Il segreto di Pulcinelladi Oreste Parise Mezzoeuro Anno XIII num. 1 del 4/1/2014 |
Rende, 2/1/2014
Alla fine sorprende sempre lo stesso
Verso il commissariamento la Camera di Commercio di Cosenza. Il decreto sembra che sia vicino alla firma (se non firmato del tutto) ma non ancora reso pubblico. Il nuovo commissario (in molti si augurano) potrebbe essere il linea con la continuità, con poteri ordinari e straordinari poiché aggiunge ai suoi quelli della giunta e del consiglio camerale. Un riconoscimento del ruolo di mediazione svolto in questi anni. Ma nulla è ancora certo.
Tutti lo sanno, ma ufficialmente non si dice. La Camera di commercio di Cosenza è stata commissariata, il presidente Scopelliti avrebbe firmato il provvedimento che verrà reso noto tra qualche giorno. Non sarà una grande sorpresa poiché negli ambienti che contano ormai lo sanno tutti.
Sta quindi per giungere a conclusione questo lungo periodo di transizione verso la nuova governance dell’ente. Non senza qualche sorpresa. I giochi sembravano ormai fatti, con Klaus Algieri già pronto ad assumere il timone, e ora tutto è rimesso in discussione.
Il nome del commissario è stato attentamente valutato poiché non si voleva aggiungere ulteriori elementi di disturbo in una vicenda che già di per sé si era molto intricata coinvolgendo organizzazioni di categoria in una disputa giuridica che ha messo duramente alle prove le capacità dei legali che si sono assunti il compito di difendere l’una o l’altra parte.
Intanto, la nomina è a tempo determinato. Al commissario verranno concessi quattro mesi di tempo per mettere in atto tutte le procedure necessarie alla elezione del nuovo organismo. Nella scelta un peso decisivo è stato attribuito all’esperienza. Un ulteriore fattore positivo è il consenso delle categorie economiche in grave conflitto tra di loro e un elemento che possa rappresentare un coagulo di opposte esigenze sarebbe certamente favorito.
Il nome di Pino Gaglioti potrebbe essere proprio il coagulante tra interessi diversi e riuscire a superare l’impasse in cui è caduto l’ente, che non riesce più a svolgere pienamente la sua attività istituzionale. Nel corso della sua presidenza ha saputo guadagnare appoggio e simpatie da parte di una ampia maggioranza di associazioni di categoria, che in questo momento di grande conflittualità tra le stesse può essere un grande aiuto per la decisione finale.
In un momento in cui spira un’aria moralizzatrice e di severa condanna delle pratiche spenderecce dei rappresentanti politici e degli amministratori degli enti e delle aziende pubbliche, un peso non secondario ha giocato anche la decisione di Gaglioti e della sua giunta di rinunciare agli emolumenti relativi alla carica che lo ha posto come un antesignano di quel rigore che ora si vuole generalizzare a tutti i livelli.
Nessuno ha mosso obiezioni alla proposta del presidente uscente poiché non vi sono stati rilievi mossi alla sua azioni nel quinquennio di governo dell’ente. Al contrario vi è stata una valutazione positiva che aggiunta alla conoscenza delle procedure maturata nel frattempo ha fatto pendere la bilancia sul suo nome.
Quali sono stati i motivi che hanno portato al commissariamento sono fin troppo noti, ma non troppo chiari, poiché il tutto si è svolto su di un piano di conflitto legale che ha posto in seconda piano il vero motivo del contendere. In in questa lunga crisi, anche il ruolo delle Camere di Commercio è stato ridimensionato, poiché il tessuto industriale della regione si è grandemente rimpicciolito, il commercio ha subito un ridimensionamento moto eccentuato e anche le società di servizi non hanno mostrato quella vitalità che negli anni passati ha consentito di raggiungere un trend crescente al numero delle aziende iscritte.
