L'allarme è stato dato di notte da un cittadino al suono delle campane. Per oggi atteso l'arrivo del dirigente nazionale della Protezione Civile Bertolaso.

La frana inghiotte Cavallerizzo

(La Provincia Cosentina dell'8 marzo 2005)

Un boato e poi l'inferno. 

Una catastrofe annunciata. 

Cavallerizzo di Cerzeto è un cumulo di macerie che scompare per sempre dalla carta geografica, palesando i timori manifestati giorni addietro dal ricercatore del Cnr, Vincenzo Rizzo. 

Il peggio, quello che si teme va da giorni, anzi da anni, si è avvenuto ieri mattina intorno alle sei e trenta, quando il paese ha incominciato a sgretolarsi sotto l'impeto e la furia di madre natura, portando nel suo corso le case nel fondovalle, mentre la montagna spingeva il suo peso sulle abitazioni. Un paese fantasma, che ha vissuto ore drammatiche. La maggior parte sono anziani e bambini che ora sono senza un tetto, senza il minimo sostegno delle cose ordinarie, senza niente. Ad aspettarli le tende della protezione civile posizionate nel campo sportivo. Mentre il sindaco con ordinanza disponeva lo sgombero dell'intera frazione. 

La segnalazione del sindaco e del Vice Prefetto Vicario di Cosenza, Vanella, presente sul posto dalla prima mattinata, ha fatto attivare i Vigili del fuoco, l'Arma dei carabinieri, la Protezione civile regionale e tutte le altre strutture competenti, assicurando, inoltre, la presenza del funzionario preposto alla protezione civile che ha attivato presso il comune una unità di crisi. I residenti sgomberati hanno trovato una momentanea sistemazione presso l'edificio scolastico di Cerzeto, dove il comune ha provveduto ad una prima assistenza anche con la somministrazione di pasti caldi. Inoltre è stata attivata dalla protezione civile regionale, anche l'associazione di volontariato "Malgrado Tutto" di Lamezia Terme che è gia sul posto e sta provvedendo a confezionare pasti per le successive esigenze. Intanto il maltempo non dà tregua. Ieri è continuato a nevicare, e mentre si è provveduto ad individuare soluzioni per la notte per tutte le 300 persone che non hanno trovato ospitalità spontanea presso i parenti. La gravissima situazione è stata rappresentata ai competenti organi della Protezione civile statale per ogni possibile intervento, mentre sono state impartite disposizioni per il monitoraggio della frana. Da giorni, si protestava pacificamente, nei confronti delle autorità competenti, ma senza risultato. Protesta formalizzata alle massime autorità nazionali e regionali dal sindaco facente funzioni, Amedeo Stamile, ma che non hanno trovato risposta, inducendo lo stesso a dimettersi. Oggi gli abitanti della frazione piangono sulla perdita di anni di sacrifici, stenti e sudori, buttati nei paesi dell'Europa e delle Americhe, per realizzare il sogno di una vita. Nella catastrofe, immediati sono stati gli interventi di tutti, autorità, cittadini, forze dell'ordine, associazioni, nessuna senza risparmiarsi, che si sono prodigati a portare aiuto. Sarà richiesto alla Regione Calabria, lo stato di calamità naturale, mentre presso il governo nazionale, sarà richiesto un decreto Cerzeto. Come è stato fatto per Sarno. Lo stato di allerta continua. Per oggi è atteso l'arrivo del dirigente nazionale della Protezio ne civile, Bertolaso che, pare, dovrebbe arrivare in nottata. 

Intanto, un paese fantasma tra le macerie aspetta la su lenta agonia.

Gildo Anthony Urlandini

Lo sfogo della gente tra disperazione e malinconia. Norina: "Una vita di sacrifici. Abbiamo perso tutto". I senzatetto: "Eravamo tornati dopo anni passati negli Stati Uniti".

Salvi. Tutto grazie alla prontezza di un cittadino del luogo che al suono di una campana ha svegliato il paese nella notte, avvisandolo che le case si stavano sgretolando sotto la furia della montagna. La prontezza di Domenico Golemme ha scongiurato che si verificasse una catastrofe immane, salvando tutti i suoi paesani, svegliandoli nella notte, al tintinnio di una campana e mettendoli in salvo. Nicola Matrangolo non trattiene le lacrime: "Una vita di sacrifici e di stenti, mia e di mia moglie Eva, se n'è andata. Abbiamo perso tutto, la casa dove abitavamo con figlia, marito, nipotino e zia Onorina. Non ci resta niente. Non siamo riusciti a portare dietro nessun effetto personale. Nulla. È una catastrofe che non ci aspettavamo. 

Bambini, anziani, giovani e meno giovani, ci ritroviamo tutti senza niente, perché chi doveva intervenire non è intervenuto. Di chi è la colpa? E' facile scaricarla su questo o quello. Ormai l'irreparabile è successo, lasciando trecento persone senza casa.  Dove sono finiti i nostri sacrifici"? E Norina Presta: "Avevo due case, ora non ho più nulla. Anni di emigrazione, sacrifici e sudore, per realizzare qualcosa per noi e per i figli e che oggi non abbiamo più. Non abitavo permanentemente a Cavallerizzo, ma tornavo spesso per stare in tranquillità, nelle mie case. Una casa me l'hanno lasciata i miei genitori che oggi non ci sono più. Sacrifici, solo sacrifici e tanto lavoro che svanisce. Gli affetti e le cose più care ormai sono solo un cumulo di macerie. Non abbiamo più la forza di dire nulla, non ci resta, seppur con molto rammarico, che prendere atto che il nostro paese non c'è più". 

Gennaro Tudda: "Eravamo ritornati al paese alcuni anni fa, dopo tanti spesi negli Stati Uniti. L'entusiamo e la voglia di ritornare era sempre grande, volevamo ritornare al nostro paese natio. Abbiamo aggiustato casa, modesta ma bella, dove ci sentivamo in paradiso. Ora non ci resta più niente, neanche i quaderni di scuola di nostra figlia. Siamo scappati senza portare dietro nessun effetto personale. La paura era troppa. Ci resta solo l'amarezza e la disperazione di avere speso una vita da emigranti, in giro per il mondo e di non avere nulla tra mani adesso. Non immaginavamo che si sarebbe verificato questo disastro, anche se sapevamo che qualcosa sotto sotto si muoveva. Tutto potevamo immaginare ma non una catastrofe come questa".

G.A.U.


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