite a decine di chilometri dall'area urbana provocando una irritazione nell'intera popolazione.
L'Italia si è spezzata in due, essendo quasi impossibile la circolazione mettendo chiaramente in evidenza la frattura che già esiste sotto il profilo economico e sociale. Il numero dei manifestanti era probabilmente molto minore, ma il disagio che si è determinato è stato considerato sproporzionato e interamente ricadente sulla incolpevole popolazione ignara di quanto stava accadendo e dei motivi della protesta. Questo è una caratteristiche peculiare di ogni manifestazione, ma nel caso specifico il danno provocato è apparso francamente eccessivo. Nei commenti raccolti per strada si registravano molte lamentele, tanto per il tipo di protesta che per la scarsa informazione. Molti si sono ritrovati in un ingorgo mentre cercavano di raggiungere il posto di lavoro o partecipare alle varie manifestazioni per la commemorazione dei caduti in guerra. In molti hanno osservato che la protesta doveva svolgersi nei dintorni dei centri del potere regionale per responsabilizzare i governanti locali a prendere le decisioni adeguate e limitare le ricadute negative sulla vita di tanti cittadini. A questo bisogna aggiungere che una protesta così devastante doveva essere pubblicizzata adeguatamente poiché nel grande ingorgo sono rimasti coinvolti bambini, malati e lavoratori di comparti sanitari. Solo per caso si è evitato che non si verificasse qualche tragedia.
La protesta è stata preceduta dai circa 150 lavoratori in mobilità di Catanzaro che avevano in manifestato a lungo davanti alla sede dell'assessorato regionale al Lavoro, in via Lucrezia della Valle, bloccando la circolazione stradale. Per rimuovere il blocco intervenuta la Digos.
La condizione dei precari è certamente molto delicata e riguarda un bacino di migliaia di persone che svolgono la loro attività negli enti locali e in varia altri istituzioni. I tagli indiscriminati ai bilanci dei comuni ha reso impossibile il normale ricambio dei dipendenti, e molti enti riescono a funzionare solo grazie la loro opera. In questa maniera completamente anomala si è riusciti a comprimere il costo del lavoro negli enti locali addossando sulle spalle dei lavoratori la crisi con una condizione di precarietà assoluta e retribuzioni dimezzate.
La protesta dei lavoratori nasce dal mancato pagamento della retribuzione, che non a caso viene indicato come sussidio, poiché il pagamento avviene con una assoluta erraticità e con ritardi che spesso raggiungono molti mesi. Gli ultimi compensi risalgono al mese di agosto, e dopo questa vibrata protesta hanno avuto una generica assicurazione che verranno corrisposte due mensilità arretrate. Non si ha alcuna garanzia per il pagamento dei successivi mesi, poiché bisognerà attendere l'approvazione del bilancio. Tra un adempimento e l'altro se ne riparlerà dopo le festività natalizie.
La questione più spinosa riguarda però la stabilizzazione, poiché l'incertezza sul futuro rende ancora più angosciante la mancata corresponsione dei compensi per le prestazioni già effettuate. Come lamentato dai sindacati vi sono casi di precariato che durano da più di quindici anni. La precarizzazione del lavoro ha provocato una rivoluzione demografica nella regione, poiché il tasso di natalità è sceso ai minimi storici: il numero dei nati è ormai costantemente inferiore al numero dei morti, poiché nella condizione di incertezza in cui sono costretti a vivere una parte sempre più importante e significative dei giovani, rifiutano di creare delle famiglie e dei figli ai quali non potrebbero garantire un futuro accettabile.
Secondo valutazioni di molti esponenti democratici, il costo economico e sociale della precarietà è molto maggiore del costo occorrente per la loro stabilizzazione, per cui si sta creando un fronte sempre più ampio e variegato che chiede a gran voce una soluzione a questo annoso e angoscioso problema.
Nel comunicato diffuso dai sindacati si legge: "I lavoratori, supportati da Cgil, Cisl e Uil, chiedono un impegno alla Regione Calabria affinché siano pagati gli arretrati, l’ultimo sussidio erogato risale al mese di agosto, e venga assicurata la copertura necessaria a garantire i compensi sino a fine anno. I precari - che sono più di cinquemila in tutta la regione, circa 2400 solo in provincia di Cosenza – si rivolgono inoltre al Governo, rivendicando una stabilizzazione che in certi casi è attesa da quindici anni. Per dare forza alle loro richiesta, gli Lsu-Lpu sono anche pronti a presidiare la sede del Consiglio regionale in occasione della seduta del prossimo 12 novembre".
Nello stesso comunicato viene preannunciato un incontro presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per mercoledì tredici.
“Il tavolo romano sulla stabilizzazione degli Lsu-Lpu calabresi rappresenta un successo per i precari e per il sindacato – hanno commentato Giovanni Donato, segretario della Cgil di Cosenza, e Angelo Sposato, segretario della Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno -. I lavoratori mantengono però lo stato di agitazione, dalla Regione infatti non sono giunte le necessarie garanzie relative alla copertura finanziaria dei pagamenti sino al 31 dicembre”.
Sulla vicenda sono intervenuti i consiglieri regionali del Partito Democratico, Demetrio Naccari Carlizzi e Mario Franchino, che ricordano di aver presentato giù a giugno scorso in una lettera al Presidente del Consiglio Regionale, rammentano che il 28 giugno 2013, assieme al gruppo del Pd, hanno depositato presso il consiglio regionale una proposta di provvedimento amministrativo che impegnerebbe il Parlamento affinché discuta della stabilizzazione dei lavoratori Lsu-Lpu della Calabria.