Tuttavia, la perdita di peso specifico sotto il profilo numerico, non le ha reso meno importanti coni camerali sono aumentate e soprattutto quelle tradizionali meritano una rivalutazione poiché possono dare un contributo decisivo alla ripresa produttiva. Ai tradizionali servizi alle imprese, il più importante dei quali è certamente la tenuta del registro che costituisce lo strumento di controllo dell’attività delle aziende sotto il profilo tecnico-contabile, si sono aggiunte le funzioni nel campo della giustizia civile, con l’attivazione dell’arbitrato,
e il controllo della buona fede nella contrattazione commerciale. In questo campo un valore particolare assume l’ufficio di metrologia, che ha avuto un ruolo fin qui molto secondario, e tale da non poter garantire il rispetto della normativa e il completo controllo di tutte le attività commerciali, dagli alimentari ai distributori di carburanti, che non assicurava l’equivalenza tra le quantità acquistate e le quantità vendute.
Il nuovo ente camerale che dovrà sorgerà dopo questo interregno commissariale dovrà necessariamente garantire una maggiore sobrietà conseguenza di una decurtazione dei trasferimenti pubblici, della riduzione del numero degli iscritti e dell’aumento delle funzioni che richiedono adeguati investimenti per poter ottenere dei risultati apprezzabili.
Una sfida del prossimo consiglio camerale è quella di guardare con più attenzione la realtà circostante, a considerare i portatori di interesse delle aziende, che non sono più e solo espressione dell’imprenditore, ma devono saper pesare il loro ruolo sociale, che non si limita all’aspetto occupazionale, ma deve anche includere la tutela dei consumatori, che devono essere i primi giudici dell’attività delle imprese locali. È necessario maturare la consapevolezza che la prima forza delle aziende è il loro radicamento sul territorio, poiché senza un mercato locale non saranno mai in grado di espandersi su altri terreni.
Il nuovo ente camerale deve, pertanto, aprire un dibattito e un confronto con le associazioni dei consumatori, che possono svolgere una funzione di cerniere tra due mondi che appaiono contrapposti, ma che non possono vivere ciascuno senza il contributo determinante dell’altra parte.
Le camere di commercio dovranno dimostrare di avere un ruolo importante e adeguato da svolgere se non vorranno essere travolte dalla scure dello spending review e considerati degli enti inutili da abbattere. Una operazione indispensabile è la pulitura degli elenchi di iscrizioni, favorendo la cancellazione delle aziende inattive, con l’abbuono dei contributi non incassati. Il costo di mantenimento di queste entità fantasma è talmente elevato che costituisce un incentivo all’esercizio illegale delle attività produttive e commerciali.
Tra tasse di iscrizione, mantenimento dei registri vari previsti da innumerevoli disposizioni legislative e amministrative, adempimenti contabili e iscrizione nei vari registri, elenchi e altri adempimenti burocratici finiscono per scoraggiare soprattutto le giovani imprese a regolarizzarsi. Le stesse società a un euro, come si è voluto sbrigativamente classificarle, comportamento esorbitanti spese semplicemente per assicurarsi un numero di iscrizione.
La scarsa trasparenza delle iscrizioni è una delle cause che ha provocato il guazzabuglio che oggi si cerca di risolvere con il commissariamento dell’ente. Dal caos non può che derivare una situazione caotica e questo è quanto si è verificato nella fattispecie.
Il registro delle imprese riflette il caos esistente nella realtà, comprendendo aziende fantasma e inattive, che però risultano di grande utilità quando si devono ponderare la rappresentatività delle categorie che a loro volto provocano la distribuzione degli incarichi negli enti camerali.
Le varie cordate che si contendevano il governo dell’ente, hanno tentato di mostrare la propria rappresentatività amplificando il numero degli iscritti in ciascuna categoria, senza preoccuparsi, per ignoranza ma soprattutto per convenienza, qual’era la realtà che si nascondeva dietro quelle sigle. Mutatis mutandis, si è fatto un ampio ricorso alle iscrizioni funebri, come nei vecchi e cari partiti della prima repubblica, di imprese tenute in vita artificialmente per incrementare il numero degli elettori per scegliere la carica di presidente, con una presunzione di impunibilità giustificata dal prolungato stato di omertà di cui hanno potuto godere in un così lungo arco di tempo.
