Paese inghiottito da una frana

di Antonio Siracusano (La Gazzetta del Sud dell'8 marzo 2005)

Domenico Golemme, 60 anni, muratore, da giorni non chiudeva occhi. Sorvegliava la sua casa, la più esposta a una frana risvegliata negli ultimi giorni dalle piogge. Alle 4 di ieri mattina il primo rumore, i sacrifici di una vita cominciano a sgretolarsi. La frana ha ripreso a scivolare verso valle. È il segnale di quello che il parroco di Cerzeto, don Antonio Fasano, definirà in tarda mattinata "un disastro annunciato". I pensieri non hanno tempo. Bisogna avvertire tutti. Domenico corre da suo fratello, manda il figlio a suonare le campane della chiesa. La gente si sveglia, si ritrova in Piazza San Giorgio. Crepe sui muri, le strade si spaccano e si gonfiano, le prime case vengono inghiottite dal buoi. "Una scena apocalittica", racconta Patrizio Golemme, nipote di Domenico. Alle prime luci dell'alba i 320 abitanti di Cavallerizzo, da ieri frazione fantasma di Cerzeto, piccolo comune della provincia di Cosenza, hanno di proprietà solo i vestiti della fuga. Soldi, animali, gioielli, fotografie, ricordi: tutto seppellito dalle macerie. Una decina di case che nel corso della giornata finiranno giù, affettate dalla frana.

Immacolata Ricioppo è seduta insieme a sua madre, suo fratello e la cognata nei corridoi della scuola elementare di Cerzeto, primo ricovero attrezzato per ospitare i follati. La prima cosa che le viene in mente è Domenico Golemme: "Siamo vivi grazie a lui. Non dormiva per controllare il movimento franoso, grazie alla sua tempestività siamo riusciti a salvarci."

Che la situazione stava precipitando lo aveva denunciato Amedeo Stamile, il vice-sindaco che qualche giorno fa si era dimesso proprio per tentare di strappare un briciolo di attenzione istituzionale. Ieri, a disastro compiuto, sono piombati al Comune di Cerzeto il vice-prefetto Vanella e la responsabile della Protezione Civile Colosimo. Il primo impatto con le anziane li costringe a schivare gli sguardi di rabbia, a farfugliare spiegazioni di circostanza: "In tutti questi anni le nostre richieste d'aiuto sono cadute nel vuoto - dice ai due funzionari una signora anziana, con voce ferma e dignitosa - perché nessuno si e interessato? Il problema vero è che qeuste cose capitano solo qui in Calabria."

Difficle rispondere. Imbarazzante guardare il viso di persone che dopo 80 anni non dormiranno più nel proprio letto. Ieri a disastro compiuto una colonna di autotreni della Protezione Civile, targata Regione Calabria, ha raggiunto Cerzeto. Eppure fino a due giorni fa, come racconta Patrzio Golemme, "qui la protezione civile eravamo noi". "Il ricercatore Vincenzo Rizzo (fino al 2001 c'era una convenzione con il CNR, poi sospesa, il ricercatore da volontario continuava ad occuparsi di Cavallerizzo, ndr) aveva messo a disposizione gli strumenti, dicendoci di controllare il movimento franoso. Sapeva che la situazione era al limite."

Nelle mappe regionali Cerzeto è indicato con la sigla "C4". Significa paese ad alto rischio idrogeologico. Da questi parti dicono che nell'infornata dei finanziamenti regionali il paese, seduto su un fiume carsico, è al quarantesimo posto. "Poche anime, pochi voti", si lascia scappare un ex amministratore.

La frana ha una storia antica, fatta di miracoli e di espansione edilizia sciagurata. "Nel 1850 - dice il parroco - pare che sia stato proprio San Giorgio a salvare le persone". Don Antonio non perde tempo. Cavallerizzo è già un deserto ma lui corre in chiesa e con l'aiuto di alcuni fedeli si porta via la statua del Santo: "Ci vuole un altro miracolo". Eppure il Consiglio Comunale, già nel 1952, come ricorda Benito Gaudio, dirigente del Comune, il suo miracolo laico l'aveva firmato, approvando "una delibera con la quale vietava la costruzione di case in quella zona, proprio in relazione alla falda acquifera". A distanza di 40 anni una palazzina di case popolari s'incrina. Da comune partono fa e telegrammi. "L'abbiamo demolita nel 2001 - ricorda l'ex sindaco - poi parole al vento, nenache un minimo di attenzione."

