Papas Prof. Giuseppe Ferrari, Teologo dell'Eparchia, Docente all'Universitą di Bari. Lungro 1959. Tipografia SCAT- Cosenza
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L'Eparchia greco-albanese di Lungro si accinge a festeggiare quarant'anni di attivitą, in mezzo alle sue popolazioni. sparse in Calabria, Lucania, Puglia, Abruzzo. La fiorente vita spirituale e liturgica, l'attivitą culturale, l'attaccamento alle avite tradizioni bizantine e albanesi, la coscienza, sempre pił sentita, d'un ruolo di grande importanza nel mondo cristiano, ai fini di una maggiore comprensione tra le du concezioni di vita, orientale ed occidendale, questi e molti altri fatti, dimostrano la sapiente lungimiranza della venerata memoria di Papa Benedetto XV, che la volle, la creņ e la protesse e della S. Congregazione per la Chiesa Orientale, che , ogni giorno di pił arricchisce i villaggi della Eparchia di opere veramente insigni.
In questo medesimo anno 1959, si celebra in Italia il centenario del Risorgimento non si puņ passare sotto silenzio il grandioso contributo dato alla Causa da questi albanesi della Calabria, tra i quali moltissimi i «Papades» i sacersoti greci, e tutti, indistintamente, sacerdoti e laici, alunni dei grandi Vescovi Bugliari e Bellusci, educati nel Pontificio Istituto di S. Demetrio Corone. I nomi dei Baffa, dei Mauro, dei Damis, degli Stratigņ, dei Bellizzi, dei Bellusci, dei Dorsa, del Placco, dei Basile, dei Camodeca, edi tanti altri, sono nomi illustri e cari alla Patria e a tutti gli Albanesi.
D'altra parte, popolazioni richissime di canti e di tradizioni popolari, gli Albanesi di Calabria hanno attirato l'attenzione degli studiosi di dialettologia e di tradizioni popolari dei maggiori centri di cultura d'Europa e d'America. In questi ultimi anni, numerose sono state le pubblicazioni sulla lingua, sugli usi e costumi dei nostri paesi, non solo in Italia e in Albaia, ma anche in germania, in Francia, in Inghilterra, e negli Stati Uniti.
Bene ha fatto, perciņ il Comitato pro festeggiamenti ad organizzare una manifestazione folcoristica e a pubblicare questa piccola raccolta di canti popolari. L'una e l'altra saranno un dono, certamente gradito, per gli illustri ospiti, che verranno ad onorarci.
I nn. 1-2-3-4 ricordano la nostra emigrazione dall'Albania e dalla Grecia, ai lidi d'Italia. Il n. 4 si canta qundici giorni dopo Pasqua, nella Domenica «tôle;n Myrofņron» dalle colline che sovrastano i villaggi e sull'imbrunire. Il n. 13 si canta nelle ridde dell'Ascensione (Analipsis), nel pomeriggio, prima di recarsi in Chiesa per i Vėllamja. Avviandosi verso la Chiesa, si danza il n. 14, proprio perchč il rito si celebra dopo il banchetto comune e si ricorda la triste fine di un traditore, che non mantenne la sua Fede. Il n. 5 č certamente il pił famoso, con tema noto a molti popoli. Popolarissimo anche in Grecia. conosciuto sotto il nome di «O Vurkolakas». Nei nostri villaggi č d'obbligo, uscendo di Chiesa, dopo il rito dei Vėllamja, sebbene si senta, un po' dovunque, per tutto il periodo di Pasqua. Queste rapsodie sono tutte del ciclo di primavera, ciclo particolarmente ricco. Le altre sono del ciclo matrimoniale. I nn. 7-10-11 si cantano durante il fidanzamento. L'8 e il 9 rispettivamente quattro giorni prima del matrimonio e il girono dell'incoronazione. Il 12. dopo il matrimonio, con la «Vallja mbė kangjel» (danza particolare).
Alcuni di questi canti, in tutto o in parte, sono stati gią pubblicati dal De Rada, dallo Scura e da altri, per non parlare delle recenti pubblicazioni fatte in Albania, all'Universitą di Tirana.
