(Mezzoeuro n. 11 del 19 marzo 2005)
Il dramma di Cerzeto (ne torniamo a parlare con un altro appassionato reportage del nostro Oreste Parise ) ha aperto qualche interrogativo che la campagna elettorale in corso ha contribuito ad acuire.
Va detto, prima di tutto, che a rimboccarsi le maniche sono stati solo gli uomini della Protezione civile che hanno affiancato e diretto le esili braccia dei poveri dipendenti comunali.
Da apprezzare anche, a proposito della Protezione civile, il fatto che si sia tenuto lontano dal clamore l'assessore responsabile, Dionisio Gallo, che ha evitato di prestarsi ad accuse di elettoralismo visto che è in corsa per le prossime regionali.
C'era, però, sul posto, sin dalla prima ora, Rosario Calvano, direttore generale e punto di riferimento per la macchina organizzativa. In questa, come in altre occasioni.
Detto della Protezione civile, andiamo alle note stonate di questa vicenda.
Prima di tutto, l'assenza del governo regionale nelle sue espressioni più rappresentative, a cominciare dal presidente ancora in carica e sempre pronto, fino ad ora, a presenziare ad ogni avvenimento e l'assessore ai Lavori pubblici, il tecnico Grimaldi.
È mancata, in sostanza, una visibile e autorevole guida politica in una vicenda che chiama in causa prima di tutto le scelte in qui operate, o non operate, della Regione. Colpa di chi non ha ripresentato alle elezioni la squadra Chiaravalloti? Ma se è questo il modo di intendere la gestione delle istituzioni quanto si è detto fino ad ora sul magistrato e sull'uomo delle istituzioni frana, come a Cavallerizzo di Cerzeto.
L'altra parte in causa, la Provincia di Cosenza, invece, è stata presente sin dal primo momento.
Ma in che modo? Con le visite ripetute del presidente Oliverio, che come ai vecchi tempi di governi democristiani si è limitato ad impartire lezioncine di propaganda politica sulle "colpe" del governo e di chissà chi altri ancora. Come se in mezzo secolo di guida di sinistra alla Provincia si sia davvero imboccata la strada del risanamento del territorio o non si sia piuttosto preferito andare avanti a tentoni con studi e consulenze di personaggi che hanno fatto parte della stessa amministrazione o dell'Università della Calabria.
Un atteggiamento, quello della Provincia di Cosenza che di istituzionale, di concreto, ha avuto ben poco e che può essere piuttosto assimilato alle passerelle elettorali che si sono susseguite giorno per giorno a Cerzeto. Non c'è stato candidato, esponente politico regionale e nazionale che non abbia incluso nella sua agenda una gita a Cerzeto.
Fa impressione, infatti, vedere quel costone sbriciolato e quelle case frantumate. È un' emozione imperdibile, l'occasione per esprimere sdegno a più non posso e scaricare su altri ogni responsabilità. Potenza della politica fine a se stessa, quanto di più macabro ci possa essere quando in ballo ci sono le vite di uomini e donne che avrebbero diritto a maggior rispetto, prima e dopo che la loro casa sia crollata. Ma questa è la condizione in cui qualche decennio di trascinamento politico ha ridotto la Calabria. La frana, in fondo, non rimane confinata a Cerzeto ma scava profondo nella condizione di una regione il cui corpo vivo ha conosciuto solo frustate, scippi, umiliazioni.
Frane, appunto.
(Editoriale)