Il dissesto idrogeologico che interessa tutto il comune di Cerzeto, ma in particolare la frazione di Cavallerizzo ha una storia ormai ultracentenaria. È da presumere che al momento dei primi insediamenti degli albanesi i luoghi erano ricoperti di boschi. Il progressivo completo dissodamento dei terreni ha indebolito le difese naturali provocando un dissesto sempre più devastante.
Alla metà del settecento tutto il territorio sotto il centro abitato era certamente coltivato intensamente (grano, verdure ecc.) e vi erano stati impiantati vigneti, olivi e gelsi. Subito sotto il centro abitato vi era l'aia (lëmi), dove veniva trebbiato il grano, battendolo con lunghe mazze di legno e poi ventilandolo.
Nel Catasto onciario del 1753 viene riportato: L’Università di questo sudeto Casale di Cavallarizzo secondo l’attuale situazione dell’anno 1753 fu mandata in tassa per fuochi n. 37 dei quali 9 possedevano dei terreni coltivati nella località detta il "Prato di Cavallerizzo", che iniziava subito sotto il centro abitato e si estendeva fino al fiume Turbolo (Lumi i Repantanës).
Nel dettaglio i nomi che appaiono nel documento sono i seguenti (sono riportati per ciascuno solo il primo degli appezzamenti che possedevano nel Prato, poiché molti ne avevano più di uno).
E' da notare che anche molte delle famiglie (fuochi) di Cerzeto coltivavano terreni nel Prato, il che lascerebbe presupporre che ancora all'epoca i due centri abitati erano collegati da una pianura. Nella memoria collettiva permane il racconto del tempo in cui gli abitanti dei due borghi si prestavano reciprocamente il pane. La «Sciolla» (il vallone-precipizio) si produsse presumibilmente in seguito, nel 1827.
In un periodico diocesano (L'eco di San Giorgio), pubblicato per qualche numero agli inizi del 1900, vengono riportate tre grandi movimenti franosi che hanno interessato l'abitato:
Nel 1635 una terribile frana avea invaso il paese, e stava per ingoiarlo: bastò ricorrere a lui, ed ecco arrestarsi la frana , senza che si ebbe a deplorare danno alcuno. Allora il Sindaco, qual rappresentante il popolo di Cavallerizzo, che facea in quel tempo comune da sé, accompagnato da due Mastrojurali o assessori, facendo eco al volere dell'intera popolazione, si presentò dinanzi alla statua del Santo e fece la solenne promessa di presentargli ogni anno nel primo vespero della festa, una torcia di quattro libbre ed una buona quantità di polvere. Il tal voto si osservò per più di un secolo, e propriamente insino a che altro avvenimento doloroso e spaventevole non indusse il popolo a fare altro voto solenne.
Ecco, in poche parole, il secondo funesto avvenimento: Correva il 1720, quando altra terribile frana fece tremar le vene e i polsi agli abitanti di Cavallerizzo. Il popolo atterrito picchiandosi il petto e versando lagrime di dolore, fece nuovo ricorso al Santo Protettore; e questi gli ottenne la grazia perché la terra si fermasse e cessasse lo spavento generale. E il popolo, riconoscente per la grazia ottenuta in forza di atto pubblico redatto per Notar Majerà, si obbligò dare a S. Giorgio, ed in perpetuo, cent. 30 per famiglia; e questo voto si mantiene tuttavia.
Ma non è ancora rotta la catena dei portenti di S. Giorgio in pro' di questa Patria. Era il 1827, e ricorreva il dì delle Ceneri. Il cielo era limpido e sereno; i venti spiravano placidi, e lambivano dolcemente i petali di qualche fiore primaticcio; il popolo riposava, quieto e tranquillo; quando un rombo tremendo, simile allo scroscio dell'acqua di una gran cascata, fece sbigottire e tremare tutta la popolazione. Questa, tremante, corse al luogo della catastrofe, che era avvenuta a pochi metri di distanza dalla Cappella del SS. Rosario, e vide la terra scendere ancora, come masso immenso spiegatosi dal vertice di un monte. Chiamato presto il Parroco, il signor D. Gaetano Melicchio, s'improvvisò una processione e si portarono lì le statue della Madonna del Rosario e di Fati Giorgio. Ed oh miracolo! A misura che passava la processione, rifermava la terra. E il popolo, memore dei prodigi antichi e riconoscente pel nuovo, decise di celebrare ogni anno, in ringraziamento a Maria ed a Giorgio, una festa commemorativa; che si celebra ancora, e sempre col medesimo fervore, e con santo entusiasmo.
Di quel giorno memorabile rimase una traccia indelebile nella memoria collettiva. Di generazione in generazione e fino giorni nostri si continuava a raccontare come tra le famiglie di Cerzeto e di Cavallerizzo si usasse scambiarsi il pane. In un'economia di pura sussistenza, dove si produceva con grande fatica per sopravvivere il baratto era un sistema molto usato per qualsiasi autoproduzione o prestazione di lavoro. Ci si scambiava il lavoro di pulitura della vigna e di raccolta dell'uva, la mietitura del grano, il lavoro nei campi e ogni altro prodotto. Il pane veniva preparato in ogni casa ogni 10 o quindici giorni e quando mancava perché magari si erano avute visite lo si prendeva in prestito per restituirlo subito dopo, appena sfornato.
HINT FOR FRANK PARISE: Marta Programo and Francesco Tudda were the parents of Elisabetta Tudda (17 years old at that time, in 1753) who married Arcangelo Parise, from whom all of us Parise stemmed. Of that later, I hope.
