Mio prediletto amico,
Più che non pensi io ti ho nel cuore, e la serie perigliosa delle inquietudini che tu soffri, venne secreta ad accrescere il numero degli affanni miei sconosciuti, non compatiti, lontani dal mondo rumoroso, e perciò più tetri.
Tu hai forse veduto meco, per consonanza di pensiero, il corteo di tante speranze concepite al miglior essere della Italica Albania, e le hai vedute fuggevoli involarsi come le nubi perseguite da gagliardo vento, che riflesse al fondo di azzurro lago passano successive innanti innanti, senza che le arresti alcuno; e dileguatesi, lasciano sostituito il luogo da un eccelso cilestro, muto, solitario, inarrivabile.
Forza irresistibile di un destino, che da cinque secoli, implacabile ha gravato su di noi la mano straniera ... Pure ho avuto in questi scorsi giorni una consolazione notevole nella lettura di un libro, il cui carattere originale, è grande.
Io ne aveva vagheggiato il crepuscolo, fin dal 1838, che mi ebbi tra le mani pubblicata la prima parte in 30 canti, e che portava a titolo: Poesie Albanesi di Girolamo De Rada Canti di Milosao figlio del despota di Scutari -
Ma ora che per un'altra edizione, con la giunta della seconda parte in tre bellissimi semitragici Drammi, ne ho ravvisato per intero le fattezze, ei mi è difficile lo esprimerti, quanto ne fossi rimaso ammirato: e al sol pensiero di volere cennarti del bello e del sublime di quel libro, parmi si abbreviasse ogni tempo. Egli è vero però, che l'unità è lo scopo morale, non interamente espresso nella prima parte, anche per i frequenti voli da uno in altro luogo (perfino oltremare) non saziano per totalità lo spirito, onde avviene che risaltino solo delle pennellate singolari di simetria parziale.
Ma la 2 parte, somigliante a luce concentrata con arte in una sola, da far si che si ravvisino nella contigua le imagini delineate e compiute in modo da illustrarsi ed ingrandirsi al solo riflesso, ha chiarificato la prima parte, e ne ha unificato in gran parte il disegno.
Ora posso dirti, che ho letto pur io, descritti da Omero, gli estremi oprati di Ettore, in confronto alla sdegno implacato di Achille, ancor più sensibili; i singulti laceranti di Ecuba, i lagni ineffabili e dogliosi di Andromaca: i lamenti malinconiosi di Erminia, nel tasso: I sogni ardenti e reali di Bradamante, in Ariosto; di Adamo, e i racconti ammirabili di Eva, in Milton: I tratti stupendi di efficace commozione della Gulnara, in Lord Byron: Ma forse perchè in quei grandi, le scene non trascendono l'aspetto esteriore della vita benchè mi avessero fatte maggiore impressione nell'animo; pure io non fui commosso ed ammirato tanto, quanto dalle lievi e brevi imagini fatte giganti ora in bello, ora in sublime della 1. e 2.
Parte di detto libro: dove osservi gli umani da una sfera agreste, o regale, innalzarsi ad una regione chiarificata ed ammaliante che ti rapisce.
La vivacità delle descrizioni, nella natura denudata ma grande, la incantevole abbondanza delle figure, la varietà delel simiglianze, e l'espressione di un sentimento melanconico, profondo, (imagine con eterna parola, dell'animo dell'autore, cosparsa in tutte le facciate dell'opera), ti signoreggia, e, commosso nel cuore, ti desta o il desio di Esseri novelli, o la brama di altri che parlarono, e non sono più.
È forse lo squarcio più basso, che ti addito ad osservare nella breve descritta visione di sogno nel C. 18 della I P.; poichè molti altri vi gusterai di una fisionomia vera Orientale, e a cui si convenga soli il nome venerando: Poesia: Ravvisandosi colà de' brani, i quali pareggiano la sciettezza e la sublimità de' grandi tratti scritturali della Cantica, dell'inno di Debora e di Giuditta; e le comparazioni potrai verificarle. Il dissaggio della grave e venusta Anmaria; il carattere ingenuo della leggiadra, e rassegnata Adine, della bellissima Stanisa avvlorato dall'odio che ti desta l'invido cipiglio delle Calogere, e il ritratto vero del pelasgo costume ti lasciano nell'animo un interesse inesprimibile; a tutto il che, pone corona finale l'amore appassionato ed infelice di Giulia, il sostenuto pensiere di Mosgrave, la eroica giovinezza di Vladeni, la superba amorevolezza del gran Signore, e la gioja effimera che associa i giorni misteriosi di Videlaide.
Ah! Questo libro ha vibrato sull'inaridito mio cuore un raggio animatore, ne ha scosso le intorpidite fibre, ne ha illuminato i disegni ormai fatti oscuri, e dedicati all'abbandono; e mi ha rifatto un pensiero, che da me si aprtia, per nommai tornarvi più.
Laonde perchè albanese il libro, con fatidica speme ha fatto che nel labbro uscisse «Fosse Questi per la lingua Albanese, ciò, che Omero, Platone, ed Aristotele per l'Idioma Greco! ...». Un brivido mi lasciò alquanto freddo; e stetti muto come statua che di se non sa. Dopo qualche giorni, mi determinai azzardare un risultato qualunque si fosse da decidere sulla futura mia destinazione; e pubblicai la presente Novella, che ti mando a leggere, onde potessi in parte alleviarti, e mirando un fato non del tutto avverso, e ricordando le delizie amichevoli, e le cantilene delle qui pubblicate canzoni, eseguite (tu dici dalla Ridda) nelle strade della patria tua; e rammemorando dirai allora; Eran pur troppo felici quei giorni che non riedono più.
Gradisci l'attestato più sincero della mia stima, e ascrivimi per tuo.
Corigliano 20 settembre 1848
Aff. Obl. Amico
Frate Ant. Santoro di S.C.