Chi ha alterato gli elenchi e a favore di chi e per quali scopi sarà la magistratura a dirlo e stabilire colpe, cause e reati eventuali. Resta però un senso di disorientamento, poiché gli iscritti nelle varie categorie produttive rappresentano nella loro totalità circa il 10% del totale degli iscritti all’ente camerale e non vi è alcuno strumento idoneo a verificare l’appartenenza di ciascuno di questi all’associazione scelta liberamente dalla stessa impresa.
Ad un controllo ancora scarsamente incisivo, è emerso un quadro desolante del sistema imprenditoriale cittadino: persone iscritte a loro insaputa ad associazioni, anche lontane dalla loro naturale appartenenza, persone che pur avendo chiesto l’iscrizione si ritrovano in altre associazioni, dove sono più utili per il raggiungimento del quorum necessario per eleggere un loro rappresentante negli organi camerali.
L’intervento della magistratura amministrativa ha fatto crollare il castello di carta predisposto per poter arrivare al controllo dell’ente e rimesso in discussione anche gli equilibri che si erano venuti a determinare. La scoperta di un gioco poco trasparente ha indebolito i giocatori che si sono visti classificare come bari e chiamati gentilmente ad abbandonare il tavolo e si è aperta la spasmodica ricerca di una soluzione accomodante e un traghettatore sicuro per un nuovo quinquennio di fondamentale importanza per gli equilibri del sistema economico locale.
È presto per ipotizzare qualsiasi soluzione, ma certamente oggi vi è un pilota in pole position con tutte le premesse per arrivare al traguardo dopo una galoppata senza ostacoli e un motore in perfetta efficienza.
L’interessato si è per ora chiuso in un giustificato riserbo, nascondendosi dietro la mancata ufficiliazzazione della sua nomina. È un atteggiamento comprensibile, ed in linea con il personaggio che ha giocato la sua partita con una dose di equilibrio tra la pubblicizzazione delle sue iniziative più salienti e una riservatezza necessaria a garantire un esercizio delle funzioni a tutti i componenti degli organi camerali.
I quattro mesi concessi per la normalizzazione dell’ente potranno essere molto utili per definire un programma per l’ente in linea con le attese che sono nel frattempo maturate. La lunga crisi che sta vivendo l’intera regione ha messo in chiara evidenza alcune problematiche, già note da lungo tempo ma che oggi diventano cruciali per uscire dal tunnel: il rafforzamento patrimoniale delle imprese, l’internazionalizzazione dei canali di sbocco delle produzioni locali, il rilancio del turismo e dell’agricoltura, ma soprattutto il problema del credito.
Nella passata stagione si è tentato di costruire uno strumento come la banca di garanzia, che si è risolta con un clamoroso tonfo e questo richiede una riflessione ma anche un rilancio di una politica creditizia. Il credit crunch costituisce un serio ostacolo alla ripresa e bisognerà fare i conti con la debolezza delle imprese e la situazione caotica degli consorzi fidi, che continuano a mantenere una dimensione lillipuziana, ma vogliono confrontarsi con i giganti del credito di Brobdingnag.
Questa è una situazione intollerabile e richiede un intervento immediato e risolutivo, tralasciando le bagatelle che hanno portato a uno sperpero di denaro camerale con risultati risibili sul piano dei risultati. Gli sforzi andranno concentrati sulla organizzazione di servizi alle imprese, e l’abolizione delle attività di pura esibizione narcisistica.
C’è una esigenza immediata, c’è un candidato pronto a coprirla e mettere a disposizione la sua esperienza per un programma fortemente innovativo per rilanciare l’ente. Ora si tratta solo di non perdere ulteriore tempo.
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