Recentemente, il 15 dicembre 2000, il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università degli Studi di Roma, "La Sapienza" si è interessata ai «Fenomeni di instabilità nell'abitato di Cavallerizzo» nell'ambito di una giornata di studi sulla Valutazione del rischio idrogeologico: valutazione del rischio e metodologie informatiche di rappresentazione cartografica. Lo studio è stato curato da:
Anche l'Università della Calabria e Amministrazione Provinciale di Cosenza hanno dedicato attenzione al fenomeno nello studio PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEL RISCHIO NELLA PROVINCIA DI COSENZA , nel quale si legge:
La frazione di Cavallerizzo di Cerzeto da tempo è interessata da movimenti franosi, che causano le fessurazioni accompagnate da abbassamenti, scivolamenti ed ondulazioni del terreno. In questi ultimi anni il fenomeno si è accentuato, creando seri problemi alla stabilità di tutto il centro abitato della frazione di Cerzeto. Le frane sono più evidenti lungo la strada che attraversa il centro abitato di Cavallerizzo, e causano diversi danni ad abitazioni private ed alle condotte dell’acquedotto e della fognatura.
Anche se tale movimento franoso tende ad allargare il suo fronte, rischiando di coinvolgere un numero crescente di abitazioni civili ed opere pubbliche, non sono ancora stati attivati interventi di protezione civile né predisposti piani di intervento o di emergenza.
L'unica soluzione immaginata è il trasferimento dell'intero centro abitato altrove, in particolare nella frazione Vona. Il Prato non solo non esiste più da molto tempo, ma è ormai quasi completamente incolto. L'abbandono delle campagne è ancora più consistente dello spopolamento ed interessa l'intero territorio del comune (ed oltre...). Forse sarebbe il caso di tentare una rinaturalizzazione dell'intera area.
Ho ricevuto una e-mail, il 30 gennaio 2004, che riporto integralmente:
Vorrei complimentarmi con lei per il sito che ha messo a disposizioni di chi vuole sapere di più sul Comune di Cerzeto.
Vorrei anche ringraziarLa per aver parlato del problema idrogeologico della
frazione di Cavallerizzo, cosa che sta molto a cuore a me che ho seguito tutte
le vicende dal 1998.
Vorrei rettificare quanto scritto da lei "Anche se tale movimento franoso
tende ad allargare il suo fronte, rischiando di coinvolgere un numero
crescente di abitazioni civili ed opere pubbliche, non sono ancora stati
attivati interventi di protezione civile né predisposti piani di intervento o
di emergenza.sul fatto che fino ad oggi non si è attivato" E' vero, il
movimento franoso interessa sempre di più vaste aree della frazione, ma
vorrei sottolineare che negli anni 1999/2000, per nostro interessamento è
stato fatto un sopraluogo dalla commissione grandi rischi e da questo
sopraluogo la frazione Cavallerizzo è stata inserita nella lista dei paesi ad
alto rischio idrogeologico. Questo è stato il primo passo per la richiesta da
parte del comune di fondi per il consolidamento.
I passi successivi sono stati:
La regione Calabria ha inviato 1,5 miliardi delle vecchie lire per la pulizia dei torrenti che insistono sul territorio della frazione. La cosa che mi preme sottolineare è che questa mia comunicazione non vuole essere un elogio all'amministrazione uscente ma soltanto una puntualizzazione del faticoso lavoro fatto. La ringrazio della pazienza concessa a questa mia lettera e le invio i miei cordiali saluti.
Carlo Calabria
Non posso che esprimere il mio compiacimento del lavoro svolto. Qualsiasi tentativo di dare una soluzione al problema non può che essere salutato con molto favore, al di là delle Amministrazioni Comunali che si alternano. Sono convinto che a volte è necessario fare qualche passo indietro per ridare alla natura il suo stato primigenio. I terreni oggi interessati al movimento franoso sono stati oggetto di intenso sfruttamento agricolo nel corso dei secoli da parte degli immigrati arbrësh , dopo essere stati disboscati. Successivamente sono stati abbandonati, senza aver tentato di ricostituire il manto arboreo che li avrebbe protetti dal dilavamento. In particolare sarebbe necessario proibire tassativamente la "raccolta" della liquirizia, ancora praticata anche se non in maniera intensiva.
Nel caso specifico credo che l'incuria dell'uomo è lenitiva e serve a sanare qualche ferita. Qualsiasi sfruttamento finirebbe per aggravare la condizione di estrema instabilità. Un intervento riparatore sarebbe comunque necessario, senza uso di cemento. Voglio solo precisare che quanto riportato sopra sull'allargamento del fronte della frana è una citazione tratta da uno studio dell'Università della Calabria e non una mia affermazione. Ho evidenziato con maggior chiarezza le citazioni, spero di esserci riuscito.
Questo mio sito è, e vuole rimanere, un "divertissement", un interesse puramente edonistico per il paese d'origine. Mi fa piacere se vi sono persone che condividano con me questo piacere.
10 gennaio 2004
N.B. Ho iniziato a raccogliere documentazione su Cerzeto, ma in particolare su Cavallerizzo, da molto tempo un po' per gioco, ma soprattutto per amore, per quel senso di nostalgia che caratterizza il rapporto con i luoghi della propria infanzia. Se poi li vedi scomparire lentamente per consunzione questo sentimento si rafforza. Li sto raggruppando in questo sito dal gennaio del 2004. Non avrei, tuttavia, mai immaginato che ne avrei visto la lenta agonia sociale trasformarsi in una morte improvvisa. Le poche osservazioni che seguono sulla frana le avevo scritto con più di un anno di anticipo. Non ho cambiato nulla, anche se ovviamente molte cose sono cambiate da allora.