Oggi il "disastro annunciato". Gli sfollati trovano ospitalità dai parenti. Altri vengnon sistemati in alberghi della zona. Tutte le spie istituzionali sono accese, è fitto il calendario di veritici istituzionali, le dichiarazioni indignate si rincorrono.

"La Protezione Civile - si legge in un dispaccio d'agenzia - sta tenendo la situazione sotto controllo".

"E cosa c'è da controllare, un mucchio di macerie?" si chiede una ragazza. Domenico Golemme non può raccontare. È ancora stordito, incredulo, scioccato: "Scusi, non posso parlare, non ce la faccio."

Intanto oggi è giornata di lutto cittadino a Nocera Inferiore, dove una frana, venerdì scorso ha ucciso tre anziani.


 

Il sindaco dimissionario: ignorati gli appelli

di Rosa Porzio Gesualdo (La Gazzetta del Sud dell'8 marzo 2005)

La disperazione e la rabbia. Dagli occhi della gente di Cavallerizzo sgorgano lacrime per una catastrofe che si sarebbe potuta evitare. E della quale nessuno è sembrato occuparsi più di tanto, almeno fino a quanto l'emergenza è diventata disastro. "È dalle cinque (da quando le prime case sono franate di una decina di metri, ndc) che abbiamo chiamato tutti gli enti preposti - dichiara il sindaco dimissionario Amedeo Stamile - ma ai nostri disperati appelli non ha risposto nessuno". 

Solo il 112, i carabinieri, che sono stati sul posto fin dalle prime luci dell'alba, insieme ai vigili del Fuoco di Cosenza e di Rende. Ma era da anni che la pessima situazione idrogeologica della frazione Cavallerizzo era monitorata. Studi idrogeologici approfonditi erano stati condotti da Vincenzo Rizzo, un ricercatore del CNR che aveva studiato il fenomeno per conto del Comune. Fino al 2001, quando la convenzione con il CNR era stata interrotta.

Ma Rizzo aveva comunque continuato, privatamente, a monitorare la situazione di Cavallerizzo. La falda acquifera, l'origine della frana, era salita, negli ultimi tempi, addirittura di almeno sette metri.

"È una tragedia annunciata - ci dice - da anni avevo posizionato in zona degli apparecchi che ci davano i dati dei movimenti del terreno. La situazione è diventata a rischio già nel maggio del 2004, ma è precipitata dieci giorni fa". Fiutato il pericolo, Rizzo allerta l'Ufficio tecnico Comunale, suggerendo anche di posizionare in zona dei macchinari che misurassero il movimento del terreno nei punti critici. Più volte appelli ad intervenire erano stati lanciati, in questi ultimi mesi, dal sindaco facenti funzioni Stamile. Secondo l'Ingegnere Pietro Oliviti dei Vigili del Fuoco: "urge ora formare una Commissione geologica - dice - che possa stabilire la portata e la durata del movimento franoso."

Ma la frazione è ora praticamente cancellata dalla carta geografica. Ha portata via anche San Giorgio dalla Chiesa a rischio, la gente di Cavallerizzo: i fedeli hanno portato la statua nel centro di accoglienza dove, per ora, sono sistemati diversi nuclei familiari, quasi a chieder una protezione, un'ultima preghiera per un paese che non c'è più. E una parola di conforto, gli abitanti di Cavallerizzo, l'hanno chiesta ieri mattina, anche al vescovo di San Marco, Monsignor Domenico Crusco, recatosi sul posto: donne di Calabria, con gli scialli, alcune con le camicie da notte o gli abiti recuperati in fretta dopo l'allarme suonato dalle campane del paese. Il presidente della Provincia, Mario Oliverio, (anche lui recatosi a Cavallerizzo) ha chiamato in causa la Regione e il Governo nazionale, "affinché siano assunti provvedimenti adeguati per fronteggiare una situazione drammatica". Oliverio ha chiesto anche un incontro al Ministro Pisanu.


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