Moltissimi sono ancora inediti. Il n. 7 vede la luce, per la prima volta, ed appartiene alla raccolta fatta dal Prof. Dorsa, nella prima metą del secolo scorso, a Frascineto, e di cuk io conservo il manoscritto.
Non č il caso di parlare dei Viershė e Graxeta, perchč, di essi, ancora oggi si possono raccogliere, nei nostri paesi, a migliaia.
Ho inserito infine il rito dei Vėllamja e Motėrma, con la parte popolare e l'azione liturgica greca, cosģ come si svolge, senza nulla aggiungere o togliere, ache perchč questo rito tende a scomparire.
Sono sicuro di aver fatto cosa gradita a tutti gli albanesi.
Papas Prof. Giuseppe Ferrari, Teologo dell'Eparchia, docente all'Universitą di Bari. Lungro, settenbre 1959.
Torna all'indiceTesto arbrėsh
Skoj njė ditė mijegullore |
Traduzione italiana
Passņ un giorno nebbioso, |
Testo arbrėsh
Shqiteza e bardhė e bardhė |
Traduzione italiana Alla canzon del candido cigno |
Testo arbrėsh
Gjith'e veshur ndėr tė zeza |
Traduzione italiana
Avvolta tutta in un luttuoso ammanto, |
Testo arbrėsh
Ish njė turk shumė i keq, |
Traduzione italiana
Era un turco assai fiero |
Testo arbrėsh
Ish njė mėmė shumė e mirė, * * *
Erth njė vit keq i rėndė, * * *
Si u ngris e u mbill Qisha, * * *
Udhės ēė ata mė vejėn, |
Traduzione italiana
C'era una madre molto buona: * * *
Giunse un anno assai funesto * * *
Quando si fece sera e chiusa ormai la chiesa, * * *
Lungo la strada ond'essi andavano |
Testo arbrėsh Trimi: Vasha: Vallja: Trimi: Vasha: Vallja: Trimi: Vasha: Vallja: Trimi: Vasha: Vallja: Trimi: Vasha: Vallja: Trimi: Vasha: Vallja: |
Traduzione italiana Giovane: Fanciulla: Coro: Giovane: Fanciulla: Coro: Giovane: Fanciulla: Coro: Giovane: Fanciulla: Coro: Giovane: Fanciulla: Coro: Giovane: Fanciulla: Coro: |
Testo arbrėsh Se ti vashėza hadhjare, * * *
E kur njė bir tė ketė ajo zonjė, * * *
Se njė vashėz kur tė ketė, |
Traduzione italiana O giovinetta di grazie adorna, * * *
E quando un figlio quella signora n'abbia, * * * Una figliola poi quella signora n'abbia |
Testo arbrėsh Gratė 1: Gratė 1: Gratė 2: Vashat (pėr nusėn): Gratė 1: Vashat: Burrat (jashtė me dhėndrrin): Gratė brėnda: Burrat jashtė: Gratė mbrėnda: (Kur hiri dhėndri ndė shpit) Gratė: Vashat (pėr nusen): Gra e burra (pėr prindėt): (Tue vatur mbė Qishė) Burrat: Gratė: Burrat: (Kur dalėn nga Qisha) Gratė: Burrat: Gjithė bashkė: |
Traduzione italiana Coro di donne 1: Coro di donne 2:
Coro di donne 1:
Coro di donne 2:
Coro di donzelle (per la parte della donna):
Coro di donne 1:
Coro di donzelle:
Coro di uomini (dall'esterno): Coro di donne (dall'interno): Coro di uomini (dall'esterno): Coro di donne (dall'interno): (Mentre lo sposo entra in casa della sposa) Coro di donne: Coro di donzelle (per parte della sposa): Coro di donne e di uomini (per parte dei genitori): (Mentre il corte si avvia in Chiesa) Coro di uomini: Coro di donne: Coro di uomini: (Mentre il corte esce dalla Chiesa) Coro di donne: Coro di uomini: Tutti insieme:
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Testo arbrėsh Bėri kėshillėonja Lenė |
Traduzione italiana Radunņ a consiglio donna Elena |