"La soluzione della vertenza dei lavoratori Lsu-Lpu e legge 15/2008 calabresi non può essere ulteriormente procrastinata e si deve passare ai fatti, lasciando da parte i proclami. Non basta un tavolo tecnico permanente al quale la Regione Calabria si presenta senza soluzioni" affermano i due consiglieri PD che precisano il senso della loro proposta.
Per la stabilizzazione dei precari è necessario "un contributo di 54 milioni di euro da ripartire con decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze previa stipula di apposita convenzione con il Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, a valere sul Fondo per l'Occupazione".
Inoltre essi chiedono di poter superare il blocco delle assunzioni disposto nella legge finanziaria negli enti locali, e consentire per il solo 2013, ai Comuni della Calabria che hanno vuoti in organico di procedere ad assunzioni di soggetti collocati in attività socialmente utili, con spesa a carico dello Stato che dovrebbe prevedere con un apposito fondo annuale.
La questione dei precari sarà discussa lunedì alle ore 10.30 presso la sede Regionale del Pd, in una conferenza stampa sul tema “ Fuoriuscire dall’emergenza: Stabilizzare i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità e prosciugare le aree del precariato della pubblica amministrazione”. È annunciata la presenza dei parlamentari Enza Bruno Bossio, Ferdinando Aiello e Brunello Censore, ed i Consiglieri Regionali Carlo Guccione, Antonino De Gaetano e Pietro Giamborino.
Insieme chiedono che il governo affronti immediatamente la situazione dei precari calabresi, anche in considerazione del grave momento di crisi che sta attraversando la regione come è evidenziato in tutti gli studi recenti degli istituti di ricerca economica. La stabilizzazione dei precari rappresenterebbe una boccata di ossigeno per la regione, e il pagamento regolare degli emolumenti consentirebbe loro di poter dare un sostegno ai consumi e consentire loro una programmazione del loro futuro.
La condizione di disagio sociale della Calabria è acuito dalla presenza di migliaia di altri lavoratori posti in mobilità per la crisi di molte aziende. Una situazione ancora più drammatica e precaria di quella degli LSU-LPU, poiché in questo caso l'unica risposta possibile è il ritorno all'attività produttiva delle aziende, che appare una chimera, o la predisposizione di politiche attive per il lavoro, che la regione non è stata in grado di predisporre. La giustificazione addotta è l'assenza di fondi per l'attuazione dei progetti. La conseguenza è l'assoluta incertezza di migliaia lavoratori (o sarebbe meglio dire ex-lavoratori) che non hanno alcuna prospettiva di riavere una occupazione.
I sindaci del Savuto sono intervenuti con una lettera indirizzata al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, al Presidente della Giunta e all’assessore regionale al Lavoro annunciata nel corso dell’ultima Conferenza dei Sindaci che si era svolta nei giorno scorsi a Rogliano.
"Gentilissimi onorevoli, nei giorni scorsi la situazione di disagio e di difficoltà vissuta dai Lavoratori del bacino degli ammortizzatori sociali in deroga e dei Lsu-Lpu residenti nel territorio del Savuto è sfociata in azioni forti di protesta e di mobilitazione con presidi ed occupazioni attuate in diversi Comuni del nostro territorio. Molti di questi lavoratori, appartenenti complessivamente ad un bacino che coinvolge circa 25 mila famiglie calabresi, non ricevono da diversi mesi le mensilità loro spettanti e previste dai fondi loro destinati. I lavoratori, coscienti del fatto che tali fondi saranno presto destinati ad esaurirsi, oltre al saldo di quanto loro dovuto, chiedono e rivendicano con forza l’attivazione di strumenti utili a mettere in campo politiche attive al fine di costruire condizioni lavorative che superino definitivamente le situazioni di precarietà e di disagio vissute sinora, soprattutto con il coinvolgimento delle esperienze e professionalità che possa mettere in campo l’Università della Calabria. Il giorno 31 ottobre 2013, su richiesta dei lavoratori si è tenuta, presso la Sala consiliare del Comune di Rogliano, una partecipatissima assemblea alla quale diversi di noi hanno presenziato; dopo un dibattito teso e complesso ma, allo stesso tempo, costruttivo, si è arrivati alla consapevolezza della necessità di mettere in campo tutte le forze e tutte le risorse presenti e future per affrontare un problema cosi delicato che coinvolge in modo determinante il futuro delle nostre comunità. Pertanto, Vi rivolgiamo un invito pressante, per ridare dignità a tanti padri e madri di famiglia che ormai non hanno la possibilità di rispondere delle proprie responsabilità sia come persone che come cittadini, vista la situazione di disagio materiale estremo che vivono, di attivarVi, in tempi rapidissimi, per sbloccare le risorse finanziarie necessarie a coprire le spettanze loro dovute. In attesa di risposte fattive, Vi comunichiamo che come amministratori ci sentiamo coinvolti attivamente restando al fianco delle mobilitazioni dei lavoratori e sostenendo le loro rivendicazioni presso le istituzioni competenti, in primis Regione e Ministero".
I sindaci di Aprigliano, Belsito, Carpanzano, Cellara, Figline Vegliaturo, Grimaldi, Malito, Mangone, Marzi, Parenti, Piane Crati, Rogliano e Santo Stefano di Rogliano.
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