Testo arbrėsh Kur leve, leve ti vashė |
Traduzione italiana "Bella fanciulla quando sei nata, |
Testo arbrėsh Kostandini i vogėlith * * * Te pėllasi zotit math, * * * Rrodhi vrap trimi e zgjidhi |
Traduzione italiana Il giovani Costantino * * * Nel palazzo del sovrano, * * *
- Adagio, o sacerdote e cavalieri, |
Testo arbėrėsh Rina buar tė vėllanė, |
Traduzione italiana Perdč Rina il fratello |
Testo arbėrėsh Skandėrbeg njė menatė |
Traduzione italiana Skanderbeg una mattina |
Testo arbėrėsh 1 Shkova ka dera e ng'ish njeri 2 Thėllėzėz ēė ka mali fjuturove 3 Oi mes-holl'e dredhrėz si dhri, 4 E losen, bukuritė - si borė kur vera e ēon, 5 Ishin dy thėllėza ndė njė degėz ftoi 6 U dolla jashtė e pe si vejin retė, 7 Kisha njė zėmėr e ti, vashė, m'e more, |
Traduzione italiana 1 Passai per la tua porta e non vi era nessuno; 2 Pernice, che dal monte sei volata 3 O flessuosa, agile come la vite, 4 Dissolvesi la brezza - come neve in primavera, 5 Erano due pernici su un ramo d'albero 6 Uscii fuori e guardai come vagavano le nuvole, 7 Avevo un cuore e tu, fanciulla, me l'hai preso: |
Ditė e Analipsit, djemat e katundit bėjėn vėllamjen; vashat bėjėn motėrmat, veē jo bashkė.
Mbjidhen ndėr dy shpi; nga njė qellėn tė ngrėnė, t'hanė ghithė bashkė. Pas drekės, djemat me djemat e vashat me vashat, zėnė vallen e tue kėnduar kėngėn e Skandėrbekut venė mbė Qishė. Te dera e Qishės, hijėn tue kėnduar "Anelifthis en dhoksi ..." Vėhen rrotull pėrpara Ikonostasit, mbi Sollenė. Pėrpara Korės sė Zotit Krisht ėshtė njė tryes e vogėl e veshur e kuqe e mbi tryesėn Vangjeli.
Atje rri Zoti me petragjilin e thotė: "Evlojitos e Theos imon ... Vasilev uranie ... Ajos o Theos ... Dhoksa Patri ... Panajia Trias ... Dhoksa Patri .. Pater imon ... Oti su estin ..."
Ghithė kėndojėn: "Anelifthis en dhoksi ..."
Kė Zoti veshėn Fellonin e thotė: "Qe iper tu kataksiothine imas ..." e kėndon Vangjelin.
Gjithė vėhėn nėn Vangjelit pėrgjunja, djema e vasha. Pėstaj ngrėhen e puthiėn Librin Shėjtė. Kur gjithė e puthėn, Vangjeli vėhet mbi tryesėn e djemat vėnė dorėn e djathė persipėr. Zoti i mbulon duart me Petrahjilin, thotė: "Tu Kyriu dheithomen" e lutjen.
Pastaj njeri-iatrit zėnė njė cimb dora tue thėnė: "Cimb njė e cimb dy, vėllau i je ti". Pas djemavet bėjėn ashtu edhe vashat, me dorėn mbi Vangjelin, Zoti i thotė lutjen e kėshtu zėnė cimbin tue thėnė: "Cimb njė, cimb dy motra ime je ti".
Kur gjithė sosjėn, thonė bashkė, vashat vashavet e djema djemavet: "Gjaku um ėshtė gjaku yt, shpirti im ėshtė shpirti yt".
I thotė Zoti: "Ruhi, bij, ka lėtiri, si druri ka topra". Pėrgjeghen ghithė: "Derk e lėti mos e sill mbė shpi, se t'ēan poēe edhe kusi".
Tė vėhet re se vashat e djemat nėng mund' tė ndėrronjėn gjakun bashkė; ndė se e bėjen, bėhen njė gjak su vėlla e motėr e s'mund t'martohen.
Zoti i bekon, thotė. "Etisin e Apolysin", puthjėn Korėn e Zotit Krisht e Shėn Mėrisė tue kėnduar "Anelifthis ...". Dalėn nga Qisha mbė valle tue kėnduar kėngėn e Besės (Kostantini e Jurendina).
Rrethonjėn gjithė udhėt e katundit e, tue sėrposur, mbjidhen ndė shpit.